I fari in Italia punteggiano le nostre coste, permettendo alle navi una navigazione sicura.
Vantano una storia millenaria che comincia attorno al 280 a.C. con il monumentale faro di Alessandria d’Egitto, il primo di cui si abbia notizia.
Alto 130 metri, fu eretto sull’isola di Faro, all’imboccatura del porto, una collocazione geografica che avrebbe finito per dare nome a tutte le torri luminose che sarebbero seguite.
Quanto al nostro Paese, il primo faro compare a Ostia nel II secolo d.C. e grazie al fuoco appiccato nel suo immenso braciere era visibile sino a 45 chilometri di distanza.
Nel passato i fari utilizzavano come combustibile olio d’oliva, paraffina e acetilene, poi divennero elettrici. Nel corso dei secoli molti di essi vennero abbattuti, ricostruiti e trasformati.
Torri svettanti verso il cielo, i fari orientano le navi e la loro navigazione nel Mediterraneo. Il nostro Paese ne conta 154: dalla Lanterna di Genova, che detiene il record nazionale di altezza, a quello dell’Asinara, manutenuto dalle mogli dei faristi, a quello di Rimini, celebrato da Fellini in un celebre film.
1. IL FARO DELL’ASINARA E IL FARO DI TRIESTE
- SARDEGNA: IL FARO DELL’ASINARA È DETTO “FARO DELLE DONNE”
Per tutti è il “faro delle donne”: la storia del Faro di Punta Scorno, sull’isola Asinara (Sardegna) è legata al reportage del fotografo Mario De Biasi pubblicato sulla rivista Epoca nel 1955, in cui, nel raccontare la vita dei faristi, veniva sottolineato il ruolo delle mogli, che vivevano con loro nei tre piani di questa palazzina alta 35 metri da terra e 80 metri dall’acqua.
Le donne rappresentavano un aiuto e un sostegno fondamentale nell’accensione e manutenzione di questa struttura costruita nel 1859, quando l’Asinara faceva parte del regno di Sardegna.
Un punto di svolta fu il 1973 quando l’elettrificazione prese il posto dei tre gruppi elettrogeni alimentati a combustibile e il cui rifornimento era un momento epico.
Le navi gettavano l’ancora nella banchina presso Punta Scorno, dove scaricavano pesanti fusti in ferro zincato aventi ciascuno una capacità di 200 litri.
Poi bisognava trasportarli sino alla struttura del faro. Per questo venivano in aiuto dei faristi i detenuti del penitenziario locale aperto dal 1885 al 1998.
- FRIULI-VENEZIA GIULIA: IL FARO DI TRIESTE CELEBRA LA RESTITUZIONE DELLA CITTÀ ALL’ITALIA
Imponente, con i suoi 60 metri di altezza, il Faro della Vittoria di Trieste è uno dei simboli più noti della città giuliana.
Progettato dall’architetto Arduino Berlam, venne inaugurato dal re Vittorio Emanuele III il 24 maggio 1927.
Doveva svolgere la sua funzione di guida per le navi e celebrare il ritorno di Trieste all’Italia, sancito il 3 novembre 1918, data dell’entrata in città dell’esercito italiano dopo la sconfitta dell’impero austro-ungarico e la capitolazione della dinastia degli Asburgo.
A ricordo di questa data venne collocata sulla cima del faro la statua della Vittoria Alata, realizzata usando il rame sbalzato, resistente alle forti raffiche di bora, il vento tipico di Trieste.
La statua, alta 7,20 metri, fu realizzata dall’artista locale Giovanni Mayer e assemblata dall’artigiano triestino Giacomo Sebroth.
Un ultimo accorgimento venne poi dedicato alla corona che cinge il capo della statua: attorno sono celate le protezioni contro le eventuali scariche elettriche provocate dai fulmini.
2. IL FARO DI LIVORNO E IL FARO DI PUNTA SECCA
- TOSCANA: A LIVORNO PRIMA SORSE IL FARO, POI LA CITTÀ
C’è un solo faro al mondo a essere nato prima della città che lo ospita. È quello di Livorno.
Lo volle la repubblica marinara di Pisa che scelse la zona in cui sorgeva un villaggio, abitato da pescatori e dalle loro famiglie. Questo borgo sarebbe diventato la città di Livorno.
Costruito tra il 1303 e il 1305, il Fanale di Pisa, come fu ribattezzato, era alto 56 metri e aveva una base poligonale a 13 lati, a ridosso della quale i Medici decisero di dare il via allo sviluppo urbano e commerciale di Livorno nel XV secolo.
Il faro di Pisa ha assistito a scambi commerciali variegati, compresa la vendita di schiavi.
Intuitiva fu l’idea di creare un magazzino in cui stipare le merci accanto al Fanale e un lazzaretto per gli equipaggi: avrebbe salvato Livorno da diverse epidemie di peste.
Il 19 luglio del 1944 i nazisti fecero saltare il faro, ma nel 1955 fu ricostruito identico all’originale grazie a fondi messi a disposizione dai livornesi e dal governo.
- PUNTA SECCA (SICILIA)
Il faro di Punta Secca, frazione del comune di Santa Croce Camerina nei pressi di Ragusa è ben visibile nella fiction tv Il Commissario Montalbano, tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.
A farlo costruire furono i Borbone nel 1857, che si affidarono all’ingegnere Nicolò Diliberto D’Anna.
Dopo due anni di lavori il faro era terminato: alto 35 metri, gli fu costruito accanto un “edificio a forma di U che sboccia in una terrazza dalla quale si ammirano il faro e il porticciolo, nonché la spiaggia”, scrive Bergamin.
Per molto tempo si è ritenuto che lo sbarco delle truppe americane del 9 luglio 1953 fosse avvenuto qui, mentre in realtà i soldati statunitensi misero piede in Sicilia tra Licata e Gela e più a est, tra Pachino e Siracusa.
3. LA LANTERNA DI GENOVA E IL FARO DI MANIACE
- LIGURIA: LA LANTERNA DI GENOVA È IL FARO PIÙ ALTO D’ITALIA
Quella che viene comunemente chiamata la Lanterna, può vantare due primati: è il più antico faro italiano ancora in funzione ed è anche il più alto del Mare Mediterraneo grazie ai suoi 77 metri di altezza (superata solo dal faro dell’Île Vierge nel Finistère, presso Plouguerneau in Francia, alto 82,5 metri).
Secondo alcune fonti, la sua costruzione risalirebbe al 1128, anche se per poterla ammirare con il suo aspetto definitivo occorre attendere il 1326 quando alla sua sommità venne installato il “lanternino” a olio dal quale il faro prese il nome.
Fu anche adibito a prigione e nel 1372 vi fu rinchiuso Jacopo da Lusignano, zio del re di Cipro Pietro II. Tra i primi custodi del faro figura, nel 1449, Antonio Colombo, zio del più famoso Cristoforo. Raso al suolo nel 1514, fu ricostruito 30 anni dopo sul progetto di Giovanni Maria Olgiati, il più grande architetto civile dell’epoca.
Simbolo di Genova, è stato illuminato di una luce tricolore, per simboleggiare la resilienza degli italiani durante la pandemia e di rosa, per ribadire l’importanza del sostegno collettivo alla parità di genere e la lotta alla violenza contro le donne.
- FARO DI MANIACE (SICILIA)
È inglobato nel castello di Maniace sull’isola di Ortigia (Siracusa). Di colore verde, spicca nel complesso voluto da Federico II di Svevia e costruito tra 1232 e 1239.
Ampliato in seguito, divenne l’avamposto di Siracusa che dal XVI secolo dovette affrontare i pirati saraceni.
Per difendersi si decise di costruire un faro che avrebbe avvertito accendendo fuochi la popolazione dell’arrivo dei nemici.
L’architetto militare Antonio Ferramolino da Bergamo eresse un faro alto 7 metri sul bastione e 27 metri da terra.
Terminata l’emergenza saraceni, il faro rimase un indispensabile punto di riferimento nautico. Emette una luce ogni 3 secondi con una portata nominale di 9 miglia nautiche.
4. IL FARO DI SAN VENERIO E IL FARO DI PUNTA PENNA
- LIGURIA: SI TROVA A LA SPEZIA IL PRIMO FARO ELETTRIFICATO D’ITALIA
Sulla minuscola isola del Tino, nel golfo di La Spezia, c’è il faro di San Venerio, un eremita del VII secolo che “aveva l’abitudine di aiutare i naviganti accendendo falò dalle alte fiamme e incessanti fumi, in modo che potessero ritrovare la rotta.
Costruito nel 1840, è alto appena 30 metri. Tuttavia ha sempre costituito un laboratorio di sperimentazione tecnologica non soltanto ai fini di difesa marittima, ma anche per usi civili.
Dopo l’olio vegetale, carbone e petrolio, il faro di San Venerio fu il primo in Italia e terzo in Europa a venire elettrificato, usando in fase sperimentale le lampade della protezione antiaerea capaci di emettere una luce visibile anche sulle colline di Genova, mentre l’energia elettrica veniva fatta arrivare tramite un cavo sottomarino.
Nel 2016, inoltre, è stato il primo faro a testare i nuovi led a lunga portata di ultimissima generazione.
- PUNTA PENNA (ABRUZZO)
Il faro di Punta Penna a Vasto (Chieti) è il secondo più alto d’Italia. Secondo la leggenda, al di sotto si troverebbe una grotta detta “della Carnarejje” abitata da diavoli che difendono un grande (e mai trovato) tesoro.
Nelle notti di tramontana si udirebbero i fischi emessi da quelle creature luciferine per spaventare chi osi avventurarsi nei dintorni di questo promontorio sul quale svetta la silhouette bianca e affusolata del faro.
Questo luogo fu scelto nel 1906 perché ritenuto un porto naturale, il più importante tra Ancona e Bari.
Costruito sul progetto di Olindo Tarcione, fu più volte rimaneggiato e in parte distrutto nel 1944 dall’esercito tedesco in ritirata.
Venne poi ripristinato e inaugurato il 2 maggio 1948.
5. IL FARO DI RIMINI E IL FARO DI PUNTA TORRE CANNE
- EMILIA ROMAGNA: A RIMINI C’È IL FARO DI FELLINI
Il faro di Rimini ci immerge nell’atmosfera poetica e sognante del geniale regista Federico Fellini (1920- 1993), nato in questa città.
Nel film Amarcord immagina che il transatlantico Rex appaia di notte di fronte nell’ultimo tratto di porto (che i riminesi chiamano la Palata) dove sorge il faro.
L’idea di costruire un faro o una torre-fortino che doveva funzionare anche come vedetta per le continue scorrerie dei pirati turchi nella zona, circolava già nel XVIII secolo.
A tale scopo Papa Clemente XII donò 10.000 scudi.
Dopo i primi progetti degli anni ‘30 del ‘700, la costruzione (su progetto dell’architetto Luigi Vanvitelli) prese il via intorno tra il 1756 o 1760 e si concluse il 1764 con l’architetto Giovanni Francesco Buonamici.
Il faro venne rimaneggiato nel 1862 e nel 1934 da alimentato a gas divenne elettrico. Parzialmente distrutto durante la Seconda Guerra mondiale, fu ricostruito nel 1946 dal Genio Civile.
- PUNTA TORRE CANNE (PUGLIA)
Il faro di Punta Torre Canne è in Puglia, è stato attivato nel 1929 ed è diventato un simbolo della regione.
La sua fama è dovuta soprattutto alla posizione: immersa in una delle zone naturali più affascinanti d’Italia, Punta Torre Canne si trova tra le vestigia dell’antica città di Egnazia (“Plinio il Vecchio, Strabone, Orazio hanno tessuto le lodi di questa cittadina che tuttora impressiona per la sua vastità”) e le dune che formano il Parco naturale regionale esteso da qui sino a Torre San Leonardo.
Ancora oggi questo faro segnala ai pescatori la presenza di bassi fondali e secche.
Sino agli anni Novanta chi era addetto alla sua manutenzione doveva portare le bombole di acetilene a spalle su per la scala elicoidale.