Colpisce migliaia di persone in Italia e nel mondo ed è una delle prime cause di disabilità.
Molti ne soffrono perché sono geneticamente predisposti, altri in conseguenza di stress o stili di vita scorretti.
La scienza studia farmaci sempre più efficaci ma consiglia, in via preventiva, di mangiare bene, riposare a sufficienza e fare attività fisica!
1. La cefalea
La cefalea (mal di testa) è un disturbo molto comune nella popolazione e rappresenta uno dei più frequenti motivi di consultazione medica.
Quasi ognuno ha avuto modo di soffrire, almeno una volta nella vita, di una crisi di cefalea.
La cefalea diventa un vero e proprio disturbo quando si presenta in modo ripetitivo, soprattutto se con un dolore di intensità tale da rendere problematico qualsiasi tipo di attività.
Le sue conseguenze a volte sono considerevoli sia per l’individuo che ne è affetto, con un grave peggioramento della qualità della vita, sia per la società, per la quale comporta un elevato costo (impiego di risorse per la gestione della malattia, perdita di giornate lavorative e ridotta efficienza sul lavoro, conseguenze psicofisiche).
Soffre di cefalea – termine scientifico per indicare il mal di testa – oltre la metà della popolazione mondiale. In Italia ne sono colpiti 26 milioni di persone.
Il mal di testa è tra le prime cause di disabilità al mondo, anche perché, se gli attacchi sono frequenti e dolorosi, minano la qualità della vita, rendendo faticose e a volte impossibili le attività quotidiane.
Cefalea è un termine generico che comprende diverse categorie. C’è per esempio quella secondaria, sintomo di una malattia sottostante, come per esempio l’ipertensione arteriosa o la sinusite. La cefalea è invece primaria se non dipende da alterazioni organiche dovute ad altre patologie.
Le due forme principali di cefalea primaria sono l’emicrania e la cefalea tensiva. C’è poi una terza forma, per fortuna meno diffusa ma assai dolorosa, chiamata cefalea a grappolo.
Anche se la cefalea tensiva è la più comune, l’emicrania è stata molto più studiata perché è più invalidante e, secondo le statistiche, è causa frequente di assenteismo sul lavoro, di riduzione delle capacità lavorative ecc.
Gli emicranici oltretutto non sempre vengono compresi, anche perché il dolore è un’esperienza soggettiva.
2. Emicrania
Soffre di emicrania circa il 12 per cento della popolazione nordamericana ed europea.
Secondo alcuni scienziati, l’emicrania è un modo con cui l’organismo risponde allo stress, una sorta di “segnale di allarme” che si manifesta con il dolore.
Dalla pubertà in poi, colpisce 2-3 volte di più le donne rispetto agli uomini, anche a causa di fattori ormonali. Molti studi recenti ci dicono che nella fascia d’età 30-50 anni ne soffre sino a un terzo delle donne.
È di solito localizzata da un lato (ma nel 40 per cento dei casi è bilaterale), dura tra le 4 e le 72 ore, genera un dolore pulsante di intensità media o forte e può aggravarsi con il movimento, per esempio camminando. Si associa spesso a nausea, vomito, fotofobia e fonofobia (fastidio causato dalla luce e dai suoni).
In alcuni casi è preceduta da sintomi neurologici transitori, come visione di lampi di luce, puntini, oppure offuscamento visivo, formicolii, difficoltà a parlare: è la cosiddetta emicrania con aura. Una cura definitiva non esiste, ma oggi la medicina può controllare la malattia.
Il dolore dell’attacco emicranico si può spegnere con i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e con i triptani, più specifici perché intervengono sui meccanismi fisiopatologici dell’emicrania, più efficaci dei FANS e meglio tollerati dall’organismo
. Ci sono poi le cure preventive per ridurre la frequenza degli attacchi: di solito chi ne è colpito li registra per almeno 4 giorni al mese. Si usano farmaci che non sono nati come terapia per l’emicrania, ma che funzionano anche per questa patologia: i betabloccanti (usati in cardiologia), gli antiepilettici, gli antidepressivi, la tossina botulinica da iniettare nei muscoli pericranici per inibire la sensibilità dolorifica dei nervi sensoriali.
La novità nelle cure preventive sono però gli anticorpi monoclonali, farmaci iniettabili (una volta al mese oppure ogni tre mesi per via sottocutanea e in un caso endovenosa), che agiscono sulla proteina CGRP coinvolta nei meccanismi scatenanti l’emicrania.
Riducono molto il numero degli episodi emicranici in chi ne soffre e hanno pochissimi effetti collaterali.
Sono molto efficaci anche nelle emicranie croniche (minimo 15 attacchi mensili per almeno tre mesi), che spesso costringono il paziente ad abusare di antidolorifici esponendosi poi al rischio di cefalea da uso eccessivo di farmaci sintomatici.
Si stanno anche sperimentando nuove molecole che agiscono su CGRP da assumere per bocca anziché per via iniettiva.
3. Cefalea tensiva e cefalea a grappolo
- Cefalea tensiva
Molto legata a condizioni di stress e spesso anche di ansia, la cefalea tensiva affligge circa il 40 per cento della popolazione. Interessa tutto il capo, provoca un dolore costrittivo (stretta alla testa) o un senso di peso, di durata variabile da 30 minuti fino a 7 giorni e intensità da lieve a moderata.
Alcuni ricercatori la ritengono una forma lieve di emicrania. Se però la frequenza della cefalea tensiva supera i 15 giorni al mese per almeno tre mesi, diventa cronica e quindi invalidante.
I sintomi si curano di solito con i FANS.
- Cefalea a grappolo
Molto più rara delle altre forme (1-2 soggetti ogni 1.000 persone), quella a grappolo è l’unica cefalea primaria che colpisce più i giovani maschi delle femmine.
Nel 90 per cento dei casi si manifesta solo in determinati periodi (da cui il nome “a grappolo”) in cui il paziente è colpito da frequenti attacchi (in media 3 al giorno), spesso notturni, seguiti da periodi di tregua anche lunghi.
Provoca un dolore intensissimo che dura da 15 minuti a 3 ore, colpisce una metà del capo e si associa ad arrossamento oculare, lacrimazione, abbassamento della palpebra, costrizione di una narice e agitazione del paziente, che spesso, al contrario dell’emicranico, trae un lieve giovamento dal movimento.
Nel 10 per cento dei pazienti la cefalea a grappolo diventa cronica e quindi molto invalidante.
Gli attacchi si curano con i farmaci triptani ad azione rapidissima da autosomministrarsi per iniezione, oppure inalando ossigeno ad alto flusso tramite una mascherina facciale. La terapia preventiva degli attacchi si basa su farmaci calcioantagonisti e steroidi.
4. Senza farmaci. Stile di vita e prevenzione
Il mal di testa si può affrontare anche senza farmaci con altre tecniche terapeutiche.
Una delle più praticate è l’agopuntura, soprattutto per la prevenzione dell’emicrania.
Si è dimostrata efficace, anche se è in corso un dibattito scientifico sul suo possibile effetto placebo.
Ci sono poi le tecniche di neurostimolazione come Cefaly e Gammacore. La prima prevede un elettrodo adesivo che, applicato sulla fronte, stimola i nervi sovraorbitari per prevenire il mal di testa.
Gammacore (foto sotto) è un dispositivo che si appoggia ai lati del collo dove va a stimolare ciascun nervo vago: può anche prevenire la cefalea a grappolo. Esiste anche una tecnica chiamata biofeedback che consiste nell’imparare a rilassare, sotto la guida di un esperto, i muscoli frontali del cranio (normalmente involontari) con l’ausilio anche di stimoli sonori.
Lo stile di vita può aiutarci a prevenire il mal di testa. Tra i fattori di rischio per l’emicrania ci sono l’obesità e l’ipertensione, pertanto una dieta corretta basata sul modello mediterraneo, la costante attività fisica, un riposo adeguato nelle ore notturne (evitando carenze o eccessi di sonno), la rinuncia al fumo aiutano a diradare la frequenza degli attacchi, soprattutto di emicrania.
Ci sono alimenti che possono scatenare il mal di testa? L’argomento è controverso.
Per esempio sono scarse le prove scientifiche che alcuni alimenti (cioccolato, formaggi stagionati, salumi) possano scatenare l’emicrania.
L’alcol invece è causa scatenante dimostrata, in particolare il vino rosso per il suo contenuto non solo alcolico, ma anche di polifenoli, soprattutto di tannini. Alcuni pazienti sono però suscettibili al glutammato di sodio, un insaporitore molto comune per esempio nella cucina cinese.
Negli ultimi anni la dieta chetogenica, basata sulla riduzione dei carboidrati che obbliga l’organismo a produrre autonomamente il glucosio ricavandolo dai grassi del tessuto adiposo (usata anche su pazienti epilettici), ha dimostrato di essere efficace nel prevenire l’emicrania, ma va seguita sotto controllo medico.
5. Da dove ha origine il mal di testa? 6 cause comuni
- Weekend
Dopo una settimana di lavoro, il sabato ci si sveglia con il mal di testa (cefalea da weekend) perché il crollo degli ormoni dello stress provoca il rilascio di neurotrasmettitori
(“messaggeri chimici” del cervello) che prima contraggono e poi dilatano i vasi sanguigni, causando il dolore.
- Rabbia repressa
Quando si prova rabbia, i muscoli del collo e del cranio si irrigidiscono per la tensione e possono provocare la cefalea tensiva.
- Postura scorretta
Soprattutto davanti al computer o al cellulare con la testa inclinata in avanti, le tensioni muscolari nella parte superiore della schiena e del collo possono favorire il mal di testa.
- Profumi
Contengono sostanze che attivano le cellule nervose del naso le quali, nelle persone molto sensibili agli odori intensi, stimolano l’area del cervello connessa con il mal di testa.
- Digrignare i denti
Digrignare i denti durante il sonno (bruxismo) provoca la contrazione dei muscoli della masticazione, causando il mal di testa e l’usura dentale.
- Luci intense
Le luci intense e abbaglianti, soprattutto se sfarfallanti, alzano i livelli di alcune sostanze chimiche del cervello che, attivando il centro di controllo dell’emicrania, possono generare un attacco.
Curiosità: il vento arricchisce l’aria di particelle ionizzate che innescano cambiamenti chimici ed elettrici nel cervello: si ritiene che questi, irritando i nervi, provochino la comparsa del mal di testa in persone predisposte.