Esistono battute cinematografiche che sono entrate nella storia: per gli attori che le hanno recitate, per la vicenda nella quale sono inserite o, più spesso, per le emozioni che suscitano negli spettatori.
Che siano state ascoltate al cinema o seduti davanti al televisore della propria casa, alcune battute sono ormai parte del patrimonio comune, hanno influenzato il linguaggio e sono diventate vere pietre miliari.
Dallo struggente desiderio di E.T. di tornare a casa alla scatola di cioccolatini di Forrest Gump che così esprime la casualità degli eventi nella vita; dall’attesa di un futuro migliore di Rossella O’Hara alle “cose che gli umani non possono immaginare” di Blade Runner: ecco le frasi che il cinema ha fissato per sempre nella nostra memoria.
1. «E.T. telefono casa...» e «Aspettate un momento! Aspettate un momento! Non avete ancora sentito niente!»
- «E.T. telefono casa...»
È l’extra-terrestre per antonomasia a pronunciare la frase più nota del film campione di incassi del 1982, E.T. l’extra-terrestre.
Diretto da Steven Spielberg, racconta le vicende di questa tenera creatura proveniente dallo spazio, che, rimasta sola sulla Terra, trova rifugio a casa del giovane Elliott.
Tra E.T., come viene soprannominato, e il bambino nasce una sincera e commovente amicizia che coinvolge anche il fratello Michael e la sorellina Gertie, una giovanissima Drew Barrymore.
Pronunciando quelle poche parole, E.T. esprime il desiderio di mettersi in contatto con i propri simili per poter così far ritorno al suo pianeta, un progetto che i tre giovani amici faranno di tutto per fargli portare a termine.
Vincitore di quattro Oscar, tra cui quello per gli effetti speciali a Carlo Rambaldi, nel 2002, ventesimo anniversario dell’uscita, il film è stato distribuito in una nuova versione con effetti speciali migliorati, pulizia dei negativi e rimasterizzazione della colonna sonora. Il pubblico, però, non ha mostrato particolare gradimento.
- «Aspettate un momento! Aspettate un momento! Non avete ancora sentito niente!»
A pronunciare la battuta storicamente più importante della storia del cinema, in quanto segna l’inizio del sonoro, è l’attore Al Jolson (1886-1950).
È il 1927 e il film da cui è tratta è Il cantante di jazz.
Dal suo esordio nel 1895 grazie ai fratelli Lumière, il cinema aveva incantato gli spettatori proiettando solo immagini, mentre l’audio era solitamente costituito da un accompagnamento musicale in diretta (il classico pianoforte) e i dialoghi si leggevano su semplici cartelli che si alternavano ai fotogrammi.
Nel 1926, con il sistema di sincronizzazione audio-video Vitaphone, la casa di produzione Warner produsse il primo film sonoro, Don Giovanni e Lucrezia Borgia, arricchito da alcuni effetti sonori e dalla musica, ma senza dialoghi, che arrivarono un anno dopo con Il cantante di jazz (nelle sale USA il 6 ottobre 1927).
Seppur molto brevi, le frasi del film entrarono nella storia, segnando la fine di un’era, quella del cinema muto, e l’inizio della moderna cinematografia.
Nel 1928 fu sempre la Warner a produrre il primo film interamente parlato, Lights of New York.
2. «Dopotutto, domani è un altro giorno» e «Louis, forse oggi noi inauguriamo una bella amicizia»
- «Dopotutto, domani è un altro giorno»
Chissà quanti hanno sospirato ascoltando Vivien Leigh nei panni di Rossella O’Hara pronunciare queste parole in Via col vento (1939), film diretto da Victor Fleming.
L’inquieta storia della giovane figlia di proprietari terrieri della Georgia (Stati Uniti) e dei suoi amori tormentati con Ashley Wilkes (interpretato da Leslie Howard) e Rhett Butler (l’indimenticabile e affascinante Clark Gable) è passata indenne attraverso le generazioni, continuando a essere apprezzata da milioni di spettatori.
Adattamento dell’omonimo romanzo del 1936 di Margaret Mitchell, ambientato alla vigilia della guerra civile americana nel 1861, Via col vento è spesso ricordato per questa frase che chiude la storia e lascia intatta la speranza di un futuro migliore per la protagonista.
Vincitrice di otto premi Oscar, la pellicola è stata recentemente al centro di polemiche in quanto veicolerebbe pregiudizi razziali molto presenti nella società americana del tempo e, in parte, anche in quella attuale.
- «Louis, forse oggi noi inauguriamo una bella amicizia»
È una delle scene finali più famose di sempre e chiude una pellicola che ha ispirato molte altre produzioni.
La pronuncia Rick Blaine (Humphrey Bogart), avventuriero newyorkese, sulle note di chiusura di Casablanca (1942), film tratto dall’opera teatrale Everybody Comes to Rick’s di Murray Burnett e Joan Alison.
Il Louis della battuta è Louis Renault (Claude Rains), capitano della polizia che, assieme alla bellissima Ingrid Bergman (Ilsa Lund nel film), è al centro di un intricato giro di spie, fuggiaschi ed eroi della resistenza al nazismo che nella città di Casablanca, e soprattutto nel locale di Rick Blaine, s’incrociano sulle note del celebre brano As Time Goes By di Herman Hupfeld.
Premio Oscar come miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura non originale, Casablanca è stato omaggiato da molti altri registi, tra cui Woody Allen con il Provaci ancora, Sam del 1972.
3. «Che la Forza sia con te» e «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi...»
- «Che la Forza sia con te»
Non è solo merito di questa frase pronunciata dall’anziano guerriero jedi Obi-Wan Kenobi (Alec Guinness) al suo allievo Luke Skywalker (Mark Hamill), ma è sicuramente anche grazie a essa se Star Wars (1977) può definirsi uno dei film più iconici della storia del cinema.
I sei Oscar conquistati sono la conferma di come la pellicola scritta e diretta da George Lucas abbia saputo coinvolgere gli spettatori nel racconto dell’epica battaglia tra l’Alleanza Ribelle e l’Impero Galattico.
L’apprendimento della Forza, mitico potere che potrà salvare le sorti della Galassia, viene trasmesso dai guerrieri jedi, un’antica organizzazione monastico-militare in grado di sfruttarne il lato chiaro, contrapposto a quello Oscuro, che trova in Darth Vader il suo più temibile rappresentante.
La saga di Star Wars comprende ben nove film suddivisi in tre trilogie. L’ultimo episodio, Star Wars: Episodio IX - L’ascesa di Skywalker, è uscito nel 2019.
- «Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi...»
«... navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser... E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia... È tempo di morire».
Quando si parla di film cult, Blade Runner (1982) è uno dei titoli più citati in assoluto.
Non a caso. la pellicola firmata da Ridley Scott e interpretata da Harrison Ford nei panni del cacciatore di taglie Rick Deckard e da Rutger Hauer in quelli del replicante Roy Batty, è tra i film di fantascienza migliori di sempre, grazie anche a una sceneggiatura in grado di trasferire sul grande schermo il futuro immaginato dallo scrittore.
4. «Nessuno può mettere Baby in un angolo» e «La vita è uguale a una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita»
- «Nessuno può mettere Baby in un angolo»
La scena è tra le più note ed emozionanti: la giovane Frances Houseman, detta Baby, è seduta con i suoi genitori e assiste triste alla rappresentazione teatrale che il campeggio ha organizzato per la chiusura della stagione estiva.
È innamorata di Johnny Castle (Patrick Swayze), insegnante di danza, che dopo essere stato licenziato ingiustamente fa ritorno al campeggio e sfida il padre di Baby pronunciando questa famosa battuta.
Diretto da Emile Ardolino, Dirty Dancing (1987) è entrato nell’immaginario collettivo grazie a una storia in cui l’amore trionfa su tutto e tutti e a un’ottima colonna sonora, “trainata” dal brano (I’ve Had) The Time of My Life di Bill Medley e Jennifer Warnes, che si aggiudicò l’Oscar e il Golden Globe e permise ai due interpreti di vincere un Grammy Award come miglior duetto.
Il successo della pellicola comunque non si fermò al cinema: negli anni, infatti, Dirty Dancing è stato il primo film a vendere più di un milione di copie in home video.
- «La vita è uguale a una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita»
Sarà per quell’aria ingenua che ispira tenerezza e simpatia o forse perché è protagonista degli episodi più emblematici della Storia.
O forse per la bellezza della sceneggiatura ispirata all’omonimo romanzo di Winston Groom del 1986.
Un dato è certo: Forrest Gump (1994), diretto da Robert Zemeckis, è uno dei film di maggior successo di sempre, amatissimo dal pubblicato e premiato con ben sei Oscar, uno dei quali assegnato all’attore protagonista, un bravissimo Tom Hanks.
La famosa frase pronunciata da Forrest seduto su una panchina, intento ad aspettare un bus, è il pretesto per ripercorrere tutta la sua vita: le diverse persone che si alternano sulla stessa panchina possono quindi rivivere le sue mirabolanti avventure, dalla nascita dell’amicizia con l’amata Jenny fino all’età adulta, passando per innumerevoli episodi come l’incontro con Elvis Presley, la guerra in Vietnam, le proteste pacifiste e lo scandalo del Watergate.
5. «O capitano, mio capitano» e «Il mio tesssoro!»
- «O capitano, mio capitano»
Sono molti i film interpretati da Robin Williams che verranno ricordati per sempre, ma L’attimo fuggente (1989), diretto da Peter Weir, resterà forse quello più emozionante.
L’attore americano è John Keating, professore di letteratura che nel 1959 viene trasferito nel collegio maschile Welton (nel Vermont, USA).
La sua sincera passione per la poesia e il suo originale metodo didattico conquistano ben presto gli studenti che grazie a lui compiono una profonda trasformazione: non solo capiscono la bellezza della poesia e il suo messaggio universale, ma assaporano l’inebriante sensazione che nasce dalla libertà interiore, dall’aderenza alle proprie passioni e dalla decisione di vivere calati nel presente.
Tutto questo però non viene apprezzato dalla direzione scolastica che, dopo il suicidio di un allievo, allontana l’insegnante.
Al congedo di Keating, gli studenti, commossi, salgono sui banchi e declamano i versi “O capitano, mio capitano”, incipit dell’omonima poesia del poeta statunitense Walt Whitman.
- «Il mio tesssoro!»
Lo dice Gollum, nel secondo capitolo della trilogia cinematografica Il Signore degli Anelli, intitolato Le due torri (2002).
Gollum è solo uno dei molti personaggi creati dallo scrittore J. R. R. Tolkien, ma sin dalla sua prima apparizione nel 1955, è subito entrato nel cuore degli appassionati di fantasy.
Grazie al Signore degli Anelli, trilogia cinematografica del regista Peter Jackson, è diventato noto a tutti.
Identità “malvagia” di Sméagol, Gollum è un hobbit che, attirato dai poteri dell’Anello, si trasforma, diventando cattivo, molto furbo e violento, tanto che gli abitanti del suo villaggio decidono di cacciarlo, condannandolo a vagare senza sosta.
Con la sua famosa frase, esprime tutto il desiderio e quasi la necessità di tornare in possesso dell’Anello, una bramosia per soddisfare la quale dovrà affrontare diversi ostacoli.
Curiosamente sul grande schermo appare nudo o con un perizoma, mentre Tolkien lo descrive vestito e con tasche piene di curiosi oggetti (“lische di pesce, denti di orchi, conchiglie umide, un pezzetto d’ala di pipistrello, una pietra affilata per affilarci le sue zanne e altre cose orribili”).