L'incontro tra la cultura europea e quelle preesistenti alla scoperta dell'America si svolse sotto il segno della duplicità. I conquistatori, pur stupefatti nel vedere quali risultati avessero raggiunto quelle civiltà, rimasero parimenti inorriditi dai riti del sacrificio umano con cui le genti del Nuovo Mondo si propiziavano le divinità.
Gli Europei catalogarono come esseri inferiori, barbarici e idolatri gli ""Indiani, ma nel momento in cui si schiacciavano le loro civiltà ne recuperavano anche la memoria storica e si confrontavano con le domande che popoli tanto diversi ponevano alla cultura europea.
Gli uomini di Cortés annientarono in 3 anni l'intero regno Azteco, mentre con pochi uomini Pizarro e de Almagro si impadronirono dell'impero inca. Molte altre civiltà, dagli antichi Olmechi ai Toltechi (popolo guerriero dell'altopiano del Messico la cui capitale, Tula, fu distrutta nel 1168 dalla popolazione dei Chichimechi), dai Chavìn (civiltà che si sviluppò nelle terre andine settentrionali) ai Nazca (civiltà preincaica), dai Chimù (conquistati dagli Inca), agli Zapotechi (conquistati dagli Aztechi), si erano già avvicendate nei secoli precedenti. Spesso sovrapponendosi ad altri popoli, o rivaleggiando con le civiltà dominanti. E' il caso degli Tlaxcalteca, alleatisi con gli invasori spagnoli contro gli Aztechi.
Conoscere le espressioni di quelle antiche popolazioni, governate da grandi sovrani, consente di percepire l'unicità dell'uomo, che in ogni latitudine si misura con problemi analoghi e, insieme, apprezzarne la profonda diversità costruita dalla Storia.
Oggi non ci occuperemo di queste grandiose civiltà, ma, facendo una selezione in base a diversi criteri storici, etnologici e linguistici, scopriremo quali furono i 5 più grandi sovrani di tutte questi popoli preispanici.
1. Pakal (costruttore e mecenate)
Pakal K'inich Janaab', conosciuto anche come Pacal il Grande o semplicemente Pakal nacque nel 603, fu incoronato re nel 625 e morì nel 683. Già da questa cronologia si ricava che governò sull'unica civiltà mesoamericana in grado, a quei tempi, di elaborare datazioni tanto precise: quella dei Maya.
Fu Pakal a dare splendore al lignaggio reale della città di Palenque, grazie a una serie di conquiste militari in alleanza con la città di Yaxchilán, governata da Scudo Giaguaro II. L'intera zona del fiume Usumacinta, nell'odierna regione di Tabasco, fa da lui presa e occupata militarmente.
Ma assai più che i meriti guerrieri, Pakal è ricordato per i grandiosi progetti monumentali, concepiti e realizzati, e per la fioritura artistica avviata sotto il suo regno.
Morto ottuagenario Pakal venne sepolto nella cripta del grande Tempio delle iscrizioni (il suo mausoleo), a Palenque. Le decorazioni dei quattro pilastri centrali fissano le immagini di Pakal, di Serpente Giaguaro II e di altri membri della famiglia reale. Sotto Pakal e il figlio Chan Bahlum, la città di Palenque si configurò come uno dei regni più influenti nelle terre basse dei Maya. Sposò la Signora Ix Tz'akb'u Ajaw, dell'antica città di Toktan. Da questo matrimonio nacquero i futuri sovrani K'inich Kan B'ahlam II e K'inich K'an Joy Chitam II.
Pacal il Grande è considerato dagli storici uno dei più re più importanti nella storia maya, per gli eccezionali monumenti e le sculture ritrovati in tutta Palenque. Nel periodo in cui fu re nella città furono costruiti quasi 1.000 edifici, usando pietre che arrivavano a pesare 15 tonnellate. Benché il suo passato sia ancora oggi da scoprire, possiamo dire con certezza che i suoi sforzi per ristabilire il regno di Palenque portarono alla costruzione dei più grandi monumenti e opere d'arte maya.
2. Nezahualcoyotl (l'imperatore poeta)
Nezahualcoyotl visse tra il 1402 e il 1472. Fu poeta, architetto, sciamano, guerriero e famoso sovrano nella Mesoamerica. Fu lui a stringere in alleanza le tre principali città del Messico meridionale: Tenochtitlan, Texcoco e Tlacopan (Tacuba), che si unirono nella "Triplice alleanza", la base dell'Impero azteco.
Con coraggio e saggezza governò il suo popolo e fornì prova di grande interesse per le scienze e per le arti. Costruì palazzi, giardini, monumenti, acquedotti per fornire di acqua potabile la capitale Tenochtitlan. Progettò un codice di legge basato sulla divisione dei poteri in base al quale vennero creati dei comitati per la finanza, per la guerra, la giustizia e la cultura. Fondò scuole per lo studio dell'astronomia, del linguaggio, della medicina, della pittura e della storia.
La sua opera poetica, conservata in diversi codici manoscritti, è permeata da riferimenti alla natura, accompagnati da acute riflessioni filosofiche. Le sue poesie celebrano la primavera, il momento della nascita dei fiori e soprattutto dell'arrivo della provvidenziale stagione delle piogge, l'evento più atteso e propiziato da riti e sacrifici umani.
L'inno alla natura piega con accenti elegiaci alla considerazione della fragilità della vita umana, implorando gli dei che le creature non appassiscano, come invece appassiranno in autunno i fiori e le piante.
Amo il canto dell'uccello imitatore,
Uccello dalle mille voci;
Amo il colore della giada
E l'energetico profumo dei fiori
Ma più di tutto amo mio fratello: l'uomo.
(Nezahualcoyotl, Texcoco 1402-1472)
3. Montezuma (vittima di Cortés)
Imperatore degli Aztechi dal 1503 alla morte, nel maggio-giugno del 1520, per mano degli Spagnoli di Cortès o, forse, di guerrieri rivali.
Fu un guerriero giovane, valoroso, prudente e molto religioso. Aveva la fama di essere umile e virtuoso, però quando salì al potere divenne orgoglioso e superbo. Si fece chiamare Tlacatecutli, signore dei signori. Si faceva vedere pochissimo, ma quando appariva si faceva vedere sempre al massimo del suo splendore, felice e potente. Si cambiava d'abito ogni volta che si mostrava. Ogni abito veniva indossato una sola volta e poi distrutto. Tutti gli inviati dovevano togliersi i sandali, voltarsi, chinare la testa a terra al passaggio di Montezuma. Solo a pochi dignitari ed ai parenti era consentito vederlo; chiunque trasgrediva, pagava con la vita simile oltraggio.
Fu vittima due volte: una, dell'astuzia e dell'inganno di Cortés, che riuscì a convincerlo di essere l'atteso dio Quetzalcoatl (nella mitologia azteca era scritto che il gran dio Quetzacoatl, il serpente piumato,sarebbe un giorno ritornato tra la sua gente, riportando serenità e pace, come aveva fatto la prima volta che era comparso); l'altra, dell'immaginazione storica che di lui costruirono sia gli Spagnoli sia i sacerdoti aztechi suoi avversari. E così Montezuma divenne il pavido temporeggiatore, l'ignavo sovrano che consegnò una grande civiltà nelle mani degli avidi conquistatori.
Dietro tali luoghi comuni si intravedono la resistenza che la sua azione di centralizzazione incontrò tra i Messicani e le debolezze intrinseche di un impero lacerato al vertice da furiose lotte di potere. Nonostante la crisi, la bellezza della città di Tenochtitlan dimostra come l'arte azteca raggiunse l'apice, glorioso canto del cigno di una civiltà che in poco tempo sarebbe stata annientata dagli Europei.
Caduto ostaggio di Cortès, nel 1520 morì durante la disperata e vana rivolta antispagnola degli abitanti della grande Tenochtitlan. Secondo una versione credibile, Montezuma venne strangolato da Cortez come esempio di cosa capitava a chi si ribellava al potere spagnolo; Cortez lasciò una diversa versione,nella quale diceva che l’imperatore venne colpito a morte da una pietra durante gli scontri con gli aztechi; comunque sia andata Montezuma pagò a caro prezzo, sia con la sua vita, che con la libertà del suo popolo, l’indecisione mostrata nei confronti degli spagnoli.
Oggetto sin da allora di dibattiti, polemiche e controversie, l’ultimo sovrano atzeco continua a suscitare enormi interrogativi tra gli storici: perchè si mostro’ cosi’ arrendevole con gli Spagnoli? Era un atteggiamento dovuto a superstizione o calcolo politico?
4. Cuauhtemoc (l'ultimo sovrano azteco)
Ultimo sovrano azteco dal 1520 al 1524. Dopo aver difeso Tenochtitlan, fu catturato e fatto impiccare da Hernan Cortès nel Petén (Guatemala) 3 anni più tardi. In vista dello scontro finale con gli Spagnoli, Cuauhtemoc aveva cercato inutilmente di fare alleare le città della Mesoamerica e di riportare all'alleanza quelle che, sempre più numerose, erano passate al nemico.
Riorganizzò l'esercito azteco e diresse energicamente la lotta contro Cortés. Dopo una lunga ed eroica difesa venne fatto prigioniero e sottoposto a torture perché rivelasse il nascondiglio del tesoro azteco. Nel 1525, mentre era condotto al seguito della spedizione di Cortés, fu accusato di complotto e condannato a morte.
Cuauhtemoc è considerato l'eroe nazionale del Messico. Nella parte occidentale del Paseo de la Reforma fu venne innalzato nel 1887 un gran monumento, decorato con bassorilievi che rappresentano le gesta eroiche dell'imperatore e sormontato da una sua statua di bronzo.
L'incontro tra Cortés e Cuauhtemoc è narrato dal cronista spagnolo, il frate domenicano Diego Duràn, che degli aztechi fu il primo studioso. Egli scrive che, alla domanda del perché avesse permesso che la città fosse distrutta al prezzo di così tante vite umane, il sovrano rispose all'interprete: "Di' al capitano che ho fatto quello che ero obbligato a fare per difendere la mia città e il mio regno, come egli avrebbe fatto per il suo, se io fossi andato a prenderglielo. Ma, dato che non ci sono riuscito e che egli mi hain suo potere, che prenda questo pugnale e mi uccida".
Una risposta orgogliosa, che offre il metro per capire quale fosse l'indole di un vero sovrano azteco.
5. Atahualpa (l'orgoglioso re Inca)
Nacque a Cuzco, in una data incerta tra il 1500 e il 1502. Era figlio del sovrano inca Huayna Capac e di Pacchas, figlia dello sconfitto re di Quito. Alla morte improvvisa del padre, probabilmente colpito dalla terribile malattia portata dagli Spagnoli, il vaiolo, in assenza di successori designati i capi di Cuzco incoronarono il figlio legittimo Huascar.
Atahualpa si ribellò alla decisione e rivendicò a sé la sovranità delle regioni settentrionali dell'Impero inca. Fu l'inizio della guerra civile, nel corso della quale Huascar rimase sconfitto. Poco dopo giunse a Cajamarca (vicino Cuzco, capitale dell'Impero Inca) dove il 15 novembre 1532 Pizarro incontrò Atahualpa. Egli lo attendeva con un esercito di circa 30.000 uomini. Dopo una trattativa condotta da Hernando de Soto e Hernando Pizarro, fratello di Francisco,la spedizione spagnola entrò pacificamente nella città.
Poco dopo Pizarro, che lo fece prigioniero a tradimento. Gli promise la libertà dietro pagamento di un considerevole riscatto, ma in realtà lo trascinò davanti a un tribunale spagnolo, facendolo condannare a morte per assassinio e idolatria.
Per Pizarro la leggenda vuole che il segnale di attacco degli spagnoli fu dato da Vicente de Valverde, che sottopose la Bibbia al giuramento di Atahualpa. Rifiutatosi o,secondo alcune testimonianze probabilmente apocrife l’obbligò Valverde a gridare al sacrilegio scatenando le truppe spagnole.
Atahualpa venne giustiziato nell'agosto 1533. Il 15 novembre 1533 venne conquistata, saccheggiata e incendiata Cuzco e il popolo Inca venne massacrato. Con la famiglia reale completamente sterminata i nuovi governanti spagnoli schiacciarono i nativi sotto una brutale oppressione, cercando di sradicare completamente la loro cultura originaria insieme alla religione e alle tradizioni.
Le notizie della vita di Atahualpa furono raccolte da Garcilaso Inca de la Vega, un meticcio cresciuto in Spagna che con i suoi "Commentari" divenne il primo storico degli Inca. Si narra che nella speranza di salvare la vita, Atahualpa, poco prima di essere condannato a morte, organizzò un enorme sistema di spoliazione dell'oro e dell'argento dagli edifici pubblici e privati di tutto l'impero.