L’amore è fatto di sguardi: osservare il proprio cane o gatto rilascia una scarica di ormoni che induce felicità, calma e serenità.
È anche attraverso gli occhi che Fido e Micio, così come noi, interagiscono con il mondo che li circonda, memorizzandone forme, colori e sfumature.
Gli occhi rivestono, quindi, un ruolo essenziale per garantire il loro benessere psico-fisico.
Allo stesso tempo, notare eventuali situazioni anomale risulta molto semplice anche per proprietari alle prime armi, è sufficiente solo monitorare il proprio amico a quattro zampe e osservarlo con costanza.
Oggi vi daremo molti consigli preziosi per prendervi cura al meglio della sua salute. E non dimenticate mai di controllare sempre gli occhi e avvisare il medico veterinario al primo sospetto!
1. COS’È LA CONGIUNTIVITE E QUALI SONO LE CAUSE PIÙ FREQUENTI?
Con il termine congiuntivite si indica l’infiammazione della mucosa che riveste il bulbo oculare e la superficie interna delle palpebre.
Tale condizione può avere differenti cause e richiede sempre una valutazione del veterinario, in quanto compromette la visione di Fido e Micio e incide negativamente sulla loro qualità della vita.
La congiuntivite è piuttosto comune nei cuccioli, soprattutto nei gattini. Per questo motivo, la prima cosa da fare, quando si decide di adottare un cucciolo, è fare un check up completo e monitorarlo a casa con attenzione, soprattutto nelle prime settimane di inserimento.
È importante anche informarsi, confrontandosi con il precedente proprietario o allevatore, in merito a eventuali problemi antecedenti all’adozione e alla situazione sanitaria dei genitori e del resto della cucciolata.
In presenza di infezioni batteriche si può notare uno scolo chiaro, denso, con consistenza cremosa: se non trattata, la congiuntivite batterica può causare anche disturbi sistemici. Ma gli agenti infettivi non sono gli unici responsabili di congiuntivite.
Per esempio, in caso di allergia possono manifestarsi prurito e arrossamento da lieve a moderato. In linea generale, se notate che il vostro cane o gatto presenta rossore, scolo o ha la tendenza a mantenere chiuso uno o entrambi gli occhi, è sempre consigliabile recarsi dal veterinario per un controllo.
CAUSE DI CONGIUNTIVITE
- Congiuntivite virale:
• Adenovirus canino
• Cimurro
• Herpes Virus felino
• Calicivirus felino
- Congiuntivite batterica:
• Mycoplasma
• Chlamydia felis
• Streptococchi
• Stafilococchi
- Malattie parassitarie:
• Allergie
• Malattie immunomediate
• Traumi
• Corpi estranei
- Altro:
• Thelaziosi
2. CHLAMYDIA FELIS: PERCHÉ È UN BATTERIO COSÌ TEMUTO?
Chlamydia felis è il batterio che causa una patologia assai contagiosa chiamata clamidiosi felina, un’infezione che colpisce soprattutto gli occhi dei gatti e che può dare problemi anche all’apparato respiratorio.
Chlamydia felis rappresenta il principale agente eziologico di congiuntivite acuta e cronica felina, soprattutto in caso di convivenza di gruppo, e può colpire gatti di qualsiasi razza e con qualsiasi stile di vita (indoor o outdoor).
La clamidiosi felina si presenta con maggiore frequenza nei soggetti di età compresa tra le 5 settimane e i 9 mesi di età, ma può colpire anche gatti di età superiore.
I sintomi più facilmente riscontrabili da parte del proprietario sono gonfiore delle palpebre, arrossamento degli occhi e la tendenza a tenerli chiusi; in concomitanza ai problemi oculari possono presentarsi anche scolo nasale, tosse e starnuti, insieme a sintomi più generalizzati come febbre, stanchezza e perdita di peso.
Il contagio avviene per contatto stretto o attraverso oggetti contaminati da secrezioni oculari o nasali; l’incubazione varia dai 2 ai 10 giorni. L’aspetto più insidioso è rappresentato dall’incredibile adattabilità del batterio all’ospite, caratteristica che lo rende in grado di causare infezioni persistenti e recidive.
Il problema nel gatto è molto serio per questo bisogna consultare un veterinario non appena compaiano dei sintomi; in caso di convivenza nella stessa casa di più animali, bisogna evitare di tenere i soggetti sani e quelli malati a contatto tra di loro.
Ancora una volta ribadiamo l’importanza di sottoporre cani e gatti appena adottati a rigidi controlli sanitari, soprattutto in caso di convivenza con altri animali.
3. CONGIUNTIVITE FOLLICOLARE DEL CANE
La congiuntivite follicolare è molto comune nei cani di taglia grande e di età inferiore ai 18 mesi; si distingue dalle altre infiammazioni della congiuntiva a causa dell’ingrossamento dei follicoli linfoidi naturalmente presenti in essa: si tratta di aggregati di cellule immunitarie che rispondono a infezioni, corpi estranei e altri stimoli antigenici.
Nella maggior parte dei casi questa condizione si sviluppa in seguito a reazioni di natura allergica ad antigeni ambientali come piante, polvere e polline, ma può anche essere causata da traumi, infezioni virali o batteriche e, più in generale, da infiammazioni croniche dell’occhio.
L’aspetto più insidioso di questa condizione è dato dal fatto che i follicoli, aumentando di volume e quindi essendo in rilievo rispetto alla superficie della congiuntiva, possono contribuire all’irritazione oculare, perpetuando l’infiammazione e, quindi, la presenza dei sintomi.
I proprietari possono notare un arrossamento del/i occhio/i colpito/i, spesso accompagnato da aumento delle secrezioni, la cui colorazione tende al giallastro. Altri sintomi semplici da riconoscere sono l’ammiccamento e la tendenza a sfregarsi con insistenza.
Nelle forme lievi può non essere necessario alcun trattamento, mentre nei casi in cui il disagio del cane incide negativamente sulle attività quotidiane il veterinario potrebbe prescrivere pomate o colliri per alleviare i sintomi.
Particolarmente predisposte a sviluppare questo tipo di congiuntivite sono le razze dotate di grandi aperture palpebrali, palpebre cadenti o occhi infossati (come per esempio Boxer e Cocker) in quanto tale anatomia favorisce l’entrata di una maggiore quantità di materiale nell’occhio; in questi casi, può rivelarsi utile ed efficace fare lavaggi oculari con soluzione fisiologica.
4. PROBLEMI OCULARI E INVECCHIAMENTO NEL GATTO. DIFFERENZA TRA SCLEROSI NUCLEARE E CATARATTA
- PROBLEMI OCULARI E INVECCHIAMENTO NEL GATTO
Una delle più comuni conseguenze dell’invecchiamento nel gatto è la sclerosi nucleare: in tal caso si osserva la formazione di una patina attorno alla pupilla, con conseguente alterazione dell’aspetto.
Spesso è erroneamente confusa con la cataratta a causa della colorazione bianco-grigiastra che tende ad assumere nel tempo.
La porzione più interna del cristallino si indurisce, e questo comporta una riduzione della sua elasticità: l’animale, quindi, non riesce più a mettere a fuoco a causa della ridotta capacità di accomodazione.
I pazienti affetti da sclerosi nucleare o nucleosclerosi vanno spesso a sbattere contro oggetti troppo vicini ed è proprio questo il sintomo che deve mettere in allarme i proprietari, i quali dovrebbero portare il proprio pet da uno specialista per valutare la situazione.
- DIFFERENZA TRA SCLEROSI NUCLEARE E CATARATTA
Mentre la sclerosi nucleare rappresenta un normale processo di invecchiamento del cristallino, la cataratta è una malattia vera e propria e richiede un intervento chirurgico, seguito da terapia medica, per restituire la visione all’animale.
5. RIPRODUZIONE SELEZIONATA E CERTIFICATO DA RICHIEDERE QUANDO SI PRENDE UN CUCCIOLO
- RIPRODUZIONE SELEZIONATA: LE OCULOPATIE CONGENITE NEL CANE
Le oculopatie congenite sono patologie che colpiscono gli occhi e che sono presenti già al momento della nascita; nella maggior parte dei casi sono causate da alterazioni genetiche che possono essere ereditate con maggiore facilità in alcune razze.
Per tali ragioni molti veterinari hanno aderito a una campagna di prevenzione finalizzata a evitare l’accoppiamento dei soggetti portatori di determinate malattie.
Il primo passo da compiere in questa direzione è individuare tutti gli animali che presentano alterazioni oculari, anche se asintomatici; per farlo, è opportuno sottoporre tutti i riproduttori a una accurata visita oftalmologica.
- CERTIFICATO DA RICHIEDERE QUANDO SI PRENDE UN CUCCIOLO
Al termine del percorso clinico, ai soggetti sani viene rilasciato il certificato Ecvo-Fsa, il quale è obbligatorio per alcune razze e fortemente consigliato in tutte le altre.
È qui che entra in gioco il proprietario: quando si decide di acquistare un cucciolo è bene richiedere anche questo certificato per essere certi che il pet provenga da un allevamento che seleziona con cura i riproduttori al fine di ottenere animali sani che possono godere di una buona qualità della vita.
Va, infatti, ricordato che le patologie oculari possono portare a una progressiva diminuzione della vista.
- 3 CONSIGLI PER CAPIRE COME INTERVENIRE
• Fare regolari trattamenti antiparassitari
• Acquistare cuccioli di razza da allevamenti certificati
• Osservare con occhio critico il proprio pet
CONSIGLIO EXTRA: siate curiosi!
Note
ESISTONO PARASSITI DEGLI OCCHI?
La Thelazia callipaeda (foto sotto) è un parassita molto comune in Asia, ma nelle nostre zone i casi sono sporadici. È comunque importante sviluppare consapevolezza.
La thelaziosi è una malattia parassitaria causata da un nematode e trasmessa da vettori, che può colpire cane, gatto, lagomorfi (specie lepri e conigli) e anche l’uomo.
Le specie coinvolte, entrambe appartenenti alla famiglia Spiruridae sono due: Thelazia callipaeda e T. californiensis, quest'ultima non segnalata in Italia. T. callipaeda, nota anche come "Oriental eyeworm", è endemica in molti Paesi orientali ed è stata segnalata pure in Europa, con i primi casi riportati in cani in Piemonte, Basilicata e poi in Francia, Svizzera e Germania (caso divenuto oggetto di pubblicazione scientifica nel 2020).
La presenza di questo parassita è stata anche osservata in gatti, con il primo caso riportato sempre in Piemonte.
Si sono considerate due ipotesi sulla diffusione di T. callipaeda in Italia: un’importazione accidentale dall’Asia o una presenza già esistente nell’ambiente selvatico che ha recentemente colpito gli animali domestici. Il ciclo vitale di T. callipaeda coinvolge Phortica variegata (la mosca della frutta) come ospite intermedio; i maschi fungono da vettori del parassita: durante il pasto (questi insetti sono infatti attratti dalle secrezioni oculari) trasferiscono le larve di T. callipaeda nell’occhio dell’ospite, dove si sviluppano fino a diventare parassiti adulti.
La trasmissione è più probabile tra luglio e settembre, quando la popolazione di insetti aumenta. Gli adulti di T. callipaeda possono persistere nel sacco congiuntivale dell’ospite per mesi, causando sintomi oculari come epifora, congiuntivite e di rado cheratite sia nei cani che negli esseri umani.
Per la terapia della thelaziosi oculare nei cani sono disponibili diversi approcci, tra cui la rimozione manuale dei parassiti e l'uso di antiparassitari e farmaci ad azione parassiticida (per esempio, ivermectina, moxidectina e milbemicina ossima).
Secondo una ricerca del 2010 per valutare la diffusione della parassitosi tra i gatti in Piemonte, c’è una buona conoscenza della malattia e del suo agente eziologico da parte di circa due terzi dei veterinari della regione, nonostante la scarsa prevalenza della patologia in Europa.
La thelaziosi è percepita principalmente come una patologia del cane, ma il ruolo del gatto potrebbe essere sottostimato: i dati suggeriscono che i gatti potrebbero rappresentare un serbatoio alternativo del parassita, soprattutto in zone dove i proprietari di cani usano antiparassitari efficaci anche contro la thelaziosi.
I fattori di rischio per l’infestazione da T. callipaeda nei gatti includono l’ambiente di vita del vettore, la presenza di alberi da frutto e la convivenza con cani.
Una corretta profilassi antiparassitaria è di certo importante per tutelare gli animali più a rischio di contrarre la patologia.