Tanto diffuse quanto poco conosciute: sono le tartarughe d’acqua, animali solo all’apparenza facili da gestire, e che per questo richiedono cure particolari.
Sorprendentemente vivaci e attive, queste affascinanti creature sono divertenti da osservare in ambientazioni ben studiate.
Poiché vengono venduti per pochi euro, insieme a una vaschetta di plastica che costa ancor meno, si pensa che siano animali di scarso valore e di limitate necessità, mentre è vero proprio il contrario. In genere non sono animali adatti ai bambini, sia per la difficoltà di gestione sia perché sono portatrici di salmonelle, batteri che possono trasmettere quando vengono prese in mano o semplicemente toccando l’acqua in cui vivono.
Sono animali longevi, che possono arrivare a vivere più di trent’anni se gestite adeguatamente, pertanto si deve essere disposti a prendersene cura a lungo. Inoltre, se si ammalano, si devono mettere in conto spese veterinarie che in alcuni casi possono essere anche considerevoli.
Da non dimenticare poi le dimensioni. Molte specie da adulte raggiungono dimensioni rilevanti che richiedono molto spazio, e vivrebbero meglio in un laghetto all'aperto, cosa che non tutti possono permettersi di allestire.
Tra gli animali “da compagnia” (da tenere nelle nostre case) le tartarughe d’acqua sono tra i più sottovalutati e incompresi nelle loro necessità fondamentali. Vediamo quali.
1. Cosa sono?
Le Tartarughe d'acqua appartengono a una delle sette classi dei vertebrati, ossia quella dei rettili, di età antichissima (è apparsa sulla Terra già 200 milioni di anni fa) caratterizzato dalla cosiddetta corazza (che in realtà si divide in carapace, la parte superiore, e piastrone quella inferiore).
Le tartarughe, dal punto di vista evolutivo sono animali di successo e questo lo dimostra il fatto che, dall’inizio dell’era dei dinosauri fino ai giorni nostri, la loro struttura è rimasta sostanzialmente invariata.
Le tartarughe d'acqua non sono anfibi (come ad esempio le rane) come molti pensano,ma sono dei rettili. La pelle dei rettili (a differenza degli anfibi), è provvista di scaglie o di squame. I rettili, quindi anche le tartarughe d’acqua, respirano per mezzo dei polmoni. Inoltre, la deposizione delle loro uova non avviene necessariamente in acqua, come invece accade per gli anfibi.
Infatti, grazie al cosiddetto uovo amniotico, le uova dei rettili contengono al loro interno tutte le sostanze necessarie alla loro sopravvivenza sulla terraferma.
I soggetti più comuni in Italia sono quelli appartenenti alla famiglia delle emididi, perlopiù provenienti dal continente americano dove vivono i variegati ambienti naturali caratterizzati da ruscelli, fiumi, stagni, laghi, paludi e acquitrini.
Le tartarughe sono tra gli animali più longevi. La comune tartaruga d’acqua dolce americana Trachemys scripta può superare i 30 anni di vita.
2. Come sono fatte?
Abbiamo già detto che le Tartarughe d'acqua appartengono a una delle sette classi dei vertebrati, ossia quella dei rettili e quindi, anche se passano molta parte del loro tempo in acqua, hanno bisogno di risalire in superficie per respirare.
I rettili hanno avuto origine da antenati anfibi e hanno dominato la vita sulla Terra per molti milioni di anni con forme acquatiche, terrestri e perfino capaci di volare, ormai estinte.
Con il termine tartaruga si intendono solitamente le specie acquatiche, mentre quelle di terra vengono dette ‘testuggini’. Le tartarughe d’acqua hanno una corazza a protezione del corpo che nella parte inferiore viene detta piastrone e in quella superiore carapace.
La corazza ha una funzione protettiva nei confronti delle minacce esterne, ma ha anche altri scopi: serve per ancorare i muscoli degli arti, assorbe il calore e rappresenta una fondamentale riserva di calcio. La bocca è priva di denti ma ha un becco affilato simile a quello degli uccelli, col quale lacera le prede più piccole che inghiotte senza masticare. Testa e becco si possono ritirarsi all’interno della corazza in caso di pericolo.
Le tartarughe d’acqua respirano aria ma possono anche assorbire l’ossigeno dell’acqua e restare pertanto sommerse a lungo. A differenza dei mammiferi, poi, non sono in grado di mantenere una temperatura corporea adatta al loro metabolismo.
Per questo assorbono il calore del sole, scegliendo zone d’ombra o l’acqua quando si fa troppo caldo. Quando la temperatura scende al di sotto dei 10 gradi le tartarughe vanno in letargo (ma non tutte, dipende dalla specie e dall’habitat naturale di origine).
In cattività supplisce al sole la presenza di lampade riscaldanti. La persistenza in un ambiente troppo freddo o riscaldato in maniera non adeguata può infatti favorire lo sviluppo di pericolose infezioni.
3. Cosa mangiano?
In generale, le tartarughe acquatiche possono essere divise in tre gruppi: carnivore, vegetariane e onnivore.
A parte la tartaruga palustre europea (Emys orbicularis) che è sostanzialmente carnivora tutta la vita, le emidi americane sono onnivore: da piccole sono perlopiù carnivore, dato il loro aumentato fabbisogno energetico, per passare poi verso una dieta più vegetariana da adulte.
Si alimentano in acque profonde fino a 3 metri e restano in apnea tranquillamente anche per 5 minuti. Il regime alimentare dovrà dunque essere completo e vario, fornitore sia di nutrienti animali (da pellet per trote o per carpe koi, mangime per pesci rossi, pesciolini, molluschi, insetti, mangime completo per tartarughe acquatiche) che di quelli vegetali (insalata, radicchio, tarassaco, trifoglio, zucchine, carote grattugiate, spinaci, piante acquatiche).
Le tartarughe, vorrebbero sempre mangiare: sono voracissime. Ma non dimenticate mai che quando si alleva una tartaruga in casa bisogna evitare di nutrirla eccessivamente poiché, tra le principali cause di morte delle tartarughe allevate in cattività è proprio un’alimentazione eccessivamente ricca di grassi.
Il grasso in eccesso (strati di pelle ricadono sulle sue zampe quando rientra nel guscio) si accumula sotto il carapace, portando le tartarughe alla morte. Esistono pareri discordanti sulla frequenza dei pasti necessari per la sopravvivenza delle tartarughe d'acqua allevate in cattività.
La maggior parte degli allevatori sostengono che è fondamentale fornire a loro un buon pasto ogni due giorni. Altri allevatori, invece, preferiscono alimentarle due volte la settimana. Le tartarughe piccoline, invece, possono mangiare anche tutti i giorni e se sono eccessivamente voraci si può suddividere il pasto in due razioni giornaliere.
4. Quale scegliere?
Esistono numerose specie di tartarughe acquatiche e non tutte sono adatte agli ambienti domestici.
Posto che è importante conoscere a quale specie appartiene per capire le specifiche esigenze, per i principianti è consigliabile la Trachemys scripta, in quanto resistente, adattabile e tutto sommato più facile da gestire rispetto ad altre specie da lasciare invece a mani più esperte.
In natura, questa tartaruga perfettamente acquatica, vive in insenature e tratti a lento corso di fiumi, stagni e acquitrini con fondale melmoso degli Stati Uniti centro meridionali (nella valle del fiume Mississippi e nei suoi affluenti, Texas, Nuovo Messico, Mississipi, Louisiana, Florida ecc.).
Possiede un carapace di dimensioni variabili (in base al sesso e alle condizioni di allevamento) che vanno da 11 cm a 28 cm, di un bel colore verde acceso che col passare degli anni tende a scurirsi sempre di più. Questa specie di tartaruga entra in letargo nella stagione fredda e cresce molto rapidamente.
Da adulta non può essere allevata in un luogo troppo limitato (come ad esempiole mini vaschette) e necessita acquaterrari di almeno un metro per 50 cm, con acqua tra i 23°C e i 27°C, oppure l'introduzione in dei laghetti artificiali di almeno 3x2 situati all'esterno tutto l'anno.
E' una specie onnivora ed è, quindi, di vitale importanza essere molto vari nell'alimentazione di questa tartaruga. Un’alimentazione varia assicura il giusto apporto energetico vitaminico: dunque bene pesci d’acqua dolce, insetti, tarassaco e cicoria, radicchio, chiocciole e girini.
Sempre ai principianti è fortemente sconsigliato tenere assieme tartarughe di specie diverse, dato che potrebbero avere reazioni aggressive finanche letali per loro.
5. Dove alloggiarla e come maneggiarle?
Essendo animali a sangue freddo, in natura utilizzano il calore dell'ambiente per regolare la propria temperatura corporea. È pertanto necessario garantire l'illuminazione appropriata delle zone non acquatiche per evitare deformazioni di guscio e ossa.
Le tartarughe acquatiche provengono da aree del globo caratterizzate da temperature elevate e necessitano quindi di acqua calda e luce solare. L’ideale è un acquaterrario con una zona emersa e un’ampia zona d’acqua. La zona asciutta dovrà essere riscaldata con lampade fino a 32°.
Fondamentale è la presenza di lampade a raggi UVB, indispensabili per permettere all’animale di sintetizzare la vitamina D e di conseguenza per assimilare il calcio presente negli alimenti. Se la tartaruga é sotto i 10 cm di lunghezza, si puo' usare un acquario delle dimensioni minime di 60 x 30 x 30 cm. Naturalmente, man mano che crescera', la vasca dovra' essere sostituita da una piu' grande.
Esistono delle regole comuni che, se rispettate, possono evitare la morte alle vostre tartarughe:
- non si deve mai tenerle in acqua fredda o sporca;
- alimentarle in maniera variata e non eccessivamente;
- ed, infine, privarle della luce solare.
Come tutti gli animali, anche le tartarughe d'acqua vanno maneggiate con cura, in quanto è un animale che non ama essere maneggiato né coccolato. Pertanto è bene limitare il contatto fisico al solo trasferimento ad esempio dall’acquaterrario o per verificarne lo stato di salute.
La presa dovrà essere salda, con le mani a debita distanza di sicurezza dal becco, in grado di ferire in modo significativo. In caso di caduta, infatti, potrebbero subire danni sia al guscio sia ai tessuti molli di testa, collo e arti.
Devono sempre essere afferrate per la parte posteriore del corpo, dal momento che possono mordere, e tenute saldamente. Lavatevi sempre accuratamente le mani con acqua e sapone dopo aver maneggiato una tartaruga o aver pulito un acquaterrario, operazioni per le quali è comunque consigliabile indossare guanti.