Muta, immobile e fiera si erge sulla Piana di Giza quasi a proteggere le tre grandi piramidi che le sorgono alle spalle.
E la guardia la Sfinge pare averla fatta bene, visto che proprio una di quelle imponenti opere architettoniche è l’unica delle Sette meraviglie del mondo antico ancora in piedi.
Ma la Sfinge, proprio perché muta e immobile, ha ancora molte storie da raccontare perché si tratta di qualcosa di praticamente unico e soprattutto di una scultura piena di incongruenze che devono ancora essere spiegate.
Come mai la sua testa è, stranamente, più piccola e sproporzionata rispetto al resto del corpo? Perché sulla vasca e sul corpo di leone sono presenti erosioni date da massicci quantitativi di acqua piovana, in un territorio scarsamente piovoso?
Perché il volto della Sfinge pare non essere somigliante a quello che tradizionalmente è attribuito al suo costruttore, il faraone Chefren? E poi, esistono tunnel ancora non scoperti sotto di essa che potrebbero condurre ad ambienti misteriosi e inesplorati?
Infine, potrebbe esistere sulla Piana di Giza una gemella della Sfinge? Scopriamolo insieme.
1. UNA DOMANDA ALLA VOLTA
Ma andiamo per gradi, perché le domande che ci siamo posti sono davvero tante. Intanto iniziamo con il collocare storicamente questa gigantesca scultura, che ufficialmente sarebbe stata commissionata tra il 2558 e il 2532 a.C. dal faraone Chefren, sovrano della IV dinastia.
Lo stesso che avrebbe realizzato una delle tre piramidi che si ergono sulla Piana. La statua è lunga 73 metri e larga 19. La sua altezza è di 20 metri e si trova inserita all’interno di una vasca profonda circa 8 metri che, in passato, era costantemente ricoperta di sabbia.
Qui sotto, la celebre statua funeraria di Chefren in trono, custodita nello stesso museo del Cairo.
La sfinge nella terra dei Faraoni è un elemento ricorrente in diversi luoghi dedicati al culto, basti pensare ad esempio al lungo viale che un tempo collegava i templi di Luxor e Karnak. Ma sulla Piana di Giza, la particolarità sta nel fatto che è una sola e con dimensioni così monumentali. Un unicum, e non solo per l’Egitto.
Perché dunque è stata eretta proprio in questo luogo e, soprattutto, chi ha davvero avuto l’idea? In molti, infatti, hanno dubitato che il volto possa essere davvero quello di Chefren in quanto più largo e, sembrerebbe, con tratti non coerenti con quelli dei faraoni dell’epoca.
Anche se è innegabile che paragonando il volto di Cheope a quello della Sfinge qualche punto di contatto lo si trovi, per quanto questo faraone, padre e predecessore di Chefren, lo si trovi raffigurato solo su una statuina di pochi centimetri.
Quindi magari la Sfinge fu realizzata da Chefren per onorare la memoria del padre? O forse il suo volto fu scolpito su qualcosa che già esisteva?
2. QUANDO E PERCHÉ?
Guardando la Sfinge non si può non notare la mancanza di proporzioni tra il corpo e la testa.
È impossibile pensare che chi progettò con tanta attenzione le Piramidi di Giza abbia realizzato così grossolanamente un’opera del genere, nella quale il corpo di un leone pare avere la testa di un gattino.
Alcuni studiosi “di confine” tra i quali Graham Hancock, uno dei più importanti ricercatori di antiche civiltà, hanno ipotizzato che la Sfinge fosse già presente sulla Piana di Giza da tempo immemore e che gli Egizi l’abbiano solo “colonizzata”.
In origine avrebbe avuto la testa di un leone e solo con la IV dinastia sarebbe stato scolpito il volto che vediamo oggi, forse per recuperare una testa ormai rovinata. Hancock e gli altri si sono spinti anche a chiedersi quando la Sfinge potrebbe essere stata realizzata e soprattutto perché, ed è stato proposto il 10.450 a.C.
Questa sarebbe la data della fine dell’ultima glaciazione, che avrebbe visto grandi sconvolgimenti sul nostro pianeta, con l’innalzamento dei mari e forti piogge che avrebbero provocato il mitico Diluvio Universale, tema ricorrente nelle tradizioni e nelle leggende di antiche civiltà sparse un po’ ovunque sulla Terra.
Gli Egizi avrebbero cercato di rendere indelebile quella data ponendo la Sfinge a guardare l’orizzonte nel momento in cui in quella precisa direzione avrebbe visto sorgere il Sole insieme a “se stessa” (ovvero alla costellazione del Leone) all’equinozio di primavera. E questa particolare congiunzione si sarebbe verificata proprio nel 10.450 a.C.
Questa ardita ipotesi è stata supportata anche da un altro ricercatore indipendente, Robert Bauval, che attraverso appositi software ha potuto osservare la posizione degli astri cambiare nel tempo fino a vedere la costellazione del Leone passare di fronte alla Sfinge proprio in occasione della fatidica data appena citata.
Altro elemento a favore dell’ipotesi che la Sfinge sia più antica di quanto si creda arriva da uno studio fatto dal geologo Robert Schoch che analizzò a più riprese il corpo della scultura e la profonda vasca nella quale si trova.
Entrambe presentano i classici solchi orizzontali molto comuni in questa zona, in quanto rappresentano l’erosione dovuta ai venti del deserto. Ma cosa dire di numerosi e particolari solchi verticali che sembrano essere stati scavati da grandi quantità di acqua piovana protrattasi nel tempo? Pioggia nel deserto... possibile?
E anche qui torniamo alla data del 10.450 a.C. e agli sconvolgimenti del clima, che avrebbero potuto far cadere proprio le quantità di acqua che avrebbero lasciato le tracce sull’antico monumento.
3. GUARDIANA DI SEGRETI?
Ma quindi la Sfinge sarebbe solo una sorta di marcatore temporale e nient’altro? In realtà c’è anche un’altra teoria sulla sua costruzione, avanzata da colui che è passato alla storia come “il profeta dormiente”: Edgar Cayce.
Cayce divenne famosissimo all’inizio del ‘900 per le sue profezie e per le sue visioni che pare ricevesse durante uno stato di trance.
Tutto ciò che “vedeva”, come anche le sue predizioni, è stato raccolto in registri che compongono un fitto archivio ancora oggi gelosamente custodito.
In una delle sue visioni, Cayce avrebbe visto una fantomatica Sala dei Documenti, custodita sotto le zampe della Sfinge, che ospiterebbe al suo interno la storia degli antichi uomini provenienti dalla perduta Atlantide.
In effetti non sarebbe così strano se la Sfinge nascondesse cunicoli o stanze segrete. Gli Egizi erano un popolo molto concreto e realizzare una scultura così grande senza poterne farne anche un uso “pratico” sembrerebbe da parte loro quasi un controsenso. Anche gli archeologi hanno voluto cercare percorsi celati sotto e intorno al grandioso monumento, ma senza ottenere grandi risultati.
Gli studi e i saggi di scavo condotti nel corso degli anni dal professor Zahi Hawass non hanno portato a molto: sono stati scoperti in tutto quattro tunnel, uno dietro la Stele del Sogno (che la Sfinge tiene fra le zampe anteriori) che va giù in profondità per circa 5 metri, il secondo dietro la testa che prosegue per 6 metri dentro il corpo, il terzo dietro la scultura e l’ultimo sul lato nord, lungo il corpo, ma nessuno di questi sembra portare verso ambienti significativi.
Quindi, nulla che possa anche solo vagamente somigliare a quello di cui ha parlato Edgar Cayce. Chissà che in futuro nuove ricerche non possano rivelare la verità dietro questa fantastica ipotesi.
4. UNA SFINGE GEMELLA?
Ma torniamo per un attimo al possibile committente della Sfinge. Secondo la Stele del Sogno, l’opera sarebbe stata voluta da Chefren e restaurata successivamente, perché molto rovinata, dal faraone Tuthmosi IV.
Sulla stele compaiono però due sfingi che si danno le spalle. Possibile allora che esista una gemella della grande Sfinge sulla Piana di Giza e, se la risposta fosse affermativa, possibile che le ricerche di stanze segrete siano da sempre state condotte sotto la sfinge sbagliata?
L’affascinante tesi è stata avanzata dall’egittologo Bassam El Shammaa, che insiste sull’importanza del concetto di dualità nella cultura e nelle credenze religiose del popolo egizio.
Secondo il suo parere, non sarebbe dunque realistica la presenza di una sola di queste sculture nei pressi delle Piramidi. In Egitto, in altri luoghi consacrati al culto, è frequente trovare due sculture a delimitare uno spazio rituale: pensiamo soltanto ai Colossi di Memnone a guardia del complesso funerario del faraone Amenhotep III, nella necropoli di Tebe.
Nel nostro caso – dice El Shammaa – le opere sarebbero state in effetti due giganteschi leoni, a simboleggiare le divinità di nome Shu e Tefnut messe a guardia, la prima, dell’alba e, la seconda, del tramonto.
Ma quest’ultima sarebbe andata distrutta da un evento climatico catastrofico, forse un fulmine, e di lei oggi non rimarrebbe più nulla. Anche se non avremmo dovuto cercarla chissà dove, perché si sarebbe dovuta trovare su una collinetta a poca distanza dalla Sfinge ancora esistente.
Altri ricercatori hanno ipotizzato la sua presenza addirittura di fianco a quella attuale e altri ancora, invece, dalla parte opposta della Piana di Giza. L’archeologo Michael Poe parla di una Sfinge sull’altra sponda del Nilo a delineare il passaggio tra l’Alto e il Basso Egitto.
Secondo questo studioso sarebbe stata distrutta da una inondazione eccezionalmente violenta del fiume sacro e i suoi resti completamente cancellati dal loro riutilizzo per i nuovi edifici della città del Cairo.
La Sfinge – per antonomasia custode di enigmi – da millenni si erge imponente sulla Piana di Giza interpretando perfettamente la sua parte. Silenziosa e con lo sguardo perduto all’orizzonte aspetta da noi le risposte alle tante domande che la sua stessa presenza pone.
Ebbene, in questo momento non siamo ancora in grado di risolvere i suoi quesiti, avvalorando le tesi e le ipotesi che abbiamo enumerato in questo viaggio indietro nel tempo e nella storia. Ma forse in futuro, grazie alle nuove tecnologie e a nuove ricerche, sarà possibile risolvere il millenario mistero di una delle sculture più grandi e famose del mondo.
5. Edgar Cayce, il "profeta dormiente"
Edgar Cayce nacque a Hopkinsville (USA) nel 1877 e si avvicinò molto giovane al mondo del paranormale quando, dopo essere stato colpito da una malattia, si sottopose ad autoipnosi e iniziò ad avere visioni e a fare predizioni.
Attraverso lo stato di trance riusciva a rispondere a qualsiasi domanda che gli veniva posta: era interpellato per cure e diagnosi mediche ma anche per avere risposte circa enigmi sui popoli antichi, come appunto gli Egizi, o leggendari, come gli Atlantidei.
Viene ritenuto il più prolifico profeta di sempre, grazie all’immenso archivio di profezie (più di 14.000) che furono tutte trascritte e catalogate in oltre quarant’anni di attività.
Asseriva che queste visioni e queste predizioni arrivavano dalla dimensione della cosiddetta “Memoria Akashica”, una sorta di memoria cosmica o di grande “archivio” etereo dove viene conservata testimonianza di ogni evento accaduto ma anche di ogni pensiero o desiderio umano vissuto sulla Terra.
Oggi, a quasi 80 anni dalla sua morte, Cayce è ancora uno dei personaggi di confine più famosi, anche se sono in molti a dubitare di lui e a definirlo un personaggio non attendibile.