Nel regno animale la “famiglia” è un qualcosa di molto diverso da specie a specie.
Ci sono madri che accudiscono i cuccioli per anni e altre che li abbandonano da subito al loro destino, padri molto presenti e altri persino pericolosi, zie e fratelli premurosi, genitori adottivi e famiglie arcobaleno: ogni specie ha la sua strategia vincente!
Le cure parentali in uso tra gli animali sono le più disparate e molte di queste sono davvero curiose. Ma attenzione a non valutarle con il metro di giudizio di noi umani.
1. CANGURI IN STAND BY, MAMMA MURATA E BABYSITTER CERCASI
- CANGURI IN STAND BY
Il piccolo canguro viene al mondo nudo e cieco, è lungo appena 2,5 centimetri e pesa solo 0,75 grammi.
Faticosamente il neonato si fa strada, senza aiuti, sul corpo della madre affidandosi al suo olfatto per raggiungere in pochi minuti il marsupio, e lì inizia a succhiare il latte.
A quel punto la mamma è già pronta per un nuovo giro e mette in cantiere un altro ovulo da fecondare.
Se avviene, però, l’embrione resta in “stand by” (diapausa embrionale) fino a oltre 230 giorni, il tempo necessario al primo cucciolo per crescere a sufficienza e uscire dal marsupio per saltellare accanto alla madre, lasciando libero il posto al fratellino in arrivo.
Il maggiore, però, potrà continuare ad attaccarsi al capezzolo a lui destinato per prendere un latte diverso da quello del fratellino: personalizzato, diciamo.
- MAMMA MURATA
Tra gli uccelli i casi di coppie che collaborano nella cura della prole sono numerosi, ma in alcuni casi la cooperazione tra mamma e papà è proprio determinante per la sopravvivenza di tutta la famiglia!
Il bucero maggiore (Buceros bicornis) è uno di questi. La femmina, infatti, depone un unico uovo, raramente due, scegliendo una cavità di un albero all’interno della quale si “mura viva” costruendo un muro di feci e frutta che isola lei e il nascituro dal resto del mondo.
Nel muro resta aperta un’unica piccola fessura attraverso la quale il maschio dovrà passare il cibo alla compagna per circa 137 giorni, il tempo che il piccolo nasca e cresca abbastanza per affrontare il mondo.
L’importante, quindi, per le femmine è scegliere un compagno affidabile!
- AAA BABYSITTER CERCASI
Sia tra gli uccelli sia tra i mammiferi che vivono in branchi o colonie il ruolo dell’aiutante nella cura della prole è spesso molto importante (cure alloparentali, cioè “di altri”).
Babysitter, in genere zii o fratelli, si trovano per esempio nei lupi, nelle orche, nei martin pescatori bianchi e neri, nelle iene e soprattutto nei suricati (Suricata suricatta, in foto sotto).
La coppia alfa di questa specie va in cerca di cibo lasciando i piccoli al sicuro nella tana, affidandoli ad aiutanti che non sempre sono imparentati con i piccoli.
Un lavoro totalizzante che può durare ore, durante le quali i babysitter non hanno tempo neanche per mangiare.
2. L’ESPERIENZA DELLA NONNA E PRIME PAPPE AL VELENO
- L’ESPERIENZA DELLA NONNA
In alcune, poche, specie animali gli adulti non esauriscono il loro ruolo genitoriale quando i piccoli diventano indipendenti, ma svolgono un’importante funzione educativa e di guida anche per i figli dei propri figli, insomma per i nipoti.
È il caso per esempio di elefanti e orche (in foto sotto), mammiferi con una complessa struttura sociale matriarcale (vivono in gruppi familiari guidati dalle femmine).
Le mamme orche sono tra le poche nel regno animale che una volta diventate anziane, cioè non potendo più procreare cuccioli, assumono a tutti gli effetti il compito di fare le nonne.
Un recente studio ha riscontrato che la loro presenza aumenta il tasso di sopravvivenza dei nipoti, ma non solo.
Quando i salmoni (la loro preda principale) diminuiscono, infatti, il pod (il gruppo) si affida proprio all’esperienza delle nonne per trovare e cacciare altre prede.
- PRIME PAPPE AL VELENO
Le rane della famiglia Dendrobatidae, conosciute come rane freccia, sono famose per essere velenosissime, ma nascondono anche altre curiosità.
Essendo terrestri, depongono le uova all’asciutto, ma le mamme (o i papà, a seconda della specie) trasportano i girini appena nati sulla schiena fino a pozze d’acqua, ruscelli o cavità umide sulle piante.
Ogni girino può avere una pozza diversa. A questo punto, per sei settimane, la mamma visita regolarmente ogni “culla” e vi deposita un uovo non fecondato che il piccolo girino potrà mangiare per crescere sano, forte e velenoso!
Già, perché le uova contengono le tossine tipiche degli adulti e quindi, in questo modo, anche i piccoli le assorbono in fretta scoraggiando eventuali predatori.
3. FAMIGLIE ARCOBALENO, SCORPIONI IN PASSEGGINO E GENITORI ADOTTIVI
- FAMIGLIE ARCOBALENO
Nel regno animale esistono coppie di genitori dello stesso sesso, in particolare tra gli uccelli come gabbiani, fenicotteri rosa e cigni neri (Cygnus atratus, in foto sotto).
In quest’ultimo caso le coppie sono formate da due maschi. Uno dei due si associa temporaneamente a una femmina e si accoppia con lei.
Una volta deposte le uova, però, i maschi scacciano la madre e provvedono insieme a prendersi cura dei piccoli cigni, con discreto successo.
In una colonia hawaiana di albatro di Laysan (Phoebastria immutabilis, foto in alto a sinistra), invece, dato che le femmine sono più dei maschi, oltre il 30% delle coppie è formato da due mamme non imparentate.
Non potendo accudire gli esigenti pulcini da sole, infatti, le femmine fanno coppia con una propria simile single evitando così di far saltare del tutto la stagione riproduttiva.
- SCORPIONI IN PASSEGGINO
Le femmine di scorpione sono vivipare, cioè portano a maturazione gli embrioni dentro al corpo.
Una volta nati, gli scorpioncini si arrampicano sulla schiena della mamma e vengono trasportati da lei come in passeggino fino alla prima muta.
In questo modo i piccoli vengono protetti dai predatori in modo molto efficace, anche se per la madre è una bella fatica: la sua mobilità e la sua velocità sono ridotte parecchio, in proporzione al numero dei “passeggeri”.
- GENITORI ADOTTIVI
Studi sui gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei) hanno dimostrato che, contrariamente ad alti primati, quando i giovani perdono le loro madri e, talvolta, anche i loro padri non vanno incontro a un maggior rischio di morte o di perdere la propria posizione nella gerarchia sociale, perché il resto del gruppo ha comunque cura di loro.
Il fenomeno dell’adozione è presente anche fra gli scimpanzé (Pan troglodytes), dove si sono osservati orfani accuditi sia da altre madri sia da maschi e a volte da fratelli o sorelle più grandi. Ciò avviene anche nei licaoni (Lycaon pictus) e negli elefanti di mare (Mirounga angustirostris).
Ma uno dei casi più particolari è quello di una femmina di tursiope (Tursiops truncatus, in foto sotto) che, pur avendo già un cucciolo a carico (ne allevano solo uno alla volta), ha adottato un piccolo di peponocefalo (Peponocephala electra), un’altra specie di delfino, lasciando gli scienziati senza parole.
4. CORAZZATI DAL CUORE TENERO E TUTTI IN PISCINA!
- CORAZZATI DAL CUORE TENERO
Tra tutti i gruppi di rettili esistenti, quello dei coccodrilli è l’unico in cui tutte le specie presentano le cure parentali.
Le femmine si adoperano per deporre le uova in un luogo adatto e sicuro, una sorta di nido di sabbia, foglie e detriti vari che viene poi ricoperto, oppure in una buca.
Dopo di che, le future mamme attendono e vigilano sulle uova fino a quando i piccoli, pronti a nascere, iniziano a emettere suoni per richiamare l’attenzione.
Le femmine, a questo punto, scavano con le zampe per aiutare i coccodrillini a uscire.
A uno a uno, delicatamente, le madri prelevano i figli con le fauci (che per le prede sono trappole mortali) e li trasportano in acqua per poi liberarli. Per spostare tutta la nidiata occorrono da due a sei ore.
- TUTTI IN PISCINA!
Hemilepistus reaumuri è il più terrestre tra tutti i crostacei e deve la sua sopravvivenza negli aridi deserti di Nord Africa e Asia, dove si nutre di foglie, alla cura della prole che trasporta in speciali sacche addominali.
È l’unica specie del suo genere a farlo, ed entrambi i genitori (è un animale monogamo) dedicano la loro breve vita (circa 15 mesi) all’accudimento dell’unica loro cucciolata.
Altri genitori sorprendentemente amorevoli sono i granchi delle bromelie (Metopaulias depressus) una specie terrestre della Giamaica (foto sotto).
Questi crostacei preparano delle piscinette-nursery tra le foglie delle piante (le bromelie) dove vengono deposte le uova che la mamma sorveglia per settimane.
Una volta nati i granchietti, la femmina porta loro prede e gusci vuoti di chiocciole, che servono a neutralizzare il pH molto basso dell’acqua e a fornire ai piccoli carbonato di calcio per rendere forte il loro esoscheletro.
5. FRATRICIDI NEL GREMBO MATERNO, FRATELLASTRI SPIETATI E MAMME GUSTOSE
- FRATRICIDI NEL GREMBO MATERNO
In natura può capitare che i fratelli più forti facciano fuori i più deboli (comportamento chiamato cainismo) sotto gli occhi dei genitori consenzienti. Ma c’è chi lo fa ancora prima di nascere!
È lo squalo toro (Carcharias taurus, in foto sotto), specie in cui si è osservata un fenomeno detto embriofagia.
In pratica, il primo squaletto che raggiunge i 10 cm di lunghezza fa incetta dei suoi simili, e solo quando ha consumato tutti i fratelli si accontenta delle uova non fecondate.
Alla fine, nasceranno solo i due squaletti più forti, uno per utero (lo squalo ne ha due), che dovranno cavarsela da soli, perché la madre li abbandona subito.
- FRATELLASTRI SPIETATI
Molti conoscono l’abitudine del cuculo di sottrarsi al ruolo di genitore e di approfittare dei nidi di altre specie per deporre le sue uova e far allevare i propri pulcini da altri (nella foto sotto).
Be’ non è l’unico uccello a farlo! L’1% circa delle specie di pennuti è parassita di cova obbligato, vale a dire ben 109 specie.
Tra questi, per esempio, c’è l’indicatore golanera (Indicator indicator), la cui femmina depone il suo uovo in nidi altrui, talvolta rompendo parte delle uova dell’ospite.
E non è tutto. Il pulcino di indicatore, infatti, finisce il macabro lavoro della genitrice uccidendo gli altri uccellini con il suo becco uncinato.
- MAMME GUSTOSE
Tra le mamme più estreme ce ne sono alcune che non solo procurano il cibo ai figli, ma sono addirittura disposte a diventare loro stesse la cena dei propri piccoli!
È il caso per esempio di alcuni ragni come Amaurobius ferox, specie diffusa anche da noi, che si offre ai ragnetti una volta che hanno terminato di mangiare le uova non fertilizzate.
Un’altra specie, Stegodyphus lineatus, invece, inizia direttamente ad autodigerirsi dall’interno subito dopo la deposizione delle uova e, alla schiusa, inizia a rigurgitare i propri tessuti per nutrire i piccoli.
E c’è anche la cecilia anellata (Siphonops annulatus, foto sotto), un anfibio dall’aspetto simile a un lombrico che, in tempo per la schiusa delle uova, sviluppa una pelle grassa e ricca di liquidi che offre in pasto ai suoi neonati.
Ma non è tutto: offre loro anche i liquami provenienti dalla propria cloaca... Cosa dire? Ognuno ha i suoi gusti!