Le chiamano Near Death Experiences o, più brevemente, NDE e sono le straordinarie sensazioni descritte da persone che, dichiarate clinicamente morte, sono state rianimate con successo.
Le ipotesi avanzate finora per spiegare questi casi sconfinano spesso nel misticismo religioso che le considera come una prova dell’esistenza di un “dopo” oltre la vita terrena.
Ma se teologia e filosofia hanno avuto millenni per proporre le loro risposte, è solo da qualche decennio che la scienza ha cominciato ad affrontare l’argomento.
La prima descrizione dettagliata dei casi di NDE è stata fornita dal medico e psicologo statunitense Raymond Moody, che nel 1975 pubblicò il libro La vita oltre la vita, nel quale riportava i casi di oltre un centinaio di pazienti che avevano vissuto quelle esperienze in apparenza inspiegabili: una sensazione di profondo benessere, la percezione di una luce chiarissima in fondo a un tunnel, l’abbandono del proprio corpo che appare come visto dall’alto, l’incontro con i propri cari defunti e soprattutto la riluttanza a tornare in vita.
Dopo il libro di Moody, la ricerca medica ha annoverato un numero crescente di persone che riportano simili esperienze, scoprendo che le NDE non sono costituite da vaghe impressioni ma da esperienze molto vivide e complesse che coinvolgono diversi sensi.
A colpire chi ne ascolta le testimonianze è soprattutto il fatto che i vari racconti presentano elementi comuni, quasi standard, del tutto indipendenti da credenze religiose, origine etnica, livello d’istruzione, sesso o esperienze precedenti. In proposito i parapsicologi sostengono che il cervello è l’organo della mente, ma non coincide con essa.
La mente sarebbe immateriale e incorporea, capace di comunicare direttamente con le altre menti e avere, in determinate circostanze, una visione globale della realtà: passata, presente e futura. Ed è questa mente superiore a muoversi liberamente nello spazio, a maggior ragione quando i vincoli con il corpo vengono recisi dalla morte.
“Abbiamo visto l’aldilà e siamo tornati indietro”! È quanto sostengono famosi attori, atleti, personaggi politici e scienziati – alcuni dei quali sono ancora in vita – che hanno sperimentato sulla loro pelle la pre-morte e ne hanno raccontato i dettagli pubblicamente: tutti dichiarano di esserne usciti rafforzati e di aver cambiato approccio alla vita.
Abbiamo raccolto dieci straordinarie testimonianze.
1. Sharon Stone e Ronald Reagan
- Sharon Stone: «Vidi un vortice di luce bianca»
Nel 2001 l’attrice statunitense nata nel 1958 fu colpita da un aneurisma cerebrale che la ridusse in fin di vita.
Mentre era incosciente e si trovava dentro un macchinario per la risonanza magnetica, ricorda di aver incontrato le persone a lei più care in luoghi “fuori dal mondo”.
Come poi raccontò al settimanale americano Closer Weekly, «sentivo di essere morta. C’era questo gigantesco vortice di luce bianca sopra di me e... puff. Sono entrata in una luminosa luce bianca! Ho iniziato a vedere alcuni miei vecchi amici, sono stata accolta da loro... persone che erano a me molto care. Persone morte. Ma è stato un viaggio veloce.
Improvvisamente un fruscio ed ero di nuovo nel mio corpo. È stata un’esperienza che ha profondamente influenzato la mia vita, che non sarà mai più la stessa. Ora non ho paura di morire. Infatti dico a tutti che è una cosa favolosa: la morte è un dono».
- Ronald Reagan: «Fui soccorso due volte dagli angeli»
Per due volte il presidente USA, nato nel 1911, è stato in pericolo di vita e per due volte ha riferito di aver avuto incontri con misteriosi esseri angelici.
La prima risale al 1947 quando faceva l’attore. Nelle riprese del film Età inquieta si ammalò di polmonite.
Nel suo libro Where’s the Rest of Me? raccontò che, tormentato dalla febbre, aveva detto all’infermiera che era troppo stanco per respirare e avrebbe smesso.
Lei lo aveva dissuaso con modi così gentili che aveva obbedito. Scesa la febbre, era andato a cercarla ma non l’aveva trovata, convincendosi che era stato un angelo ad aiutarlo.
Il secondo episodio si verificò invece nel 1981 quando Reagan fu ferito dall’attentatore John Hinckley. Impossibilitato a respirare e a malapena cosciente, percepì che qualcuno gli stava tenendo la mano.
«Era una mano morbida e femminile», scrisse nella sua autobiografia An American Life. «L’ho sentita toccare la mia e tenerla stretta. È difficile spiegare quanto sia stato rassicurante. Anche questa volta doveva essere venuto in mio soccorso un angelo».
Reagan è morto nel 2004 per una polmonite. Aveva 93 anni.
2. Elizabeth Taylor e Larry Hagman
- Elizabeth Taylor: «Incontrai il mio terzo marito che mi spinse a tornare indietro»
In numerose interviste Elizabeth Taylor, nata nel 1932, raccontò che durante un intervento chirurgico alla schiena nel 1962 aveva smesso di respirare per alcuni minuti.
Aveva sentito la sua anima abbandonare il corpo e visto i medici che tentavano di rianimarla mentre lei si dirigeva verso un tunnel dove vedeva il suo terzo marito, Mike Todd, morto in un incidente aereo quattro anni prima.
Liz si era sentita felice di rivedere Todd e voleva restare con lui, ma era stata dissuasa.
«Devi tornare indietro», le aveva detto il coniuge. «Hai ancora molte cose da fare».
L’attrice era quindi rientrata nel suo corpo svegliandosi mentre i dottori stavano per annunciare la sua morte. Morì diversi anni dopo, esattamente nel 2011, per insufficienza cardiaca. Aveva 79 anni.
- Larry Hagman: «Provai una sensazione di felicità»
Nella sua autobiografia Hello Darlin’ pubblicata nel 2001, l’attore statunitense nato nel 1931 e famoso per aver interpretato il perfido J.R. di Dallas, descrive l’esperienza del 1995, quando dovette affrontare la battaglia più difficile della sua vita: un cancro al fegato dovuto al forte consumo di alcol.
Sottoposto a trapianto con un intervento durato oltre 13 ore, racconta: «Ho avuto un assaggio di quello che sarebbe stato il passo successivo. Non ho visto la luce descritta da alcune persone, ma ho avvertito una meravigliosa sensazione di felicità e calore. Ho avuto la conferma di quanto ho sempre sospettato, e cioè che esiste un numero infinito di livelli, di esistenze, ognuno dei quali si aggiunge al mormorio dell’orchestra cosmica fino a raggiungere uno stato di perfetta beatitudine».
Hagman è morto nel 2012 di leucemia. Aveva 80 anni.
3. Peter Sellers e Donald Sutherland
- Peter Sellers: «Una voce mi disse che non era il mio momento»
Nel 1964 l’attore britannico nato nel 1925 era praticamente morto per un attacco di cuore.
Ma mentre veniva trasportato in ospedale incosciente, si era sentito fluttuare fuori dal corpo.
«Mi sono guardato intorno», diceva, «e ho visto una luce bianca incredibilmente bella sopra di me. Volevo andare verso quella luce più di ogni altra cosa. So che dall’altra parte c’era amore vero e ricordo di aver pensato “Questo è Dio”. Poi vidi una mano protendersi attraverso la luce. Mentre cercavo di afferrarla, sentii una voce dire “non è il momento” e la mano si ritrasse».
In quell’istante il cuore di Sellers aveva ricominciato a battere. L’attore morì nel 1980 per un infarto. Aveva 55 anni.
- Donald Sutherland: «Mi sentivo nella placenta di un’ostrica blu»
Durante le riprese del film I guerrieri, girato con l’amico Clint Eastwood nel 1970, l’attore canadese nato nel 1935 patì una grave forma di meningite spinale.
«Mi portarono in ospedale», ha raccontato durante un’intervista, «ma ero ormai in coma. Ricordo di aver lasciato il corpo per pochi secondi e di aver cominciato a scivolare giù per un lungo tunnel, lontano dal letto. All’improvviso si era aperta un’enorme porta bianca. Mi sentivo dentro la placenta di un’ostrica blu. Mai stato meglio».
4. George Foreman e Ernest Hemingway
- George Foreman: «Da un pozzo scuro mi ripescò la mano di Dio»
Passato alla storia per essere stato il leggendario avversario di Muhammad Ali nella sfida di Kinshasa del 1974, il pugile USA nato nel 1949 ebbe un’esperienza di pre-morte che gli cambiò la vita.
Nel 1977, subito dopo l’incontro con Jimmy Young, Foreman fu vittima di un episodio di ipertermia e perse i sensi.
Secondo quanto riferì nella sua autobiografia God in my corner (Dio nel mio angolo), si ritrovò disperato e solo in un pozzo scuro e senza fondo.
Il pugile scrisse che dopo aver pensato «non mi importa se questa è la morte, io credo comunque in Dio», una mano gigante lo tirò verso l’alto. Sopra di lui c’era Gesù con la corona di spine e il sangue che gocciolava.
«Ogni emozione ostile era stata prosciugata in me e il rubinetto dell’amore di Dio era stato aperto e fuoriusciva da me».
Segnato da questa esperienza, operò un radicale cambiamento nella sua vita: smise di combattere, fu ordinato ministro di culto di una chiesa di Houston, in Texas, e aprì nella stessa città il George Foreman Youth Center, un centro di assistenza per giovani problematici.
Per i successivi dieci anni si dedicò solo alla sua numerosa famiglia, ai suoi parrocchiani, allo studio del Vangelo e alla predicazione.
- Ernest Hemingway: «La mia anima frusciava come un fazzoletto di seta»
Nel 1918, nella Prima Guerra mondiale, lo scrittore americano nato nel 1899 fu ferito sulle rive del Piave.
In convalescenza a Milano, in una lettera alla sua famiglia, scrisse: «Morire è una cosa molto semplice. Ho guardato alla morte e lo so».
Anni dopo spiegò a un amico: «Quella notte esplose vicino a me una bomba di mortaio austriaca. Io rimasi come morto. Sentii la mia anima o qualcosa di simile uscire dal mio corpo, come se avessi tirato fuori da una tasca un fazzoletto di seta. Volò in giro, poi tornò indietro e io non ero più morto».
Hemingway fece rivivere questa esperienza al personaggio di Frederic Henry nel suo romanzo Addio alle armi. Si suicidò nel 1961 a 62 anni.
5. Carl Gustav Jung e Eben Alexander
- Carl Gustav Jung: «Vidi tutta la Terra dall’alto splendente di luce»
Nel 1944 il famoso psichiatra svizzero nato nel 1875 che in seguito a un infarto aveva perso coscienza, ebbe una straordinaria esperienza extra-corporea descritta nel suo libro Ricordi, sogni, riflessioni. Jung racconta che gli sembrava di essere sospeso nello spazio.
Sotto di lui vedeva il globo terrestre avvolto in una splendida luce azzurrina e poteva distinguere i continenti e il blu del mare.
La sua visuale comprendeva tutta la Terra, la cui forma sferica era chiaramente riconoscibile e i cui contorni risplendevano di un bagliore argenteo.
«Più tardi», scrisse, «mi informai dell’altezza alla quale si dovrebbe stare nello spazio per avere una vista così ampia: circa 1.500 km. La vista della Terra da tale altezza è la cosa più meravigliosa che avessi mai sperimentato. Ero sospeso nello spazio cosmico e io pure fluttuavo per il cosmo... È impossibile farsi un’idea della bellezza e dell’intensità dei sentimenti durante quelle visioni. Furono la cosa più tremenda che io abbia mai provato».
Quella esperienza ebbe fine quando Jung si sentì “chiamato indietro” dal medico che lo aveva in cura e tornò alla sua esistenza terrena, nel suo corpo.
Per le tre settimane seguenti continuò ad avere le medesime visioni e infine, quando fu del tutto rimesso, disse che da quell’esperienza aveva tratto la certezza che la permanenza nel corpo sia solo un “frammento di esistenza” e che la realtà in cui viviamo è una prigione fatta per scopi misteriosi. Jung morì nel 1961 malato di cuore. Aveva 86 anni.
- Eben Alexander: «Ero diventato una farfalla e volavo tra milioni di farfalle»
Neurochirurgo del Lynchburg General Hospital in Virginia, USA, nato nel 1953, contrasse una grave forma di meningite nel 2008. Ricoverato in coma profondo e dato per spacciato, visse per sette giorni in uno stato vegetativo.
«Malgrado ciò», racconta nel libro Milioni di farfalle da lui scritto una volta guarito, «il mio sé interiore continuava a esistere. Ero cosciente di essere in uno stato primordiale e primitivo, come se fossi sepolto in terra. Ma non si trattava di una terra ordinaria, dato che percepivo e a volte udivo e vedevo altre entità intorno a me. In parte era orribile, in parte familiare e confortante. Chiedevo: Chi? Cosa? Dove? E non c’era mai nessuna risposta. Tuttavia, dopo un certo lasso di tempo una luce scese dall’alto lentamente, gettando intorno meravigliosi filamenti di argento e brillantezza dorata. Si trattava di un’entità circolare, che emetteva una meravigliosa musica celeste, che ho chiamato “la Melodia Roteante”. Io ero come un puntino di consapevolezza sulle ali di una farfalla, tra sciami pulsanti di milioni di altre farfalle. Potevo vedere cieli di velluto di un incredibile blu scuro, con sfere di luce dorata che piombavano in picchiata, con cori angelici che lasciavano tracce scintillanti contro fluttuanti nuvole. Quei cori producevano inni di vario tipo, ben al di sopra di tutto ciò che avevo ascoltato sulla Terra».
Oggi Alexander presiede un’associazione benefica che promuove ricerca scientifica e spiritualità.