“Gli do da mangiare due volte al giorno come mi ha detto il veterinario, ha un bel giardino dove stare e ogni tanto ci gioca con i miei figli, la notte ha il box a disposizione con la sua brandina, lo porto a fare una passeggiata tutte le sere quando torno dal lavoro… cos’altro gli servirà mai?”
Discorsi abbastanza comuni tuttora, purtroppo, anche se sembrano di cinquant’anni fa.
Poi ci sono anche un sacco di poveri cani che non hanno nemmeno il poco che il nostro interlocutore mica tanto immaginario ha appena elencato, convinto che basti. No, non può bastare.
Per la serenità e la felicità di un cane serve ben altro. Facciamo un elenco ragionato delle cose che vanno garantite. Non sono molte ma sono irrinunciabili.
1. Stare con noi. La solitudine fa male ai cani
A differenza della maggior parte di noi, un cane non è mai solo, neppure prima di venire al mondo, perché nel ventre della madre sono tanti i futuri cuccioli che attendono la nascita.
Ed è proprio dai primi istanti di vita che nasce nel cane la necessità di non essere solo.
Non avendo la possibilità di regolare la temperatura corporea per diverse settimane dopo la nascita, infatti, i cuccioli stanno ammassati gli uni sugli altri e si addossano alla madre.
Se proviamo ad allontanare un cucciolo di pochi giorni dal “mucchio”, il senso del tatto, già attivo in parte, gli dirà di tornare subito al caldo perché la sua vita è in pericolo.
In sostanza, il cane appena nato apprende una lezione indelebile che durerà per sempre e che fa di lui un animale sociale anche in termini di purissima natura. La lezione è questa: “La vita sono gli altri”, dove “altri” si riferisce alla sua famiglia.
E se la sua famiglia siamo noi e se noi lo obblighiamo a stare solo, all’esterno, mentre noi stiamo tutti insieme dentro casa, lo poniamo in una condizione altamente innaturale, che non può capire né accettare ma soltanto subire, soffrendo profondamente.
Inoltre, il cane è una sottospecie del lupo, predatore sociale per eccellenza, quindi nella mente del nostro amico la vita ha senso solo in branco, come per il suo progenitore selvaggio.
Dal punto di vista dei lupi, e di conseguenza anche dei cani, l’allontanamento dal branco significa essere rifiutati dalla propria famiglia, un trauma molto pesante emotivamente e anche in termini pratici, perché la solitudine è spesso l’anticamera della morte per un lupo, che come cacciatore solitario non vale granché mentre è incredibilmente efficiente in branco.
Ovviamente, il cane domestico non è un lupo, o meglio lo è in una versione immatura che non diventa mai adulta, ma ciò non toglie che il suo modo di vedere il mondo sia molto simile.
Quindi il nostro rifiuto di condividere con lui la nostra casa, dove stare anche fisicamente vicini, che è un’altra necessità importante in termini emotivi, non è comprensibile e causa sofferenze.
Ecco quindi che garantire al cane l’accesso alla casa, condividere tempo e spazi con lui, accarezzarlo e coccolarlo, parlargli e farlo sentire parte della nostra famiglia, cioè del suo branco, diventa la prima delle chiavi per renderlo sereno, emotivamente appagato e sicuro di essere nel posto giusto.
2. Dove dentro casa? Comfort zone e scelte per la notte
Abbiamo capito quanto sia importante per il cane vivere insieme a noi condividendo gli spazi della casa. Ma non basta, perché come noi anche il nostro amico ha bisogno di qualche zona tutta per sé. Stiamo parlando di aree dove potrà trovare sempre pace e relax.
Una comoda e avvolgente cuccia, un trasportino aperto per ogni evenienza, un recinto box per i cuccioli, per esempio, sono tutti spazi che forniscono la possibilità di ridurre eccitabilità, stress e perdita di autocontrollo. Il comune denominatore di questi luoghi di relax riguarda la struttura, la composizione e la loro stessa collocazione.
Così, il punto di quiete dedicato al nostro amico deve essere ubicato in zone poco “trafficate” dell’abitazione, escludendo linee di passaggio o aree centrali. La destinazione di aree “periferiche”, ma con la garanzia della partecipazione alla vita famigliare, è funzionale a un giusto rilassamento, estremamente importante per il cane (e anche per noi, a pensarci bene).
E poi la “zona notte”, davvero cruciale. In natura, la notte rappresenta sempre una fase di maggiore vigilanza, perché la visibilità cala drasticamente e questo vale anche per il cane, che vede meglio di noi al buio ma non poi tanto. Non a caso, la maggior parte dei cani diventa più vigile e sensibile ai rumori quando cala la notte.
Il branco di lupi si raggruppa sempre per dormire. Stanno vicini, per garantirsi protezione reciproca. Anche il nostro cane si aspetta questo atteggiamento e confinarlo altrove, lontano da noi, lo renderà insicuro e gli farà passare notti poco serene, perché si sentirà solo e senza la protezione del branco.
Quindi, la zona notte del nostro amico sarà in camera nostra, con una cuccia tutta per lui. In questo modo, inoltre, l’avremo sempre sotto controllo nel caso stesse male o avesse bisogno di uscire per un’urgenza. E ci sentiremo più protetti anche noi, in realtà.
3. Il movimento è vita... Un cinofilo pigro non è un buon cinofilo
Tutti i cani hanno bisogno di fare movimento. Quanto? Dipende dalla tipologia e dall’età.
Un grosso e pesante mastino non va oltre un paio di passeggiate al giorno mentre un cane da conduzione del gregge deve scaricare una quantità molto elevata di energia su base quotidiana, per fare due esempi agli antipodi.
Nel mezzo ci sono tutti gli altri e quanto movimento serva loro ce lo dirà soprattutto il comportamento tra le mura di casa: se sono tranquilli e rilassati, vuol dire che si muovono abbastanza; se sono agitati e insoddisfatti, no.
Ma non è tutto qui. Un cucciolone, un cane giovane, un soggetto nel pieno della prestanza fisica, un cane maturo e uno anziano hanno esigenze di movimento differenti e molto dipende anche dallo stile di vita che hanno avuto, nel caso di soggetti non più giovani: cani che hanno sempre fatto sport e sono in salute, anche verso gli ultimi anni in genere hanno molta più energia e desiderio di spenderla di quelli che hanno fatto vita più sedentaria.
Dunque un cinofilo in genere deve essere anche una persona attiva, che ama camminare insieme al proprio cane ma anche giocare con lui e consentirgli di giocare con altri cani, scelti con attenzione per evitare problemi. E se ha scelto una razza da lavoro, dovrà impegnarsi molto di più.
Ecco perché e cosa fare:
- quasi tutte le razze canine sono state selezionate per dei compiti ben precisi, impegnativi fisicamente e mentalmente: pensiamo ai cani da caccia, per esempio, o ai cani da pastore, ma anche a quelli da difesa, da traino e così via. Sono predisposti al lavoro, ne hanno bisogno a livello psicofisico e se non possono farlo tutte quelle energie che gli appartengono per selezione rimangono inespresse, con gravi conseguenze a livello comportamentale: distruttività, vocalizzazioni incontrollate, depressione, aggressività, automutilazioni e così via.
- La risposta a queste esigenze molto importanti per fortuna c’è e non consiste nel diventare allevatori di pecore sui monti o guidatori di slitte nell’Artico, scelte poco praticabili per ovvi motivi. Per far lavorare i nostri cani ci sono le attività cinofilo-sportive: Agility, Obedience, Disc Dog, Rally Obedience, Prove naturali e altro ancora, incluse attività preziose e più serie come il soccorso, la ricerca persone, la Pet therapy e via dicendo. Naturalmente, prima di qualsiasi attività il nostro amico dovrà seguire un corso di educazione di base, e noi con lui.
Considerata la vastità della scelta, non faticheremo a trovare qualcosa che sia adatto sia al nostro amico sia alle nostre possibilità e, praticando sport o seguendo corsi di formazione per attività socialmente utili, non solo daremo modo al cane di mettere a frutto le sue doti e quindi sentirsi appagato e realizzato, ma ci divertiremo e ci entusiasmeremo scoprendo quanto sia bello lavorare con un cane e quanto la relazione con lui crescerà e diverrà molto profonda.
4. Un olfatto eccezionale. Lasciamolo annusare, sarà più sereno
L‘olfatto dei nostri amici è più efficace di qualsiasi laboratorio chimico, perché è capace di distinguere qualsiasi odore con precisione estrema, anche quando tanti altri odori, anche più intensi, si mescolano a quello che interessa a lui.
Da secoli utilizziamo questa abilità del cane per mille compiti e gli orizzonti si stanno allargando ulteriormente, al punto che oggi ci sono cani addestrati a individuare la presenza di un tumore nel nostro corpo “semplicemente” fiutando noi o un campione biologico, cosa che nessuna attrezzatura medica è in grado di fare con pari rapidità e precisione.
Ma una simile capacità quanto conta nella vita del cane?
- Conta moltissimo, perché grazie ai milioni e milioni di recettori olfattivi (cellule specializzate nel “catturare” gli odori) presenti nel suo naso il cane esamina e seleziona gli odori che gli interessano e li trasmette a un’apposita area del cervello dove risiedono i “bulbi olfattivi” che provvedono a tradurre in informazioni pratiche quei particolari odori.
Ed ecco che, annusando l’urina di un suo simile, per esempio, il nostro amico ne individua il sesso, la presenza o meno di ormoni della riproduzione, lo stato di salute, l’età e chissà cos’altro.
- Questo vale per qualsiasi traccia odorosa il cane trovi, comprese minuscole molecole cadute da esseri viventi oppure oggetti.
Tutto questo spiega perfettamente perché, quando andiamo a fare una passeggiata con il nostro cane, i suoi movimenti siano del tutto diversi dai nostri: è il naso a guidarlo, cioè gli odori che incontra lungo il cammino.
Odori lasciati da altri cani mediante urina e feci, ma anche tracce diverse, vere e proprie “piste” costituite dalle secrezioni che le zampe depositano sul terreno, per esempio.
- È come se il mondo fosse costellato di tante indicazioni, tutte potenzialmente interessanti, che il cane esamina, decidendo poi quali meritino maggiore attenzione e, perciò, vadano seguite cercando di arrivare alla meta, cioè colui che ha disseminato i “cartelli”.
Il problema, per il cane, è che raramente noi gli consentiamo di farlo, decidendo percorsi e mete delle uscite senza tenere conto delle informazioni olfattive, anche perché non le percepiamo.
E questo è piuttosto frustrante per il nostro amico. Lasciamolo annusare il più possibile, dunque: ne guadagnerà in serenità e anche in bagaglio di informazioni. E a casa sarà più rilassato.
5. L’ultima chiave. L’amore è una questione di scelte
Abbiamo visto quali sono le decisioni da adottare perché il nostro amico possa vivere una vera “vita da cane”, cioè ricca di esperienze adatte alla sua specie e di altre condivise con noi, nel solco di un’alleanza che dura dalla Preistoria e che non ha eguali sulla Terra.
Resta solo un’ultima chiave da aggiungere al nostro ideale “mazzo” che apre le porte della serenità e della felicità canina. È l’amore per il nostro cane. Banale? Solo all’apparenza.
Amare un altro essere vivente, che oltretutto non è umano, è qualcosa di particolare e, in parte, di istintivo.
Ricerche scientifiche condotte di recente hanno persino individuato una componente genetica che predispone o meno noi bipedi al rapporto positivo con il cane.
Ma al di là di questo, dobbiamo identificare cosa significhi “amare” questa creatura unica al mondo, un animale domestico con la mentalità simile a quella di un predatore selvaggio, perché questo è il cane.
Significa scegliere. Scegliere di alzarsi prima la mattina per portarlo fuori, non solo a liberarsi ma anche a giocare con noi, in qualsiasi stagione.
Significa non andare al mare ma in montagna, per esempio, perché, almeno in Italia, ci sono ancora tante restrizioni idiote su spiagge e bagni.
Significa passare il Capodanno a casa con lui invece che a festeggiare con gli amici, se come spesso capita è terrorizzato da quell’incivile usanza che sono i “botti”.
Significa spendere denaro, e non poco, per curarlo se si ammala e per nutrirlo adeguatamente. Significa rispettare la sua natura e accettare i suoi limiti, perché come noi anche il cane ne ha.
Significa ricordarsi che noi potremo avere molti cani nella vita mentre lui avrà solo noi nella sua, quasi sempre più breve della nostra.
E sapere che soffriremo terribilmente quando se ne andrà ma dovremo essere accanto a lui quando accadrà, perché altrimenti lo tradiremmo proprio nel momento più difficile.
Senza il grande impegno che tutto ciò implica, non si può parlare di “amore” per il cane.