Per colpire i nemici si distrugge anche la loro cultura. “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”. La frase, pronunciata oltre due secoli fa dal grande poeta tedesco Heinrich Heine (1797-1856), ha trovato purtroppo conferme anche in tempi recenti.
Non c’è guerra che non abbia messo al rogo libri, biblioteche o archivi nazionali. Dall’antichità al nazismo, fino ai giorni nostri, non c’è stato regime, ideologia o religione immune da questa ossessione distruttiva.
Il tentativo di cancellare la cultura del nemico continua a essere un’arma usata dagli eserciti invasori per annientare un popolo privandolo del suo passato. E il timore è che quanto accaduto trent’anni fa in Bosnia (con la distruzione della Biblioteca nazionale di Sarajevo) possa ripetersi oggi in Ucraina. Eppure, in qualche caso questi luoghi di cultura sono risorti dalle proprie ceneri.
Gli esempi più recenti sono la biblioteca universitaria di Mosul, in Iraq, bombardata dall’Isis nel 2014 e riaperta l’anno scorso dopo un lungo restauro, e il grande Archivio di Stato di Dublino, incendiato durante la guerra civile del 1922.
Quest’ultimo era uno degli archivi più ricchi d’Europa: venne ridotto in cenere in poche ore, mandando in fumo centinaia di migliaia di documenti, mappe e censimenti demografici che coprivano oltre sette secoli di storia irlandese e non solo.
In occasione del centenario, però, gran parte del materiale distrutto è stato recuperato da un gruppo di storici, archivisti e informatici che ha dato vita al Virtual Record Treasury of Ireland, una fedele ricostruzione digitale dell’archivio con oltre 150mila documenti, mappe e volumi digitalizzati e liberamente consultabili on-line (www.virtualtreasury.ie). Una rinascita negata a molte tra le biblioteche andate distrutte nel corso dei secoli.
1. Antica tattica di guerra
Il primo grande rogo di libri fu probabilmente quello ordinato nel 1358 a.C. dal faraone egizio Akhenaton II (foto sotto), che fece distruggere la grande biblioteca di Tebe.
Dopo avere introdotto il culto solare monoteista, Akhenaton pensò di cancellare le tradizioni religiose che lo avevano preceduto distruggendo i testi scritti dai suoi avversari, i sacerdoti di Tebe.
La nuova biblioteca che Akhenaton fece costruire al suo posto fu però anch’essa distrutta, dopo la morte del sovrano, dai sacerdoti che la incendiarono per vendetta.
In Mesopotamia, nel 612 a.C., le incursioni di Sciti e Babilonesi distrussero invece la biblioteca reale di Ninive (nell’illustrazione sotto), che conteneva migliaia di tavolette d’argilla, testi mitologici e religiosi che il grande re assiro Assurbanipal aveva fatto portare da ogni regione del suo impero.
Un tesoro di inestimabile valore per lo studio del mondo antico andò perduto per sempre.
Alcuni secoli più tardi Qin Shi Huang (sotto), primo imperatore della Cina e ideatore della Grande muraglia, decretò la distruzione di tutti i libri scritti prima di lui.
A partire dal 213 a.C. ordinò di bruciarli tutti eccetto quelli che trattavano di medicina, agricoltura o profezie.
Seguì una violenta persecuzione contro gli intellettuali, soprattutto di scuola confuciana, circa 400 dei quali furono sepolti vivi.
2. Lo scempio ad Alessandria d’Egitto
Costruita intorno al III secolo a.C., al tempo della dinastia greco-egizia dei Tolomei, la biblioteca reale di Alessandria avrebbe dovuto contenere qualsiasi opera pubblicata e a tale scopo furono finanziate missioni di ricerca e recupero ingaggiando studiosi da tutto il mondo greco.
In poco tempo divenne il polo del sapere più importante dell’antichità, la cui distruzione resta tuttora avvolta da una fitta coltre di mistero.
Le fonti storiche che raccontano la sua fine sono infatti contraddittorie e hanno reso assai ardua una ricostruzione condivisa dell’episodio. Quello che sappiamo per certo è che fu attaccata a più riprese nel corso dell’antichità, tra il 48 a.C. e il 642 d.C.
Alcuni studiosi sostengono che andò in fiamme quando Giulio Cesare incendiò il porto di Alessandria attaccando la flotta della regina Cleopatra, nel 48 a.C.
Altri ne attribuiscono invece la distruzione a Teofilo, patriarca cristiano della città, che intorno al 391 insieme al grandioso edificio volle cancellare tutto il sapere pagano.
A terminare l’opera, nel 642, ci pensò poi il califfo Omar Ibn al-Khattab, successore di Maometto, al tempo della conquista araba dell’Egitto.
«Per la prima volta venne distrutta una biblioteca universale, facendo nascere anche il mito della sua distruzione», spiega lo storico Lucien Polastron, autore di Libri al rogo. Storia della distruzione infinita delle biblioteche.
«Molto probabilmente la biblioteca fu distrutta più volte, in parte o del tutto, anche se poi il mito ha tramandato soltanto il rogo del 48 a.C. Quell’incendio fu però un danno collaterale della guerra. Cesare non aveva infatti alcuna intenzione di distruggere la biblioteca. Più realisticamente, pensava di rubarne le opere per portarle a Roma».
In tempi recenti è stata costruita, con il patrocinio dell’Unesco, la moderna Bibliotheca Alexandrina (foto sotto), aperta nel 2002 proprio dove si trovava la storica biblioteca reale di Alessandria.
3. I crociati a Costantinopoli e Lovanio, due volte sotto le bombe
- I crociati a Costantinopoli
«Durante le Crociate vennero distrutte alcune importanti biblioteche, come quella imperiale di Costantinopoli, fondata da Costantino il Grande nel IV secolo d.C.», spiega lo storico Lucien Polastron.
«I cavalieri cristiani saccheggiavano per spirito di rapina ma quando non giudicavano interessante il bottino, allora bruciavano tutto». Erano stati i successori di Costantino a far crescere la biblioteca imperiale di Costantinopoli fino a farla diventare una delle più grandi dell’antichità. Sotto, La presa di Costantinopoli nel 1204, del Tintoretto.
Dopo l’irreparabile perdita di quella di Alessandria, la grandiosa raccolta di libri conservata nella capitale dell’Impero bizantino ebbe il merito di salvaguardare la conoscenza dei testi antichi greci e romani.
La biblioteca sopravvisse per un millennio, nonostante i ripetuti incendi che distrussero parte delle sue collezioni. Ma nel 1204 non poté resistere alla furia iconoclasta delle armate cristiane.
Quando i cavalieri della quarta crociata giunsero a Costantinopoli, la biblioteca imperiale fu quasi interamente distrutta e migliaia di manoscritti andarono perduti per sempre.
L’unica parte risparmiata fu recuperata due secoli più tardi e nel 1453, dopo la conquista di Costantinopoli da parte delle truppe musulmane di Maometto II (sotto), entrò a far parte della biblioteca del sultano ottomano.
- Lovanio, due volte sotto le bombe
Due volte distrutta, due volte ricostruita in meno di cinquant’anni. Curioso destino, quello toccato nel corso del Novecento alla biblioteca universitaria di Lovanio (Belgio).
Le truppe tedesche occuparono l’antica città nell’estate del 1914, all’inizio della Prima guerra mondiale. I bombardamenti – iniziati la notte del 25 agosto – rasero al suolo oltre 2mila edifici e distrussero quasi del tutto la prestigiosa biblioteca dell’università cattolica, riducendo in cenere oltre 300mila volumi e circa un migliaio di manoscritti.
La biblioteca riaprì nel 1928 grazie a un cospicuo finanziamento britannico e statunitense ma il 16 maggio 1940, pochi giorni dopo l’invasione del Belgio da parte delle truppe del Terzo Reich, fu colpita di nuovo da una serie di raid aerei della Luftwaffe. Nella foto sotto, la biblioteca universtaria di Lovanio prima la distruzione del 1914.
Circa un milione di libri vennero danneggiati irreparabilmente: tra questi c’erano anche molti manoscritti e incunaboli consegnati dalla Germania come parte delle riparazioni della Prima guerra mondiale.
Dopo il 1945 la biblioteca universitaria di Lovanio è stata nuovamente ricostruita, seppure in una sede diversa da quella precedente, e ancora oggi custodisce un patrimonio di valore inestimabile a disposizione degli studiosi di tutto il mondo.
Nella foto sotto, la biblioteca universtaria di Lovanio dopo la distruzione del 1914, provocata dai cannoni tedeschi. Fu poi ricostruita e di nuovo bombardata, dalla Luftwaffe, durante la Seconda guerra mondiale.
4. L’assedio di Sarajevo
La Vijećnica (foto sotto) di Sarajevo era uno splendido edificio in stile moresco costruito sotto l’Impero austro-ungarico alla fine del XIX secolo.
A partire dal secondo dopoguerra ospitava la Biblioteca nazionale e universitaria della Bosnia Erzegovina, al cui interno erano conservati oltre un milione e mezzo di libri, decine di migliaia di manoscritti e opere rare.
Ma nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 le forze serbo-bosniache comandate dal generale Ratko Mladić iniziarono a bombardarla.
La pioggia di granate durò tre giorni, senza sosta. Le colonne moresche si incendiarono e le finestre esplosero lasciando fuoriuscire le fiamme. Il tetto crollò trascinando al suolo brandelli di manoscritti.
Una gigantesca catena umana formata da studenti, professori, bibliotecari e cittadini comuni cercò di salvare i libri, ma alla fine le fiamme ridussero in polvere circa l’ottanta per cento dei volumi.
La Vijećnica non era soltanto una biblioteca, ma un luogo che conservava la storia e la memoria della città e del Paese.
La sua distruzione fu un atto deliberato che divenne anche uno dei simboli del brutale assedio di Sarajevo, durato quasi quattro anni e che costò la vita a 12mila persone.
L’imponente edificio è rimasto a lungo uno scheletro di mattoni bruciati, pieno di cenere. Dopo un complesso restauro, nel 2014 è stato infine restituito al suo antico splendore, ma ha cambiato destinazione.
Adesso ospita il municipio cittadino e un museo sulla storia della biblioteca e sulla guerra nei Balcani.
5. Baghdad nel mirino: dalle armate mongole alle bombe contro Saddam Hussein
Un antico proverbio arabo (“gli egiziani scrivono libri, i libanesi li commerciano, ma è a Baghdad che vengono letti”) fa riferimento a una delle più prestigiose istituzioni culturali dell’antichità: Bayt al-Hikma, la Casa della sapienza, voluta dal califfo al-Rashid nel IX secolo (sotto).
In poco tempo raggiunse lo straordinario patrimonio librario di mezzo milione di volumi, quando in Europa le biblioteche cristiane ne contenevano a malapena un migliaio.
Era talmente grande da ospitare un’università e per secoli fu una delle opere più alte mai realizzate dall’arte islamica: al suo interno erano conservate opere in greco, ebraico, copto, siriaco, persiano, sanscrito e arabo.
Ma nel 1258 la Casa della sapienza non scampò alle armate mongole di Hulegu, nipote di Gengis Khan, che distrussero centinaia di migliaia di libri gettandoli nelle acque del Tigri. Il colore del fiume divenne nero per l’inchiostro delle pagine che si diluiva nell’acqua.
Fu una distruzione premeditata, contro il prestigio intellettuale della città, e pochissimi di quei libri furono salvati: uno di essi, un testo del XIII secolo dedicato all’interpretazione del Corano, è oggi custodito tra gli scaffali della biblioteca di Al-Qadiriyya, a Baghdad, ed è sopravvissuto a secoli di devastazioni arrivando quasi intatto fino ai giorni nostri.
Nel maggio del 2003, quando cadde il regime di Saddam Hussein, decine di biblioteche della capitale irachena vennero incendiate e saccheggiate.
Nel caos di quei giorni sparirono volumi antichissimi: edizioni uniche delle Mille e una notte, manoscritti con le prime traduzioni in arabo di Aristotele, opere filosofiche di Avicenna e Averroè.
La biblioteca di Al-Qadiriyya fu una delle poche a salvare i suoi tesori grazie agli eroici bibliotecari, che riuscirono a nascondere i volumi più antichi e preziosi negli scantinati, nei sotterranei e in luoghi protetti e segreti mentre la città veniva bombardata dall’esercito americano.
Nella foto sotto, un iracheno raccoglie i resti di libri bruciati in una delle principali biblioteche di Baghdad, dopo l’incendio del 23 agosto 1999. Nel 2003 altre biblioteche vennero incendiate e saccheggiate.