Sessant’anni fa chiudeva i battenti la prigione più tristemente famosa della storia.
Situata nella baia di San Francisco, fu aperta nel 1859 per detenuti militari, ma divenne in seguito l’istituto di pena dove venivano rinchiusi i criminali più pericolosi e ribelli. Contò “ospiti eccellenti” come il mafioso Al Capone.
Oggi è un museo tra i più visitati negli Stati Uniti. Ma qual è la storia di questo penitenziario?
1. L’isola dei pellicani
Sessant’anni fa, esattamente il 21 marzo 1963, veniva chiusa la prigione di Alcatraz, un nome che è entrato nella Storia come sinonimo di “carcere di massima sicurezza”: una fortezza inviolabile su un’isola di 90mila metri quadri ad appena 2 chilometri al largo della costa di San Francisco (California, USA), dalla quale nessuno, teoricamente, doveva mai riuscire a fuggire.
Per chi varcava i suoi pesanti cancelli di ferro, infatti, non era nemmeno immaginabile la possibilità di un’evasione: l’Oceano Pacifico attorno alla prigione e la vigilanza continua scoraggiavano ogni pensiero di fuga. Qualcuno, però, ci è riuscito. Qualcuno ci ha solo provato.
Il primo uomo a menzionare Alcatraz è l’esploratore spagnolo Juan Manuel de Ayala nel 1775: mappando la baia di San Francisco, rimane colpito dalla massiccia presenza di pellicani su un’isola che decide di battezzare Isla de los Alcatraces, “l’isola dei pellicani” in spagnolo arcaico.
Prima che un essere umano vi metta piede, però, passano molti anni: il primo proprietario sembra sia stato un certo Julian (o William) Workman, che riceve l’isola dal governatore dell’Alta California Pío de Jesús Pico (1801-1894) e poi, nel 1846, la vende per 5.000 dollari a John Charles Frémont, governatore militare della California.
Quattro anni dopo, il XIII presidente degli Stati Uniti d’America, Millard Fillmore (1800-1874) decide di destinarla a uso militare.
Nel 1853 iniziano i lavori per realizzarvi un forte. Nel 1858 è già sorto Fort Alcatraz e ospita 200 soldati.
2. I primi prigionieri nel 1859
Già nel 1859 vengono mandati qui i primi carcerati, perlopiù militari. In seguito, nel corso della Guerra civile americana (1861-1865), arrivano anche dei prigionieri confederati (cioè coloro che si battevano per la secessione degli Stati del Sud).
Tutti vengono confinati nelle cantine della struttura. Appare presto chiaro che i prigionieri sono destinati ad aumentare (nel 1867 i carcerati sono più di 450) e si fa strada l’esigenza di dotare la fortezza di vere e proprie celle.
Iniziano così i lavori per la costruzione del primo blocco che termina nel 1912. Non basta.
Negli anni successivi il Governo degli Stati Uniti si trova di fronte alla necessità di creare un super carcere nel quale rinchiudere i detenuti civili più critici (omicidi, rapinatori eccetera), cioè coloro che creano problemi nei comuni istituti penitenziari.
Quale migliore luogo di Alcatraz? Così, nel 1933, il Dipartimento di Giustizia USA acquisisce Alcatraz per trasformarlo da carcere militare in prigione di massima sicurezza civile.
Dopo una serie di interventi di ammodernamento, nell’agosto 1934, la struttura, con le sue 269 celle, diventa la più temuta prigione federale degli Stati Uniti.
I primi ospiti vi giungono la mattina dell’11 agosto 1934: 137 persone condannate per rapine e omicidi, segnalate per cattiva condotta o per tentativi di evasione da altri istituti penitenziari.
Ad attenderle ci sono 155 guardie, guidate da James A. Johnston.
3. Un regolamento rigidissimo
Dotato di un ospedale interno, di una cucina e una sala da pranzo, oltre che di una sala visite, una biblioteca e la stanza del barbiere, Alcatraz si presenta come un luogo ben poco accogliente.
Le celle che compongono i quattro blocchi (A, B, C, e D) sono anguste: 2,7 x 1,5 metri e un’altezza di poco più di 2.
Un letto, un tavolo, un lavandino e una toilette rappresentano tutto l’arredamento di cui dispone ogni carcerato.
Il rigido regolamento che tutti devono rispettare scrupolosamente per non incorrere in severe punizioni è semplice, come recita la regola numero 5: “Avete diritto a vitto, alloggio, indumenti e assistenza sanitaria. Tutto il resto, consideratelo un privilegio”.
Ovviamente ci sono degli obblighi: ogni detenuto, ad esempio, è tenuto a mantenere pulita e in ordine la propria cella e non può tenere con sé nulla che non sia autorizzato.
In pratica, gli unici oggetti consentiti sono carta igienica, fiammiferi, sapone e detersivi (tutto rigorosamente controllato e consegnato due volte a settimana), oltre ai libri della biblioteca (al massimo tre volumi per volta), e a qualche quaderno, una Bibbia e un dizionario.
Tutti i detenuti hanno la stessa divisa composta da una maglia blu e dei pantaloni grigi. Niente cappelli: nelle celle è proibito indossarli.
4. La giornata tipo e il costo eccessivo
Le giornate di chi è incarcerato ad Alcatraz sono regolate da orari precisi: sveglia alle 6,30 e colazione alle 6,55.
Per chi è autorizzato, alle 7,30 inizia il lavoro (per esempio in lavanderia, in sartoria o come giardinieri), alle 11,20 si pranza, poi sono concessi 30 minuti di riposo in cella prima di tornare al lavoro fino alle 16,25, quando viene servita la cena.
Alle 16,50 le celle vengono chiuse e alle 21,30 si spengono le luci. Le visite di parenti sono concesse una volta al mese.
Unici momenti di svago sono cinque ore tra sabato e domenica in cui i detenuti possono uscire nel cosiddetto Recreation Yard, il cortile interno dove giocare a baseball, a scacchi o anche semplicemente parlare con gli altri prigionieri.
Tutto questo, però, viene meno se un prigioniero viola il regolamento: a seconda dello sgarro, può essere punito più o meno severamente, fino a essere spostato nel famigerato e temuto blocco D, noto come The Hole, “il buco”. Il Blocco D era il più temuto.
Le celle del blocco D, il cosiddetto “blocco del trattamento”, erano le più temute dai prigionieri: qui, infatti, si veniva rinchiusi per aver violato il regolamento o anche solo per punizione, magari per aver risposto male a una guardia.
Tra le celle del blocco D, le peggiori in assoluto erano quelle numerate dal 9 al 14, definite the Hole, “il buco”. Qui l’isolamento dei detenuti era totale: buie, fredde e senza letto, “ospitavano” detenuti spesso privati dei vestiti con solo due coperte a disposizione.
Era concessa un’unica doccia a settimana e un massimo di 60 minuti da trascorrere in cortile. Molti di quanti vennero rinchiusi in queste celle descrissero violenze e abusi perpetrati dalle guardie, come percosse, umiliazioni, torture e privazione del cibo.
Anche se nel corso degli anni vengono concessi alcuni benefici ai prigionieri (come suonare uno strumento o guardare film durante i weekend), la triste fama di Alcatraz resta intatta. Le regole più severe vengono lentamente abolite (come l’iniziale divieto di parlare), ma l’uso indiscriminato della forza e della violenza da parte delle guardie, unito all’incubo delle punizioni, rende la carcerazione in questo luogo un inferno.
Il relativamente “alto” costo di mantenimento di ogni prigioniero sull’isola (10 dollari al giorno contro i 3 delle altre carceri) e il deterioramento della struttura non fanno che rendere la situazione sempre più difficile. In molti chiedono che Alcatraz venga definitivamente chiuso.
La clamorosa fuga del 1962 di tre prigionieri (vedi sotto il titolo 5) non fa che accelerare il processo che porta alla definitiva chiusura il 21 marzo 1963.
Dal 1973 Alcatraz fa parte nel Parco Nazionale del Golden Gate e oggi è uno dei più visitati musei pubblici: per un biglietto di ingresso dal costo di circa 50 euro è possibile vedere le celle dove vennero rinchiusi i più famosi criminali degli Stati Uniti, la mensa, la biblioteca e il cortile, oltre alle famigerate celle del blocco D.
Una visita carica di emozione ripensando a chi in quella struttura dovette subire angherie e violenze: anche se colpevoli e condannati, rimanevano comunque uomini, la cui dignità venne annientata nel trentennio che durò Alcatraz.
5. Qualcuno scavò un buco nel muro con un cucchiaio
In circa 30 anni di attività, furono 14 i tentativi di evasione messi in atto da 36 detenuti. Il primo fu Joseph Bowers: condannato a 25 anni per una rapina in un ufficio postale, il 27 aprile 1936 cercò di scavalcare le reti di recinzione della prigione, ma venne freddato dalle guardie a colpi di fucile.
Meno di un anno dopo andò meglio a Theodore Cole e Ralph Roe, che il 16 dicembre 1937 riuscirono a passare attraverso le sbarre di una finestra, raggiungere l’acqua e dileguarsi nella Baia di San Francisco. Di loro si persero le tracce e, benché le autorità avessero data per certa la loro morte per annegamento, nessuno ha mai ritrovato i corpi.
Altri tentativi di fuga si rivelarono fallimentari. È entrato nella storia della prigione quello messo in atto da Bernard Coy, Marvin Hubbard, Joe Cretzer, Sam Shockley, Miran Thompson e Clarence Carnes, che dopo aver fallito la fuga diedero vita alla cosiddetta Battaglia di Alcatraz: due giorni (2-3 maggio 1946) di guerriglia interna tra prigionieri e guardie (due delle quali vennero uccise). La rivolta fu sedata con l’uccisione di tre detenuti e la condanna a morte di altri due.
La notte dell’11 giugno 1962, invece, i tre detenuti Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin riuscirono a evadere passando attraverso un buco scavato nel muro con un cucchiaio da cucina e un rudimentale trapano ricavato dal motore di un aspirapolvere, rubato nella prigione.
Attraverso i canali dell’impianto di aerazione, i tre raggiunsero la spiaggia dell’isola: grazie a una cinquantina di impermeabili rubati e legati insieme fabbricarono una sorta di zattera che permise loro di allontanarsi nella Baia di San Francisco e far perdere definitivamente le loro tracce.
Per non destare sospetti, i tre avevano creato anche dei fantocci di cartapesta, dentifricio e carta igienica da sistemare nei letti delle celle per simulare la loro presenza. Di loro non si seppe più nulla e secondo molti osservatori furono gli unici che riuscirono a evadere da Alcatraz e sopravvivere.
Alcatraz ospitò 1.576 prigionieri, alcuni dei quali molto famosi. Come Al Capone (1899-1947), uno dei gangster più feroci della storia USA: nel 1931 venne condannato a 11 anni per evasione fiscale. Rinchiuso nella prigione di Atlanta (Georgia), fu trasferito ad Alcatraz nell’agosto 1934. Qui rimase fino al novembre 1939 quando tornò in libertà grazie a una riduzione di pena per buona condotta.
Anche Meyer Harris Cohen (1913-1976), detto Mickey, fu condannato per evasione fiscale a causa del suo legame con la Mafia USA. Trasferito ad Alcatraz nel 1961, vi restò fino alla chiusura del penitenziario nel 1963.
Una detenzione più lunga fu invece quella di Alvin Karpis (1907-1979), detto Creepy Karpis: scortato ad Alcatraz personalmente dal capo dell’Fbi, J. Edgar Hoover, vi trascorse 26 anni accusato di 10 omicidi, 6 rapimenti e una rapina a mano armata in una banca.
Note
DAGLI ANNI ’60 A OGGI ALCATRAZ HA ISPIRATO 4 FILM
La fama di Alcatraz ha ispirato molti film: il primo è L’uomo di Alcatraz (Birdman of Alcatraz titolo originale), pellicola del 1962 diretta da John Frankenheimer con protagonista Burt Lancaster.
Del 1979 è invece Fuga da Alcatraz (Escape from Alcatraz, foto sotto), diretto da Don Siegel con Clint Eastwood nei panni di Frank Morris, uno dei protagonisti della famosa fuga dell’11 giugno 1962.
Un omicidio avvenuto nella prigione e le violenze subite dai prigionieri sono invece al centro del film L’isola dell’ingiustizia - Alcatraz (Murder in the First), film del 1995 diretto da Marc Rocco che vanta un cast di grandi nomi di Hollywood come Christian Slater, Kevin Bacon e Gary Oldman.
Attori di alto livello anche per The Rock, pellicola diretta da Michael Bay nel 1996 con Sean Connery e Nicolas Cage protagonisti di un thriller in cui il generale Hummel (Ed Harris) occupa l’isola di Alcatraz e minaccia di lanciare su San Francisco missili caricati con il letale gas nervino.