“I have a dream”, gridava Martin Luther I King nel 1963.
“Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione in cui non saranno giudicati per il colore della pelle, ma per l’essenza della loro personalità”.
In un altro momento storico e con altre difficoltà da affrontare Winston Churchill prometteva alla sua gente non un futuro radioso ma solo “sangue, fatica, lacrime e sudore”.
Parole che bastarono a galvanizzare un Paese, a far pensare ai britannici che lo avrebbero seguito fino alla morte se fosse stato necessario.
Sono due esempi di uomini capaci di trascinare popoli e nazioni. Eppure, di leader carismatici con questa tempra il mondo sembra non produrne più.
Tanto che gli studiosi si interrogano sul motivo che li ha portati all’estinzione. La stagione dei grandi capi è, quindi, definitivamente tramontata? Non si vedranno più le folle infiammarsi per un discorso, condividere il sogno di una persona che ha l’ambizione di trasformare il mondo?
Quali sono i segreti che fanno di un uomo comune un protagonista della storia? Quali doti deve possedere? Cerchiamo di individuarle, analizzando alcune tra le più importanti figure del passato.
1. Credi nel cambiamento e pianifica ogni tua mossa
- Credi nel cambiamento
Una componente fondamentale della leadership è la capacità di trasmettere entusiasmo per un grande disegno, meglio se difficile o quasi utopico.
Molti leader si sono affermati sollevando questioni epocali, o dichiarando di inseguire degli obiettivi che, per l’epoca in cui sono stati proposti, sembravano semplicemente irrealizzabili.
Ma grazie alla tenacia e alla grande forza delle idee, il cambiamento è stato possibile. Icona della lotta rivoluzionaria è Ernesto Guevara, foto sotto (1928-1967), conosciuto universalmente come il “Che".
Reduce da un viaggio che lo aveva portato a esplorare la povertà e le ingiustizie dell'America Latina, quando ancora era un giovane medico specializzato in allergie, si unì a Fidel Castro e agli altri ribelli a Cuba per sfidare il corrotto governo di Fulgencio Batista.
Intercettati dai militari, e sopravvissuti in dodici, nascosti nelle inospitali foreste dell'interno, non avevano alcuna ragionevole speranza di poter rovesciare la situazione. Il tentativo sembrava morto sul nascere. Eppure nell’arco di soli due anni, i ribelli si ripresero, Guevara si ritrovò vincitore all'Havana e fu nominato ministro del governo rivoluzionario.
Trovò la morte in Bolivia, dove fu catturato e ucciso: aveva solo 39 anni. La sua immagine più nota, quella che l'editore italiano Giangiacomo Feltrinelli rese famosa dopo la morte del Che, è stata spesso paragonata al volto di Cristo: rappresenta un ideale di bellezza, interiore ed esteriore, ormai talmente condiviso da diventare icona nel senso letterale della parola. Come Gesù, il Che è morto giovane e bello dopo avere curato gli ammalati, soccorso i poveri, ridato dignità ai disperati.
Un altro uomo che fece del suo credo nel cambiamento una missione fu il reverendo Martin Luther King (1929-1968, foto sotto). Quando a metà degli anni Cinquanta iniziò in Alabama la sua lunga battaglia per dare dignità e pari diritti alla gente di colore, in gran parte degli Stati del Sud la segregazione razziale era tutelata da leggi statali in vigore da decenni, e niente faceva pensare che qualcosa sarebbe mutato.
Il suo celebre discorso “I have a dream..." (ho un sogno) è il simbolo per eccellenza della lotta contro il razzismo negli USA. Lui che sognò una società priva di queste ingiustizie morì assassinato e non potè vedere quanto le sue parole cambiarono il mondo.
COSE DA NON FARE
Non accorgersi dei cambiamenti in corso può risultare fatale. Il re di Francia Luigi XVI (1754 1793, foto sotto), diretto discendente di Ugo Capeto (940 966), inizialmente amato dal suo popolo, non comprese che lo sviluppo della Rivoluzione avrebbe condotto verso sviluppi imprevedibili e drammatici. Convinto che accondiscendere ai rivoluzionari avrebbe preservato la monarchia, rimandò la fuga fino al giugno del 1791: troppo tardi per evitare la ghigliottina.
- Pianifica ogni tua mossa
Analizzare metodicamente ogni dettaglio della situazione, senza lasciare nulla al caso e prevedendo ogni possibile scenario, fa la differenza fra un uomo di potere e un vero leader.
Un sostenitore di questo modo di intendere il comando fu indubbiamente Napoleone (1769-1815, foto sotto), piccolo ufficiale di artiglieria che assurse alla gloria di Imperatore dei Francesi.
“La scienza militare", scrisse, “consiste nel calcolare per prima cosa e accuratamente tutte le eventualità possibili e quindi dare al caso il posto esatto, quasi matematico, nei propri calcoli".
Una capacità, però, che Napoleone attribuiva soltanto all'uomo di genio, e cioè a se stesso. Una serie di successi travolgenti, che in capo a vent'anni ne fecero il padrone d'Europa, sembrava confermare questa sua dote, tanto che ancora oggi le sue battaglie sono studiate in ogni scuola di guerra.
Quale fosse però il metodo che seguiva, e come facesse a pianificare con tanta cura le sue imprese, resta ancora oggi un mistero. A differenza di altri grandi strateghi, Napoleone non formulò mai, se non in termini generici, il suo sistema, e in un’occasione ebbe addirittura a dire, forse per sviare i curiosi: ‘Je n’ai jamais eu pian d'opération" (Mai avuto un piano di operazioni).
La strategia di Napoleone si infranse comunque durante la campagna di Russia del 1812. I suoi tentativi di stanare il nemico e indurlo al primo passo, per poi attaccarlo nel momento di massima debolezza, si infransero contro l’immenso territorio russo, che consentì ai nemici di attrarlo nel suo rigido inverno senza mai concedergli la stoccata definitiva che cercava.
COSE DA NON FARE
La convinzione che bastasse un bel gesto per scatenare la rivoluzione indusse il patriota italiano Carlo Pisacane (1818-1857, foto sotto) a tentare di accendere la guerriglia nel Meridione. Lo sbarco di un piccolo colpo di spedizione a Sapri, in Campania, mal organizzato, senza un piano definito e senza possibilità di ripiego, terminò in tragedia. A uccidere Pisacane e i sua seguaci furono proprio quei contadini che era nelle sue intenzioni arruolare coltro i Borboni.
2. Sfrutta il marketing e cura l'aspetto fisico
- Sfrutta il marketing
Facendo buon uso delle moderne tecniche di marketing anche un politico non eccelso può assicurarsi un posto nella storia.
Con l’avvento delle democrazie, la corsa al potere prevede un inevitabile consenso dell'elettorato, e finora lo strumento migliore per conquistarlo è persuaderlo attraverso efficaci strategie di marketing, non dissimili da quelle usate per piazzare qualsiasi altro prodotto.
Anche se il suo miglior consigliere fu Arthur Schlesinger Jr (1917- 2007), che era uno storico, e non un pubblicitario, fu John Fitzgerald Kennedy (1917-1963, foto sotto) a impostare la prima campagna elettorale in cui il marketing ebbe un peso preponderante.
L'uso accorto nella grafica di tre colori base che richiamano la bandiera (il blu, il bianco e il rosso), uno slogan semplice e evocativo come la “nuova frontiera", anch'esso farina del sacco di Schlesinger, il buzz marketing, tra cui il passaparola, sono gli aspetti all'epoca più innovativi. E probabilmente ebbero più peso nella vittoria del 1961 del passato di JKF, eroe della guerra nel Pacifico.
Francois Mitterrand (1916-1996) fu eletto nel 1981 alla presidenza della Repubblica francese dopo una campagna elettorale affidata al più grande pubblicitario francese di tutti i tempi, Jacques Séguéla (1934).
L'impresa si rivelava difficile, perché Mitterrand partiva svantaggiato, in quanto il partito socialista non aveva mai conquistato l'Eliseo e il suo avversario, Valéry Giscard d’Estaing, era più giovane.
Séguéla fu abilissimo nel rovesciare la situazione, consigliando tra le altre cose a Mitterrand di indossare indumenti sgualciti, più adatti all'immagine di un leader di sinistra.
COSE DA NON FARE
Per un leader non puntare affatto sulla propria immagine può avere effetti anche comici. Ne sa qualcosa il presidente della Repubblica francese Paul Deschanel (1855-1922, foto sotto). Caduto dallo scompartimento presidenziale del treno durante un viaggio ufficiale, vagò confuso nella campagna fino a quando un fetroviere non gli prestò soccorso credendolo un clochard. Non riconosciuto, dovette attendere che la polizia lo ritrovasse.
- Cura l'aspetto fisico
Indipendentemente dalla forma di governo, non trascurare la propria immagine è fondamentale per una persona di potere.
Amenofi IV, meglio noto come Akhenaton (foto sotto), potente sovrano della XVIII dinastia, è noto per aver imposto con successo il monoteismo nell'Antico Egitto, una scelta che ne faceva, certo non casualmente, l'unico legittimo rappresentante di Dio in terra.
Per essere all'altezza di questa sua funzione, Akhenaton curò moltissimo la sua immagine in pubblico, che continuava a corrispondere a quella di una divinità, ma soprattutto incoraggiò gli artisti a rappresentarlo in un modo nuovo e originale.
Se fino ad allora i suoi predecessori si erano fatti eternare in forme virili e marziali, Akhenaton non esitò a farsi rappresentare in più seducenti forme quasi femminili, con un bacino largo, un seno, i lineamenti allungati e sinuosi.
Evita Perón (1919-1952), moglie di Juan Domingo, affidò quasi interamente alla sua bellezza di ex modella e di attrice il difficile e incompleto cammino che doveva portarla alla guida dell'Argentina, e che ne ha fatto comunque una sorta di leader soprannaturale.
A fermarla, lei che aveva con sé gran parte del popolo, fu unicamente un cancro che l'aggredì a neppure trent'anni.
Una ricostruzione romanzesca della sua vita, ma molto vicina ai fatti, racconta che le sue ultime parole, prima di morire, e di consegnare il suo corpo alla storia, furono per la sua manicure Sara: “Puoi togliermi questo rosso insignificante e mettermi il Queen of Diamonds trasparente, che ho fatto comprare ieri?".
COSE DA NON FARE
C'è un sottile confine tra l'accondiscendenza di un popolo verso la vanità del suo leader e la riprovazione, che può distruggerne la reputazione. Anche se ufficialmente era soltanto la moglie del dittatore delle Filippine Ferdinand Marcos, Imelda Marcos (1929, foto sotto) ebbe una fortissima influenza nel suo Paese, almeno fino a quando la sua stravaganza, efficacemente resa da una collezione di tremila paia di scarpe di lusso, la costrinse a un temporaneo esilio.
3. Dai l'esempio alla tua gente e pensa in grande
- Dai l'esempio alla tua gente
I veri leader non gestiscono la facoltà del comando nel segreto delle loro stanze, ma costruiscono il consenso mostrando con i fatti di che cosa sono capaci.
Durante le imprese militari che propiziarono la sua ascesa politica, come la conquista della Gallia, Giulio Cesare muoveva sempre alla testa delle truppe e, cosa inconsueta per l'epoca, camminava a capo scoperto, incurante del sole come della pioggia.
Una scelta che lo rendeva ammirevole agli occhi dei suoi stessi soldati. Un suo emulo moderno è il tedesco Erwin Rommel (1891-1944, foto sotto).
Durante la prima guerra mondiale, non ancora celebre come “la volpe del Deserto" per le sue imprese in Africa, fu ferito svariate volte in azioni molto audaci, cosa che raramente accadeva a un comandante di battaglione.
Nel novembre del 1917, per tendere agli italiani un'imboscata che fruttò 8000 prigionieri, non esitò ad attraversare il fiume Piave in piena alla testa dei suoi duemila uomini, correndo il rischio di annegare.
Non sono però solo i comandanti militari a dare l’esempio ai loro uomini. L'inglese Edward Smith (1850-1912, foto sotto a destra) era al comando del Titanic la notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, quando la nave, al suo viaggio inaugurale, investì un iceberg e affondò nel giro di poche ore, portando con sé le vite di 1518 tra passeggeri e membri dell'equipaggio.
Benché gli fosse chiaro fin da subito che il transatlantico sarebbe affondato, coordinò le operazioni di salvataggio interpretando alla lettera la regola della marineria che vuole che il comandante sia l’ultimo a lasciare la nave: un fatto che nella realtà non sempre accade.
Sulla sua fine esistono diverse testimonianze, ognuna delle quali fotografa il suo coraggio e la sua determinazione a compiere il suo dovere fino in fondo.
COSE DA NON FARE
Fascista radicale, squadrista della prima ora, Roberto Farinacci (1892 1945, foto sotto) costruì la sua non sempre lineare carriera politica sotto Mussolini cercando di accreditarsi come uomo d’azione, pronto a raccogliere le sfide bellicose lanciate dal regime.
Non gli giovò la scoperta che una presunta ferita di guerra in Africa era invece da addebitarsi al tentativo di pescare pesci con l’esplosivo.
- Pensa in grande
Per quanto siano valide le sue scelte, un capo verrà ricordato anche per la grandezza delle tracce visibili che lascia dietro di sé.
Il potere deve potersi mostrare in una forma esteriore, apprezzabile da tutti, e spesso la trova attraverso mirate realizzazioni architettoniche. La storia insegna che chi ha saputo pensare in grande, forzando i limiti dell'immaginazione del suo tempo, ha lasciato il segno.
Un esempio è Shah Jahan (1592-1666, foto sotto), l’imperatore sotto cui la dinastia moghul, i signori islamici che governarono l'India per due secoli, ebbe la sua massima fioritura.
Anche se il grande viaggiatore Niccolò Manucci, suo contemporaneo, nella sua Storia do mogor lo ricorda soprattutto per il suo grande appetito sessuale, durante il suo governo l'architettura pubblica conobbe un’età dell’oro.
Il frutto più eccelso è il Taj-Mahal, un raffinatissimo mausoleo ad Agra che oggi è il simbolo dell'India. La vera grandezza però è stata la scelta di dedicarlo alla amata moglie Mumtaz Mahal, morta nel dare alla luce il quattordicesimo dei loro figli: una decisione che ha impresso al monumento quella carica romantica che lo ha collocato tra le meraviglie del mondo.
Anche il presidente dell'Egitto Gamal Abdel-Nasser (1918- 1970, foto sotto) sapeva pensare in grande. Consapevole che il suo Paese doveva modernizzarsi, e che la diga di Assuan non era più sufficiente alle sue esigenze di energia, Nasser promosse negli anni Sessanta l'edificazione di una diga ancora più grande per imbrigliare definitivamente l’energia del Nilo.
La sua grandezza non è tanto nella sua cubatura, né negli indubbi vantaggi economici per il Paese, ma soprattutto nelle rischiose scelte politiche perseguite da Nasser per finanziarla, discutibili ma coraggiose: dalla nazionalizzazione del canale di Suez, che scatenò una guerra con l’Inghilterra e la Francia, alla decisione di appoggiarsi al mondo sovietico, abbandonando il campo occidentale.
COSE DA NON FARE
Nicolae Ceausescu (foto sotto) è il miglior esempio di come non si dovrebbe agire se si vuole passare alla storia attraverso la "grandezza” delle proprie realizzazioni.
Benché sia possibile scorgerla dalla Luna (un primato che condivide con la Grande Muraglia e il Pentagono) l’edificazione dell’immensa Casa del Popolo romena provocò lo sventramento di quartieri storici di Bucarest, prosciugò le casse dello Stato e incentivò i rumeni a liberarsi del loro leader, l’unico fucilato (nel 1989) tra i grandi dell'Europa dell’Est.
4. Impara l'oratoria e circondati delle persone giuste
- Impara l'oratoria
Un buon leader deve essere un ottimo comunicatore, incantare le folle e farle sognare.
"Non si deve giudicare il discorso d’un uomo di Stato al suo popolo dall’impressione che esso produce su un professore d'università, ma dall’effetto che esercita sul popolo.
E questo soltanto dà il criterio della genialità dell’oratore", disse Adolf Hitler, senza dubbio uno dei leader del XX secolo che seppe utilizzare al meglio quest'arte. Ma della capacità oratoria fu senz'altro maestro anche Benito Mussolini (foto sotto), il quale, pur di sedurre e influenzare il pensiero e l'azione della massa, utilizzò un vocabolario inedito. “Pantofolaio”, “panciafichista", “clericalume” sono solo alcuni tra i neologismi cari al duce.
Istrione del palco politico, nelle piazze Mussolini trovò l’ambiente più congeniale dove dare sfoggio delle sue indubitabili doti comunicative. Si trattava di una vera e propria recitazione, composta da un'efficace coordinazione di gesti e parole, dove abbondavano le iperboli.
Gli studiosi hanno sezionato parola per parola i discorsi del duce, esaminando le correlazioni tra vocabolo pronunciato e postura assunta. L’inizio era solenne, la posa statuaria, le braccia lungo i fianchi. Le pause erano fondamentali.
Duravano solitamente una decina di secondi, in totale quasi la metà dell'orazione, e servivano a creare la suspence per l'annuncio che stava per avere luogo. La costruzione della frase era semplice, in grado di essere compresa sia dal contadino sia dal letterato.
La costruzione binaria - “il popolo italiano e il regime fascista" - si alternava a quella ternaria - “credere, obbedire, combattere" - che forniva epicità alla frase. Quando Mussolini arringava, scrutava la folla stando sempre a testa alta, con le labbra sporgenti.
A seconda di quel che diceva, l'espressione si inaspriva, si faceva più decisa, solenne oppure sprezzante. Non mancavano i momenti in cui si lasciava andare a sorrisi di compiacimento.
Assistere a un suo discorso significava assistere a uno spettacolo che aveva un andamento musicale, fatto di pieni e di vuoti, di passi lenti e altri più veloci, dove gli ascoltatori partecipavano con urla e boati. E quando la domanda o l’esortazione di qualcuno tra la folla arrivava al suo orecchio, Mussolini dava sempre una risposta.
COSE DA NON FARE
Non lasciatevi prendere troppo "la mano" nel vostro impeto oratorio. Non come ha fatto invece il segretario del partito comunista russo Nikita Kruscev (foto sotto) durante la XV Assemblea delle Nazioni Unite il 12 ottobre 1960.
In quell’occasione il leader sovietico si tolse una scarpa sbattendola sul tavolo, per protestare contro le affermazione del delegato filippino. Lorenzo Sumulong, che accusava l’URSS di "imperialismo" in Europa orientale.
Seppure nel corso degli anni siano emerse discordanti ricostruzioni sui fatti (Kruscev avrebbe solo brandito la scarpa) il suo gesto fece il giro del mondo entrando nella storia.
- Circondati delle persone giuste
Fondamentale, per mantenere il potere, è avere accanto collaboratori capaci e fidati. Non devono apparire molto, ma essere una presenza assidua e discreta.
L’unione fa la forza. Deve averlo pensato anche Carlo Magno (foto sotto), uno dei più grandi sovrani che la storia ricordi. Dopo i secoli bui seguiti ai fasti dell’impero romano, egli diede vita a una grande Rinascita.
Capì l’importanza della cultura e ne favorì la diffusione con ogni mezzo, aprendo scuole pubbliche presso i monasteri, i conventi e le cattedrali. Fece riforme amministrative e promosse le arti, l’architettura, la letteratura, gli studi di legge e di teologia.
La cosa incredibile è che era semi-analfabeta. Non parlava latino, non sapeva scrivere e secondo alcuni storici, pur essendo un uomo scaltro, capace e lungimirante, era così frustrato dalle difficoltà che incontrava nell’imparare a leggere che modificò le regole della scrittura.
Fece inserire un doppio spazio per separare le parole, un rientro all'inizio dei paragrafi e segni di punteggiatura per indicare dove il lettore doveva fermarsi o fare una pausa (comparvero anche punti interrogativi e maiuscole).
Come diventò quindi il protagonista di un periodo talmente fecondo da mettere fine alla decadenza culturale successiva alla caduta dell'impero romano? Si circondò di intellettuali e di uomini di valore, che fece giungere da ogni parte del continente.
Tra questi figuravano Eginardo, il suo futuro biografo, Paolo Diacono, autore di una storia dei Longobardi. Rabano Mauro,teologo e noto studioso di pedagogia e di grammatica.
Li riunì nella cosiddetta Schola palatina (la Scuola di Palazzo), un piccolo "senato accademico" che discuteva dei problemi, sotto la guida del monaco inglese Alcuino di York (che aveva anche il compito di educare alcuni dei numerosi figli dell’imperatore), e poi consigliava il sovrano sulle grandi questioni aperte.
Le lunghe discussioni a corte, a cui Carlo partecipava assiduamente, furono uno dei motori propulsori del suo regno. La sua arma segreta.
COSE DA NON FARE
Nel 1624 il re di Francia Luigi ΧΙII nominò Primo ministro il cardinale Richelieu (foto sotto). L’abilità di quest'uomo gli permise di raggiungere in breve tempo un potere talmente vasto da fare ombra a quello del sovrano. Diventò cosi influente che gli fu permesso addirittura di nominare Mazzarino come suo successore. Negli anni accumulò un'immensa fortuna, probabilmente superiore anche a quella dello stesso re.
5. Usa la forza solo se è necessario e non arrenderti mai
- Usa la forza solo se è necessario
Una guida deve essere in grado di muovere le masse con le proprie idee, senza ricorrere alla violenza.
Mahatma Gandhi (foto sotto), forgiando una dottrina originale fondata sul controllo di se stessi e il rispetto della verità (satyagraha), fu in grado di ottenere risultati inaspettati e grandiosi.
Il celebre motto anti-britannico lanciato nel 1942, “Quit lndia!’’(Lasciate l’india!) ebbe effetti devastanti per gli inglesi, maggiori forse di una rivolta armata. Inoltre, i suoi inviti alla disobbedienza civile di massa per lottare contro le discriminazioni di cui erano vittime gli indiani in Sud Africa e in India otterranno risultati maggiori di quelli che avrebbe potuto sperare con una strategia rivoluzionaria.
Il suo carisma poggiava sulla coerenza del suo comportamento, sulla luminosità delle sue idee e sulla profonda convinzione di essere nel giusto. Non si preoccupava troppo delle critiche, seguendo la strada verso la realizzazione del grande disegno che aveva chiaro nella sua mente.
Pagò con numerosi soggiorni in carcere le sue resistenze passive, ma la determinazione intellettuale e il suo imprevedibile modo di fare spiazzarono totalmente i suoi avversari, che alla fine verranno completamente soggiogati da quel piccolo uomo che viveva da asceta, praticava la castità e tesseva personalmente il cotone per fabbricarsi i vestiti.
Si mostrò peraltro leale nei confronti dei britannici partecipando alla lotta contro i Boeri, nel 1899-1901: non certo combattendo, ma organizzando un servizio di ambulanze con personale indiano.
Durante la Seconda guerra mondiale Gandhi dichiarò che l'Ιndia non doveva partecipare a un conflitto che aveva come scopo la difesa della libertà, quando quella libertà era negata alla stessa India.
COSE DA NON FARE
Maximilien de Robespierre, foto sotto, (1758-1794) è il più noto e controverso protagonista della Rivoluzione francese. Il suo più grande errore fu quello di credere che i cambiamenti che essa aveva portato dovessero essere difesi a qualsiasi costo, anche versando sangue a fiumi, e spesso innocente.
Migliaia furono le vittime, 2639 in meno di un anno solo quelle ghigliottinate a Parigi. Dopo aver utilizzato "il Tenore" contro i nemici della Repubblica, "l'Incorruttibile", cosi era detto, se ne servì per azzerare ogni opposizione.
Ma rimase egli stesso schiacciato dalla macchina infernale che aveva messo a punto, finendo i suoi giorni sulla ghigliottina.
- Non arrenderti mai
Anche di fronte alle difficoltà più grandi, il capo carismatico non si lascia sopraffare dalla paura. E diventa una guida sicura per la sua gente.
Se c’è un leader che nella storia contemporanea ha fatto suo tale imperativo è Winston Churchill (foto sotto). Fu il simbolo della resistenza inglese al nazismo, alla dittatura, all’oppressione.
Aristocratico ardente, eccessivo e senza concessioni, fu tra i protagonisti della vita politica del suo Paese. Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, apparve agli inglesi come l’uomo della provvidenza. Churchill, in effetti, aveva ferocemente criticato la politica di appeasement (accomodamento) dell’allora primo ministro Neville Chamberlain, mettendo in guardia contro l’imminente pericolo nazista.
Dopo la firma degli accordi di Monaco, Churchill esplose di collera e gli disse: “Lei poteva scegliere tra la guerra e il disonore; ha scelto il disonore e avrà la guerra!” Gli inglesi sapevano dunque che Churchill non si sarebbe mai arreso e che era la sola persona in grado di far fronte al mostro nazista.
"È meglio che l’ultimo inglese muoia con le armi in mano e che la parola fine sia scritta sotto l’ultimo capitolo della nostra storia piuttosto che continuare a vegetare come vassalli o schiavi”.
E come Charles De Gaulle in Francia, Churchill unì il suo destino con quello della nazione e divenne il personaggio che fece la storia nei momenti difficili. La sua intransigenza, la sua volontà di resistere e i suoi discorsi galvanizzarono tutto il Paese.
Quando i nazisti sembrarono trionfare e la Francia capitolò, quando in Europa si moltiplicarono i regimi fascisti e Hitler si mise d’accordo con Stalin per la spartizione della Polonia, chiunque sarebbe stato tentato di scendere a patti pur di salvare il salvabile.
Churchill al contrario fece dell’Inghilterra il luogo e il simbolo della lotta contro il nazismo, accogliendo i resistenti delle nazioni occupate. E sarà dall’Inghilterra che partirà l’operazione Overlord, decisiva per la liberazione dell’Europa.
COSE DA NON FARE
Eroe della Prima guerra mondiale, osannato e ammirato dai suoi connazionali, Philippe Pétain (foto sotto) fu anche accademico di Francia.
Durante l'occupazione nazista guidò il governo collaborazionista filotedesco della Repubblica di Vichy. Alla fine della Seconda guerra mondiale fu processato per alto tradimento e nell'agosto del 1945 fu condannato a morte.
Charles De Gaule le commutò poi la sua pena nel carcere a vita. In punto di morte chiese che le proprie spoglie fossero deposte all'ossario di Verdun, il fronte sul quale aveva combattuto con coraggio e determinazione durante la Grande Guerra. Un onore che non gli fu concesso.