Benché sia stato a volte affermato che il primo cactus fu portato in Europa dallo stesso Cristoforo Colombo, è soltanto nel quarto decennio del Cinquecento che incominciamo ad avere alcune notizie precise: è infatti nel 1535 che apparve il primo volume della " Historia de las Indias Occidentales», di Gonzalo Hernélndez de Oviedo y Valdés.
Nel 1597 fu pubblicato a Londra uno degli erbari rimasti più famosi: "The Herball or Generali Historie of Plants» di John Gerard.
Nel Seicento gli Orti Botanici incominciarono a moltiplicarsi in tutta Europa, lo studio dei vegetali si intensificò grandemente, piante e semi incominciarono ad arrivare in numero notevole. Durante questo secolo giunsero parecchi cactus e sopravvissero relativamente bene.
Nel 1718, poi, Richard Bradley, il primo professore di Botanica all'Università di Cambridge, pubblicò un articolo sulla coltivazione delle piante succulente, due anni dopo aver dato alle stampe una "History of Succulent Plants", le prime 70 pagine interamente dedicate all'argomento.
Quando, nel 1753, Linneo pubblicò l'opera che doveva essere considerata , da allora in poi, come la sorgente della nomenclatura botanica , e cioè "Species Plantarum", raggruppò in un unico mazzo tutte le appartenenti alla famiglia allora conosciute sotto il nome di Cactus, termine derivato dal greco kàktos che Teofrasto e Teocrito avevano usato per una pianta spinosa non identificata, probabilmente un tipo di cardo.
In complesso, il mondo dei cactus ci si presenta ancora come passibile di nuove sorprese e, dato che l'interesse per queste strane piante aumenta sempre più, verrà forse il giorno in cui esse non sarann o più soltanto un oggetto di curiosità, ma il simbolo di una tenace vita che resiste solitaria attraverso i secoli, e saremo grati a coloro che affrontarono disagi, pericoli e studi per mostrarcene i segreti.
Oggi abbiamo scelto, tra le 3000 specie e 120 generi esistenti di cactacee (più comunemente cactus), 5 esemplari spettacolari. Vediamoli insieme.
1. MAMMILLARIA PSEUDOPERBELLA
Luogo di origine: questa specie, descritta da Leopold Quehl nel 1909, ha un areale piuttosto vasto, che si estende, nel Messico, dallo stato di Querétaro, attraverso il Messico centrale, fino allo stato di Oaxaca sul Pacilico.
Descrizione: fusto per lo piu solitario, occasionalmente ramificato, ma sempre con pochi polloni, dapprima sferico, poi brevemente cilindrico, depresso all'apice dove appare del tutto bianco; raggiunge i 15 cm di diametro e con l'età può suberificare alla base.
I tubercoli, conici e corti, sono posti in spirali numerose e molto ravvicinate; la loro ascella è più o meno lanosa e le areole apicali portano da 20 a 30 spine radiali lunghe 3 mm, bianche, fini e sericee, disposte lateralmente dalle due parti.
Le spine centrali sono due: quella superiore, eretta, è lunga circa 5 mm, la più bassa è più corta, e ambedue sono brunastre con punta più scura. I fiori sono piccoli, rosso carminio. I frutti sono rosso chiaro.
Coltivazione: la pianta è di facile coltivazione, ma tollera male il freddo forte, anche se ne sopporta un certo grado purché asciutta. La propagazione generalmente è da seme; a volte le vecchie piante si dividono all'apice ramilicando dicotomicamente e formando due articoli distinti, ma in questo caso l'asportazione di uno di essi potrebbe riuscire fatale alla pianta.
Questa piana appartiene alla tribù Cereeae ed alla sottotribù Coryphanthanae:
1) Tribù Cereeae: è la tribù più numerosa (circa 3/4 delle specie della famiglia), ed è stata quindi divisa in sottotribù. Le piante possono essere più o meno carnose, terrestri o epifite, con fusto semplice o ramificato, con rami formati da uno o più articoli globosi, cilindrici, appiattiti o con espansioni laterali che li rendono simili a foglie; per lo più presentano costolature o tubercoli più o meno rilevati.
Le foglie, del tutto mancanti, sono sostituite da scaglie sul tubo del perianzio, ben definito e contenente l'ovario. Tranne le epifite e pochi altri generi inermi, le piante di questa tribù sono generalmente munite di spine, della più svariata grandezza, struttura e colore, ma mai rivestite da guaine, e le areole non presentano mai glochidi.
I fiori, sessili, varianti in colore e grandezza, possono essere a fioritura diurna o notturna e presentarsi in posizioni differenti, ma sono quasi sempre solitari.
Il frutto è di solito una bacca carnosa contenente molti piccoli semi.
2) Sottotribù Coryphanthanae: tutte le piante sono basse, con fusto globoso, che può divenire brevemente cilindrico nelle piante adulte, e hanno tubercoli o rilievi posti in successione a spirale. Le areole, che si presentano con la parte spinosa al loro apice, si prolungano sul lato superiore del tubercolo, dove nascono i fiori , oppure si dividono dando luogo a un'ulteriore forrnazione lanosa alla base del tubercolo stesso, e in tal caso le gemme fiorifere si producono in essa.
I fiori, sempre solitari, non nascono mai, infatti, insieme alle spine; essi sono assai variabili in grandezza. Il frullo è una bacca indeiscente verde o rossa.
2. BORZICACTUS SAMAIPATANUS
Luogo di origine: Bolivia, nella Cordigliera di Cochabamba, vicino a Samaipata, a sud di Santa Cruz, a circa 1900 m di altitudine.
Descrizione: per questa specie, reperita piuttosto recentemente, il botanico boliviano M. Cardenas aveva creato il genere Bolivicereus, ma Myron Kimnach, specialista in Cactaceae presso gli Huntington Botanical Gardens, la trasferi nel genere che oggi è quello valido.
Il fusto è eretto, ramificante dalla base, e notevolmente sottile, dato che può raggiungere un metro e mezzo di altezza con un diametro di soli 4 cm; ha 14-16 costole con areole brunastre distanti quasi 1/2 cm fra di loro e alternate con quelle delle costole adiacenti, cosi che le depressioni, oltre che verticali, sembrano trasversali.
Le spine possono variare in lunghezza dai 4 mm di quelle radiali, sottili, ai 3 cm di quelle centrali, forti e oblique; giallastre con punta rossa da giovani, divengono poi grigiastre. I fiori, che nascono lateralmente, sono quasi orizzontali; il loro colore varia dal rosso carminio chiaro al porpora scuro e hanno un tubo scaglioso fornito di peli, soprattutto alla base. Il frutto è sferico, lanoso.
Ve n'è una varietà multiflorus con meno spine e numerosi fiori.
Coltivazione: la propagazione è per seme o per talea di fusto appoggiata su sabbia umida. Sopporta il freddo, purché asciutto.
Questa piana appartiene alla tribù Cereeae ed alla sottotribù Cereanae:
1) Tribù Cereeae: è la tribù più numerosa (circa 3/4 delle specie della famiglia), ed è stata quindi divisa in sottotribù. Le piante possono essere più o meno carnose, terrestri o epifite, con fusto semplice o ramificato, con rami formati da uno o più articoli globosi, cilindrici, appiattiti o con espansioni laterali che li rendono simili a foglie; per lo più presentano costolature o tubercoli più o meno rilevati.
Le foglie, del tutto mancanti, sono sostituite da scaglie sul tubo del perianzio, ben definito e contenente l'ovario. Tranne le epifite e pochi altri generi inermi, le piante di questa tribù sono generalmente munite di spine, della più svariata grandezza, struttura e colore, ma mai rivestite da guaine, e le areole non presentano mai glochidi.
I fiori, sessili, varianti in colore e grandezza, possono essere a fioritura diurna o notturna e presentarsi in posizioni differenti, ma sono quasi sempre solitari.
Il frutto è di solito una bacca carnosa contenente molti piccoli semi.
2) Sottotribù Cereanae: piante per lo più erette, talvolta semiprostrate, ramificanti, con fusto principale che può accestire dalla base o essere solitario, colonnare e gigantesco. I rami sono formati da molti articoli, a loro volta ramificanti, e la maggior parte presenta distinte e forti costolature sulle quali compaiono le areole molto spinose.
I fiori, bianchi o colorati, possono essere diurni o notturni e sono talvolta molto profumati; nascono sulla parte superiore del fusto, quasi orizzontalmente. Le areole fiorifere si presentano spesso diverse dalle altre.
Il frutto, liscio o spinoso, è una bacca carnosa e in certi casi è commestibile.
3. HELIOCEREUS SPECIOSUS
Etimologia: il nome deriva dal greco élios, sole, e da Cereus, forse perché i fiori sono diurni e si aprono con il sole.
Luogo di origine: Messico centrale, vicino a Città del Messico.
Descrizione: questa specie, classificata nel genere Cereus da Antonio Cavanilles, direttore dell'Orto Botanico di Madrid, nel 1803, fu passata nel 1909 da Britton e Rose nel nuovo genere da loro creato (nel loro classico lavoro "The cactaceae" pubblicato in quattro volumi tra il 1919 e il 1923).
La pianta è cespugliosa, con fusti dapprima eretti, poi sarmentosi o penduli; in natura è anche epifita. Il fusto, molto ramificato, può essere lungo più di un metro; rossastro nella parte giovane, diviene in seguito verde scuro, con 3-5 costolature, ma di solito con 4.
Le costole, rilevate, sono dentate in corrispon denza delle areole, che sono larghe e lanose, distanziate 1-3 cm. Le spine sono inizialmente 5-8, ma divengono molto più numerose, rigide e acute, giallastre o brune, lunghe fino a 1,5 cm.
I fiori sono lunghi circa 15 cm, con i segmenti del perianzio di 8-10 cm, numerosi, rosso carminio; gli stami e lo stilo sono inclinati verso il basso nella parte inferiore. Ve ne sono molte varietà, con fiori di colore diverso, ed è stato
spesso incrociato con vari Epiphy/lum ottenendo piante con bellissimi fiori.
Coltivazione: amano la mezz'ombra o poco sole e debbono svemare a più di 10°C. Le piante adulte fioriscono facilmente, i fiori durano parecchi giorni e sono profumati. La propagazione è per talea.
Questa piana appartiene alla tribù Cereeae ed alla sottotribù Cereanae:
1) Tribù Cereeae: è la tribù più numerosa (circa 3/4 delle specie della famiglia), ed è stata quindi divisa in sottotribù. Le piante possono essere più o meno carnose, terrestri o epifite, con fusto semplice o ramificato, con rami formati da uno o più articoli globosi, cilindrici, appiattiti o con espansioni laterali che li rendono simili a foglie; per lo più presentano costolature o tubercoli più o meno rilevati.
Le foglie, del tutto mancanti, sono sostituite da scaglie sul tubo del perianzio, ben definito e contenente l'ovario. Tranne le epifite e pochi altri generi inermi, le piante di questa tribù sono generalmente munite di spine, della più svariata grandezza, struttura e colore, ma mai rivestite da guaine, e le areole non presentano mai glochidi.
I fiori, sessili, varianti in colore e grandezza, possono essere a fioritura diurna o notturna e presentarsi in posizioni differenti, ma sono quasi sempre solitari.
Il frutto è di solito una bacca carnosa contenente molti piccoli semi.
2) Sottotribù Cereanae: piante per lo più erette, talvolta semiprostrate, ramificanti, con fusto principale che può accestire dalla base o essere solitario, colonnare e gigantesco. I rami sono formati da molti articoli, a loro volta ramificanti, e la maggior parte presenta distinte e forti costolature sulle quali compaiono le areole molto spinose.
I fiori, bianchi o colorati, possono essere diurni o notturni e sono talvolta molto profumati; nascono sulla parte superiore del fusto, quasi orizzontalmente. Le areole fiorifere si presentano spesso diverse dalle altre.
Il frutto, liscio o spinoso, è una bacca carnosa e in certi casi è commestibile.
4. HYLOCEREUS UNDATUS
Etimologia: il nome proviene dal greco ile, foresta, e da Cereus.
Luogo di origine: è estesamente coltivata e seminaturalizzata in tutti i paesi tropicali, ma la sua vera origine è sconosciuta.
Descrizione: questa pianta è per lo più conosciuta con il vecchio nome Cereus triangularis che De Candolle dette alla specie linneana Cactus triangularis, ma in realtà non è la stessa specie. Haworth descrisse Cereus undatus da una pianta coltivata in Cina e inviata in Inghilterra, della quale non si sa da dove provenisse, e Britton e Rose crearono il nuovo genere dividendo definitivamente la specie, più coltivata, da quella linneana prove niente dalla Giamaica, più piccola, più spinosa, e che è di rado in coltura.
I fusti sono lunghi, rampicanti o ricadenti, densamente ramificati, di circa 7 cm di diametro; gli articoli hanno per lo più 3 costolature sottili, prominenti, con margine ondulato che diviene calloso con l'età.
Le areole sono distanziate, con 1-3 corte spine.
I fiori, notturni, sono lunghi circa 30 cm, con i segmenti esterni verde-gialli estroflessi e quelli interni eretti e bianchi.
I frutti rossi , lunghi 10 cm, scagliosi, sono eduli.
Coltivazione: richiede clima mite, molto spazio e sostegni per aggrapparsi con le radici aeree. La propagazione è per talea,.e piccole talee radicate sono usate come portainnesto per specie delicate .
Questa piana appartiene alla tribù Cereeae ed alla sottotribù Hylocereanae:
1) Tribù Cereeae: è la tribù più numerosa (circa 3/4 delle specie della famiglia), ed è stata quindi divisa in sottotribù. Le piante possono essere più o meno carnose, terrestri o epifite, con fusto semplice o ramificato, con rami formati da uno o più articoli globosi, cilindrici, appiattiti o con espansioni laterali che li rendono simili a foglie; per lo più presentano costolature o tubercoli più o meno rilevati.
Le foglie, del tutto mancanti, sono sostituite da scaglie sul tubo del perianzio, ben definito e contenente l'ovario. Tranne le epifite e pochi altri generi inermi, le piante di questa tribù sono generalmente munite di spine, della più svariata grandezza, struttura e colore, ma mai rivestite da guaine, e le areole non presentano mai glochidi.
I fiori, sessili, varianti in colore e grandezza, possono essere a fioritura diurna o notturna e presentarsi in posizioni differenti, ma sono quasi sempre solitari.
Il frutto è di solito una bacca carnosa contenente molti piccoli semi.
2) Sottotribù Hylocereanae: il nome proviene dal greco yle, bosco, foresta, e in eftetti queste piante dal fusto sarmentoso, che possono aggrapparsi a sostegni per mezzo di radici aeree, sono in natura epifite o semiepifite originarie delle zone boscose dell'America centrale ed equatoriale.
I fusti, piuttosto sottili e costituiti da numerosi articoli alla cui base si formano le radici aeree, sono generalmente triangolari o alati, con piccole spine portate sulle areole che si presentano alle depressioni delle parti rilevate.
I fiori, grandi e notturni, sono quasi sempre bianchi, talvolta rosa, con sepali rossastri o verdastri. Molti di essi sono cosi belli e profumati da aver meritato il nome comune di "regina della notte". Il tubo del perianzio è scaglioso, e cosi il frutto, grande e senza spine. I generi sono 9.
5. LOXANTHOCEREUS AUREISPINUS
Etimologia: Backeberg creò il nome di questo genere derivandolo dal greco loxòs, obliquo, anthos, fiore, e Cereus, per i fiori obliqui , e vi comprese delle piante peruviane che oggi sono state passate tutte al genere Borzicactus.
Il nome è però rimasto per questa specie boliviana, che egli aveva originariamente chiamato Winterocereus, dando cosi luogo a un genere monotipico.
Luogo di origine: Bolivia, presso il Rio Wapacani, a nord di Santa Cruz.
Descrizione: la pianta è pendula, con fusto sottile, lungo fino a 1,5 m e con soltanto 2,5 cm di diametro, ramificante dalla base. Le costole sono circa 16, leggermente depresse fra le areole rotonde, ricoperte di feltro bruno; ciascuna areola ha circa 30 spine radiali sottili, giallo oro, e 20 spine centrali più lunghe e forti, anch'esse gialle: tutte sono flessibili e ricoprono praticamente il fusto.
I fiori sono laterali e persistono per parecchi giorni, rimanendo aperti anche la notte; leggermente ricurvi, hanno circa 5 cm di diametro e una netta distinzione fra le due parti del perianzio: quella esterna ha i segmenti allargati ed estroflessi rosso-arancio, mentre quella interna li ha molto più corti , bianchi o rosa, inclinati verso i filamenti che ne vengono quasi racchiusi.
Coltivazione: introdotta di recente, e quindi piuttosto rara, è meglio evitarle il freddo, benché presumibilmente lo tolleri bene.
Questa piana appartiene alla tribù Cereeae ed alla sottotribù Cereanae:
1) Tribù Cereeae: è la tribù più numerosa (circa 3/4 delle specie della famiglia), ed è stata quindi divisa in sottotribù. Le piante possono essere più o meno carnose, terrestri o epifite, con fusto semplice o ramificato, con rami formati da uno o più articoli globosi, cilindrici, appiattiti o con espansioni laterali che li rendono simili a foglie; per lo più presentano costolature o tubercoli più o meno rilevati.
Le foglie, del tutto mancanti, sono sostituite da scaglie sul tubo del perianzio, ben definito e contenente l'ovario. Tranne le epifite e pochi altri generi inermi, le piante di questa tribù sono generalmente munite di spine, della più svariata grandezza, struttura e colore, ma mai rivestite da guaine, e le areole non presentano mai glochidi.
I fiori, sessili, varianti in colore e grandezza, possono essere a fioritura diurna o notturna e presentarsi in posizioni differenti, ma sono quasi sempre solitari.
Il frutto è di solito una bacca carnosa contenente molti piccoli semi.
2) Sottotribù Cereanae: piante per lo più erette, talvolta semiprostrate, ramificanti, con fusto principale che può accestire dalla base o essere solitario, colonnare e gigantesco. I rami sono formati da molti articoli, a loro volta ramificanti, e la maggior parte presenta distinte e forti costolature sulle quali compaiono le areole molto spinose.
I fiori, bianchi o colorati, possono essere diurni o notturni e sono talvolta molto profumati; nascono sulla parte superiore del fusto, quasi orizzontalmente. Le areole fiorifere si presentano spesso diverse dalle altre.
Il frutto, liscio o spinoso, è una bacca carnosa e in certi casi è commestibile.