Se credevate che fantasmi, esorcisti e case infestate fossero un fenomeno legato al passato, a romanzi gotici, film “de paura”, medium di dubbia credibilità, ebbene vi sbagliate. Proprio dalla Francia, culla della razionalità e del Secolo dei Lumi, arrivano notizie che non interessano lugubri castelli diroccati, sperduti in brughiere nebbiose, ma moderne case popolari situate poco lontano da Parigi.
È stato il quotidiano Le Parisien a rilanciare la singolare richiesta inviata nel maggio 2022 al sindaco di Fontenay-aux-Roses da dieci cittadini, residenti al numero 100 di Avenue Gabriel Péri. Un palazzone squadrato di sei piani, situato in un sobborgo periferico ma tranquillo, piccolo-borghese, non lontano dagli eleganti edifici storici e dai parchi che fanno di questo comune poco a sud della capitale una piacevole scoperta per i turisti.
Nella lettera, gli inquilini chiedevano di essere “ricollocati d’emergenza” a causa di “strane presenze” che avevano reso la loro vita impossibile: sostenevano di essere testimoni di fenomeni paranormali, luci che si spegnevano e accendevano di colpo, oggetti che si muovevano da soli, rumori di catene, e di essere vittime di strani, improvvisi malesseri.
La signora Gisèle, intervistata, raccontava di un figlio quattordicenne che non riusciva a dormire «perché, di notte, qualcuno gli faceva il solletico sotto ai piedi», mentre Souad aveva dovuto affidare il suo ragazzo a uno psichiatra: «Io posso essere pazzo, tu puoi essere pazzo, ma l’intero edificio non può essere pazzo», aveva dichiarato.
Gli autori della lettera, infatti, occupavano appartamenti diversi, distribuiti sui sei piani della stessa scala. Molti di loro, di religione islamica, descrivevano la difficile convivenza con i “jinn”, creature soprannaturali che l’Islam definisce maligne; l’imam della vicina moschea aveva consigliato di spargere sale sulla soglia e di cercare conforto nel Corano.
Pare che tutto avesse avuto inizio nell’aprile del 2019, dopo la morte di un inquilino 72enne che tutti consideravano un personaggio “originale” e che sosteneva di comunicare con gli spiriti. Il sindaco non ha preso la questione troppo sul serio, pare, ma alla fine il Comune ha inviato un prete e un imam ad esorcizzare le aree infestate… e della storia non si è saputo più nulla.
Nella foto sotto, il palazzone della cittadina francese di Fontenay-aux-Roses, dove molti condomini hanno chiesto al sindaco di essere trasferiti in un altro stabile a causa di “oscure presenze”.
1. FANTASMI D’OLTRALPE
Non è la prima volta che in Francia si verificano episodi simili, in anni recenti. Nell’estate del 2021 una famiglia di Replonges (dipartimento dell’Ain) ha chiesto di essere trasferita da un alloggio di edilizia popolare per sfuggire alle angherie di un fantasma.
Un anno prima Patricia, il marito David e i loro due figli avevano preso possesso di un bell’appartamento ampio e luminoso, ma ben presto la ragazzina aveva iniziato a vedere e sentire cose strane: ombre nere, tv e luci che si accendevano e spegnevano da sole, telefono crepitante, piatti che sbattevano, rumori sinistri e soprattutto scarpe e biancheria regolarmente buttate fuori dai cassetti e sparpagliate a terra.
Alla fine tutta la famiglia, per passare la notte in pace, si è trasferita in una tenda da campeggio allestita sul balcone. In novembre, quando ormai era impossibile continuare a dormire fuori, è stato chiamato un ghostbuster che avrebbe “rilevato” la presenza dello spirito di una donna del diciannovesimo secolo, intrappolata nell’appartamento.
L’istituto Semcoda, proprietario dello stabile, costruito nel 2016 su un vecchio hangar, rifiuta di provvedere visto che i due precedenti affittuari non si sono mai lamentati di nulla. Attribuisce invece la colpa dei fenomeni alla figlia adolescente della coppia, chiaramente poco contenta del trasloco a Replonges.
Nel 1996 fenomeni simili avevano già turbato una famiglia di Montpellier: una madre single con i suoi cinque figli aveva chiesto di essere ricollocata. In quel caso la donna era riuscita a ottenere un nuovo appartamento dove però si era ritrovata nella stessa situazione.
Nel trasloco, evidentemente, aveva portato con sé anche gli inquilini invisibili. Nel novembre del 1973 uno strano fenomeno aveva scosso la cittadina mineraria di La Machine, nel dipartimento della Nièvre: uno “spirito battente”, intrappolato nel muro divisorio fra due appartamenti di una villetta bifamiliare, sembrava comunicare con Dominique, un bambino di 11 anni.
Dapprima semplicemente tenuto sveglio dai rumori pro- venienti dal muro, il piccolo aveva poi iniziato a comunicare con lo spirito grazie a un codice concordato: un colpo per il sì, due per il no. La notizia si diffuse, la gente iniziò a rivolgersi al bambino per avere ogni genere di risposta o numeri della lotteria... alla fine i genitori, esasperati, si rivolsero alla polizia.
Nel 2015, in un’intervista radiofonica, il comandante Bernard Guilbert ricordava di aver svolto personalmente le indagini e di esserne rimasto turbato: i colpi provenivano da un’area di muro di circa 30 centimetri di diametro, e rispondevano esattamente a domande precise sulla sua vita privata, indovinavano il numero di proiettili contenuti nella sua pistola o i componenti della sua brigata...
Lo “spirito” sapeva contare o battere il tempo di una canzone. L’esperto di paranormale e matematico Yves Lignon, inviato sul posto da France3, non ebbe dubbi: si trattava di un fenomeno eccezionale.
La svolta arrivò quando sul posto si presentarono i membri di una setta che vedevano nel piccolo Dominique un novello messia. Al bambino venne un esaurimento nervoso, fu allontanato e ricoverato per tre settimane; al suo ritorno lo “spirito battente” era scomparso.
Gli psicologi sottolinearono il legame soffocante, quasi morboso, che legava il bambino alla madre ma nessuno ha saputo spiegare davvero cosa avvenne in quella casa. Nel 1966, dopo tre settimane di colpi e rumori, un altro ragazzo aveva invece iniziato a trovare nella sua stanza dei bigliettini con brevi frasi scritte dal padre, morto due anni prima.
Tutti questi casi, come si può notare, sono accomunati dalla presenza di bambini o adolescenti che non sono solo i protagonisti di celebri film come L’esorcista e i suoi vari sequel, ma “attori” più o meno consapevoli del cosiddetto poltergeist.
2. IL POLTERGEIST, LO SPIRITO CHIASSOSO
Poltergeist è un termine tedesco derivato da poltern “fare rumore” e geist “spirito”: significa insomma spirito fracassone, chiassoso ma anche burlone.
Martin Lutero lo utilizzò per la prima volta intorno al 1530 a proposito di un povero prete di Sutz, che ogni notte il diavolo derideva fra mobili e stoviglie fatti a pezzi.
Dieci anni dopo il termine era incluso nel Novum Dietionarii Genus, il primo dizionario in lingua tedesca redatto dal teologo Erasmus Alber. Sembra che uno dei casi più antichi sia quello citato dallo storico romano Svetonio: un uomo, addormentatosi in un luogo sacro, se ne ritrovò espulso insieme al suo letto «da un’improvvisa forza occulta».
Con questo nome oggi si definisce un fenomeno paranormale che si manifesta con rumori e colpi di varia natura; fenomeni elettrici come accensione o spegnimento di luci e apparecchi diversi; movimento, apparizione, sparizione o proiezione di oggetti, che possono arrivare fino alla levitazione o al loro apparente teletrasporto attraverso pareti solide.
Più raramente, combustione spontanea; azioni sulle persone: contatti, graffi, morsi e levitazioni; uso di voci spettrali e apparizioni. In generale, il poltergeist è considerato un fenomeno di “piccola infestazione”, a differenza di quelli di “grande infestazione” che presupporrebbero l’intervento di uno o più spiriti di defunti o entità diverse; ma ovviamente la distinzione non è sempre facile.
Anche se alcuni casi rimangono inspiegabili, la maggior parte dei fenomeni ha trovato, in seguito, una spiegazione razionale soddisfacente, dovuta a cause naturali, autosuggestione e suggestione del prossimo se non addirittura inganno deliberato. È un punto di vista condiviso dall’intera comunità scientifica e ben evidenziato, ad esempio, in opere scritte dal premio Nobel Georges Charpak e dal fisico Henri Broch (foto sotto).
I poltergeist, in particolare, sarebbero legati alla presenza di adolescenti problematici. All’inizio del XX secolo Frank Podmore, della Società per la ricerca psichica inglese (Society for Psychical Research o SPR), analizzò migliaia di casi segnalati all’associazione e formulò l’ipotesi della “bambina cattiva”: notava che la maggior parte dei fenomeni sembrava coinvolgere un soggetto giovanissimo, spesso prossimo alla pubertà, in maggioranza di sesso femminile e sofferente per disagi personali, conflitti familiari o comunque bisognoso di attenzione e affermazione.
Per consuetudine lo si definisce “agente”, o “soggetto focale”, nella presunzione che sia in qualche modo responsabile delle manifestazioni.
Quindi, i danneggiamenti sarebbero in gran parte volontari: azioni dimostrative, rappresaglie, messe in scena, salvo fenomeni di sonnambulismo o altre attività non pienamente consapevoli.
Ma in molti casi, nonostante ricerche accurate, resta comunque ignota la dinamica dei “disturbi con effetti fisici” che sembrano interessare specifiche persone (poltergeist) o luoghi (haunting, infestazione).
I poltergeist sono segnalati in ogni parte del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Cina all’Africa, dall’India alla Patagonia e in ogni epoca, come affermato dallo scrittore e investigatore dell’occulto anglo-americano Hereward Carrington (1880-1958, foto sotto).
Carrington, considerato un’autorità in materia, autore di un centinaio di libri, si era occupato come membro della SPR di alcune celebri medium come Eusapia Palladino e Mina “Margery” Crandon e aveva tentato di classificare i fenomeni di poltergeist nella storia.
Ne aveva individuati cinque prima dell’anno Mille e almeno 130 tra l’XI secolo e la fine del XIX. Più di recente, un’ampia casistica è stata raccolta dal medico e divulgatore scientifico romano Massimo Biondi (foto sotto), che dagli anni ’70 conduce approfondite ricerche nel campo della parapsicologia.
Sul sito PSI Report, Biondi cita almeno 350 casi, per la sola Italia, di cui la maggior parte “coperti” dalla stampa. E proprio la carta stampata è stata la miglior testimone e insieme cassa di risonanza per i casi più recenti, grazie alle inchieste condotte sul posto dai giornalisti.
Dall’Ottocento in poi, infatti, le fotografie prima e i video in seguito sono considerati poco attendibili, perché possono essere facilmente contraffatti: oggi poi, con l’Intelligenza Artificiale generativa, si può far “apparire” praticamente di tutto.
3. LA CLINICA DEGLI ALLUNGATI
Sempre per rimanere nella razionalista Francia, fece scalpore nel 1963 il caso della Clinica ortopedica del dottor Alain Jean Cuénot ad Arcachon, elegante località balneare nota per l’aria salubre, la Dune du Pilat e le ostriche.
Gli abitanti del posto la chiamavano “la clinica degli allungati” (foto sotto).
Fra maggio e settembre sui pazienti, in gran parte affetti da tubercolosi ossea, adagiati nelle stanze o sulle terrazze esterne, e su medici e infermieri che li assistevano, piovvero da due a trecento “proiettili” di tutte le dimensioni: ciottoli, pezzi di macerie e frammenti di mattoni.
«La traiettoria delle pietre, la direzione del tiro, la velocità, il numero e la natura delle proiezioni variavano molto. Anche l’orario era molto capriccioso» scrive Cuénot nel libro Les certitudes irrationnelles (Le certezze irrazionali), pubblicato nel 1967.
Cuénot non era certo uno sprovveduto: figlio di Lucien, biologo e Accademico di Francia, stimato chirurgo ortopedico, a un certo punto si rivolse a un’autorità: Robert Toquet, medico, fisico, chimico e investigatore del paranormale.
Furono effettuate indagini e rilievi, con ospiti, medici e infermieri dentro e fuori dall’edificio, ma i lanci continuavano, per fortuna senza ferire nessuno, e senza spiegazione plausibile. Alla fine, fu lo stesso Cuénot ad avere la giusta intuizione: la prima vittima dei lanci era stata Angélina, una paziente di 25 anni «estremamente graziosa ma dal carattere piuttosto triste».
Dopo il suo trasferimento, in luglio, una nuova paziente aveva occupato la sua stanza: Jacqueline R., una diciassettenne «dai lineamenti fini e regolari». Cuénot ricorda: «Bastava che si trovasse per qualche minuto sulle terrazze esterne perché le pietre cominciassero a cadere attorno a lei. Se non era presente nell’edificio, il lancio cessava».
Jacqueline non ammise mai nulla e, se la si interrogava, rispondeva con un’alzata di spalle e una risata. Solo ai primi di settembre accettò di sottoporsi a un lungo colloquio che fu per lei una sorta di confessione e di “liberazione psicologica”.
A quel punto, il lancio di pietre cessò e lo stesso Cuénot, scomparso nel 1988, si chiedeva se il dominio della mente non possedesse “campi immensi che ignoriamo” e attribuiva a Jacqueline “un potere misterioso”.
Oggi anche la clinica è scomparsa: al suo posto, sulla passeggiata Veyrier-Montagnères, sorge la residenza Maupassant dove gli inquilini non segnalano problemi di sorta. Quello di Arcachon rimane un mistero non risolto.
4. PIOVONO PIETRE
In Francia, comunque, la “pioggia di pietre” sembra essere un fenomeno antico, ormai quasi una tradizione... Uno dei primi casi risalirebbe all’anno 530 quando il diacono Elpidio, medico ufficiale di re Teodorico, fu vittima di una ʺinfestazione diabolicaʺ.
Il diacono sosteneva di essere preso di mira da uno spirito maligno che lo derideva e lo tormentava con piogge di sassi dentro casa, quindi chiese aiuto a Cesario, vescovo di Arles, che benedisse le stanze con acqua santa. Da allora, riferisce lo storico Cipriano, Elpidio non fu più molestato.
Ne parla anche il monaco borgognone Rodolfo il Glabro, che visse a cavallo dell’anno 1000 e, nonostante le inesattezze delle sue cronache, per gli storici rimane una preziosa fonte di notizie sulla vita quotidiana e le paure millenariste dell’epoca.
In un testo (edito nell’Ottocento da Jean-Louis J. Brière) il monaco racconta che nel castello di Joigny, residenza dei conti Arlebaud di Semur, per tre anni di fila erano cadute pietre di varie dimensioni, che venivano raccolte in mucchi nelle varie stanze.
Nessuno sapeva spiegare da dove venissero, se dall’aria o dal tetto. «Quel che è certo – notava Rodolfo – è che questa pioggia, che non cessò né notte né giorno, non fece male a nessuno e non ruppe nemmeno un vaso». Il monaco notava che si era trattato quasi certamente di un sinistro presagio: poco tempo dopo, infatti, scoppiarono dei tumulti e molti membri della famiglia Arlebaud vi perirono.
Molti secoli dopo, nel novembre del 1846, una casa situata in quella che diventerà Rue Racine a Parigi viene bombardata ogni sera da pietre di ogni dimensione che in questo caso sfondano porte, finestre, tetti e pavimenti.
L’inquilino, un certo monsieur Lerrible, presenta alla polizia ben trenta denunce e fa tanto di quel baccano che alla fine sul posto si presentano diversi agenti, il questore e addirittura un intero plotone del 24° Reggimento Cacciatori, ma senza ottenere alcun risultato. Tutti i giornali dell’epoca riportarono la vicenda, a cominciare dalla Gazette des Tribunaux.
Ma, dopo tre settimane, di colpo com’era cominciato, il fenomeno all’improvviso cessa. Viene diffusa, senza dettagli, la notizia che un uomo, colto sul fatto, è stato arrestato: il quotidiano La Patrie suggerisce che si tratti dello stesso Lerrible, ma questi denuncia il giornale per diffamazione e vince la causa; il nome del colpevole non sarà mai rivelato.
Il genovese Ernesto Bozzano (foto sotto), celebre investigatore dell’occulto (1862-1943) che si era occupato del caso riferì che, all’epoca, il sostituto questore aveva ammesso: «nonostante le instancabili ricerche, non siamo mai riusciti a scoprire nulla, e vi posso assicurare in anticipo che non scopriremo mai nulla!».
5. NON SOLO DEMONI
Sebbene la dottrina tradizionale della Chiesa cattolica veda in queste manifestazioni le tracce del demonio, alcuni religiosi, come il gesuita Herbert Thurston (1856-1939, foto sotto), studioso di fenomeni parapsicologici e aperto all’ipotesi spiritica, vi vide invece l’effetto di forze soprannaturali, non diaboliche ma di natura indeterminata.
Thurston scrisse molti articoli sul tema, raccolti dopo la sua morte nel volume Ghosts and Poltergeists (tradotto in Spiriti e Spettri e pubblicato nel 1955 dalle Edizioni Paoline).
Vi esaminava alcuni casi famosi e commentava: «trovo impossibile credere che queste manifestazioni [...] siano frutto di allucinazione più che di realtà.
Vi sono decine di altri resoconti (alcuni dei quali basati su accurati esami di testimonianze rese a regolari tribunali) che danno ogni garanzia di autenticità» e si spingeva ad affermare:
«Per quanto io sia del tutto convinto della realtà di questi fenomeni di poltergeist [...] mi pare che questi fenomeni abbiano almeno un valore: quello di provare l’esistenza di un mondo di agenti spirituali che non possiamo conoscere direttamente con i nostri sensi. [...]
Quale sia la natura degli esseri che operano questi prodigi non è nostro compito stabilire. Ecclesiastici di ogni religione del diciassettesimo secolo erano convinti che questi fenomeni allarmanti fossero opera esclusiva del demonio. Io non sono in grado di dire che avessero torto, benché questa soluzione non possa lo ammetto – essere accettata come verità assoluta.
Ma sia come si voglia, abbiamo il diritto di sfidare i materialisti, che negano la possibilità dei miracoli, o a dare una spiegazione naturale a queste straordinarie manifestazioni di poltergeist, oppure a fornire ragioni fondate per respingere il cumulo di prove dalle quali risulta la loro realtà».
Insomma, si potrebbe concludere, con il classico humour inglese di Sir William Crookes, presidente della Royal Society: «Non ho mai detto che fosse possibile, ho solo detto che era vero».