Le conchiglie, autentici capolavori della Natura, sono indiscutibilmente belle, presentano forme eleganti, sculture sorprendenti, disegni raffinati, colori accattivanti. Hanno, inoltre, il pregio di restare inalterate per lunghissimo tempo, esattamente come i metalli nobili e le gemme. D'altra parte, le preziose gemme non sono altro che rivestimenti di conchiglia costruiti dall'ostrica attorno a un corpo estraneo finito nei suoi tessuti.
Quando l'uomo riuscì a produrre il più nobile dei prodotti ceramici, la porcellana, gli diede il nome dell'omonima conchiglia, che oggi chiamiamo "ciprea", ineguagliabile per lucentezza e levigatezza della superficie. La madreperla, iridescente prodotto prodotto di un'umile orecchia marina delle nostre scogliere, sa arricchire di eleganza un semplice bottone e fornisce, nelle sue espressioni più preziose, la materia prima di raffinati prodotti di oreficeria.
Nessuna meraviglia, dunque, che tesori costituiti da conchiglie siano stati trovati assieme ai resti della più remota umanità, una nuova testimonianza del fatto che l'uomo e la donna "delle caverne", i cacciatori e i raccoglitori del paleolitico, avevano un gusto estetico molto vicino a noi, che lavoriamo e giochiamo alla tastiera di un computer.
Ma scopriamo insieme alcuni particolari molto interessanti che riguardano questi autentici capolavori della Natura: le conchiglie appunto.
1. Conchiglia, storia e logaritmi
Scavi archeologici in siti che risalgono all'antichità classica hanno portato alla luce collezioni di conchiglie provenienti da migliaia di chilometri di distanza: nell'antica Roma arrivavano dall'India insieme a spezie, gemme, profumi e stoffe preziose. Al tempo delle grandi esplorazioni, le dimore dei ricchi e dei sapienti d'Europa si riempirono di spettacolose conchiglie esotiche: a questo punto, però, il collezionismo non era più soltanto un fatto estetico, ma un omaggio alle prime conquiste della scienza moderna.
Il bambino che si china a raccogliere il guscio di una conchiglia sulla riva del mare ripete, dunque, senza rendersene conto, un gensto che gli esseri umani compiono fin dagli albori dell'evoluzione della specie. Se ci domandiamo per quale motivo l'occhio sia attratto irresistibilmente dalla forma della conchiglia, possiamo ipotizzare che ciò avvenga perché, pur appartenendo alla natura, la conchiglia si discosta da ogni altra cosa reperibile nel creato. Certo, anche un verme o un bruco, se arrotolati, assumono una forma a spirale, ma il risultato non provoca curiosità alcuna.
La spirale della chiocciola è unica, diversa, e solo in epoca moderna la scienza ne ha scoperto il segreto: è una linea che si sviluppa secondo un rapporto matematico rigoroso, ossia una spirale logaritmica. Tuttavia, ai molti fra noi che non si pongono domande così difficili, le conchiglie, più semplicemente, portano in casa il mare, il ricordo di giornate piene di sole e di quell'entusiasmo che vorremmo si ripetesse la prossima stagione, forse sulla stessa spiaggia, oppure in un luogo del tutto nuovo, ai tropici o agli antipodi. Per chi ama immergersi, infine, ogni conchiglia evoca un particolare fondale, l'emozione di un nuovo panorama scoperto esplorando il continente azzurro.
2. Un albero genealogico di 600 milioni di anni
Per la scienza moderna le conchiglie fossili hanno significato molto di più: hanno aiutato in modo straordinario gli studiosi a decifrare il passato della Terra e i geologi le considerano il migliore "fossile-guida" per datare rocce sedimentarie, per ricostruire le variazioni climatiche dei mari antichi, per seguire i processi di emersione e sommersione delle terre e per moltissime altre ricerche.
Grazie al guscio calcareo, la conchiglia lascia nella roccia che la imprigiona una "firma" sempre riconoscibile, anche nel caso in cui il guscio si sia dissolto e sia giunto a noi solo il calco del suo interno. I fossili più antichi, tuttavia, risalgono a circa 600 milioni di anni fa, all'inizio del periodo Cambriano, il più antico dell'era Paleozoica: oltre questo limite la scienza può solo ipotizzare l'evoluzione degli esseri viventi.
Le conchiglie sono state usate come monili dalla preistoria ai giorni nostri da gran parte delle popolazioni del pianeta, comprese quelle che vivevano lontane dal mare. I nostri antenati sarebbero probabilmente sopravvissuti anche senza disporre delle proteine fornite dalla carne dei molluschi marini e senza la materia dura, tagliente e facilmente lavorabile costituita dalle conchiglie, ma di certo il cammino dell'uomo della preistoria sarebbe stato più incerto e faticoso. Gli archeologi hanno studiato i ricchissimi depositi di gusci di molluschi commestibili che si rinvengono lungo le coste di mezzo mondo, dall'Europa settentrionale alle più sperdute isole oceaniche.
Gli antichi polinesiani realizzarono un'impresa senza confronti: esplorare e colonizzare l'immensità dell'Oceano Pacifico, dalle Hawaii all'Isola di Pasqua alla Nuova Zelanda, percorrendo senza strumenti di navigazione le migliaia di chilometri di oceano aperto che separano un arcipelago dall'altro. Certamente questi coraggiosi navigatori non sarebbero sopravvissuti se non avessero avuto a disposizione la multiforme risorsa delle conchiglie: essi trasformarono la madreperla dell'ostrica perlifera in amo, strumento principe per un popolo di pescatori.
Pescando, infatti, si possono compiere traversate di settimane o mesi in oceano aperto. Raschiatoi, coltelli punte di freccia, lame di zappa sono solo pochi esempi degli strumenti vitali che i nostri antenati dell'età della pietra hanno saputo ricavare della conchiglie, ma, insieme a impieghi pratici, i gusci più belli e curiosi hanno avuto fin dai primordi dell'umanità usi rivolti a soddisfare le esigenze dello spirito.
3. Una risorsa dell'umanità e bene di scambio
In Europa, già nel Neolitico, si era scoperto che la conchiglia del tritone lucido, con l'apice mozzato, poteva essere usata come strumento musicale, tradizione che proseguì fino all'antichità classica: in Grecia e a Roma, una divinità marina, Tritone appunto, veniva rappresentato nell'atto di suonare la conchiglia a cui ha dato il nome. Amuleto, simbolo di autorità, ornamento di uso universale per abbellire cinture, collane, copricapi, vestiti, la conchiglia è stata oggetto di scambio tra i popoli della costa e quelli della terraferma fin dalla preistoria.
Inoltre, 2 delle qualità che la distinguono, ovvero la durata nel tempo e la caratteristica di presentarsi in forme praticamente sempre uguali e facilmente riconoscibili, ne ha consentito la trasformazione da oggetto da baratto a moneta di scambio, probabilmente già nella Cina del II e del I millennio a.C., fino all'introduzione, attorno al 600 a.C., delle monete metalliche. Ma il "successo finanziario" delle cipree moneta e annulus, note come "cauri" (nella foto accanto) dal termine "kavari" che le designava nell'India del Sud, doveva durare altri 2.500 anni.
Durante i secoli della tratta degli schiavi, i "cauri" erano abbondantemente usati dai negrieri: nel 1522, nel Benin, il prezzo di uno schiavo andava da 5460 a 6370 cauri. Solo alla fine dell'Ottocento le potenze coloniali hanno "messo fuori corso" le conchiglie usate come moneta. Per tutto il Novecento, comunque, questi prodotti del mare hanno continuato ad essere impiegati come spiccioli nei mercati di villaggio. Altre conchiglie che dall'antichità hanno fatto la storia del commercio internazionale sono l'ostrica perlifera (del genere "Pinctada") e i "mùrici", dai quali veniva estratta la celebre porpora impiegata dai Fenici.
L'utilizzo ornamentale di perle più o meno belle e regolari, provenienti da conchiglie di diverse famiglie marine o di acqua dolce, è stato pressoché universale, ma solo quelle perfette nella forma e straordinarie per luminosità estratte delle Pinctada, acquistarono un valore altissimo: facevano parte dei tesori dei templi e delle regge, ornavano le corone di regine e imperatori e splendevano attorno al collo o sulle dita di pochissime dame privilegiate.
4. Madreperla
Le perle raggiunsero il massimo prestigio nel mondo romano: nella sua "Naturalis Historia", Plinio il Vecchio scrisse che erano la cosa più preziosa al mondo e lo storico Svetonio riferì che Aulo Vitellio, imperatore nell'anno 69, si pagò una campagna militare con il ricavato della vendita di un solo orecchino di perle ereditato dalla madre. La pesca delle perle (che oggi alcuni arabi di buona famiglia praticano per sport) era concentrata nel Golfo Persico, e la vita dei pescatori di perle, che si tuffavano in apnea decine di volte al giorno, era durissima: menomazioni e morte precoce erano per loro rischi abituali.
A partire dagli inizi dell'Ottocento l'industria dei bottoni creò una forte domanda di madreperla: i pescatori di perle poterono così godere di un reddito modesto, ma sicuro, con la raccolta delle ostriche perlifere. Lo sfruttamento intensivo, però aveva provocato l'esaurimento dei banchi di ostriche e trovare una perla di valore era diventata un'eventualità sempre più remota. Il meccanismo fisiologico con cui un'ostrica, un mitilo, una pinna o un nautilo producono una perla era noto: quando un corpo estraneo irritante finisce nei tessuti del mollusco, l'animale reagisce avvolgendo in strati concentrici di madreperla.
Alla fine dell'Ottocento 3 Giapponesi scoprirono, indipendentemente l'uno dall'altro, il segreto per indurre un'ostrica a fabbricare una perla "su ordinazione" e uno dei 3, Kokichi Mikimoto, costruì sulla propria scoperta un impero commerciale. Il segreto consiste nel trapiantare, con un'operazione chirurgica piuttosto delicata, nei tessuti di un'ostrica perlifera allevata in cattività, un nucleo di madreperla avvolto in un lembo di tessuto capace di produrre madreperla e prelevato da un'altra ostrica.
5. I "mùrici" e le misure di protezione a favore delle ostriche
Un'altra famiglia di molluschi che nei tempi antichi è stata al centro di un fiorente commercio internazionale è quella dei "mùrici" (nella foto accanto). Diversi popoli, in epoche differenti, hanno scoperto e sfruttato le proprietà tintorie del muco secreto da una ghiandola situata sotto le branchie dei "mùrici", ma soltanto i Fenici riuscirono a farne la base di un fiorente monopolio industriale e commerciale.
Le specie utilizzate erano 3: Il mùrice spinoso (Bolinus brandaris), la porpora (Thais lacera) e il ginocchiello (Hexaplex trunculus); da ciascun mollusco si ottenevano solo poche gocce di un muco giallastro che, esposto alla luce solare, diventa di colore blu scuro. In Irlanda sono stati scoperti mucchi di gusci infranti del mùrice Nucella lapillus: intorno all'XI secolo a.C., gli antichi irlandesi ne ricavavano una "porpora nera". Un altro prodotto di lusso fornito dai molluschi era ricavato dal bisso, il complesso di filamenti secreti da ghiandole del piede. Lavorato e filato, il bisso acquista una consistenza serica.
Oggi, un numero crescente di Stati limita la raccolta dei molluschi per scopi commerciali, incoraggiandone l'allevamento. Così, nei Paesi tropicali, la madreperla viene ottenuta da specie facili da allevare, come il troco (Trochus niloticus) e la stessa ostrica perlifera. Nel 1972, una delle più autorevoli associazioni di specialisti del settore a livello mondiale, l'Unitas Malacologica Europaea, raccomandò di limitare al massimo il prelievo di molluschi vivi a scopi sia scientifici, sia amatoriali, per difenderne le popolazioni, in molti casi minacciate da fattori come l'inquinamento marino o la distruzione di ambienti costieri.
Negli anni seguenti, diverse convenzioni internazionali hanno compilato liste di specie di molluschi a rischio; inoltre, numerosi Paesi hanno adottato misure di protezione dell'ambiente marino, che comprendono limitazioni e, in alcuni casi, la proibizione assoluta della raccolta, del commercio e dell'esportazione delle conchiglie.