Fare giardinaggio biologico significa innanzitutto prendersi cura della terra e nutrirla bene, in modo che a sua volta essa sia in grado di alimentare gli ortaggi e i fiori del giardino.
In realtà, coloro che si occupano veramente di nutrire le piante sono gli innumerevoli esseri viventi che popolano ogni grammo di terra: essi, infatti, trasformano le materie organiche in elementi facilmente assimilabili dalla flora. Questo nutrimento, molto più equilibrato di quello che si trova nei fertilizzanti chimici, rende le colture vigorose e resistenti ai parassiti, e in generale ai loro nemici naturali.
Le piante traggono la maggior parte del loro nutrimento dall'atmosfera (composta all'88% da carbonio e ossigeno), grazie alla fotosintesi clorofilliana (il processo attraverso il quale le piante partono da anidride carbonica e acqua per formare carboidrati, usando l'energia luminosa e la clorofilla).
Oltre a ossigeno e carbonio vi sono però altri elementi (circa una trentina) indispensabili alla salute delle piante, anche se ne sono necessarie quantità assai ridotte; alcuni di questi, per essere assimilabili dalle radici, hanno bisogno di essere trasformati dai microrganismi del suolo.
Purtroppo, spesso si ha la tendenza a considerare il suolo come un semplice supporto inerte per le piante, che devono essere nutrite con fertilizzanti chimici, direttamente assimilabili dalle radici. Di solito ci si limita ad aggiungere al terreno i 3 elementi fondamentali: azoto (N), potassio (K) e fosforo (P), che permettono di ottenere raccolti abbondanti.
Questa alimentazione però è squilibrata (mancano molti oligoelementi), e alla lunga favorisce l'insorgere di malattie e parassiti. Inoltre, poiché non è possibile fornire queste sostanze alla pianta esattamente quando ne ha bisogno e nella quantità giusta, una parte importante di esse viene dispersa dalle piogge: in questo modo i nitrati vanno a inquinare i fiumi e le falde freatiche.
Infine, questi fertilizzanti minerali nuocciono allo sviluppo della vita del suolo, e a lungo termine ne compromettono la fertilità.
Nel giardinaggio biologico, invece, la fertilizzazione è finalizzata non solo a apportare nutrimento alle piante, ma anche a migliorare la fertilità del suolo e a stimolarne l'attività biologica.
Per chi, infine, è interessato ad approfondire l'argomento in questione, consigliamo il bellissimo libro di C. Aubert, R. Bacher, A. Bosse-Platière, B. Lapouge-Dejean, R. Mottin e A. Pontoppidan intitolato “Il giardino e l'orto biologico”. Buona lettura!
1. Il "compost", o l'arte di usare i resti
Le funzioni principali della fertilizzazione nel giardinaggio biologico (finalizzata non solo a apportare nutrimento alle piante, ma anche a migliorare la fertilità del suolo e a stimolarne l'attività biologica), vengono pienamente soddisfatte dal compostaggio, pratica che permette di ottenere, grazie a una fermentazione ben indirizzata, un fertilizzante particolarmente ricco di humus e degli elementi nutritivi indispensabili alle piante.
Il humus è un composto organico formato dalla decomposizione di organismi dei quali non si riconosce più la struttura iniziale. Molto ricco di organismi viventi, l'humus assorbe bene l'acqua e il calore, anche grazie al suo colore bruno-nero, ed è capace di immagazzinare una grande quantità di elementi nutritivi e di impedire che questi vengano dispersi. L'humus libera gradatamente gli elementi nutritivi necessari alla crescita delle piante, e deve essere rinnovato regolarmente. E' la chiave della fertilità del suolo.
A causa delle rapide successioni di diverse colture, le piante prelevano dal suolo alcuni elementi che è importante reintegrare. La loro carenza infatti può determinare una crescita rallentata delle piante e una colorazione anomala del fogliame.
Con il compostaggio, che è un processo naturale di degradazione delle sostanze organiche da parte di batteri e funghi aerobici, cioè che hanno bisogno dell'ossigeno per vivere, è possibile trasformare le sostanze organiche complesse (piante, foglie, legno) in humus.
Il compostaggio, insomma, permette di produrre, attraverso una fermentazione controllata, il fertilizzante più efficace, utilizzando i rifiuti organici della cucina e del giardino.
I vantaggi determinati dalla produzione autonoma di compost sono i seguenti:
- è lo strumento più efficace e più rapido per produrre humus, garanzia di fertilità del suolo (fornisce il doppio del nutrimento rispetto al letame);
- genera gratuitamente il concime più naturale ed equilibrato, che verrà progressivamente messo a disposizione delle piante grazie al lavoro dei microrganismi presenti nel suolo;
- facilita il riciclaggio dei rifiuti del giardino e della cucina: è sufficiente attrezzarsi con un apposito cassone per il compostaggio e separare i resti vegetali in grado di fermentare (bucce, resti del pasto, e così via);
- permette di ridurre da un quarto a un terzo i rifiuti raccolti e trattati dalla collettività, nella maggior parte dei casi tramite incenerimento: aiuterete così non solo il vostro giardino, ma tutto l'ambiente.
Quando si procede alla realizzazione del compost, non bisogna dimenticare di gettare nel cassone solo resti vegetali (la carne, infatti, attira le mosche e tutti i parassiti che portano la carne alla putrefazione): eviterete così di avere un cassone maleodorante e un compost che potrebbe fal ammalare le vostre piante.
Ricordate che il compost dovrebbe ricreare il materiale che si trova sul terreno nel sottobosco: fresco e con un leggero odore di muschio ed erba.
2. Che cosa usare per ottenere un buon compost
Per sapere che cosa compostare potete consultare la tabella riportata qua sotto (intitolata "Materiali del compost"), nella quale sono elencati i materiali utilizzabili e la quantità che dovrete aggiungere, a seconda della loro percentuale di azoto o carbonio.
Possono essere compostati tutti i rifiuti del giardino e della cucina, così come il letame. Anche le erbe infestanti sono una fonte preziosa di materie organiche per il compost, a condizione che non abbiano i semi, altrimenti non farete altro che diffondere ulteriormente le piante infestanti.
Evitate anche le piante con un rizoma, come la gramigna e il convolvolo: i rizomi, infatti, poiché sono veri e propri serbatoi di nutrimento per le piante, le rendono in grado di resistere e sopravvivere in condizioni sfavorevoli, per poi riprendersi quando le condizioni cambiano, ossia quando... le avrete sparse sul vostro giardino.
Ecco alcuni materiali che vanno evitati:
- - frammenti di legno dipinto, trattato oppure che abbiano un diametro eccessivo;
- - bucce degli agrumi (respingono i vermi rosa del letame, utili invece per degradare le materie);
- - cartone e carta stampata a colori (con inchiostri ricchi di metalli pesanti);
- -resti vegetali colpiti da malattie particolarmente resistenti, come l'ernia del cavolo, che forma tumori a livello delle radici, perché queste malattie si diffondono facilmente e sono molto difficili da debellare: quando eliminate una pianta malata, buttata immediatamente in un cassonetto, dentro un sacchetto di plastica ben chiuso, oppure bruciatela.
Evitate anche di mettere una quantità eccessiva di uno stesso materiale: dovrete stendere una parte di resti del prato tosato (uno strato fine) sul terreno, dove fungerà da ottima pacciamatura, mentre il resto sarà incorporato al compost solo in quantità moderata, per evitare la putrefazione del materiale, oppure verrà steso per qualche giorno e, una volta seccato, ammassato in un mucchio provvisorio.
Inoltre, sarà utile raccogliere foglie morte di alberi e arbusti per costituire una riserva di materiale secco da aggiungere al vostro compost, in modo da riequilibrare le aggiunte ricche di azoto del vostro cassoni.
MATERIALI DEL COMPOST |
Materiali ricchi di azoto | Materiali equilibrati | Materiali ricchi di carbonio |
pollina (cioè escrementi dei polli) | letame misto a fieno | segatura e truccioli di legno |
rifiuti della cucina | erbe infestanti | pezzetti di carta e cartone |
letame fresco di bovino | fondi di caffè | frammenti di cespugli e legnetti |
fertilizzanti verdi | rami di cespugli tritturati con le foglie | paglia di cereali |
fieno di leguminose | foglie di alcuni alberi non secche | foglie morte |
resti del prato tosato | ||
scarti del giardino | ||
alghe marine | ||
consolida, ortiche |
3. Dove compostare?
A seconda delle dimensioni del vostro giardino, dovrete accontentarvi di un silo per il compostaggio prefabbricato oppure potrete avere un'area apposita, protetta dal sole con qualche arbusto, per ammucchiare il compost o per costruirvi diverse vasche in cui spostarlo progressivamente.
Un silo a due scomparti permette di abbassare i materiali in attesa da una parte, e di lasciar maturare il composto nell'altra.
Se il vostro giardino si limita a una terrazza, una veranda come un balcone, o se avete molte piante da interno, potreste acquistare un contenitore per il lombricompostaggio: questo piccolo silo a tre piani (venduto con i lombrichi) è abbastanza costoso, ma vi permetterà di ottenere un'eccellente fertilizzante riciclando i resti della vostra cucina senza odori sgradevoli.
Per un giardino da 100 a 200 m2, scegliete un silo, fra quelli in vendita, di almeno 300 litri, in plastica riciclata o in legno (alcuni comuni li distribuiscono a prezzo ridotto o addirittura gratuitamente, per ridurre il volume dei rifiuti da raccogliere e smaltire).
Vi serviranno anche un cassone per il compostaggio e due settacci, uno a maglie più larghe e l'altro a maglie più strette.
Ecco le 3 regole fondamentali che permettono di ottenere un buon compost:
- mescolare il maggior numero possibile di ingredienti, avendo cura di mettere in parti equilibrate i materiali umidi, ricchi di azoto (bucce, letame fresco, erba tagliata…), con quelli più secchi e legnosi, ricchi di carbonio (foglie morte, paglia, frammenti di rametti);
- mantenere un'umidità sufficiente, ma non eccessiva;
- mantenere una buona aerazione e stimolare la fermentazione smuovendo o rigirando il compost 2 o 3 volte ogni mese.
4. Quando è pronto il compost?
Per la preparazione del compost si comincia con il disporre un letto di ramaglia (cioè di piccoli rami e frasche) sullo sfondo del vostro silo, per permettere una certa aerazione dalla base (che nei silos in commercio viene appositamente forata).
Poi aggiungete i differenti materiali accumulati, mescolandoli. Innaffiate un po' per volta, senza esagerare. Soprattutto, non esagerare: l'aria deve poter circolare liberamente. La circolazione dell'aria viene facilitata anche da paglia, letame con paglia o frammenti di legno.
Potete anche aggiungere un po' di litotamnio (fosfato naturale, prodotto dall'essicazione dell'alga marina Lithothamnium calcareum, ottimo come fertilizzante), di polvere di rocce, di dolomia o di cenere di legno. Ricoprite il mucchio con uno strato di paglia o di erba secca.
L'aggiunta di letame (facilmente reperibile nei maneggi), arricchisce notevolmente il composto e favorisce la fermentazione, ma non è indispensabile, così come non lo è, se il nostro compost è equilibrato, l'aggiunta di attivatori biologici.
Se il vostro silo è senza coperchio, coprite il compost con una vecchia moquette o con un tappeto: eviterete che si secchi (impedendo la fermentazione) o che si impregni d'acqua in caso di pioggia abbondante (facendo marcire il compost).
Sorvegliate periodicamente l'evoluzione del vostro compost: innaffiatelo se si secca e se si copre di una muffa bianca. Se invece si sviluppano fermentazioni maleodoranti per eccesso d'acqua, rimescolatelo incorporando foglie morte, paglia o erba, in modo che i materiali aggiunti la assorbano.
Rigirate il materiale una prima volta dopo 3 o 4 settimane dalla formazione del mucchio, e una seconda volta dopo 5 o 6 settimane, avendo cura di spostare al centro del mucchio ciò che si trovava ai lati e che di conseguenza è meno decomposto. Quando preparate un cassone per il compostaggio, dovete preventivare almeno 4-6 mesi prima di poter usare il compost, per dare ai microrganismi il tempo di scomporre la materia organica.
Tenete anche presente che il valore nutritivo del compost varia notevolmente a seconda del suo grado di maturazione:
- compost semigrezzo (4-6 mesi di maturazione): questo compost contiene una grande quantità di principi nutritivi, ed è indicato come fertilizzante per alberi da frutto e ortaggi molto esigenti, come cavoli, pomodori, patate e sedano;
- compost maturo (8-12 mesi di maturazione): la materia organica ormai è stata completamente disgregata e il composto si presenta come un terriccio scuro, soffice e profumato di bosco, ottimo per migliorare la struttura del terreno, cioè per correggere i terreni troppo pesanti (argillosi, che favoriscono il ristagno d'acqua) o troppo leggeri (sabbiosi, troppo poveri di elementi nutritivi).
Potrete accusare il composto maturo anche per preparare il terriccio per la semina e per le piante in vaso, nonché per la concimazione di ortaggi molto sensibili, come piselli e fagioli, che non tollerano fertilizzanti troppo aggressivi.
5. Il concime verde
Il concime verde, detto anche "sovescio", è costituito da piante a crescita rapida che forniscono una vegetazione abbondante destinata a essere tagliata o falciata (con la falciatrice o il tosaerba) prima che formi i semi, e incorporata allo strato superficiale del suolo.
Le radici rimaste nel terreno, inoltre, lo arricchiscono di sostanze organiche, ne aerano anche gli strati profondi e regolano la distribuzione dell'umidità. Il sovescio, insomma, arricchisce e migliora il suolo: mantiene una copertura vegetale tra 2 colture ed evita la dispersione e la conseguente perdita degli elementi nutritivi attraverso le piogge.
C'è un'ampia scelta tra numerose specie: pianta di senape, facelia, veccia, segale, e così via. Un esempio: in primavera, su un'aiuola non occupata fino alla fine di maggio, seminate della facelia (Phacelia tenacetifolia, 15 grammi ogni 10 m2). Questa pianta migliora il suolo attraverso il lavoro delle radici, e fornisce una quantità apprezzabile di materie organiche.
L'ortica è una delle piante preferite dai coltivatori biologici. Può essere utilizzata per coprire il suolo o nel compost, ma è particolarmente preziosa dopo macerazione: l'insostituibile colaticcio d'ortica. È un eccellente fertilizzante fogliare per tutta la verdura che ha bisogno di essere nutrita.
Per preparare un colaticcio di ortica bisogna mettere in un grande recipiente circa 1 kg di ortica per ogni 10 litri d'acqua, lasciar fermentare per circa 2 settimane, e, infine, filtrare e nebulizzare dopo diluizione (da 1 a 2 litri ogni 10 litri d'acqua).
Meno conosciuta, la consolida maggiore (Symphytum officinalis) è altrettanto utile come pianta fertilizzante. Si coltiva in un angolo del giardino, è perenne e fornisce un fogliame abbondante, particolarmente ricco di potassio, con il quale si può coprire il suolo o preparare un colaticcio.
Come per l'ortica, far macerare 1 kg di consolida fresca in 10 litri d'acqua per 1 mese. Filtrare e innaffiare o nebulizzare con il colaticcio diluito (1 litro ogni 10 litri d'acqua)