Le razze costituiscono il vasto gruppo dei Batoidei che, con quasi 600 specie, rappresenta oltre la metà di tutti i pesci elasmobranchi attualmente viventi e sono comprese, insieme agli squali, nella classe dei condroitti o pesci cartilaginei. Sono ampiamente diffuse sui fondali oceanici, negli ambienti pelagici e anche in numerosi habitat costieri d'acqua dolce. I caratteri generali delle principali famiglie sono facili da riconoscere, ma le singole specie sono talvolta estremamente simili e difficili da distinguere. Le specie più importanti dal punto di vista commerciale sono sicuramente la razza stellata, Raja asterias, la razza quattrocchi, Raja miraletus e la razza chiodata, Raja clavata.
Gli esemplari di razza che vivono nel mar Mediterraneo e nei nostri mari appartengono alla famiglia Raidae, presente in quest’area con 15 specie suddivise in 4 diversi generi: Dipturus, Leucoraja, Raja e Rostroraja. I Batoidei hanno fatto la loro comparsa in tempi relativamente recenti nell'evoluzione delle specie viventi, ossia circa 200 milioni di anni dopo i primi squali. Si ritiene che le razze più antiche, che sono imparentate con gli attuali pesci chitarra, si siano differenziate da squali dal corpo depresso più o meno all'epoca dei dinosauri. Il più antico esemplare fossile di razza risale al Giurassico, a oltre 150 milioni di anni fa.
La razza è un pesce conosciuta dall'antichità e la cultura più nota su di esse è quella greco romana. Si narra che con il pungiglione di una razza pastinaca applicato alla lancia, Telegono uccise il padre Ulisse. Plinio sosteneva che l'aculeo potesse far morire alberi e trapassare moderne armature. Le razze presentano un'ampia varietà di forme e dimensioni:
- I Rajdi hanno il corpo di forma arrotondata o romboidale, con una breve coda muscolosa e che sono provvisti di deboli organi elettrici situati lungo i fianchi della coda, che utilizzano solitamente nelle interazioni sociali;
- I Torpedinoidei sono caratterizzati da disco tondeggiante e muscoli modificati nelle pinne pettorali che, in talune specie, possono produrre scariche elettriche di alcune centinaia di volt a scopo difensivo e per la cattura della preda;
- I Dasiatidi (pastinache, trigoni o ferracce) abitano le zone protette da scogliere coralline e sono principali predatori dei piccoli invertebrati che vivono nei soffici sedimenti del fondo e anche di piccoli pesci;
- I Miliobatidi e Rinopteridi possiedono ampie placche dentali con le quali frantumano le conchiglie dei molluschi;
- Le grandi Mante pelagiche vivono in mare aperto e sono contraddistinti dalla presenza di pinne cefaliche ai due lati della bocca, utilizzate per incanalare l'acqua e raccogliere così plancton e piccoli pesci;
Le razze sono, fra tutti gli Elasmobranchi, il gruppo che possiede la maggiore massa celebrale e sono, infatti, animali altamente complessi che sfruttano raffinati sistemi sensoriali per attuare comportamenti sociali avanzati. Sono animali facilmente osservabili, che possono essere seguiti per lunghi periodi e che danno quindi la possibilità di studiare a fondo il loro comportamento.
Oggi parleremo di questi meravigliosi pesci cartilaginei. Ci occuperemo, in particolare, di 5 specie (tra le oltre 600 esistenti) ritenute tra le più pericolose per gli esseri umani. Scopriamole da vicino.
1. Potamotrygon motoro
I membri di questa famiglia popolano i grandi laghi e i sistemi fluviali delle regioni tropicali sudamericane. Limitati agli habitat di acqua dolce, dove si rinvengono anche a oltre 1.600 km dal mare, molti di essi hanno un aspetto simile, ma vivono in sistemi fluviali diversi. Mostrano una certa somiglianza con Urolofidi e Dasiatidi. Il disco, ovale o tondeggiante, è rivestito da una cute per lo più liscia e priva di dentelli; la coda, affusolata, è priva delle pinne dorsali, ma reca solitamente una serie di spine al centro e un lungo aculeo vicino all'estremità.
Potamotrygon motoro arriva fino a 30 cm di larghezza e si distingue per la livrea con ampi e scuri anelli concentrici e con una fila di cerchi più piccoli che borda il margine del disco. Vive nei fiume del Paraguay, dove ama starsene parzialmente sepolta nel fango e nella sabbia, nei vortici a valle di un ostacolo e nei rami laterali. Poiché in questa condizione è molto difficile da individuare, è facile urtarla inavvertitamente.
Nonostante le modeste dimensione, l'aculeo della coda è una formidabile arma difensiva che può colpire in profondità e infliggere ferite estremamente dolorose, assai temute dai pescatori locali che catturano questa razza con le reti. Vi sono stati casi di morte per ferite all'addome e per lo sviluppassi di infezioni secondarie in seguito a ferite accidentali. Maschi e femmine si accoppiano fra settembre e ottobre e i piccoli nascono circa 5 mesi dopo. Nel ventre materno gli embrioni si nutrono del sacco vitellino e dei fluidi secreti dai tessuti uterini.
2. Torpedo nobiliana (Torpedine nera)
Nota anche come Torpedine dei nobili, la Torpedine nera ha dimensioni cospicue, fino a 90 kg di peso, ed è certamente la più grande fra le razze provviste di organi elettrici. Questi ultimi, assi potenti, producono intense scariche elettriche, anche a 220 volt. La parte superiore del disco è caricata positivamente, quella inferiore negativamente e, durante la scarica, le acque circostanti o un ignaro animale fungono da ponte per il passaggio della corrente fra i 2 poli di questa "batteria" vivente. In assenza di questo meccanismo, la razza potrebbe anche fulminare se stessa.
La Torpedine nera utilizza gli organi elettrici a scopo difensivo e predatorio, ma forse anche come organi sensoriali per individuare le prede o come mezzo di comunicazione. Il dorso è di colorazione variabile dal blu al marrone e al nero, e talvolta può recare delle macchioline bianche e nere. Tutte le torpedini hanno un grande disco flessuoso, più largo che lungo, rivestito di pelle liscia. Sulla breve coda si innestano 2 pinne dorsali, di cui la prima molto più grande della seconda.
La Torpedine nera vive lungo le coste temperate e tropicali fino a 450 m di profondità, dove trascorre gran parte del tempo sul fondale, ma migra anche in acque aperte. E' raro poterla osservare durante le immersioni. Gli adulti sono abili predatori di pesci bentonici come piccoli squali, anguille, passere e sogliole, mentre i giovani preferiscono i crostacei. Questa Torpedine tende agguati alle prede sotto il substrato e le mangia intere (per questo è rara negli acquari). Diversamente da altre razze è una specie molto prolifica: la femmina partorisce fino a 60 piccoli dopo un anno circa di gestazione.
Nel Mediterraneo sono presenti altre 2 specie appartenenti allo stesso genere, T. torpedo e T. marmorara.
3. Dasyatis americana (Pastinaca americana)
La Pastinaca americana è caratterizzata da un disco ampio, piatto e quasi quadrangolare: lungo il dorso corre una fila di piccoli tubercoli di colore che varia dal grigio al bruno. La coda è solcata da una lunga piega cutanea sulla faccia inferiore e da una piccola carena su quella superiore. Vive in prevalenza negli ambienti sabbiosi al largo delle spiagge, in lagune e intorno alle distese di alghe. SI ciba di grandi invertebrati, come granchi, gamberi e vermi, e di piccoli pesci bentonici che cattura soprattutto di notte.
Di giorno rimane quasi completamente nascosta nella sabbia. Spesso il primo segnale rivelatore della sua presenza è un paio di fori nel fondale arenoso: sono spiracoli, che qualcuno scambia per occhi. Se avvicinata con cautela, solitamente rimane immobile, inoltre sembra esprimere una certa socievolezza nei confronti dell'uomo. In alcuni luoghi delle isole Cayman i subacquei possono offrire cibo con la mano alle pastinache nel loro habitat naturale.
Purtroppo per via dei lunghi aculei sulla coda, queste razze sono state responsabili di alcuni casi di morte, ma quasi sempre i loro attacchi erano provocati dall'atteggiamento incauto delle vittime. Oltre a iniettare un veleno, i pungiglioni sono molto affilati e, se colpiscono ripetutamente, provocano danni ancor più gravi del liquido tossico, soprattutto in caso di ferite a un organo vitale. Le pastinache li utilizzano però solo se si sentono minacciate o tormentate. Si tratta in realtà di animali gentili e curiosi, facilmente addomesticabili e molto apprezzati negli acquari.
Nel Mar Mediterraneo sono presenti altre 3 specie del genere Dasyatis: D. violacea, D. pastinaca e D. centroura.
4. Hypnos monopterygium
Fra tutti gli Ipnidi questa razza presenta la singolarità di avere un grande disco minore formato dalle pinne pelviche. Quando muore a viene portata a riva dalle onde, la sua carcassa si dilata sotto l'azione dei raggi del sole assumendo la curiosa forma di una bara. Ha una coda molto breve, con 2 minuscole pinne dorsali situate in prossimità dell'altrettanto minuta caudale. La pelle morbida, è priva di spine e dentelli e varia dal color cioccolato al rosa e al grigio.
Hypnos monopterygium vive in prossimità della costa nelle acque caldo-temperate e subtropicali, dove predilige gli ambienti riparati, come insenature sabbiose ed estuari, ma può spingersi anche sulla piattaforma continentale fino alla profondità di 220 m. La si vede raramente perché si mimetizza alla perfezione: durante il giorno si infossa nella sabbia e cambia anche colore per rendere più efficace il mimetismo. Al centro di ciascuna pinna pettorale possiede organi elettrici molto sviluppati in grado di liberare una forte scarica a scopo difensivo in grado di stordire un uomo.
Anche se non sono stati verificati incidenti mortali provocati da queste intense scariche elettriche, è consigliabile stare alla larga da questa razza non particolarmente aggressiva. Gli adulti si nutrono di notte e possono ingoiare prede molto grandi, anche la metà delle dimensioni del proprio corpo. Si conosce poco sulla biologia di questa specie; le femmine sono più grandi dei maschi e partoriscono piccoli di 8-11 cm.
5. Urolophus cruciatus
Urolophus cruciatus di distingue facilmente per la pelle liscia di colore che varia dal grigio al giallastro sul dorso, dove si espandono ampi motivi scuri a forma di croce. La coda è breve, carnosa e molto flessibile, solitamente armata di un unico grande aculeo sulla metà superiore. Se viene toccata o provocata, la razza porta la coda al di sopra del capo e punge la vittima iniettandole il veleno. Può provocare un dolore molto forte ed intenso a seconda della quantità della ferita.
Gli adulti si riuniscono in baie ed estuari riparati dal fondale melmoso del Pacifico sudoccidentale, al largo dell'Australia meridionale. Sono anche comuni sui tratti sabbiosi in prossimità delle scogliere e nelle grotte. Urolophus cruciatus è piuttosto pigra e spesso si nasconde nel substrato. Quest' abitudine può causare inconvenienti a subacquei e bagnanti che, inginocchiandosi o appoggiandovi inavvertitamente la mano, possono divenire bersaglio del pericolo e temuto aculeo. Anche i pescatori, talvolta, riportano ferite quando smistano il pescato: è utile indossare dei guanti.
Queste razze mettono al mondo 2 o 4 piccoli dopo una gestazione di circa 3 mesi. Il maschio raggiunge la maturità sessuale intorno ai 25 cm di lunghezza. In primavera piccoli gruppi di femmine riposano sul fondale con la coda sollevata sul capo, come fanno gli scorpioni: si presume che questo comportamento sia legato al corteggiamento, ma deve essere ancora studiato a fondo.