Tutti almeno una volta nella vita possono dire di aver sofferto di mal di schiena. Non a torto è stato definito come uno dei mali del secolo.
Pur non essendo certo un pericolo per lo vita umano, è stato calcolato che i suoi fastidi causano milioni di euro di danni ogni giorno, dovuti alle spese di cura ed alla mancata produttività sul lavoro. L’85% dei dolori alla schiena sono di tipo "non specifico" e le loro cause non sono state individuate e solo il 15% dei dolori sono di tipo specifico in quanto riconducibili a cause specifiche e determinate (modifica della colonna vertebrale o patologia di organi interni del corpo).
Ma analizziamo un po' meglio questa fastidiossima affezione dolorosa che, secondo una recente ricerca, colpisce sporadicamente circa 15 milioni di italiani, delle quali oltre 2 milioni in maniera cronica.
1. Il mal di schiena
Quasi tutti hanno sperimentato almeno una volta nella vita cosa vuol dire provare fitte e stiramenti alla schiena: a un certo punto della loro vita, 8 persone su 10 si ritrovano a soffrire di mal di schiena. Il dolore non specifico alla parte bassa della schiena è un disturbo molto diffuso, che colpisce allo stesso modo uomini e donne.
Si definisce "non specifico" perché, nella maggior parte dei casi, non è riconducibile a un'unica causa in particolare, un problema fisico o una malattia, bensì a un insieme di concause che hanno a che fare con le diverse strutture della schiena (muscoli, legamenti, vertebre). Gli esperti non sanno con precisione perché certe persone soffrano di mal di schiena e altre no. In 85 casi su 100, nonostante esami approfonditi, il medico non trova alcuna causa dei disturbi che affliggono le persone affette da mal di schiena.
I dolori possono variare di intensità e dipendere dalla posizione che si fa assumere al corpo. Se la persona si distende o cammina, spesso i dolori sono meno forti di quando questa stessa persona si siede o sta in piedi. A prescindere dal mal di schiena, la maggior parte delle persone che soffrono delle cosiddette "lombalgie non specifiche" conducono una vita normale e i loro dolori si attenuano di solito nel giro di qualche settimana.
E' importante, infatti, mettere bene a fuoco le implicazioni a livello fisico di una vita troppo sedentaria: non per nulla accanto ad altri fattori di rischio, quali l'età, l'obesità, particolari professioni faticose, il fattore di rischio più diffuso per l'insorgere del mal di schiena è proprio la mancanza di attività fisica. La spiegazione è semplice: i muscoli della schiena e dell'addome, se non debitamente allenati, perdono progressivamente tono, e non sorreggono più a sufficienza la colonna vertebrale, causando dolore e rigidità.
Mentre altre zone del nostro corpo (come gambe e braccia) sono spesso in movimento anche senza che ci preoccupiamo di allenarle in modo specifico, la schiena necessita di esercizi mirati, altrimenti rimane statica e i muscoli non riescono più a svolgere a dovere il loro compito, affaticando l'intera struttura. Nei moderni metodi di cura dei dolori alla schiena, le terapie motorie svolgono un ruolo fondamentale e l’attività fisica viene consigliata anche per evitare di arrivare a soffrire di mal di schiena.
Il mal di schiena non è un problema che riguarda solo le generazioni più anziane: nell’arco di un anno, 1 studente su 4 tra i 12 e i 17 anni soffre di dolori alla schiena. Più i ragazzi diventano grandi, più soffrono di mal di schiena, con una maggiore frequenza del disturbo nelle femmine rispetto ai maschi. Così come avviene con gli adulti, il medico non riscontra quasi mai alcuna malattia o modifica del corpo quale causa dei dolori, che scompaiono perlopiù da soli.
2. Cause del mal di schiena
Le cause a volte sono difficili da comprendere. Il mal di schiena si attribuisce generalmente alla mancanza di moto, alla vita sedentaria, alla postura sbagliata, ma difficilmente ci si impegna in strategie che cerchino effettivamente di risolvere il problema alla radice, prevenendo le ricadute.
Alcuni ricercatori affermano che il mal di schiena è il prezzo da pagare per il fatto di camminare in posizione eretta: da quando l’uomo si è raddrizzato, per una grossa parte della giornata la colonna vertebrale (un insieme di oltre 30 ossa che sostengono tutto il corpo e che lo rendono mobile e flessibile) sopporta l’intero peso di testa, collo, busto e braccia. I dischi intervertebrali – i «cuscinetti» tra le vertebre che attenuano urti e pressioni – sono costantemente sottoposti a una pressione elevata.
Inoltre, qualora si faccia poco movimento, questi dischi vengono nutriti male e si usurano. La cartilagine che si trova nel disco intervertebrale perde la sua elasticità, diventa fragile, si riduce e può lesionarsi. Nel corso della vita, i dischi intervertebrali si assottigliano, gli spazi tra le vertebre si riducono e i legamenti delle vertebre si allentano. Tutto ciò comporta una perdita di stabilità dell’intera colonna vertebrale, che i muscoli della schiena cercano di compensare, e per farlo si ten dono. Ma queste tensioni possono infiammare i nervi prossimi ai muscoli, il che provoca dolori.
Le tensioni muscolari sono considerate una delle cause principali del mal di schiena. Molti dei mali di schiena sono il risultato di un uso improprio della colonna lombare nell’attività quotidiana (lavoro, lavori in casa, sports amatoriali etc.) che provoca stiramenti e la rende vulnerabile. Una iperlordosi (aumento della curvatura lombare) è il risultato di una muscolatura debole, sia lombare sia addominale, che priva la colonna di un importante supporto. L’aumento di peso, aggrava questa situazione.
Più spesso ci si dedica al problema in corrispondenza della sua comparsa, preoccupati esclusivamente di far scomparire il dolore il più velocemente possibile, attraverso cure sintomatiche, dimenticandolo fino alla sua successiva ricomparsa. Di fronte all'impotenza delle terapie tradizionali, la gente ha cominciato a rivolgersi a cure alternative, ad esempio l’osteopatia. Molto raramente il mal di schiena è causato da lavori che comportano un pesante carico fisico, come quello di un muratore ecc.
Altre cause che possono generare ill mal di schiena possono essere riassunte, in modo generico e discorsivo, in:
- distorsione e distrazione legamentosa
- ernia del disco
- osteoartrosi
- stress, tensioni e problemi emotivi (lo stress psicologico fa contrarre spesso i muscoli della schiena)
- cause eterogenee.
3. Mal di schiena acuto e cronico
I medici distinguono tra mal di schiena acuto e cronico. Le forme acute durano fino a 6 settimane, quelle croniche di più. Esiste anche una terza forma di dolore che si chiama subacuto (quando il dolore dura tra le 6 settimane e i 3 mesi). Tuttavia, i medici non si attengono rigidamente a questa definizione. Per esempio, i dolori non specifici al collo spesso durano più a lungo rispetto a quelli che colpiscono la parte bassa della schiena.
Di conseguenza, il medico valuta sempre anche l’andamento dei dolori: per esempio, se una persona soffre di mal di schiena da 7 settimane, ma i dolori si attenuano costantemente, il medico parla comunque di una forma acuta. La distinzione tra acuto e cronico è più importante per il medico che per il paziente, considerato che il medico si basa su questa per decidere se prescrivere ulteriori esami allo scopo di precisare o meno la natura dei disturbi.
Molti pensano che, in presenza di un mal di schiena acuto, è assolutamente necessario fare una radiografia, ma non è sempre così. Infatti, in 9 casi su 10 i dolori acuti alla schiena si attenuano spontaneamente, con cure più o meno farmacologiche. Non sono quindi necessari esami radiologici, TAC o risonanze magnetiche. Se però i dolori alla schiena non si attenuano nell’arco di 4-6 settimane, con o senza terapia, è opportuno approfondire la situazione con ulteriori esami presso il medico curante, un reumatologo o un ortopedico.
In mancanza di segnali d'allarme particolare (infezioni, osteoporosi, fratture, deformità strutturali, disordini infiammatori, casi tumorali ecc.), il mal di schiena si definisce "non specifico" e si caratterizza per il dolore generalmente circoscritto alla parte bassa della schiena, in assenza di altri sintomi (come intorpidimento, formicolio, debolezza o dolore alle gambe).
Tutte le linee guida in tema di mal di schiena parlano chiaro: chi si ferma è perduto. Il riposo assoluto non fa bene, anzi: bisogna restare attivi e anche andare al lavoro, appena è possibile farlo. Per anni, gli esperti hanno ritenuto che, con il mal di schiena, fosse meglio mettersi a riposo. Oggi la situazione si è rovesciata: se ci si riposa troppo, i dolori si attenuano più lentamente, quando addirittura non peggiorano. In presenza di mal di schiena acuto e cronico, la cosa migliore da fare è pertanto quella di muoversi e rimanere attivi.
4. Perché il mal di schiena è un disturbo così diffuso?
La schiena è una struttura complessa fatta di ossa, muscoli e altri tessuti, che si sviluppano intorno alla colonna vertebrale. La colonna non solo supporta l'intero peso del corpo ("organo di sostegno"), ma protegge anche il midollo spinale, dove arrivano e si dipartono molti nervi diversi, i quali trasmettono segnali ai muscoli per il movimento nonché informazioni dal corpo al cervello, per esempio i segnali di dolore.
Dall’altro lato, alla colonna vertebrale sono fissate centinaia di muscoli e legamenti, che consentono di mantenere il corpo eretto come pure di muoversi in varie direzioni. Tutte queste strutture lavorano insieme incessantemente, consentendoci di muoverci, sentire e percepire in maniera normale. La parte bassa della schiena, chiamata anche zona lombosacrale, è la zona dove si accumula la maggior parte dello sforzo operato dalla colonna. I muscoli di questa area necessitano di esercizi specifici per mantenersi in grado di svolgere al meglio il loro compito.
Trattandosi di un «coro a più voci», non stupisce che possa «stonare» in qualche punto e che a volte sia così difficile individuarne la causa. Infatti, il mal di schiena, più di altri sintomi, è insidioso per la sua comparsa improvvisa, per la difficoltà nel comprenderne le cause e prevederne gli sviluppi. Ma la vera difficoltà sta nell'orientarsi fra terapie e consigli diversi, spesso anche contrastanti. Alcuni imparano a conviverci come se fosse il loro stato naturale, non considerandolo il sintomo di una malattia, ma la naturale conseguenza di uno stile di vita condiviso da molti o una manifestazione del normale processo di invecchiamento.
5. Consigli pratici
Per evitare complicazioni e prevenire il ripetersi degli episodi acuti è meglio prestare attenzione a certi movimenti e posizioni quotidiane che possono scatenare il dolore. È bene ricordare che:
- Rimanere a lungo in piedi o seduti in posizioni scomode o sbilanciate causa contratture della colonna vertebrale
- La sedia della scrivania nel posto di lavoro deve essere comoda e dotata di schienale, in modo da mantenere la colonna diritta e appoggiata allo schienale
- Per sollevare un peso anche leggero dal basso verso l'alto è meglio non inclinare o inarcare il busto in avanti, ma flettere le gambe mantenendo il più possibile diritta la colonna vertebrale
- Davanti alla televisione è meglio rilassarsi mantenendo una posizione anche semisdraiata ma frontale rispetto allo schermo
- In autobus, quando si sta in piedi, è preferibile distribuire il peso del corpo divaricando leggermente le gambe e reggersi alle sbarre verticali
- Chi soffre di mal di schiena deve prestare attenzione al peso corporeo e fare esercizi fisici per rinforzare la muscolatura dorsale e addominale (gli sport da preferire sono la camminata a passo veloce, il nordic walking, il nuoto e la ginnastica in acqua).
- È opportuno bere sempre molta acqua, dato che la giusta idratazione dei dischi intervertebrali li mantiene elastici e sani.
- Non sollevare oggetti troppo pesanti, e abbassarsi nel modo appropriato, piegandosi sulle ginocchia e cercando di non caricare il peso sulla schiena.
- Scegliere l'approccio più utile alle proprie esigenze, combinando programmi di esercizio fisico e cognitivo: quello che dovrebbe essere modificato, per combattere validamente il mal di schiena, è proprio il modo complessivo di rapportarsi al proprio corpo (per affrontare il dolore bisogna agire a 360° sulle abitudini di vita).