Che stiamo volando a mezz’aria, cadendo da un edificio di venti piani o avendo una relazione romantica con il vicino di casa, i sogni possono trasportarci in un mondo surreale dal quale logica e ragione sono escluse. Alcune parti del sogno sembrano realistiche, ma altre sono frutto della nostra immaginazione.
Il perché è un mistero. Le esperienze oniriche sono infatti tra gli aspetti più misteriosi e ancora non perfettamente conosciuti delle neuroscienze.
Nel suo libro L’interpretazione dei sogni, il fondatore austriaco della psicoanalisi Sigmund Freud (1856-1939) teorizzava che rappresentino la realizzazione di un desiderio represso, “censurato” dal proprio senso etico, e che il loro studio fornisca una pista per comprendere la mente inconscia.
All’epoca di Freud, l’analisi dei sogni svolgeva un ruolo chiave nella psicoanalisi, ma oggi la loro importanza è stata ridimensionata. Il problema di base è che i sogni non possono essere quantificati e sono del tutto soggettivi. Non possiamo misurarli e, senza misure oggettive e affidabili, la loro comprensione è solo un’attività speculativa.
Lo psichiatra statunitense Allan Hobson respinge per esempio l’idea che i sogni esprimano significati profondi o nascosti. Suppone invece che non siano necessariamente connessi al vissuto, ma piuttosto casuali impulsi neuronali generatori di immagini alle quali il cervello cerchi di dare un senso logico.
È ancora un mistero che gli scienziati non hanno completamente decifrato il motivo per cui sogniamo. Ma oggi si tende a pensare che i sogni sarebbero una sorta di allenamento, nel quale il nostro cervello simula minacce e strategie di sopravvivenza per non farci soccombere davanti a pericoli reali.
1. A cosa serve sognare
«Purtroppo, ed è frustrante, oggi non siamo ancora sicuri del perché sogniamo», ammette il neurofisiologo Russell Foster.
«A un certo livello, i sogni probabilmente ci aiutano a elaborare informazioni in relazione con la formazione della memoria e/o a elaborare il nostro stato emotivo e i nostri problemi. Parte di questa elaborazione potrebbe comportare operazioni di pulizia e la rimozione di una specie di spazzatura mentale».
Lo psicologo cognitivo finlandese Antti Revonsuo ritiene che i sogni siano destinati a prepararci alle situazioni della vita reale che potremmo incontrare nel nostro futuro.
Ha quindi proposto quella che oggi è conosciuta come la teoria della simulazione della minaccia durante il sogno. I sogni sarebbero il modo attraverso cui il cervello mette alla prova diverse strategie di sopravvivenza senza doversi difendere da una minaccia reale.
La coscienza onirica sarebbe quindi un meccanismo di difesa evolutivo per la specie umana che trova una base biologica nella necessità di sperimentare eventi potenzialmente pericolosi nella vita reale.
È come se durante la notte il cervello operasse delle simulazioni della realtà sociale per permetterci di affrontare meglio le situazioni che si presentano quando si è svegli.
«Sognare è semplicemente pensare, ma in uno stato cerebrale diverso», aggiunge Deirdre Barrett, professore di psicologia ad Harvard.
Negli stati onirici le aree visive del cervello e i centri emotivi sono molto più attivi, mentre la logica lineare e le aree linguistiche sono ridotte: non pensiamo con tante parole, bensì con immagini, narrazioni semplici ed emozioni.
I sogni ci danno un’idea diversa su come fare le cose perché ci aiutano a pensare fuori dagli schemi e a risolvere problemi anche andando contro il buon senso convenzionale.
2. Quando il sonno diventa sogno
Soltanto oggi si sta iniziando a rivelare la complessità di questo mondo segreto. Fino alla metà del secolo scorso le neuroscienze non avevano ancora studiato il cervello mentre dorme.
La svolta avvenne il 4 settembre 1953, quando sulla rivista Science uscì un articolo a firma di Eugene Aserinsky e Nathaniel Kleitman, due fisiologi statunitensi che riferivano il risultato di alcune loro ricerche pionieristiche.
Utilizzando un elettroencefalogramma per registrare l’attività elettrica del cervello di un gruppo di soggetti addormentati, i due ricercatori si erano proposti di osservarne le variazioni nel sonno.
Durante uno di questi esperimenti avevano notato che, a intervalli, i soggetti mostravano atonia muscolare, un incremento della variabilità della frequenza cardiaca e un’attività cerebrale intensa simile a quella della veglia nonostante fossero profondamente addormentati.
Tale attività si verificava in modo regolare nel corso della notte ogni 90 minuti circa. Constarono inoltre che durante tale attività i loro occhi si muovevano rapidamente sotto le palpebre chiuse. Dal termine inglese Rapid Eye Movement a quella fase fu dato il nome di sonno REM.
Uno degli aspetti più affascinanti fu tuttavia la constatazione di una stretta associazione temporale di questa fase con i sogni. Infatti, se risvegliate durante il sonno REM, il 75 per cento delle persone coinvolte negli esperimenti era in grado di riferire vivide e dettagliate esperienze oniriche.
Svegliando invece i volontari fuori da questo periodo di attività oculare, il cosiddetto non-REM, solo il 17 per cento diceva di stare sognando. Il sonno REM, in particolare, divenne un argomento di grande interesse per gli scienziati, tanto che alcuni arrivarono a considerarlo come un “terzo stato dell’essere”.
Ulteriori studi hanno infatti rivelato che nel sonno REM, il nostro cervello è incredibilmente attivo e alcune sue aree coinvolte nei processi decisionali, nelle emozioni e nella memoria sono addirittura più attive rispetto allo stato di veglia.
3. Dove nascono i sogni
Un team di neuroscienziati degli USA, Italia e Svizzera sostiene di aver individuato la scena finora segreta di tutte le nostre allucinazioni notturne.
La nuova ricerca ha coinvolto 32 pazienti invitati a trascorrere una notte in laboratorio con 256 elettrodi posizionati sulla testa per mappare costantemente l’attività elettrica dei neuroni per una data frequenza.
Il team di neurologi ha quindi svegliato ciascuno dei soggetti in media 7 volte nella stessa notte, attraversando tutte le fasi del sonno, al fine di raccoglierne i racconti: erano stati appena svegliati da un sogno di cui conservavano un ricordo? O pensavano di non aver avuto alcuna esperienza?
Confrontando le risposte con i risultati dell’elettroencefalogramma si è fatta una scoperta interessante. «In assenza di sogni, tutto il cervello funziona a bassa velocità», spiega la neurologa italiana Francesca Siclari dell’Ospedale Universitario di Losanna, Svizzera, prima autrice dello studio.
«È attraversato da onde cerebrali a bassa frequenza, segno della sua inattività. Quando sopraggiunge un sogno, nella regione parieto-occipitale della corteccia situata nella parte posteriore dell’encefalo, le onde lente diminuiscono, il che è un segno di attivazione neuronale.
È in questa “zona calda” della corteccia che si svolgono tutti i sogni. Quest’area comprende molte strutture cerebrali dedicate a “nutrire” le esperienze oniriche: aree dell’udito, della visione o dei ricordi autobiografici.
Ma può anche mobilitare altre regioni del cervello deputate a elaborare le sue trame, come quelle specializzate nei dialoghi, nella sensazione di movimento o nel riconoscimento dei volti, creando una geografia cerebrale finora insospettata».
4. Ecco i dieci sogni più comuni
Per individuare le tipologie di sogno più ricorrenti, nel 2022 il sito web ThePleasantDream.com ha svolto un’indagine utilizzando un campione di 506 persone selezionate a livello globale e scoprendo che il 71,8 per cento di loro fa spesso lo stesso genere di sogno. Ecco la classifica dei primi 10 con una possibile interpretazione psicologica.
- Cadere nel vuoto.
Potrebbe riflettere la paura di perdere il controllo o una situazione di stress emotivo.
- Tornare a scuola.
Doversi impegnare di nuovo a imparare potrebbe riflettere un certo disagio riguardo al nostro posto nella gerarchia del lavoro o nella vita in generale.
- Arrivare impreparati a un esame.
Curiosamente, sono le persone di maggior successo quelle che fanno più spesso questo tipo di sogno. Forse il subconscio sta insinuando che non si può essere giudicati solo in base ai successi ottenuti.
- Morte di una persona cara.
Anche se può turbare, può semplicemente riflettere la nuova dinamica di una relazione.
- Il tradimento del partner.
Lungi dal rivelare una tresca segreta, potrebbe riguardare un problema nel rapporto di coppia.
- Essere inseguiti.
Può rappresentare la necessità di affrontare una responsabilità che si preferirebbe evitare.
- Denti che cadono.
Avrebbe a che fare con un cattivo rapporto con il proprio corpo, come un aumento di peso o la paura di invecchiare.
- Annegare.
Questa sensazione può significare che le emozioni stanno prendendo il sopravvento sulla componente razionale della mente.
- Dimenticare le battute sul palcoscenico.
Potrebbe dipendere dalla paura di essere inadeguati nei confronti delle aspettative sociali.
- Un personaggio famoso.
La sua presenza può incarnare una qualità o una caratteristica della personalità che si vuole acquisire o sviluppare, ma anche indicare un bisogno di approvazione o riconoscimento da parte di altri.
5. Sei curiosità sui sogni che non sai
- In una notte una persona può fare dai 4 ai 7 sogni diversi.
La nostra mente li dimentica in fretta. Nei primi 5 minuti dopo il risveglio, metà del contenuto si perde nei meandri della mente, e dopo 10 minuti ne sparisce il 90%.
- Il 4 per cento delle persone riferisce di sognare solo una volta all’anno, il 20% due volte al mese, il 34% da una a due volte la settimana, il 42% di sognare quasi tutti i giorni.
- Il 30 per cento dei sogni non ha niente a che fare con la realtà.
- L’emozione più comune durante i sogni è l’ansia e i sogni negativi sono più numerosi di quelli positivi.
- Uomini e donne sognano in modo diverso.
Secondo le ricerche, il 70 per cento degli uomini tende a sognare altri uomini più che altre donne, mentre le donne sognano entrambi i sessi nella stessa quantità. Inoltre, gli uomini tendono a essere più aggressivi e a sperimentare emozioni più combattive del sesso femminile.
- Per la maggior parte di noi i sogni sono solitamente esperienze visive e raramente sogniamo situazioni che coinvolgano il gusto o l’olfatto.
Tuttavia, nelle persone cieche dalla nascita, i sogni sono dominati dal suono, dal tatto e dalle sensazioni emotive.