Con quasi 4 miliardi di copie stampate e vendute solo negli ultimi cinquant’anni, la Bibbia è il maggior successo editoriale di sempre.
Non solo per il suo contenuto spirituale, ma anche per il suo valore letterario e per la sua capacità di offrire a chi si cimenta con la lettura spunti appassionanti.
Nelle sue pagine, infatti, si narrano episodi curiosi e appaiono diversi personaggi che sembrano usciti da un romanzo.
È quello che ha notato anche lo studioso argentino Ariel Álvarez Valdés, autore di un saggio intitolato Enigmi della Bibbia (Queriniana editrice, 2022) del quale vi offriamo qui alcuni assaggi.
Ecco 10 curiosità sul libro più straordinario della storia.
1. MARIA, IL MOVIMENTO RELIGIOSO DI GESÙ E IL MAGNIFICAT
- MARIA NON ERA D’ACCORDO CON IL MOVIMENTO RELIGIOSO CHE GESÙ AVEVA CREATO IN GALILEA
Quando Gesù iniziò la sua vita pubblica, predicando e radunando attorno a sé i primi fedeli, spicca l’assenza di sua madre, Maria.
In merito al perché di tale mancanza, alcuni esperti hanno pensato a una sorta di “modestia e discrezione” da parte della Madonna, ma non tutti condividono questa spiegazione.
“La vera causa”, si legge nel saggio di Álvarez Valdés, “fu che Maria non era d’accordo con il movimento religioso che Gesù aveva creato in Galilea. Non comprendeva la missione di suo figlio né coglieva la profondità del suo progetto”.
Maria, infatti, era una donna semplice e legata alle tradizioni.
La vita scelta da Gesù non era nelle sue corde: abbandonare la famiglia, inimicarsi le autorità, frequentare gente poco raccomandabile come emarginati, indemoniati e prostitute non poteva rendere felice Maria, che scelse di non seguire il figlio nelle sue peregrinazioni.
Nonostante l’arcangelo Gabriele le avesse preannunciato che sarebbe stato il Figlio di Dio, il Messia che avrebbe salvato l’umanità, Lei “capì chi fosse suo figlio solo tempo dopo, quando era già morto. Non prima”.
- IL MAGNIFICAT NON FU COMPOSTO DALLA MADONNA
Il Magnificat è il cantico del primo capitolo del Vangelo di Luca (Luca, 1, 46 – 65) con cui Maria loda e ringrazia Dio che l’ha scelta per essere Madre di suo Figlio.
Il titolo deriva dalla prima parola della sua traduzione latina: Magnificat anima mea Dominum, l’anima mia magnifica il Signore.
Questi versi, però, non furono probabilmente mai detti da Maria, all’epoca tredicenne.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che sia stato lo stesso Luca a comporli, altri ritengono che siano opera di una comunità giudeo-cristiana, ossia di un gruppo di Giudei convertiti al cristianesimo, che conservavano però radici e tradizioni ebraiche. Si trattava quindi di un testo probabilmente già scritto che colpì Luca tanto da inserirlo nel suo Vangelo.
2. LA CENSURA DELL’ADULTERA E LILIT
- NELLE PRIME EDIZIONI DELLA BIBBIA L’ADULTERA VENNE CENSURATA
Il Vangelo di Giovanni narra un famoso episodio del Nuovo Testamento: quello di Gesù che salva una donna dalla lapidazione (pena prevista dalla legge di Mosè per le adultere): «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei», avrebbe detto il Maestro. Così nessuno fece nulla.
Ma questo episodio non figura nelle prime versioni dello stesso Vangelo di Giovanni: anzi, “inizialmente fu considerato pericoloso e venne passato sotto silenzio ed eliminato dalla Scrittura”, scrive Ariel Álvarez Valdés.
Perché? Per due motivi: la mentalità dei primi cristiani risentiva molto di quella degli Ebrei che provavano un ribrezzo tale per l’adulterio da punirlo con la pena di morte.
Un Gesù che perdonava così facilmente un’adultera poteva quindi risultare scandaloso. Inoltre, nel II secolo d.C., fra i primi cristiani erano emersi anche alcuni movimenti oltranzisti che giudicavano “imperdonabili tre tipi di peccati: l’omicidio, l’apostasia e l’adulterio”.
Bisognò attendere il IV secolo perché l’episodio dell’adultera fosse quindi inserito nel Nuovo Testamento, entrando nella Bibbia.
- LILIT NON ERA UN DEMONE. ERA UN UCCELLO NOTTURNO
Lilit è una delle figure più enigmatiche della Bibbia. La sua prima apparizione avviene in un poema dei libri di Isaia in cui si narra la distruzione di Edom: tra le tante sciagure che aleggiano su questa città, l’anonimo autore profetizza che “Vi farà sosta anche Lilit / che lì troverà tranquilla dimora”.
A cosa si riferisse è rimasto un mistero per secoli: nelle diverse traduzioni che si sono susseguite, infatti, il termine è stato accostato a “mostro notturno”, “demone della notte”, “fantasma spaventoso”, “creatura notturna”, “strega”.
Poi gli studiosi hanno svelato l’arcano: il termine lilit è collegato alla parola ebraica laila, “notte”, ma anche alla radice ebraica lol, che significa “ruotare rapidamente, voltarsi”: secondo Álvarez, queste due precisazioni indicano un uccello dalle abitudini notturne e dal volo agile.
Ma non è possibile essere più precisi. Di conseguenza, una traduzione abbastanza vicina sarebbe quella di “uccello rapace notturno”.
3. IL LIBRO DELLE LAMENTAZIONI E I “FOLLOWER” DI GESÙ
- IL LIBRO DELLE LAMENTAZIONI NON È IL TESTO PIÙ TRISTE DELLA BIBBIA, MA QUELLO DALLO STILE LETTERARIO PIÙ RAFFINATO
Il libro delle Lamentazioni fa parte dell’Antico Testamento e ha per tema la distruzione di Gerusalemme e del Tempio (587 a.C.).
È formato da 5 poemi acrostici, cioè composizioni “in cui la prima lettera di ciascun verso, letta in verticale, forma una parola o una frase. Il risultato non è una frase, bensì l’alfabeto ebraico”, racconta Álvarez nel suo saggio.
Ciascuna strofa inizia dunque con una lettera: la prima con la lettera alef, la seconda con la bet, la terza con la ghimel, e così via sino a completare le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico.
Ma non solo: l’autore (o forse gli autori) adottano un altro espediente letterario di grande impatto: “le strofe dei primi tre poemi constano di tre versi, quelle del quarto scendono a due e quelle del quinto si riducono a uno. In questo modo, i poemi danno la sensazione che il grido di tormento del cantore vada gradualmente spegnendosi, estinguendosi, fino a quando la sua voce si riduce al minimo e non può più gridare. Ha pianto tutto il suo dolore”.
- QUANTI ERANO DAVVERO I “FOLLOWER” DI GESÙ? IL LORO NUMERO È STATO GONFIATO
L’ingresso di Gesù a Gerusalemme del 30 d.C. è descritto dai Vangeli come un episodio di massa ma se si legge il Vangelo di Marco – il più antico e cronologicamente parlando il più vicino ai fatti che descrive – si capisce che la “folla” è composta dai dodici Apostoli più “un altro gruppo di uomini e donne che lo aiutavano e non si separavano da lui”.
Quindi non c’era nessuno a inneggiare a lui, il che è logico, perché gli abitanti di Gerusalemme non conoscevano Gesù, che non aveva predicato né si era comportato come un maestro a Gerusalemme. La sua attività l’aveva sempre svolta in Galilea, nel Nord, dove infatti era popolare.
I dettagli più “trionfali” della cronaca evangelica vanno dunque letti come una manovra della cerchia di Gesù per toccare l’animo degli abitanti di Gerusalemme.
4. RE DAVIDE ERA UN VERO PLAYBOY. COME MORÌ RE SAUL?
- RE DAVIDE ERA UN VERO PLAYBOY. FORSE NON DISDEGNÒ NEANCHE GIONATA
Il re Davide aveva la fama di vero playboy: nove mogli, diverse concubine e numerosi figli. Eppure, alcuni studiosi hanno parlato della sua omosessualità portando a sostegno numerosi indizi presenti nella Bibbia.
Frasi come “L’anima di Gionata (figlio maggiore e favorito del re Saul) si era già talmente legata all’anima di Davide, che Gionata lo amò come se stesso” (1 Samuele 18,1) e “Gionata amava molto Davide” (1 Samuele 19,1-2) sarebbero, secondo alcuni studiosi, la prova dell’amore omosessuale tra i due. Per altri invece testimonierebbero unicamente una forte amicizia.
In realtà è molto probabile che nessuna delle due interpretazioni sia quella corretta: secondo Álvarez, ce n’è una terza più sensata: la strategia politica.
Gionata era impressionato da Davide perché era stato capace di sconfiggere il gigante Golia. Quindi era “un eletto di Dio, un protetto del Signore” e Gionata capì che sarebbe diventato il futuro re di Israele.
L’amore nei suoi confronti, quindi, è in realtà “una strategia per conquistarsi le sue simpatie e assicurarsi la sopravvivenza”.
- COME MORÌ RE SAUL? SONO 3 LE VERSIONI DELLA SUA FINE
Saul fu il primo re di Israele: governò nell’XI secolo a.C. e tutto lasciava presagire che sarebbe stato lui a liberare il suo Paese del giogo dei Filistei.
Ma non fu così: Saul, infatti, dovette arrendersi alla superiorità dei suoi nemici e morì nella battaglia di Gelboe (monte della Palestina) intorno al 1007 a.C. Ma come?
Esistono tre versioni della sua fine: secondo la prima, si suicidò gettandosi sulla sua spada. In base alla seconda, chiese a un giovane passante di ucciderlo. Secondo la terza, furono i Filistei ad ammazzarlo.
La più probabile è proprio quest’ultima versione, mentre le prime due vanno lette come una metafora: “Nella mentalità ebraica, la morte di Saul in battaglia fu un castigo divino”, scrive Álvarez.
“Gli ebrei non immaginavano che accadesse qualcosa senza che Dio lo approvasse. Perciò la tradizione posteriore creò la leggenda nera del suicidio di Saul”.
5. DEBORA FU L’UNICA GIUDICESSA DI ISRAELE. SOTTO LA CROCE DI GESÙ, MARIA NON C’ERA
- DEBORA FU L’UNICA GIUDICESSA DI ISRAELE. TOCCÒ A LEI FARE IL DISCORSO PIÙ LUNGO DELLA BIBBIA
Il personaggio di Debora compare nel libro dei Giudici (4, 4) e stupisce subito per i suoi ruoli: profetessa e giudice, qualifica che ai tempi era riservata a personalità importanti, in grado di condurre le guerre e di governare in tempo di pace, risolvendo i conflitti tra le genti.
In Israele ci furono 12 giudici e Debora fu l’unica donna. Un giorno Dio le disse che avrebbe po- tuto sconfiggere il re cananeo Iabin, ventennale oppressore degli Israeliti.
Grazie alle profezie di Debora, il militare Barak riuscì a liberare Israele dal giogo nemico.
La vittoria venne celebrata da Debora intonando un inno di vittoria: è l’unica volta nel libro dei Giudici che un giudice intona un inno di vittoria, che peraltro è anche il discorso più lungo che la Bibbia ponga sulle labbra di una donna. Ciò conferisce a Debora il titolo di madre d’Israele, unico caso nella Bibbia.
- SOTTO LA CROCE DI GESÙ, MARIA NON C’ERA. SI TROVAVA INFATTI A NAZARET
Scena tra le più commoventi dei Vangeli, è rappresentata in molti dipinti e sculture (come la Pietà di Michelangelo). Tuttavia, la presenza della Madonna ai piedi della Croce è citata unicamente nel Vangelo di Giovanni.
È probabile che sia stata un’invenzione dell’evangelista. Molti gli elementi supportano questa tesi: Maria non accompagnava Gesù nella vita pubblica e al momento dell’arresto si trovava a 130 chilometri di distanza, a Nazaret, in Galilea.
I Romani non permettevano ai parenti di avvicinarsi ai condannati a morte e, se fosse stato possibile, è improbabile che Gesù abbia potuto pronunciare le frasi “Donna, ecco tuo figlio” e, rivolto al discepolo Giovanni, “Ecco tua madre”.
Sottolinea infatti Álvarez Valdés che “uno dei primi sintomi che sperimenta un uomo crocifisso è l’impossibilità di respirare”.
Per Giovanni, quindi, Maria non c’è: il suo racconto è una metafora della necessità di unione tra la tradizione ebraica (la madre) e la nuova religione cristiana (il discepolo).