Come accade per molti altri elementi di questa antichissima civiltà, anche la nascita dei caratteri cinesi si perde nella notte dei tempi.
La disputa intorno alla loro datazione è ancora viva tra gli studiosi e i dati in nostro possesso vengono continuamente rimessi in discussione.
Il 12 gennaio 1992 è stato rinvenuto nel villaggio Dinggong, nella provincia dello Shandong, nella Cina orientale, un frammento di terracotta recante ben 11 differenti caratteri. Questo villaggio è situato nella zona in cui si sviluppò l'antica civiltà di Longshan, risalente a quasi 4300 anni fa.
"La scoperta", scrive un giornalista dell'autorevole Quotidiano del Popolo, "riveste una grande importanza, perché ha permesso di anticipare di circa 900 anni la datazione della nascita dei caratteri cinesi. Fino a oggi, infatti, si credeva che la loro prima testimonianza storica fosse costituita dalle iscrizioni incise su gusci di tartaruga è su ossa di animali del 14º secolo a.C., epoca della dinastia Shang".
L'euforia del giornalista, tuttavia, non è stata condivisa dalla maggioranza degli studiosi che l'hanno considerata priva di basi scientifiche, affermando, tra l'altro, che già esisteva un abbondante documentazione su questo tipo di scrittura sulla terracotta, denominata Taoshu: segni ierografici erano stati infatti già scoperti in precedenza in centri della cultura di Longshan (2800-2300 a.C.), nonché nel villaggio neolitico di Banpo, vicino a Xi'an, nel bacino medio del Fiume Giallo, risalente addirittura a 6000 anni fa.
Una leggenda racconta che la scrittura cinese fu inventata da un imperatore che osservava le impronte lasciate sul terreno dagli uccelli.
Le più antiche testimonianze di scrittura sono i segni incisi su gusci di tartaruga e su ossa animali. Questi segni erano le domande che i sacerdoti rivolgevano agli dèi.
La scrittura cinese è fatta di tantissimi segni, che sono detti ideogrammi. Ognuno infatti rappresenta un’idea o un oggetto.
Questa antica scrittura è cambiata molto col passare dei secoli. Vediamo insieme le origini e l'evoluzione nel tempo dei caratteri cinesi.
Curiosità: Oggi i segni della scrittura cinese sono circa 60 000, ma gran parte dei Cinesi ne conosce circa 2000.
1. Caratteri su gusci di tartaruga e su ossa animali
La teoria generalmente accettata è che la vera e propria lingua cinese scritta sia nata insieme alle incisioni sui gusci di tartaruga e sulle ossa di bue o di altri animali, realizzate nel corso della dinastia Shang.
Si può circoscrivere la data in un arco di tempo di 273 anni, da quando cioè il re Pangeng decise di trasferire la capitale a Yin, nel 14º secolo a.C., fino alla caduta dell'ultimo re Dixin, dovuta dall'attacco degli Zhou.
I primi caratteri, insieme a numerosi oggetti di inestimabile valore archeologico, furono scoperti nel 1899, nei pressi del villaggio Xiaotun, ad Anyang, nella provincia dello Henan, nella Cina centrale.
Fino a oggi sono stati rinvenuti oltre 100.000 frammenti di gusci di tartaruga e di ossa di animali con testi oracolari e brani relativi ai riti di divinazione.
Il prof. Sun Yirang, il dott. Guo Moruo e altri archeologi sono riusciti a identificare circa 4500 caratteri diversi, di cui 1700 già "decodificati".
2. Caratteri sui bronzi
Con l'invenzione della tecnica della fusione bronzea verso l'11º secolo a.C., i caratteri cinesi cominciarono ad apparire fusi o incisi, su oggetti rituali di bronzo.
Nella fase iniziale, fra la fine della dinastia Shang e l'inizio dell'epoca Zhou, le iscrizioni erano brevi e realizzate in uno stile molto simile a quello delle più antiche incisioni sui gusci di tartaruga sulle ossa di animali.
Durante la dinastia Zhou (11º secolo-770 a.C.), i testi diventarono più lunghi, giungendo fino a 500 caratteri, toccando gli argomenti più svariati: amministrativi, politici, militari, rituali, oracolari, commerciali, ecc.
Intorno all'Epoca degli Stati Combattenti (475 - 221 a.C.), furono inventati l'inchiostro e i pennellini e si iniziò a scrivere su tavolette di bambù, del legno e sulla seta.
Se il bambù e il legno, come supporto per la scrittura, caddero in disuso durante la dinastia degli Wei e degli Jin, nel terzo secolo d.C., la seta continuò a essere usata anche dopo l'invenzione della carta: gli imperatori la usavano per registrarvi gli ordini e le leggi, mentre in funzionari, i pittori, i poeti e le persone ricche vi facevano ricorso solo per le occasioni importanti.
Le tavolette di bambù e di legno (chiamate rispettivamente Zhu Jian e Mu Zha o Mu Du) avevano lunghezze variabili: 67,5 cm per i documenti amministrativi, 56 per le opere classiche, 23 per la corrispondenza privata.
Esistevano regole precise sulla quantità dei caratteri: quella di 56 cm, ad esempio, doveva contenerne esattamente 40.
Dal punto di vista dello stile calligrafico, le iscrizioni su bambù, sul legno e su seta non presentano alcuna novità rispetto a quelle fuse o incise sui bronzi.
Una certa confusione, tuttavia, era determinata dalla possibilità di poter scrivere in diversi modi lo stesso carattere, e non fu superata nemmeno dagli sforzi compiuti dal re Zhou Xuanwang (827 - 781 a.C.) che creò lo Stile del Grande Sigillo, nel tentativo di porre fine al caso regnante nelle iscrizioni precedenti.
3. Stile del Piccolo Sigillo e Stile Amministrativo
Dopo aver sconfitto gli altri sei stati rivali e riunificato la Cina nel 221 a.C., l'imperatore Qin Shi Huang emanò, fra l'altro, anche l'ordine di unificare la scrittura.
Grazie al lavoro effettuato dal Primo Ministro Li Si, l'impero cinese dopo pochi anni ebbe la sua prima lingua scritta, comune a tutto il paese.
Eliminando gli omografi e riducendo il numero dei tratti in numerosi caratteri, Li Si offrì al paese un nuovo stile calligrafico, tuttora usato, detto Piccolo Sigillo. (nella foto)
Belli esteticamente, ma complicati per i loro tratti "tortuosi", i caratteri dello Stile del Piccolo Sigillo si rivelarono ben presto poco pratici, specialmente per i cancellieri imperiali, impegnati nella stesura e nella trascrizione degli atti amministrativi e giudiziari, diventati sempre più numerosi dopo la riunificazione della Cina.
C'era da formulare e copiare, fra l'altro, le norme e regolamenti per la standardizzazione delle unità di misura, della moneta e della scrittura; le leggi e i decreti di carattere giudiziario e amministrativo; l'ordine di distruggere tutte le armi tenute dai privati, di bruciare tutti libri di storia e tutte le opere filosofiche e letterarie , di seppellire vivi 460 dissidenti fra maghi, stregoni e confuciani...
Nacque allora lo Stile Amministrativo, molto più semplice e sobrio di quello del Piccolo Sigillo. Oltre ad abbandonare i tratti "tortuosi" e adottare tratti più lineari, il nuovo stile trasformò numerosi pittogrammi in segni ideografici o simbolici, facendo compiere un notevole progresso all'astrazione della scrittura.
La leggenda vuole che lo Stile Amministrativo fu inventato da un certo Cheng Miao, un giudice caduto in disgrazia, rinchiuso in carcere in attesa di sentenza, che propose questa nuova scrittura all'imperatore Qin Shi Huang, nella speranza che gli venisse condonata la pena capitale.
4. Stile Corsivo
Poco dopo la nascita dello Stile Amministrativo, all'inizio della dinastia Han, verso il I secolo a.C., vide la luce lo Stile Corsivo (Caoshu, tradotto anche come "Stile delle Erbe"), usato dai funzionari del tempo libero, per le cose private, o dalla gente comune.
Si tratta di un modo di scrivere sbrigativo, veloce, molto personalizzato, che non badava alla netta divisione dei tratti, anzi, molto spesso li univa tutti insieme, senza mai staccare il pennellino dal foglio o dagli altri supporti.
Lo Stile Corsivo (Stile delle Erbe) si suddivide in diversi tipi:
- lo Zhangcao (Corsivo ordinato), che ha una vaga somiglianza con lo Stile Amministrativo
- il Jincao (Corsivo Moderno), creato da Zhang Zi intorno al I secolo d.C., che unisce i tratti e riduce il numero dei radicali
- il Kuangcao (Corsivo Impazzito), introdotto nell'VIII secolo, da Zhang Xu e Huai Su (725 - 785), che, con poche pennellate, lega non solo tutti i tratti, ma tutti caratteri dell'intero brano, rendendolo simile a un arabesco.
Nella prima metà della dinastia Tang, Zhang Xu, grazie ai suoi caratteri scritti in un perfetto Stile Corsivo, era considerato uno dei "Tre Geni Insuperabili". Gli altri due geni erano Li Bai e Pei Min, rispettivamente per la poesia e per la bravura nella danza con la spada.
Si narra che Zhang si metteva a scrivere, esprimendo tutto il suo talento calligrafico nel più puro Stile Corsivo, solo quando era completamente ubriaco e aveva gridato a squarciagola e corso come un pazzo nel suo giardino.
Lo Stile Corsivo, come quello Amministrativo, ha resistito alle vicissitudini della storia ed è sempre stato tra quelli preferiti dai calligrafi, dai poeti, dai pittori e, addirittura, dai politici della storia cinese contemporanea, come Mao Zedong.
5. Stile Esemplare, Corrente e Caratteri semplificati
Lo Stile Esemplare: ai cancellieri dell'ultimo periodo Han, verso il II secolo d.C., non piacevano né lo Stile Corsivo né quello Amministrativo, perché ritenevano il primo difficile da leggere e il secondo troppo rigido. Crearono allora un nuovo stile, detto Kaishu, cioè Stile Esemplare, che era simile a quello Amministrativo, ma con i tratti meno "rococò", ben raddrizzati e spianati.
Il nuovo stile ebbe grande successo sotto gli Wei, i Jin e le Dinastie Meridionali e Settentrionali e raggiunse la perfezione all'epoca Tang (618 - 907). Viene tuttora insegnato nelle scuole di calligrafia.
Lo Stile Corrente: per registrare un'altra novità significativa sui caratteri cinesi, dal tempo della dinastia Pang (618-907) in poi, bisognerà aspettare più di 1000 anni, fino al 1956, anno in cui il governo decise di semplificare la scrittura per facilitare il movimento di alfabetizzazione.
La riforma si mosse su due fronti: da una parte furono eliminati dal dizionario 1027 caratteri "doppioni", dall'altra fu ridotto il numero di tratti a 2235 segni ierografici. Contemporaneamente, furono introdotte le lettere latine per trascrivere la pronuncia di ciascun carattere, nel famoso sistema "pinyin" che si impose su tutti i metodi precedenti.