Tra gli animali più affascinanti, si sa, si annoverano i felidi, ma alcuni in particolare sono veramente caratteristici: si tratta delle linci!
Diverse specie sono diffuse tra il Nord America e l’Eurasia, ma tutte sono accomunate da una corporatura compatta, una coda corta ed elegantissimi ciuffi sulle orecchie.
In Europa siamo fortunati, perché ne sono presenti ben due specie: la lince pardina (Lynx pardinus) e la lince eurasiatica (Lynx lynx), protagonista di questo articolo, un tempo diffusa in gran parte d’Europa e ora purtroppo ampiamente estinta in molte regioni.
La lince, il più grande felino in Europa, è un predatore caratterizzato da un comportamento elusivo che, associato alla rarità della specie sul nostro territorio oggi, fa sì che il pubblico conosca poco, o addirittura nulla, sul conto di questo straordinario animale.
Come ogni super predatore, il suo ruolo è importante nell’ecosistema in quanto regola la densità delle popolazioni di ungulati, mantenendole sane e influendo nel processo evolutivo di queste specie.
Si tratta di un mammifero autoctono a serio rischio di estinzione in Italia. Un tempo abitava gran parte dell’Europa continentale, ma fu completamente sterminato nelle Alpi e nei Monti Dinarici agli inizi del XX secolo.
Dopo una ricolonizzazione di queste aree avvenuta grazie a varie azioni di reintroduzione negli anni ’70, la popolazione di lince ha cominciato a ridursi nuovamente negli anni ’90 a causa della consanguineità. Ora sono però molti i programmi di reintroduzione.
CARTA D’IDENTITÀ
Nome comune: lince eurasiatica
Nome scientifico: Lynx lynx
Dimensioni: altezza alla spalla circa 60 cm, lunghezza circa 120 cm coda inclusa
Dove vive: Europa e Asia, dalla Francia alla Russia
Segni particolari: manto maculato, ciuffi sulle orecchie, coda corta
Habitat: zone boschive
Cosa mangia: principalmente caprioli e camosci, ma anche altri piccoli mammiferi
1. BEN DI PIÙ CHE UN GATTONE MA SCOMPARSA DA MOLTE AREE
La lince eurasiatica, che per brevità chiameremo da qui in poi semplicemente lince, è un mammifero di dimensioni rispettabili: alta alla spalla oltre mezzo metro e lunga fino a 120 cm, può pesare anche 40 kg, seppur di solito non superi i 25 kg.
L’unica specie affine nello stesso areale distributivo è il gatto selvatico (Felis silvestris) che però è molto più piccolo, non superando i 6 kg, e dotato di una vistosa coda a clava di grandi dimensioni.
Il manto della lince è di color paglierino, con numerose macchie nere più o meno evidenti su groppa e fianchi, che la rendono molto elegante; ciascun orecchio, munito di ciuffi in cima, reca sul retro una zona nera con una macchia bianca tonda, che ricorda un falso occhio.
Un tempo questo magnifico animale si trovava dalla Francia Occidentale alla Russia, passando per l’Europa Centrale, i Balcani e la Grecia, ma anche molto a nord, in Penisola Scandinava e in Gran Bretagna.
La persecuzione da parte dell’uomo ha purtroppo eradicato la lince da gran parte delle zone di origine, e attualmente la distribuzione risulta molto frammentata, tanto da mettere a rischio la sopravvivenza della specie.
Anche in Italia storicamente la lince era presente in tutta la penisola, ma è poi sparita quasi del tutto, lasciando il suo ricordo nelle raffigurazioni e negli archivi storici che riportano di catture o avvistamenti.
L’analisi dei campioni museali da parte dei ricercatori ha dimostrato addirittura che la lince alpina apparteneva probabilmente a una varietà lievemente più piccola e meno maculata, ora sparita del tutto.
Le ultime evidenze risalgono al 1872 per le Alpi Orientali e al 1920 per le Alpi Occidentali.
In Appennino, nonostante tutti gli sforzi di ricerca, la lince non è più segnalata da tanto tempo, poiché le ultime “osservazioni” si riferiscono spesso a tracce identificate male o ad animali scappati dalla cattività, prontamente riconoscibili analizzando le macchie della loro pelliccia, che sono uniche per ogni individuo, come un’impronta digitale.
2. UNA SPERANZA PER IL FUTURO
Per fortuna, la lince sta lentamente tornando a colonizzare l’arco alpino, soprattutto grazie ad alcuni progetti di reintroduzione.
Luno, Ulyca, Scalp, Life Lynx sono tutti piccoli germogli di speranza: questi progetti infatti hanno avuto come obiettivo la ricostituzione di una popolazione vitale, che possa collegare la Svizzera alla Slovenia, passando appunto per l’Italia.
A monte viene fatto uno studio di fattibilità, si prepara la comunità locale al ritorno della lince (coinvolgendo soprattutto i cacciatori, per sensibilizzarli sul tema), e poi vengono reintrodotti alcuni individui maschi e femmine, di solito catturati in Europa Orientale, per esempio in Romania.
Gli animali liberati nelle nuove zone sono muniti di radiocollare, in modo da essere monitorati nei loro spostamenti, e da acquisire importanti informazioni per la loro conservazione.
Così si è formato un nucleo vitale nel massiccio del Giura, tra Svizzera e Francia, che ha dimostrato il potenziale successo dell’operazione. Da quest’area, molti nuovi nati si sono dispersi attorno, arrivando fino alle Alpi.
Da lì è giunto per esempio B132, un maschio che attualmente si muove tra la provincia di Brescia, il Trentino e talvolta il Veneto.
Sempre dalla Svizzera arrivano gli individui occasionalmente segnalati in Val d’Ossola e nei dintorni (in Piemonte), perché il progetto di reintroduzione nel Parco nazionale del Gran Paradiso, a inizio Anni 90, non aveva invece avuto successo.
Di recente, uno di questi animali è stato fototrappolato nel Parco nazionale dello Stelvio, in Lombardia.
Alcuni individui si muovono invece a cavallo tra il Friuli-Venezia Giulia e la Slovenia, dove fortunatamente ci sono ancora diverse linci.
3. DIFFICILE DA INCONTRARE QUESTA CACCIATRICE SPIETATA
Questo felide predilige le aree boscate, sia di conifere che a faggio, possibilmente con zone rocciose e radure in cui cacciare.
Può muoversi anche attorno a paesi o zone antropizzate, ma non è un animale che entra in città, al contrario di quanto può accadere con i lupi e gli orsi.
Principalmente notturna, la lince è difficilissima da osservare, perché vive in densità molto basse, con territori di ampie dimensioni (che nei maschi arrivano a 450 km2) e dunque la probabilità di incrociarla è remota.
Non è però timida: diverse testimonianze anche video la mostrano camminare tranquillamente vicino a escursionisti, ignorandoli del tutto.
Nei confronti delle sue prede, invece, la lince è micidiale: le attende ferma immobile, per poi scattare all’improvviso e catturarle.
In Friuli-Venezia Giulia, anni fa, c’era una lince che spaventava gli ungulati facendoli cadere da sopra una galleria, in modo che si ferissero sull’asfalto della strada sottostante e fossero più facili da catturare!
La sua dieta è composta principalmente da caprioli e, nelle zone di montagna, camosci, ma può talvolta concentrarsi anche su specie più piccole, come lepri, volpi e addirittura ghiri.
Una lince adulta preda in media 60-70 ungulati all’anno, a cui si aggiunge un numero non precisato di prede più piccole.
Tra i suoi competitori principali c’è il lupo, tanto che quando una lince ne trova i piccoli, può addirittura ucciderli tutti senza consumarli, solo per rimuovere un potenziale futuro problema.
Le predazioni da lince sugli ungulati sono facili da identificare, perché questo felide dà un morso alla gola per soffocare la vittima, il cui corpo viene graffiato con le unghie, e comincia a consumarla dai quarti posteriori, in particolare dalla muscolatura della coscia.
La lince impiega diversi giorni a finire il suo pasto, e quando si allontana nelle pause lo ricopre con foglie per nasconderlo ad altri predatori e spazzini, comportamento questo che le altre specie non hanno.
Quindi se trovi un capriolo parzialmente mangiato e nascosto sotto le foglie potrebbe essere stata proprio lei!
4. QUANTO VIVE E QUANTI CUCCIOLI HA MEDIAMENTE UNA LINCE?
La lince eurasiatica in cattività può superare i 20 anni di età, ma in natura raramente arrivano a 18 anni.
Nonostante questo potenziale, la maggior parte delle linci muore molto prima a causa dei diversi tassi di sopravvivenza durante le loro fasi di vita.
I giovani che sopravvivono il primo anno, disperdono dal territorio natale in cerca di un proprio territorio, diventando poi così residenti. Il tasso di sopravvivenza delle linci subadulte e in dispersione in Europa va dal 36 al 62 %.
Non ci sono dati sufficienti per descrivere il tasso di sopravvivenza delle linci adulte in Europa, tuttavia i dati dello studio di telemetria in Scandinavia indicano un tasso annuale dell’81-83%. Si tratta di dati di una popolazione cacciata di cui tuttavia non sono note molte altre cause di mortalità.
Quanti cuccioli ha generalmente una lince? Il successo riproduttivo di una popolazione di lince dipende dall’offerta alimentare dell’ambiente, in primis dalla densità degli ungulati di cui si nutre. Quando raggiungono la maturità sessuale iniziano a riprodursi e mantengono la fecondità fino a 12-13 anni.
La stagione riproduttiva è concentrata nel periodo di febbraio/marzo, quando le femmine raggiungono l’estro che dura una buona settimana.
Dopo un periodo di gestazione di circa 70 giorni nascono da uno a tre, eccezionalmente 4 piccoli. A causa di un’alta mortalità infantile, solo metà dei piccoli sopravvivono il primo anno di età.
Molti studi europei sulla riproduzione della lince indicano che alla fine del primo anno di vita, ogni femmina ha un successo riproduttivo compreso tra 1.2 e 1.6 piccoli. Fa eccezione la Svizzera in cui questo successo con un valore di 0,7 è più basso.
Di quanto territorio ha bisogno una lince? La media della grandezza di un territorio della lince comporta 21.500 ettari per i Monti Dinarici e 25.000 ettari per le Alpi Sud-Orientali. Generalmente i maschi hanno territori più grandi delle femmine. In popolazioni vitali ogni territorio è occupato da due animali adulti, una femmina e un maschio.
I territori di animali dello stesso sesso sono invece separati (si sovrappongono per piccole porzioni solo lungo i confini del territorio).
5. CORRIDOI DI DISPERSIONE
La lince è un animale solitario, che non tollera conspecifici nel suo territorio, anche se la zona di interesse di un maschio può parzialmente sovrapporsi a quella di più femmine.
Il periodo riproduttivo cade in febbraio-marzo, quando i boschi si riempiono dei suoi rauchi richiami amorosi. Settanta giorni dopo l’accoppiamento, la femmina partorisce da uno a cinque piccoli all’interno di una tana sotterranea.
Di solito si tratta di gallerie abbandonate dai tassi, che possono essere anche uccisi di proposito pur di liberare il rifugio e mettere al sicuro la propria prole.
Il maschio non partecipa alle cure parentali e i giovani rimangono per dieci mesi con la madre prima di andare in dispersione, alla ricerca di nuovi posti da colonizzare.
Proprio questo elemento è la chiave del futuro della lince: l’assenza di corridoi sicuri di dispersione ne mette a rischio la salvaguardia. Chiamata un tempo “lupo cerviero”, ancora oggi la specie soffre per il bracconaggio spietato, che porta le popolazioni ricostituite con fatica nuovamente sulla soglia critica di estinzione.
Uno dei problemi principali è infatti il cosiddetto inbreeding, cioè letteralmente “inincrocio”: se ci sono pochi individui tutti imparentati tra loro, la successiva prole può avere anomalie genetiche e malformazioni.
A questo si aggiunge un tasso riproduttivo abbastanza basso e comunque un tasso di sopravvivenza dei giovani limitato, nonché, nonostante tutto, una tendenza limitata a grandi dispersioni, che quindi mantiene le linci tutte nella stessa area, rallentando di molto la colonizzazione di nuove aree.
Sebbene possa occasionalmente predare pecore, capre e daini in cattività, la lince non è particolarmente problematica da questo punto di vista, ed eventuali danni vengono indennizzati velocemente, per migliorare l’accettazione sociale di questa specie delicata.
Essendo stenofaga (cioè con una dieta molto ristretta) e concentrandosi soprattutto sugli ungulati, non viene però vista di buon grado dai cacciatori, che ritengono erroneamente prelevi molti capi all’anno, sottraendoli a loro.
Proprio per questo motivo, come accennato in precedenza, i progetti Life cercano di coinvolgere le comunità venatorie al fine di far accettare la lince e favorirne il ritorno.
Anche le collisioni coi veicoli possono essere un problema: per tutti questi motivi, i ricercatori studiano la lince seguendone le orme nella neve, raccogliendo dati genetici dai peli che lascia nei punti di marcatura, e monitorando i vari individui...
Nella speranza che questo elegante predatore torni presto su tutte le nostre montagne.