Chi direbbe mai che il santo protettore degli innamorati, oggi protagonista di una festa puramente commerciale, sia stato un vescovo e un martire?
Eppure, Valentino da Terni fu proprio un cristiano del III-IV secolo, capace di compiere tali e tanti miracoli da attirare l’attenzione e l’invidia delle autorità romane, che lo fecero decapitare.
Ma chi era San Valentino, il santo protettore degli innamorati ma anche delle persone con epilessia? Scopriamolo insieme.
1. San Valentino è stato un vescovo martire del III-IV secolo
Cuori, pupazzetti e cioccolatini hanno ridotto la sua festa a un avvenimento puramente commerciale e se chiedete alle coppie di innamorati chi sia stato San Valentino, pochi sapranno rispondervi.
San Valentino è stato un vescovo martire del III-IV secolo. Nacque da una famiglia patrizia a Interamna Nahars, l’antico nome di Terni, in un anno incerto.
Il toponimo umbro della città derivava dal latino interamni, cioè “tra due fiumi” (il Nera e il Serra). Ben presto, Valentino si convertì al Cristianesimo.
Il nome del santo compare per la prima volta nel Martyrologium Hieronimyanum, un documento ufficiale della Chiesa del V-VI secolo, che ne attesta il dies natalis, vale a dire il giorno della morte, il 14 febbraio.
Altri testi riportano che Valentino era un sacerdote della Chiesa Romana che si distingueva per lo zelo nell’apostolato, le opere di carità e la santità di vita. In particolare, si era messo al servizio dei martiri cristiani fatti imprigionare dall’imperatore Claudio II il Gotico, detto “il Crudele”.
Si racconta che compì anche alcuni miracoli, fra cui quello che gli costò il martirio. In breve, tre nobili ateniesi – di nome Proculo, Efebo e Apollonio – erano giunti a Roma per studiare greco e latino presso la scuola del grande maestro Cratone: suo figlio Cheremone era affetto da una malattia neurologica incurabile che lo paralizzava e gli impediva la parola.
Su suggerimento di un certo Fonteio, il cui fratello era stato guarito dal medesimo male dal futuro santo, anche Cratone si rivolse a quest’ultimo, promettendogli metà dei suoi averi se avesse restituito la salute a suo figlio. Valentino rispose che non gli interessavano le ricchezze, ma piuttosto, che Cratone si convertisse al Cristianesimo e si facesse battezzare.
Ottenuta questa promessa qualora il giovane fosse guarito, Valentino si ritirò con il ragazzo in una stanza e pregò tutta la notte, finché apparve una grande luce e Cheremone, risanato, corse incontro ai genitori.
Dinanzi al prodigio, Cratone, la sua famiglia e i tre studenti ateniesi si fecero battezzare. Oltre a loro abbracciò la fede cristiana anche Abbondio, un quarto studente figlio di Furio Placido, prefetto dell’Urbe.
Qua sotto, San Valentino inginocchiato in preghiera, dipinto di David Teniers III.
2. Il martirio
Il prefetto, radicato nel paganesimo e già adirato per l’opera di cristianizzazione che Valentino stava conducendo a Roma, colse l’occasione per farlo arrestare e condurre a lui.
Pena il martirio, gli intimò di rinnegare il Cristianesimo e di riconoscere la gloria dell’imperatore e degli dei pagani, allettandolo con la promessa di glorie e onori.
Valentino rifiutò e ribadì la sua fedeltà a Dio e alla fede cristiana. Così, dopo essere stato sottoposto ad atroci torture, venne decapitato lungo la via Flaminia.
La vicenda è attestata da un altro documento ufficiale della Chiesa, la Passio Sancti Valentini episcopi et martiri (Passione di San Valentino vescovo e martire), risalente all’VIII secolo.
La decapitazione, inflitta illegalmente, avvenne di nascosto di notte. Nel 313 infatti, l’Editto di Milano (o Editto di Costantino, imperatore dell’Impero Romano d’Occidente) aveva liberalizzato la pratica del Cristianesimo.
Dunque, le leggi imperiali non consentivano più di perseguire legalmente i cristiani per motivi religiosi, tantomeno di ucciderli. Ma il prefetto, i magistrati e la classe dirigente romana erano ancora radicati nei vecchi culti pagani e continuavano a perseguitare i cristiani.
Valentino fu sepolto dapprima sulla via Flaminia nei pressi del luogo dell’uccisione, dove papa Giulio I (337-352) fece in seguito edificare in suo onore una basilica. Poi le sue spoglie vennero trasferite a Terni da Proculo, Efebo e Apollonio, che in virtù della loro conversione al Cristianesimo finirono a loro volta martirizzati.
Attualmente le reliquie di San Valentino (foto sotto) sono conservate nell’omonima basilica a Terni e custodite dai Padri Carmelitani Scalzi.
3. Datazione controversa e la leggenda di Sabino e Serapia
Le date della vicenda di San Valentino sono controverse.
Inizialmente si era supposto che egli fosse nato nel 176 e che fosse stato consacrato vescovo nel 197, a soli 21 anni. Il martirio veniva fatto risalire al 273.
In effetti, successivi approfondimenti storici, legati soprattutto alla carica di prefetto dell’Urbe ricoperta da Furio Placido, storicamente accertata negli anni 346 e 347, collocano ragionevolmente la sua morte in quegli anni.
La tradizione di San Valentino patrono degli innamorati è legata a una leggenda che racconta di Sabino, un giovane centurione romano che si era innamorato di una ragazza cristiana di nome Serapia, la cui famiglia si opponeva al matrimonio.
I due ragazzi chiesero allora aiuto al vescovo Valentino, ma Sabino non era battezzato e senza il battesimo non poteva ricevere il sacramento del matrimonio. Intanto, Serapia si ammalò gravemente di tisi e si trovò in punto di morte.
Disperato, Sabino chiese a Valentino di battezzarlo immediatamente e di unirlo in matrimonio a Serapia prima che morisse. Il santo battezzò allora il ragazzo, poi sposò i due al capezzale della sposa.
La leggenda racconta anche che quando Valentino alzò le mani al cielo per consacrare la loro unione, i due sposi furono colti per l’eternità da un improvviso sonno beatificante.
Secondo un’altra leggenda, invece, Valentino avrebbe donato a una fanciulla povera e impossibilitata a sposarsi il denaro necessario per il matrimonio. Il contesto dello sposalizio, unito all’amore di quel dono, avrebbe fatto di lui il protettore degli innamorati.
Sotto, ricostruzione in 3D del volto di San Valentino ad opera dell’artista e animatore brasiliano Cicero Moraes.
4. In epoca romana
Storicamente, la festa degli innamorati del 14 febbraio risale all’epoca romana e fu istituita nel 496 da papa Gelasio I per porre fine ai lupercalia, antichi riti pagani in onore del dio della fertilità Luperco che si tenevano il 15 febbraio.
I lupercalia erano festeggiamenti violenti, immorali e anticristiani, durante i quali le matrone romane, donne incinte incluse, venivano frustate per le strade da uomini completamente nudi devoti a Luperco.
Si racconta inoltre che ogni anno venissero sorteggiate da un’urna coppie di uomini e donne (anch’essi devoti a Luperco), che per un anno intero avrebbero dovuto convivere e generare una nuova vita.
Gelasio I istituì quindi una festa cristiana il giorno precedente – 14 febbraio – che nel calendario corrispondeva a San Valentino.
Un altro precedente storico è l’istituzione, a Parigi, dell’“Alto Tribunale dell’Amore”, fondato il 14 febbraio 1400. Il Tribunale aveva il compito di dirimere le controversie inerenti i contratti matrimoniali, i tradimenti e la violenza sulle donne secondo i principi dell’amor cortese.
Un’altra coincidenza viene dalla letteratura inglese: nel Parlamento degli uccelli, Geoffrey Chaucer collega la ricorrenza di San Valentino al fidanzamento fra il re Riccardo II d’Inghilterra e Anna di Boemia.
Secondo altri studiosi, però, si tratterebbe di un equivoco, in quanto detto fidanzamento sarebbe avvenuto il 3 maggio, ricorrenza di un omonimo santo martire: San Valentino da Genova. Nel Medioevo, sulle ali del filone dell’amor cortese, la festa si arricchì di scambi di messaggi d’amore e regali.
Sotto, un affresco con i santi Silvestro, Valentino, Biagio, Nicola e Wolfgang, abside della chiesa di San Giorgio, Taisten, Val Pusteria, Trentino-Alto Adige, Italia, IX secolo.
5. I messaggi tradizionali, San Valentino in Giappone e qualcuno esagera con i regali
- I messaggi tradizionali
I biglietti d’amore di San Valentino sono chiamati all’inglese Valentine poiché la tradizione ebbe inizio in Inghilterra nel XV secolo con il duca Carlo di Valois-Orléans, che, prigioniero nella Torre di Londra dopo la sconfitta nella battaglia di Azincourt (1415), persa contro gli inglesi, indirizzò alla sua seconda moglie Bonne di Armagnac una lettera d’amore in rima che iniziava con Je suis déjà d’amour tanné, Ma très douce Valentinée (“Sono già cotto d’amore, mia dolcissima Valentina”). Il messaggio si conserva nella British Library di Londra.
La regina Vittoria (1819-1901) era invece solita mandare biglietti profumati di San Valentino alla servitù di corte, divertendosi a osservare le reazioni di chi li riceveva.
La tradizione vuole che i messaggi di San Valentino debbano rimanere anonimi.
Nel tempo, essa si è arricchita di doni che richiamano il tema dell’amore, fino all’attuale commercializzazione di cioccolatini e cuscini a forma di cuore, pupazzetti, dolci e rappresentazioni di Cupido con tanto di arco e frecce. Sotto, San Valentino benedice un epilettico.
- In Giappone San Valentino si festeggia due volte
In Giappone, San Valentino si festeggia due volte. Il 14 febbraio sono protagoniste le donne, che regalano cioccolatini ai loro compagni e, in segno d’amicizia, anche ad amici e colleghi di lavoro.
Esattamente un mese dopo tocca agli uomini ricambiare il dono. In questa data la tradizione vuole che i cioccolatini siano rigorosamente bianchi. Per questo, il 14 marzo è detto White Day, “giorno bianco”.
- Qualcuno esagera con i regali
Il regalo di San Valentino più importante di tutti i tempi sarebbe quello fatto dal miliardario greco Aristotele Onassis alla cantante lirica Maria Callas (foto sotto): un lingotto d’oro massiccio con incastonati avvolto in una pelliccia di visone.
Bruce Ferguson, studente di microbiologia di Rugby, Warwickshire, Inghilterra, ha invece regalato alla moglie Elena un biglietto con 500.000 diamanti e smeraldi milioni di batteri appositamente coltivati, a formare il messaggio I love you (ti amo).
- San Valentino è patrono di Terni
San Valentino è patrono di Terni, dove fra le ricorrenze in suo onore spicca la Festa della Promessa. Si celebra la domenica precedente il 14 febbraio e vede arrivare a Terni centinaia di giovani coppie eterosessuali in procinto di sposarsi.
Nell’iconografia, il santo è rappresentato con il pastorale da vescovo e la palma, simbolo del martirio. È venerato dalle Chiese cattolica, ortodossa e anglicana.