L'oligoterapia è un metodo terapeutico fondato sull’impiego di elementi minerali in piccolissime dosi (dal greco oligos, poco).
Elementi che generalmente non fanno parte della struttura dell’organismo se non come tracce, ma che sono invece indispensabili per lo svolgersi delle reazioni chimiche che vi avvengono: chiavi importanti per l’attività dei catalizzatori, sostanze che accelerano tutti i processi biologici sui quali si basa la vita, dall’assimilazione delle sostanze nutritive alla loro trasformazione in elementi utili per l’organismo, dall’eliminazione delle scorie alla produzione di anticorpi.
La carenza di questo o quell’elemento rende più difficile o addirittura impossibile una o più reazioni chimiche e quindi anche le corrispondenti funzioni organiche. È possibile correlare, per esempio, la mancanza di rame con una maggior sensibilità alle infiammazioni, la carenza di manganese con un aumento delle manifestazioni allergiche e così via.
Si ricorda che la scelta e la prescrizione di una giusta terapia come di un piano dietetico spettano esclusivamente al medico curante, che può anche valutare eventuali rischi collaterali (quali intossicazioni, intolleranze e allergie).
Per ulteriori approfondimenti sull'oligoterapia e su altre terapie alternative, vi consigliamo la lettura del bellissimo libro "Il libro completo dei rimedi naturali".
1. Le diatesi
L’applicazione della scienza allo studio del ruolo che svolgono gli oligoelementi nei processi chimici che caratterizzano l’attività biologica degli organismi viventi, ha assunto un andamento sistematico soltanto a partire dalla prima metà del XX secolo, in seguito alle ricerche di Gabriel Bertrand che tra il 1894 e il 1898 aveva sottolineato il ruolo determinante del manganese nell’azione di un enzima vitale per le piante.
Il biologo francese arrivò a completare una lista di 18 elementi chimici presenti solo allo stato di “tracce” negli organismi viventi: silicio, ferro, zinco, rame, nichel, cobalto, alluminio, piombo, stagno, molibdeno, vanadio, titanio, fluoro, bromo, iodio, boro, arsenico e, appunto, manganese.
Contemporaneamente Maurice Javillier fece rilevanti scoperte sul fosforo e sul magnesio. Queste ricerche stimolarono ulteriori studi in vari Paesi d’Europa e negli Stati Uniti.
Dagli studi all’applicazione terapeutica dei risultati conseguiti il passo fu breve e lo compì per primo Jacques Ménétrier (1908- 1986), a partire dal 1932. A lui va infatti il merito di avere intuito che le recenti scoperte offrivano anche ai medici la possibilità di contrastare i disturbi accusati dai loro pazienti, per di più agendo in profondità e non solo eliminandone i sintomi.
Si trattava di ripristinare il normale equilibrio delle funzioni organiche somministrando, in forma fisico-chimica adeguata, gli stessi elementi che cooperano all’equilibrio della natura: era nata l’oligoterapia, anche altrimenti definita “terapia biocatalitica”.
Ménétrier individuò quattro fondamentali modalità reattive dell’organismo, che chiamò diatesi. Ognuna di queste necessita, per essere riequilibrata, di uno specifico elemento:
- DIATESI ALLERGICA: é caratterizzata dalle diverse manifestazioni allergiche e richiede la somministrazione del manganese.
- DIATESI IPOSTENICA: produce soprattutto infiammazioni delle prime vie respiratorie (faringiti, raffreddori, otiti, sinusiti, bronchiti) e richiede la somministrazione del manganese-rame.
- DIATESI DISTONICA: presenta spesso disturbi come ansia, alterazioni dell’umore, reumatismi, disturbi della circolazione arteriosa e venosa. In questo caso si sceglie il manganese-cobalto.
- DIATESI ANERGICA: si manifesta con una grave mancanza di vitalità, con una compromissione dello stato generale, con patologie di tipo degenerativo e viene corretta con la somministrazione del rame-oro-argento.
2. Oligoelementi e diatesi
Nell’elenco delle corrispondenze tra alcuni minerali e le predisposizioni ricorrenti individuate da Ménétrier sono presenti, a parte il Manganese, associazioni di due o tre tipi di oligoelementi.
Tali associazioni sono il frutto di complesse valutazioni, che fra l’altro tengono conto non solo delle indicazioni terapeutiche del singolo elemento, ma anche dell’azione sinergica che possono svolgere così combinati.
- Nel caso di Manganese-Rame, per esempio, vengono sfruttate sia l’efficacia del Manganese nella regolazione della diatesi artritica, sia quella del Rame nella stimolazione delle difese naturali. Ma forse l’effetto più salutare di Manganese- Rame è quello di contrastare la fatica cronica che, se può essere sintomo di diverse patologie, è comunque un “malessere” che condiziona pesantemente l’equilibrio del sistema nervoso.
- Manganese-Cobalto è invece un’associazione indicata nella prevenzione e nel trattamento dei processi di sclerosi e in generale di tutti i disturbi della circolazione, nei casi di difficoltà digestive e respiratorie, oltre che in presenza di anemia (concentrazione ridotta di emoglobina nel sangue).
- L’associazione dell’Oro e dell’Argento catalitico con il Rame procura benefici nei disturbi cardio-vascolari, quando la pressione è troppo bassa oppure si manifesta la presenza di varici o di emorroidi, in caso di fistole, foruncolosi e in genere in tutte le patologie che comportano alterazioni della pelle.
- Zinco e Rame esercitano un’azione sinergica nei confronti dei vari disturbi determinati da una risposta non sufficientemente attiva dell’organismo, in particolare del sistema nervoso, alla provocazione, purtroppo sempre più generalizzata, costituita dallo stress.
- Zinco, Nichel e Cobalto infine sono affini per il ruolo che svolgono come biocatalizzatori e quindi esercitano un’azione stimolante ogni volta che si richiede un intervento attivo di determinati enzimi.
3. I minerali “maggiori” nell’organismo umano
Ai minerali “maggiori”, quelli cioè di cui l’organismo umano ha un fabbisogno superiore ai 100 mg al giorno, la comunità scientifica internazionale ha riconosciuto da parecchio tempo una funzione determinante nei processi fisiologici.
Detti anche “macroelementi”, sono, in ordine quantitativo, il calcio, il forforo, il potassio, lo zolfo, il sodio, il cloro e il magnesio.
Del calcio tutti sanno che svolge un ruolo fondamentale nella costruzione e nel mantenimento in salute di ossa e denti, ma dipendono da questo macroelemento anche la contrazione dei muscoli, la regolazione del battito cardiaco, la coagulazione del sangue e l’attivazione dei neurotrasmettitori (mediatori chimici nella trasmissione degli impulsi nervosi).
Per l’assimilazione e l’utilizzazione del calcio è necessaria la presenza del fosforo: a un rapporto squilibrato fra i due elementi può collegarsi, per esempio, l’insorgenza di malattie ossee. Principali fonti alimentari di calcio e fosforo sono i latticini, i cereali integrali, le uova e il pesce.
Al potassio, al sodio e al cloro si può accennare congiuntamente, perché hanno la caratteristica comune di essere tutti elettroliti, cioè di essere in grado di condurre elettricità se dissolti in acqua.
Gli elettroliti agiscono contribuendo ad assicurare: una buona idratazione del corpo, regolarmente distribuita in tutti i tessuti; l’equilibrio fra acidi e basi; la funzionalità delle cellule muscolari e nervose, nonché quella del cuore, dei reni e delle ghiandole surrenali.
Disturbi invece molto comuni, come il facile affaticamento, la frequenza di crampi muscolari, la stessa ipertensione (pressione alta), possono derivare da una carenza di potassio, parallela a una sovrabbondanza di sodio e di cloro, assunti con il normale sale da cucina raffinato (cloruro di sodio). Di potassio sono ricche le verdure, le patate, le banane e la frutta in genere (agrumi, prugne e albicocche).
La carenza di zolfo, un elemento d’importanza capitale per le ossa, i denti, i tendini e le articolazioni (il suo contenuto nel corpo di un adulto è pari a circa 175 g), è invece molto rara. Presente in ogni cellula, lo zolfo entra nella composizione di vari amminoacidi e proteine, oltre che essere presente nell’insulina (l’ormone che regola il metabolismo degli zuccheri), e favorisce l’azione di molte vitamine.
Anche del magnesio, infine, si può dire che è presente in tutte le cellule del nostro corpo, benché sia concentrato (tra il 60% e il 70%) nelle ossa. La sua funzione primaria consiste nell’attivazione degli enzimi, sostanze proteiche che sono in grado di favorire e accelerare importanti reazioni biochimiche. Un deficit di magnesio si può manifestare con sintomi da non trascurare come:
- la costante stanchezza;
- la poca resistenza allo stress; • l’irritabilità;
- la perdita dell’appetito;
- l’insonnia.
4. Oligoelementi: funzioni e caratteristiche
Come agiscono gli oligoelementi? Attualmente sappiamo con certezza che svolgono la funzione di catalizzatori, cioè di sostanze che accelerano i tempi di una reazione biochimica mantenendosi inalterate e per di più selezionando, se la reazione può evolvere in modi diversi, il processo favorevole all’integrità del tessuto.
Gli oligoelementi sono altresì necessari per l’attivazione di specifiche funzioni organiche, come:
- un regolare metabolismo degli zuccheri per opera dell’insulina (a questo compito presiedono espressamente lo zinco e il cromo);
- la possibilità di utilizzare altre sostanze preziose per il corretto mantenimento di un equilibrio fisico (il rame, per esempio, concentrato in particolare nel pancreas e nel fegato, rende possibile l’utilizzazione della vitamina C);
- la depolarizzazione delle cellule mediante il trasporto dell’ossigeno (manganese).
Si deve ricordare che non di tutti gli oligoelementi esistono preparati oligoterapici. Non hanno infatti applicazione il boro, il cadmio, il cromo, il ferro, il mercurio, il molibdeno, il piombo, il selenio, il silicio e il vanadio.
Di alcuni di questi minerali resta ancora da stabilire definitivamente il ruolo fisiologico che giocano, di altri la dose ottimale di assunzione. L’omeopatia tuttavia utilizza, a esclusione del boro e del molibdeno, tutti questi elementi, assieme a molti altri di origine animale e vegetale, ovviamente in diluizioni omeopatiche.
I danni prodotti dall’inquinamento, i ritmi di vita innaturali, l’impoverimento dei suoli in seguito agli squilibri minerali determinati dalle concimazioni chimiche, non consentono di assumere dai cibi oligoelementi in quantità sufficiente. L’alimentazione scorretta rappresenta infatti una delle principali cause della carenza di oligoelementi.
Lo scadimento della qualità biologica e nutrizionale dei cibi, la presenza consistente di prodotti elaborati dall’industria e addizionati con conservanti, coloranti, aromatizzanti, sterilizzanti e altri additivi chimici determina complessi fenomeni metabolici, tra cui un vero e proprio “sequestro” degli oligoelementi, che perdono la capacità di attivare gli enzimi e le reazioni metaboliche collegate.
L’oligoterapia tende a rimuovere questi blocchi, attraverso la somministrazione, solitamente per via orale, di elementi minerali opportunamente diluiti. La terapia con gli oligoelementi non è mai fonte di intossicazioni e non presenta controindicazioni.
5. Come si presentano e si assumono gli oligoelementi
Gli oligoelementi, singoli oppure associati, vengono generalmente preparati sotto forma di soluzione liquida, in fiale monodose oppure in flaconi dosatori pressurizzati e forniti di un cucchiaio dosatore.
In genere le case farmaceutiche che producono oligoelementi optano per i gluconati, per cui si acquisteranno il gluconato di Zinco, il gluconato di Rame e così via.
Se qualcuno volesse però ricorrere agli oxolinati, deve cercare una farmacia specializzata nella confezione di rimedi naturali e farsene preparare un quantitativo corrispondente alla durata prevista del trattamento prescritto dal medico curante.
Per questi ultimi, a differenza dei normali rimedi oligoterapici, non è necessario un assorbimento perlinguale e possono quindi essere miscelati con alimenti vari, bevande e, nel caso dei bambini più piccoli, nella pappa. Sono preparati, su richiesta, direttamente dal farmacista: poiché non contengono conservanti, devono essere tenuti in frigorifero.
È possibile anche trovare gli oligoelementi assorbiti su granuli di lattosio, come si usa fare a volte per i rimedi omeopatici. Tale soluzione è forse la più indicata se una cura oligoterapica viene prescritta ai bambini, che incontrerebbero difficoltà a eseguire correttamente un’assunzione perlinguale. Tuttavia le dosi non variano, quale che sia l’età.
L’assunzione si effettua per via perlinguale, cioè trattenendo in bocca, sotto la lingua, il liquido o i granuli nella quantità indicata per un paio di minuti prima di deglutire, in modo che l’assorbimento abbia inizio a partire dalla lingua e dalle mucose orali.
È inoltre preferibile assumere gli oligoelementi il mattino a digiuno o comunque “a bocca pulita” e lontano dai pasti. Occorre inoltre evitare, in ogni caso, di mangiare alcunché, di bere e di fumare nei cinque minuti che precedono e nei cinque minuti che seguono l’assunzione.
Quanto alla durata complessiva del trattamento oligoterapico, la cura in generale corrisponde al consumo di un flacone oppure a quello di una scatola di fiale fino all’esaurimento, ma è solo il medico curante che può prendere una decisione nel merito. La terapia con gli oligoelementi non è una terapia omeopatica, ma può esserne un efficace complemento e potenziarne gli effetti.
Se vengono prescritti sia un rimedio omeopatico sia un oligoelemento, è consigliabile assumere il rimedio omeopatico appena alzati e l’oligoelemento cinque minuti dopo, aspettando ancora 5 minuti prima di fare colazione.
Oltre che con l’omeopatia, l’oligoterapia può anche venire associata ad altre terapie naturali (fitoterapia, aromaterapia, terapia con i fiori di Bach...) e con la stessa medicina classica, purché le difese naturali dell’organismo non siano già state compromesse dall’assunzione di farmaci allopatici troppo violenti.
Note
ELENCO DEGLI OLIGOELEMENTI:
Alluminio
Anche se il fabbisogno quotidiano di alluminio non è ancora stato determinato con precisione, sappiamo che, agendo da catalizzatore un po’ come gli enzimi, accelera le reazioni biochimiche connesse al buon funzionamento del sistema nervoso centrale. Gli alimenti che ne contengono una quantità elevata sono il lievito e le mele, ma soprattutto le alghe. Il minerale assunto in eccesso si accumula nei tessuti e in vari organi interni provocando disturbi nel regolare funzionamento degli stessi.
Argento
Pur non essendo considerato un oligoelemento “essenziale”, questo minerale è annoverato in oligoterapia, associato al rame e all’oro, fra gli oligoelementi principali o di base, che sono chiamati anche diatesici. L’argento è considerato un potente battericida ed è efficace contro funghi e virus; ha inoltre un’azione antisettica, antinfiammatoria e analgesica. Date queste sue caratteristiche può essere impiegato nella cura di molti disturbi e può essere utilizzato sia a livello locale sia a livello generale, soprattutto in caso di infezioni acute o ripetitive a lenta risoluzione. L’associazione Rame-Oro-Argento è utilizzata negli stati di grande depressione, in quelli di mancanza di vitalità e di compromissione dello stato generale. L’argento è presente in piccolissime tracce in tutti gli organismi viventi, sia animali sia vegetali, e con un’alimentazione varia è possibile assicurarsi il fabbisogno giornaliero ne- cessario all’organismo. Dosi maggiori possono essere assunte consumando alghe e lievito di birra.
Bismuto
Il bismuto assieme all’alluminio, all’argento e all’oro, è considerato un oligoelemento non “essenziale”, nonostante l’oligoterapia gli assegni un ruolo nell’attività farmacodinamica. Inoltre è definito oligoelemento “complementare” (insieme con il cobalto, il fluoro, il litio, l’alluminio...). La prescrizione di medicinali contenenti bismuto è oggi soggetta a severe disposizioni. Questo discorso non vale ovviamente per le prescrizioni oligoterapiche, efficaci nelle affezioni infiammatorie della sfera otorinolaringoiatrica, della gola soprattutto, in caso di afonia, faringiti e come coadiuvate a tutti i trattamenti per le malattie da raffreddamento o per le affezioni a sfondo allergico. Nella cura della tonsillite permetterebbe di evitare o diminuire l’assunzione di antibiotici, quando non addirittura di rimandare l’intervento chirurgico. L’oligoelemento viene inoltre consigliato anche in caso di otiti o di vari disturbi agli occhi.
Boro
È stato dimostrato il suo effetto positivo sul metabolismo del calcio e del magnesio. Per una buona salute delle ossa quindi, soprattutto negli anziani, è consigliata un’assunzione dell’oligoelemento di circa 3 mg al giorno. Il boro è inoltre necessario per tutelare gli effetti benefici degli ormoni femminili (estrogeni) sulla salute delle ossa nelle donne in postmenopausa, alle quali è quindi consigliata un’alimentazione ricca dell’oligoelemento. Il boro interviene anche per regolarizzare la glicemia: è quindi molto indicato per le persone che soffrono di diabete. In generale una dieta equilibrata, che comporti il consumo abituale di frutta, fresca e secca, verdura (in particolare di Crucifere, soprattutto il cavolfiore) e vino dovrebbe fornire boro a sufficienza. Il discorso vale ovviamente soltanto per i prodotti che siano provenienti da colture biologiche.
Bromo
L’oligoelemento è abbastanza diffuso in natura sotto forma di sali che sono presenti sia nella crosta terrestre sia nell’acqua del mare e nei depositi salini, ma si ritrova anche in tracce più o meno consistenti in alcuni frutti (come la mela, l’uva, la fragola e il melone) e in molti ortaggi (come l’aglio, l’asparago, la carota, il sedano, il cavolo, la cipolla, il porro e il pomodoro). I bromuri di potassio sono da tempo impiegati nella farmacopea allopatica, grazie alla loro funzione sedativa del sistema nervoso nel suo complesso, in particolare nei casi persistenti di insonnia e nelle convulsioni epilettiche. L’uso pro- lungato ed eccessivo di farmaci contenenti bromo, che un tempo era considerato innocuo, è invece attualmente sconsigliato, data l’elevata tossicità del metalloide.
Cobalto
Nell’oligoterapia è considerato un oligoelemento di base per la cura delle alterazioni del metabolismo, insonnia, ansia, disturbi della menopausa, della circolazione, del tratto gastro-intestinale e dell’artrosi. Gli alimenti che contengono una quantità elevata di vitamina B12 (e quindi di cobalto) sono in primo luogo tutte le frattaglie (in particolar modo il fegato di agnello), seguiti dai molluschi e dai pesci, da uova, carni e latticini.
Cromo
Da una parte si è rilevata la nocività di questo metallo (soprattutto nella forma esavalente), simile al ferro e al manganese, nel ricorrente insorgere di malattie professionali come gli eczemi cronici o le facili lesioni della pelle e delle mucose nasali e bronchiali, in modo particolare fra gli addetti alla sua lavorazione, ma anche nell’esposizione a gravi intossicazioni di chi è sottoposto all’inquinamento dell’aria che viene provocato dagli efflussi gassosi industriali contenenti cromo. Presenza significative di cromo sono nel lievito di birra, nella birra, nella carne di manzo, nel fegato, nei cereali integrali, nella frutta fresca, nei legumi e in special modo nei piselli e nelle patate cotte con la buccia. D’altra parte la carenza di cromo trivalente, cioè quello contenuto negli alimenti, induce una forte diminuzione del fattore di tolleranza al glucosio che, assieme all’insulina, esercita un ruolo fondamentale nel metabolismo dei carboidrati. Tale carenza si evidenzia particolarmente nei Paesi industrializzati e ciò potrebbe essere imputabile ai processi di raffinazione cui sono sottoposti sia gli zuccheri sia i cereali, che perdono in questo modo più della metà del loro contenuto in cromo.
Ferro
Fra tutti gli oligoelementi, il ferro è quello che risulta essere più abbondante all’interno dell’organismo umano. Il ferro ha un ruolo essenziale nella formazione dell’emoglobina che ha il compito di fissare l’ossigeno nei polmoni e di trasportarlo in cambio di anidride carbonica ai vari tessuti corporei, per consentire l’attività delle relative cellule. L’aumento del fabbisogno di ferro si verifica nelle fasi vitali di crescita dell’organismo (durante l’infanzia e nel corso dell’adolescenza), in gravidanza e nell’allattamento. anche gli anziani possono essere a rischio di carenza di questo minerale. È possibile assumere il ferro dagli alimenti in due forme: eme (termine derivato appunto da emoglobina), contenuto nelle carni, specialmente nelle frattaglie (il fegato e il rognone), nel pesce in genere e nel tuorlo d’uovo; non eme, contenuto nei prodotti di origine vegetale. Tra le fonti alimentari animali più ricche dell’oligoelemento ricordiamo il fegato, le ostriche, la carne magra, il tuorlo d’uovo, il pollo, il salmone. Tra i vegetali le verdure a foglia verde, i cereali integrali, la frutta secca, i legumi, i cavolini di Bruxelles, le alghe, l’avocado, le barbabietole.
Fluoro
Questo oligoelemento è importante – probabilmente grazie alla sua azione nel metabolismo del calcio – sul sistema ossa-articolazioni-legamenti. La principale fonte di fluoro è l’acqua. A livello di alimenti, è presente in minima quantità in tutti i vegetali, ma ne sono particolarmente ricchi i pesci e i frutti di mare, nonché le uova e il tè.
Iodio
In natura è diffuso sotto forma di ioduro e in composti organici; ne sono particolarmente ricche le acque marine e termali e, fra gli alimenti, le alghe, il pesce e i frutti di mare, la carne di vitello, l’ananas fresco, l’uva, le pere, le bietole, i fagioli verdi, le cipolle, l’aglio e i funghi d’allevamento. Lo iodio, utilizzato anche come disinfettante (tintura di iodo), è indispensabile per il buon funzionamento della ghiandola tiroidea, che raggiunge per mezzo del sangue. Sia negli animali sia nell’uomo il sintomo più evidente di una carenza di iodio è rappresentato dal gozzo, che si manifesta esteriormente come una tumefazione della parte anteriore del collo, corrispondente a un ingrossamento della tiroide.
Manganese
Il manganese, un metallo di colore grigiastro, duro, fragile e del tutto simile al ferro nel comportamento chimico, fu scoperto nel corso del XVIII secolo ed è stato il primo a essere definito “oligoelemento” da Gabriel Bertrand nel 1894. Numerose sono le proprietà terapeutiche del manganese nel contrastare un numero considerevole di disturbi che possono compromettere il regolare funzionamento dell’organismo umano. Attualmente sappiamo che, essendo un costituente di numerosi enzimi, il manganese:
• svolge un ruolo importante nel metabolismo degli zuccheri, dei grassi e delle proteine;
• è determinante soprattutto nell’azione dell’enzima superossidodismutasi (DOS), che ha il compito di prevenire il danneggiamento delle cellule da parte dei radicali liberi (atomi o gruppi di atomi in grado di alterare le caratteristiche biochimiche delle molecole organiche).
Oltre a queste funzioni fondamentali, vale la pena di segnalare che:
• favorisce le funzioni epatiche e quelle renali;
• favorisce l’utilizzazione di varie vitamine;
• coopera alla produzione degli ormoni sessuali;
• contribuisce a garantire una regolare funzionalità del cervello e del sistema nervoso.
L’assorbimento del manganese è tuttavia ostacolato da quantità eccessive di calcio e di fosforo. Fra gli alimenti, le migliori fonti di manganese sono sia i cereali integrali, sia le noci (in particolare quelle “di pecan” e “del Brasile”) e l’altra frutta secca (mandorle, nocciole, arachidi), le castagne, i legumi.
Nichel
Il nostro corpo ne contiene appena una decina di milligrammi, concentrati per l’80% nella pelle. Benché finora scarseggino gli studi a proposito di questo oligoelemento, sappiamo che è in grado di stimolare le funzioni del pancreas ed è indicato nella cura del diabete. Una sua carenza può quindi produrre disturbi di tipo epatico, renale nonché intestinale, viceversa un eccesso di nichel provoca un’intossicazione. Poiché il nichel condivide con
il cobalto e con lo zinco una preziosa funzione catalitica, accelerando i tempi delle reazioni biochimiche, l’oligoterapia utilizza questi tre elementi in associazione. Viene tuttavia prescritta anche la sola associazione nichel-cobalto, che si è rivelata particolarmente efficace nel contrastare gli effetti indesiderati delle turbe del fegato e del pancreas, come la difficoltà a digerire i grassi. Il nichel negli alimenti è presente soprattutto in tutti i cereali, nei funghi (in particolare i gallinacci), in alcuni ortaggi e legumi (cavoli, spinaci, carote, fagioli, fagiolini), nella frutta (le ciliege, le albicocche, le pere), nel cacao e nella pappa reale. Va ricordato che per garantirsi un’assunzione di nichel ottimale per le esigenze dell’organismo, è bene prevedere una dieta che comporti la presenza di vitamina C (tenendo conto che la cottura e il trattamento dei cibi ne riducono il contenuto) e di vitamina E.
Rame
Nell’organismo umano il rame, concentrato in particolare nel fegato e nel pancreas, è presente anche in quantità più o meno rilevanti, ma sempre nell’ordine di milligrammi, in tutti i tessuti. Eppure come oligoelemento e assieme al ferro e allo zinco è indispensabile per l’equilibrio vitale degli animali e degli uomini:
• interviene infatti in molti processi metabolici (metabolismo del ferro, delle proteine, dei carboidrati, del colesterolo e delle cellule ossee);
• partecipa alla formazione dell’emoglobina, della mielina nonché della melanina;
• potenzia le difese naturali contro le infezioni e le infiammazioni;
• coopera a impedire che l’acqua ossigenata si accumuli nell’organismo, distruggendola a mano a mano che si forma come prodotto di scarto del processo di respirazione cellulare.
Purtroppo l’assorbimento del rame è ostacolato non solo dalla vitamina C ma anche da un rapporto squilibrato tra il rame e lo zinco (quello ottimale dovrebbe essere fatto di una parte di rame e dieci di zinco). Le patologie che potrebbero indicare una carenza di questo oligoelemento sono soprattutto la difficoltà di cicatrizzazione delle ferite, l’abbassamento delle difese immunitarie, l’anemia, la colesterolemia, la perdita dei capelli e le infiammazioni articolari. Un’intossicazione da rame può avvenire in caso di ingestione di cibi contaminati: bisogna evitare assolutamente di conservare bevande o alimenti in pentole oppure in contenitori di rame. Il rame si trova in numerosi alimenti, principalmente nel fegato degli ovini, dei bovini e dei suini, nelle carni del coniglio e in quelle del pollo, nel pesce, nei crostacei e nei frutti di mare, nella frutta secca e nei legumi (soprattutto fave e fagioli).
Selenio
Il principale beneficio del selenio proviene dalla sua azione antiossidante, in sinergia con la vitamina C e la vitamina E, di cui consente un “risparmio”. Previene dunque i rischi connessi a un indebolimento del sistema immunitario, anche perché favorisce lo sviluppo e la differenziazione dei leucociti (globuli bianchi). Come tutti gli antiossidanti, proteggerebbe dalle patologie cardiache (compreso l’infarto), dalle malattie infiammatorie (compresa l’artrite reumatoide) e dal formarsi della cataratta. Infine svolge un’azione di “pulizia” dell’organismo rispetto l’accumulo di metalli tossici. Fonti alimentari principali di selenio sono le varie carni (soprattutto il rene e il fegato di bue); i pesci di mare, in particolare quello azzurro, e i frutti di mare; i cereali integrali e numerosi ortaggi (cavoli, zucchine, rape, aglio, cipolle, pomodori).
Silicio
Nel corpo umano è presente ed è necessario per la crescita e il buon funzionamento di pelle, unghie, ossa, tendini, vasi sanguigni e polmoni (dove si ritrova la maggior concentrazione). Svolge un ruolo importante in tutti i processi di accrescimento e di prevenzione dei disturbi della senescenza, assicurando la giusta elasticità alle fibre e ai tessuti, ed esercita inoltre un’azione protettrice specifica sull’integrità dei polmoni. Il silicio può essere tossico se inalato. La malattia è invalidante e può degenerare in tumori maligni che colpiscono i polmoni. Nella dieta l’assunzione di alimenti ricchi di silice (pane e cereali integrali, frutti con buccia, soprattutto la mela, aglio, scalogno, cavolfiore, fagioli e piselli freschi) deve combinarsi con quelli ricchi di calcio, perché la silice contribuisce all’assimilazione del calcio e alla sua fissazione da parte delle cellule ossee, oltre che evitarne la precipitazione nei tessuti (calcificazioni).
Zinco
Questo oligoelemento concorre, insieme con il rame, all’elaborazione della catalasi – l’enzima cioè che scioglie l’acqua ossigenata in acqua e ossigeno – e a quella di numerosi altri enzimi e coenzimi, sostanze cioè che hanno la proprietà di eccitare l’attività di un enzima. Lo zinco è presente in tutti i tessuti del corpo umano (soprattutto nella muscolatura striata), ma sono le cellule del fegato a contenere le molecole “di scorta” dell’oligoelemento, che comunque sono solo in parte utilizzabili: l’assunzione del metallo deve quindi essere regolare. Buone concentrazioni di zinco si trovano anche nel pancreas, nelle ghiandole genitali e in quelle endocrine (così sono scientificamente definite le ghiandole che versano direttamente nel sangue le secrezioni che producono).
Le persone a rischio di carenza di zinco sono:
• i neonati prematuri;
• i ragazzi in crescita;
• le donne in gravidanza e durante l’allattamento;
• gli anziani;
• i vegetariani;
• gli alcolisti;
• le persone affette da varie malattie (AIDS, diabete mellito, talassemia, epatopatia cronica...).
Se viene clinicamente diagnosticata una carenza di zinco, un’integrazione si rivela decisamente opportuna in caso di:
• cattivo funzionamento dell’ipofisi (che è la ghiandola che presiede di- rettamente all’attività di tutte le altre ghiandole endocrine) o della tiroide;
• squilibri delle cellule epatiche e pancreatiche;
• debolezza del sistema immunitario;
• acne o altre infezioni cutanee;
• malattie infiammatorie (anche artriti) o di origine virale;
• attenuazione del senso della vista, del gusto e dell’olfatto (un disturbo che risulta essere molto comune fra le persone anziane);
• infertilità maschile o problemi alla prostata.
È indicato anche in caso di eccessivo accumulo nell’organismo di metalli tossici. Gli alimenti che contengono una quantità elevata di zinco sono in primo luogo le ostriche e le aringhe, seguiti dal fegato di bue, dagli insaccati, dal latte, dalle uova e, fra i vegetali, dai cereali integrali, dai legumi, dai semi (quelli di zucca in particolare) e dalla frutta oleosa.