Scaltro. Cinico. Lungimirante. Coraggioso. Visionario. Ingenuo.
Per Enrico Mattei, presidente dell’ENI – Ente Nazionale Idrocarburi – misteriosamente morto il 27 ottobre 1962, si sono spese in egual misura parole di elogio e giudizi critici.
Figura fondamentale dell’Italia del secondo dopoguerra, è stato protagonista del tentativo italiano di indipendenza energetica in pieno sviluppo economico.
Un progetto ambizioso tornato di attualità proprio oggi con la crisi energetica, le minacce di chiusura del gas della Russia e un inverno alle porte che si preannuncia tormentato.
Forse, se quella notte di 60 anni fa, Mattei fosse sopravvissuto a quel misterioso incidente aereo, ora la situazione sarebbe diversa.
1. Comincia come verniciatore, poi a Milano in cerca di futuro
Una cosa che non manca affatto a Enrico Mattei è l’intraprendenza: nato il 29 aprile 1906 ad Acqualagna (Pesaro), è il primo dei cinque figli di Angela Galvani e Antonio Mattei, un carabiniere che nel 1919 viene trasferito a Matelica (Macerata).
Qui Enrico conclude la scuola elementare prima di iscriversi all’istituto tecnico inferiore: sui banchi di scuola si rivela intelligente, ma inquieto.
«Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare, e senza titolo di studio non si può fare strada», ricorderà in seguito. I muri della scuola, però, gli vanno sempre più stretti. Non ha nessuna intenzione di proseguire con gli studi.
Vede il suo futuro nel mondo del lavoro. Comincia come verniciatore di letti di metallo, prima di entrare a far parte della conceria Fiore di Matelica.
Qui mette in mostra le sua abilità e fa rapidamente carriera: garzone a 16 anni, operaio addetto alla purga delle pelle a 17, tecnico a 18, vicedirettore del laboratorio chimico a 19 e infine direttore a 20.
È capace e intelligente e nel 1926, sull’onda del successo nella conceria, decide di aprire un negozio di stoffe per la madre. L’entusiasmo tuttavia s’infrange sugli scogli della crisi economica che sta per travolgere l’intera economia mondiale. La “grande depressione” partita dagli Stati Uniti nel 1929 si espande infatti in tutto il mondo investendo anche l’Italia.
La conceria chiude e Mattei si trasferisce a Milano in cerca di un nuovo impiego e di un futuro. Nel capoluogo lombardo lavora prima come venditore per la Max Mayer e quindi come rappresentante dell’industria tedesca Lowenthal, nome di punta nei prodotti chimici per la conceria.
Dopo alcuni anni intuisce che quei prodotti così ricercati potrebbero essere fatti anche in Italia senza ricorrere a tecnologie particolari: nel 1934 decide quindi di mettersi in proprio e fonda l’Industria Chimica Lombarda, produttrice di oli e vernici per concerie.
L’attività ha successo e Mattei può così pensare anche alla famiglia: assieme al fratello Umberto e alle sorelle Maria e Ester acquista a Milano un appartamento in piazza Carnaro (l’attuale piazza della Repubblica) e a Matelica una nuova casa per i genitori.
Nel 1936 raggiunge importanti obiettivi: ottiene il diploma di ragioniere, si iscrive all’Università Cattolica e convola a nozze, il 29 marzo, a Vienna, con la ballerina Margherita Paulas (foto sotto).
2. Partigiano nella Resistenza e liquidatore dell’AGIP
Nel frattempo matura una convinta coscienza politica che lo spinge ad avvicinarsi al partito della Democrazia Cristiana e, dopo il 1943, ad impegnarsi attivamente nella Resistenza: opera tra le Marche e Milano e proprio nel capoluogo lombardo viene arrestato il 26 ottobre 1944 dalla polizia politica della Repubblica Sociale Italiana.
Riesce a fuggire, rientrando subito nelle fila della Resistenza italiana, dove in seguito arriva al ruolo di rappresentante della parte cattolica del Corpo Volontari per la Libertà, prima struttura di coordinamento delle forze partigiane durante la Seconda Guerra mondiale, riconosciuta sia dal Governo italiano sia dagli Alleati.
Nei giorni dopo la Liberazione (25 aprile 1945), il governo provvisorio del CLNAI – Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia – affida a Mattei il compito che gli cambierà la vita.
Viene infatti nominato commissario straordinario dell’AGIP – Azienda Generale Italiana Petroli – con il compito di liquidare questa compagnia petrolifera pubblica, fondata nel 1926 per sviluppare la ricerca e un’eventuale estrazione di petrolio in Italia.
Seguendo le direttive ricevute, Mattei licenzia numerosi dipendenti e avvia trattative per la vendita dell’AGIP ad alcune compagnie americane del settore.
Spulciando tra le carte della società e parlando con i tecnici che vi lavoravano, però, capisce che l’AGIP ha grandi potenzialità: negli anni della sua attività, infatti, erano stati scoperti molti giacimenti di metano in Italia.
Mattei spera che oltre a questo idrocarburo il territorio nasconda anche giacimenti di petrolio e così temporeggia sulla vendita, ottenendo anzi nuovi permessi per studi e perforazioni del suolo.
Nella foto sotto, in prima fila, secondo da destra: Enrico Mattei sfila a Milano il 6 maggio 1945 in un manifestazione del CLNAI, Comitato nazionale di liberazione dell’Alta Italia.
3. Trova metano e petrolio e nasce l’ENI
I risultati non si fanno attendere. A Caviaga (Lodi) il giacimento di metano si rivela uno dei più impor- tanti d’Europa ed è solo il primo di una lunga serie di ritrovamenti che convincono Mattei delle risorse probabilmente nascoste nel sottosuolo italiano.
Così, grazie alla sua scaltrezza e diplomazia nei rapporti politici (nel 1948 diventa deputato della Democrazia Cristiana), ottiene dal governo il via libera e i finanziamenti necessari per la prosecuzione dei lavori di ricerca.
Arrivano i ritrovamenti di gas a Ripalta (Cremona) e soprattutto quello di Cortemaggiore (Piacenza) dove, il 19 marzo 1949, dal pozzo inizia a sgorgare il primo petrolio italiano. È una scoperta eccezionale che galvanizza Mattei, impegnato su due fronti: la ricerca del petrolio e la commercializzazione del metano.
Per questo ultimo obiettivo avvia la costruzione frenetica di metanodotti che colleghino i giacimenti alle città: nel giro di pochi anni si passa quindi dai 257 km di tubature del 1949 agli oltre 2.000 del 1953.
I tubi raggiungono Milano, Pavia, Novara, Varese, Bergamo, Lecco, Cremona, Brescia, Parma, Reggio Emilia, Torino, Verona, Mantova, Vicenza, Modena, Bologna e numerosi centri minori, che vengono così approvvigionati di gas naturale.
Per gestire al meglio il settore, nel 1953 viene fondato l’Eni – Ente Nazionale Idrocarburi – azienda pubblica presieduta da Mattei che, nonostante le quantità minime di petrolio di cui dispone, avvia una massiccia campagna di comunicazione e rinnovamento: al potenziamento della rete di distribuzione della benzina segue infatti il rinnovamento delle pompe dell’AGIP, l’invenzione dei Motel AGIP e l’arrivo della benzina Supercortomaggiore.
Intuendo il futuro sviluppo dell’automobile («Se in questo Paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina», dice Mattei) e consapevole di non poter soddisfare le esigenze di mercato con il solo petrolio estratto in Italia, stringe accordi con i Paesi mediorientali e in particolare con l’Iran, che ha a disposizione abbondanza di materia prima necessaria.
Non solo. Grazie agli accordi tra l’ENI e il governo egiziano, vengono ampliate le zone di ricerca per l’estrazione del petrolio: i contratti stipulati da Mattei sono decisamente vantaggiosi per gli stati mediorientali e questo scatena l’ira delle cosiddette “sette sorelle” cioè le compagnie petrolifere statunitensi e inglesi che controllano il mercato mondiale del petrolio come se fosse un monopolio.
4. Quella morte misteriosa
Con l’arrivo degli anni Sessanta e il boom economico alle porte, l’ENI riveste un ruolo basilare nell’economia nazionale: il sempre maggior fabbisogno energetico, infatti, le assegna un compito fondamentale nel sostegno all’industria e nella gestione dei consumi da parte della popolazione.
Inevitabilmente Mattei si attira inimicizie e critiche, il che non lo frena nella ricerca di nuovi partner commerciali. Tutto, però, si interrompe improvvisamente la sera del 27 ottobre 1962: l’aereo Morane-Saulnier MS.760 Paris I-SNAP su cui sta volando verso Milano in compagnia del pilota Irnerio Bertuzzi e del giornalista americano William McHale si schianta nelle campagne di Bascapé (Pavia).
Nessuno sopravvive all’impatto. Termina così la vita di uno dei personaggi più controversi della storia italiana, un mix di intraprendenza, cinismo e abilità che con buona probabilità avrebbe potuto traghettare l’Italia verso un futuro energetico più sicuro.
Curiosità: Supercortemaggiore, la benzina made in Italy
Veniva presentata così la benzina ottenuta dalla raffinazione del petrolio estratto da Cortemaggiore (Piacenza). Per reclamizzarla venne anche creato un apposito spot pubblicitario che andava in onda nella trasmissione tv Carosello nel 1958: protagonisti Franca Valeri e Gabriele Ferzetti con la sceneggiatura di Dario Fo e la regia di Luciano Emmer. Il filmato pubblicitario si concludeva con il celebre slogan: “Supercortemaggiore, la potente benzina italiana”.
5. Omicidio, incidente o strage della mafia?
Sull’incidente del 27 ottobre 1962 in cui perse la vita Enrico Mattei aleggiano tuttora misteri e ipotesi diverse.
Se l’ipotesi dell’incidente risulta alquanto improbabile, nel corso degli anni ha preso sempre più piede quella dell’omicidio, cioè di un sabotaggio messo in atto deliberatamente per eliminare Mattei e bloccare così il suo lavoro all’ENI.
Alcuni testimoni, infatti, riferirono di aver udito un boato e poi di aver visto l’aereo in fiamme precipitare («Il cielo era rosso, bruciava come un gran falò, e le fiammelle scendevano tutte intorno. Un aeroplano si era incendiato e i pezzi stavano cadendo sul prato»).
Stando ad alcuni pentiti mafiosi, dietro tale attentato (l’aereo sarebbe esploso in volo per un ordigno innescato quando il pilota aveva aperto i carrelli in fase di atterraggio) potrebbe esserci la mano della mafia americana, magari per conto della “sette sorelle”, indispettite per i contatti di Mattei con i Paesi arabi che avrebbero potuto scalfire il monopolio energetico delle compagnie USA.
Non vengono comunque escluse altre piste piste internazionali con il coinvolgimento di alcuni gruppi terroristici. Ipotesi e teorie non hanno però mai trovato un definitivo riscontro.
Ma chi erano le “sette sorelle” del petrolio? Si tratta di una metafora inventata da Enrico Mattei per indicare le sette compagnie petrolifere statunitensi e inglesi che dagli anni ’40 dominavano incontrastate il mercato mondiale.
La locuzione “sette sorelle” indicava la vicinanza delle diverse compagnie e i reciproci interessi che venivano difesi strenuamente per il mantenimento di un cartello monopolistico indistruttibile.
Le compagnie erano: la Royal Dutch Shell (anglo-olandese), l’Anglo-Persian Oil Company (inglese), la Standard Oil of New Jersey (americana), la USA Standard Oil of New York (americana), la Texaco (americana), la Standard Oil of California (americana) e la Gulf Oil (americana).