Un popolo di santi, poeti, navigatori e… miracolati. L’Italia è un Paese costellato di luoghi dove sono avvenuti eventi prodigiosi.
Agli occhi di chi non ha fede sono fenomeni inspiegabili, mentre per i credenti rappresentano l’intervento divino: malattie che scompaiono improvvisamente, tempeste placate e statue che piangono.
Lo scrittore e saggista Natale Benazzi li ha raccolti nel suo Guida ai miracoli. Da Nord a Sud alla scoperta dei luoghi e dei protagonisti dei miracoli del nostro Paese (Rizzoli), un viaggio alla scoperta di luoghi dove Dio ha lasciato il suo segno e prosegue anche oggi a dispensare aiuto a chi lo invoca.
Dalla tempesta che una statua della Madonna placò nel Mare di Sardegna oltre 600 anni fa alle ostie che non ingialliscono a Siena dal 1730.
Dal collare di San Vicinio che soccorre i posseduti dal diavolo al masso di Santa Varena che cura i mal di schiena femminili. Ecco 10 miracoli famosi avvenuti nel nostro Paese.
1. In Sardegna la Madonna ha sedato una tempesta e in Lombardia: la “giacchetta” di Fra Riccardo ha salvato la vita di un uomo
- In Sardegna la Madonna ha sedato una tempesta
Il miracolo avvenne il 25 marzo 1370, durante una violenta tempesta che si era scatenata nel mare di fronte al colle di Bonaria, dove oggi sorge il Santuario di Nostra Signora di Bonaria, gestito dai frati Mercedari.
Trovatosi in mezzo a onde altissime e in balia dei venti, l’equipaggio di una nave spagnola decise di buttare in mare tutto ciò che era inutile per alleggerire l’imbarcazione.
Rimasto a bordo solo l’equipaggio, tornò d’improvviso il sereno. La ciurma, guardando in mare, scorse galleggiare un’unica cassa. Cercarono
di recuperarla, ma era impossibile: la cassa si dirigeva a riva e la nave, inspiegabilmente, la seguiva. La cassa si fermò proprio sotto il convento dei frati e l’equipaggio cercò di aprirla o almeno di smuoverla, ma fu tutto vano.
La gente del luogo accorse allora sulla spiaggia e vide che sulla cassa era impresso lo stemma dei Cavalieri e religiosi Mercedari: quando i frati giunsero sul posto l’aprirono senza difficoltà e “apparve allora, nel silenzio attonito, una splendida statua della Vergine che teneva in braccio il suo bambino nudo”.
- Lombardia: la “giacchetta” di Fra Riccardo ha salvato la vita di un uomo
Erminio Filippo Pampuri, nato a Trivolzio (Pavia) nel 1897 e laureatosi in Medicina nel 1921, decise di dedicare la vita ai poveri prima come medico e poi come frate (col nome di Fra Riccardo) nell’Ordine di San Giovanni di Dio.
Prese i voti nel 1928. Purtroppo nel 1930, colpito da una broncopolmonite, Fra Riccardo morì, ma non smise di fare del bene dall’Aldilà.
Molte sono infatti le testimonianze della sua influenza nella cura di malattie inaffrontabili. Come quella di Ferdinando Michelini, che nel 1959 subì 6 ore di sala operatoria per un problema intestinale.
Alla fine i medici dovettero arrendersi di fronte a un’infinita serie di emorragie. L’incontro con il frate cappellano dell’ospedale cambiò tutto: questi gli fece indossare una giacchetta appartenuta a Fra Riccardo e accadde il miracolo.
Michelini, infatti, si addormentò e al risveglio era in piena forma. Gli accertamenti medici certificarono che il suo intestino era tornato perfetto.
2. In Basilicata c’è un bastone che riconosce i peccatori e in Romagna il collare di San Vicinio allontana il diavolo
- In Basilicata c’è un bastone che riconosce i peccatori
Ad Acerenza, uno dei borghi più belli d'Italia, c’è un bastone, nascosto in una feritoia della cattedrale, che si ritrae se il fedele che cerca di toccarlo è un peccatore.
Apparteneva al vescovo Canio, martirizzato nel III secolo d.C. durante le persecuzioni di Diocleziano.
Le sue spoglie giunsero nella cattedrale di Acerenza nel 445, rimanendo ignote fino al 1080, quando il vescovo Arnaldo le riconobbe.
Fu allora che venne anche rinvenuto il suo bastone pastorale: in legno, è lungo 145 cm, con un diametro di circa 5 cm, e ha il potere di muoversi autonomamente, come se rispondesse alle sollecitazioni di coloro che gli si avvicinano.
Soprattutto, il bastone sembra individuare i peccatori: se si avvicina qualcuno che, prima della confessione, si trova in peccato mortale e inserisce la mano nella piccola feritoia da cui lo si può raggiungere, cercando di toccarlo, il bastone si ritrae.
Se la stessa persona ripete il gesto dopo la confessione, invece, il bastone rimane fermo e si lascia toccare: il pastorale di Canio amerebbe, dunque, il tocco di chi è puro rispetto a quello di chi non riconosce la propria debolezza morale.
- In Romagna il collare di San Vicinio allontana il diavolo
A Sarsina, dove nacque il commediografo latino Plauto (III-II secolo a.C.), i posseduti dal diavolo invocano San Vicinio: vescovo della città nel IV secolo e curatore delle anime possedute o depresse, è un santo che soccorre le persone affette da disturbi psichici e psicologici.
Viene pregato ancora oggi soprattutto in casi di grave tentazione, di vessazione diabolica e di quella incapacità di superare le ansie che nella nostra contemporaneità affligge molte persone.
Per ottenere la sua benedizione, però, è necessario usare un collare a lui appartenuto: due bracci di ferro uniti da un duplice snodo.
Appoggiato sul collo di chi chiede la grazia, può apportare miracolosi benefici se viene accompagnato da una preghiera r che invoca l’intervento del santo.
3. A Roma, dove fu decapitato San Paolo, sono sgorgate tre fonti d’acqua e dopo 300 anni le ostie rubate a Siena sono integre
- A Roma, dove fu decapitato San Paolo, sono sgorgate tre fonti d’acqua
Tre Fontane è una località nella zona Eur di Roma che deve il suo nome a un evento miracoloso del 67 d.C.
È il periodo in cui le persecuzioni contro i cristiani perpetrate dall’imperatore Nerone annoverarono anche una vittima illustre, Paolo di Tarso, noto in seguito come San Paolo.
Fu proprio durante il suo martirio che avvenne il miracolo: al momento della decapitazione, infatti, la testa dell’apostolo sarebbe rimbalzata tre volte. In ogni punto dove ricadeva, sarebbe sgorgata dell’acqua: tre fonti, appunto.
I luoghi dove zampillarono le tre fonti sono ancora oggi visibili nella chiesa dedicata a San Paolo: sono allineate lungo la parete della navata della chiesa a uguale distanza l’una dall’altra, protette da nicchie e sormontate da tabernacoli.
Dal 1950, però, da esse non sgorga più acqua. A testimonianza dell’evento prodigioso è stata posta una targa all’esterno della chiesa, sulla quale è scritto: “Luogo del martirio di San Paolo dove tre fonti sgorgarono miracolosamente”.
- Dopo 300 anni le ostie rubate a Siena sono integre
Il 14 agosto 1730 anonimi ladri si introdussero nella chiesa di San Francesco, portando via 351 ostie consacrate. La città sospese il tradizionale Palio dell’Assunta il 16 agosto e avviò le ricerche delle ostie rubate.
Furono ritrovate il 17 agosto in una cassetta per l’elemosina della Collegiata di Santa Maria in Provenzano. Le ostie vennero quindi portate in processione e riposte dove erano state rubate nella chiesa di San Francesco.
Cinquant’anni dopo si scoprì che erano rimaste intatte sia nell’aspetto (non presentavano segni di deperimento o di muffa), sia per la consistenza.
Le analisi scientifiche non hanno fornito spiegazioni: l’unica certezza è che le ostie rubate e ritrovate non presentano, a distanza di secoli, alcun ingiallimento.
4. Veneto: per difendersi da due malviventi la Madonna si è fatta scudo con le mani e a Napoli, Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso concede ancora delle grazie
- Veneto: per difendersi da due malviventi la Madonna si è fatta scudo con le mani
Santa Maria dei Miracoli: non poteva avere un nome diverso il santuario di Lonigo (Vicenza) dove un quadro dispensa miracoli dal 1° maggio 1486, quando due ciabattini uccisero un loro collega per rubargli il denaro. Il delitto avvenne nei pressi di una chiesetta in rovina, dove era conservato un quadro della Madonna che teneva un libro in mano.
Non paghi dell’omicidio, i due sfregiarono il quadro con due tagli, uno sul volto e uno sul petto della Vergine.
Quando gli abitanti del paese si recarono sul posto, rimasero stupiti nel vedere che la Madonna del quadro aveva mutato posizione: le mani prima stavano entrambe in grembo tenendo il libro, mentre ora la sinistra era alla tempia, col gesto di chi insieme si protegge e cerca di lenire una sofferenza, e la destra s’era alzata sul petto macchiato di sangue.
Sette giorni dopo ebbero inizio i miracoli che sono durati per secoli.
- A Napoli, Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso concede ancora delle grazie
Nel quartiere dei Ponti Rossi di Napoli c’è il monastero della Carmelitane Scalze dedicato ai Santi Giuseppe e Teresa.
Qui, il 14 marzo 1948, morì Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso, al secolo Giuseppina Catanea, che dedicò la vita alla cura dei malati prima di ammalarsi lei stessa di labirintite auricolare e di una dolorosa sclerosi a placche, che le causò la perdita progressiva della vista.
Quando morì il suo corpo era disfatto dalla malattia. Ma fu proprio il suo corpo a beneficiare di un miracolo: per ben 14 giorni, infatti, il cadavere non diede alcun segno di decomposizione.
Una quarantina di medici lo analizzarono, lasciando anche testimonianze scritte. Tutti furono concordi nell’affermare che qualcosa di straordinario era successo.
Oggi i fedeli che chiedono l’intercessione della beata Giuseppina assicurano di sentire un rumore provenire dalla sua tomba che cambia a seconda se la grazia verrà concessa o meno.
5. In Piemonte il masso di Santa Varena guarisce il mal di schiena delle donne e a Siracusa una statuetta di gesso della Madonna piange lacrime vere
- In Piemonte il masso di Santa Varena guarisce il mal di schiena delle donne
Per curare il mal di schiena, a Villa del Foro (Alessandria) il metodo più antico è affidarsi a Santa Varena e al suo miracoloso masso.
Agisce unicamente sulle donne. Sul lato sinistro della locale chiesa dedicata alla santa, infatti, si trova un masso che affiora dall’intonaco e che, secondo la tradizione, avrebbe effetti terapeutici sul mal di schiena e sui dolori reumatici delle donne che vi si appoggiano, facendo il segno della croce e recitando la formula in dialetto “Santa Vareina, Santa Vareina famme passè l’mal de scheina”, cioè “Santa Varena, Santa Varena, fammi passare il mal di schiena”.
Su come sia nata la tradizione esistono varie versioni, la più accredita delle quali racconta del giorno in cui Santa Varena, passando per il paese (allora chiamato Forum Fulvii), vide alcuni pagani celebrare cerimonie attorno a una pietra ritenuta magica.
La santa, presa da un impeto, l’avrebbe sollevata e scagliata come un fuscello al centro del villaggio, esortando gli abitanti alla conversione e dicendo loro di costruire una cappella proprio nel punto dove era caduto il masso.
- A Siracusa una statuetta di gesso della Madonna piange lacrime vere
Nella città in cui nacque Archimede, tra il 29 agosto e il 1° settembre 1953 avvenne qualcosa che ancora oggi rimane inspiegabile agli occhi della scienza, ma risulta invece un chiaro miracolo se guardato con quelli della fede.
In quei giorni, infatti, la statuetta di gesso della Madonna che i coniugi Giusto avevano in camera iniziò a piangere. Marito e moglie raccontarono che l’evento prodigioso avvenne quando lei, incinta, invocò Maria perché l’aiutasse in quella gravidanza.
Le lacrime divine scesero copiose e proseguirono fino al primo settembre, quando una commissione medica analizzò la statuetta per verificare che il fenomeno non fosse prodotto meccanicamente né per qualche porosità del materiale e prelevò un campione delle lacrime.
Dalle analisi risultò che erano lacrime umane e che la lacrimazione non era spiegabile scientificamente. Nei giorni successivi iniziarono i miracoli attribuiti a quell’evento prodigioso.