10 scienziate donne: intraprendenti, anticonformiste e brillanti

Nel panorama della scienza, il contributo delle donne è stato spesso trascurato e sottovalutato.

Tuttavia, molte scienziate hanno dimostrato di essere intraprendenti, anticonformiste e, in molti casi, più brillanti di alcuni loro colleghi maschi.

Nonostante ciò, solo poche hanno ottenuto i riconoscimenti che realmente meritavano. Queste donne straordinarie hanno lasciato un segno indelebile nella scienza, spesso superando ostacoli immensi per farlo.

Ecco 10 (immense) scienziate donne: intraprendenti, anticonformiste e brillanti.

1. MARIE SKŁODOWSKA CURIE E MARIA CUNITZ

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- MARIE SKŁODOWSKA CURIE (1867-1934)
Fisica, chimica e matematica
“Nella vita non c’è niente da temere, solo da capire”
Non si contano le “prime volte” di Marie Curie, polacca laureata alla Sorbona, naturalizzata francese e sposata con il fisico Pierre Curie. Nel 1898 scoprì con il marito due elementi nuovi, il radio e il polonio, battezzando lei stessa “radioattività” il decadimento di questi elementi.
Fu la prima donna a ricevere il Nobel per la fisica nel 1903 (con il marito Pierre e con Henri Becquerel) e il primo scienziato a ottenere un secondo Nobel per una diversa disciplina (la chimica, nel 1911). Nel 1910, a un congresso da lei presieduto, fu adottata l’unità di misura Curie (simbolo Ci) per misurare l’attività di un radionuclide. L’anno successivo, dopo la morte del marito, gli subentrò nell’insegnamento della fisica alla Sorbona.
Tale madre... La Curie fu pioniera nell’applicazione della radioattività in medicina e non esitò a esporsi per aiutare i feriti della Prima guerra mondiale: allestì infatti delle auto per effettuare un servizio di radiologia mobile direttamente al fronte. Al suo fianco la figlia Irène, che seguì le orme materne: nel 1935 anche Irène ottenne il Nobel per la chimica, insieme al marito.
Marie morì nel 1934 per un’anemia aplastica indotta dalle radiazioni, di cui negava i rischi. Aveva 67 anni e, prima donna per meriti propri, fu sepolta al Pantheon di Parigi. Sua figlia morì nel 1956 di leucemia per l’esposizione alle radiazioni.

 

- MARIA CUNITZ (1610-1664)
Astronoma
Stella nascente di Slesia
Nata in Slesia (oggi Polonia) in una famiglia colta, Maria Cunitz a 5 anni sapeva leggere, a 10 parlava sette lingue. Appassionata di astronomia, studiò tra l’altro con il medico Elias von Löwen, che sarebbe poi diventato suo marito.
Eredità. Nel 1650 pubblicò a proprie spese Urania propitia, in cui proponeva nuovi metodi di calcolo e tavole astronomiche, e in cui semplificava le teorie di Keplero (1571-1630), correggendone gli errori.
Scritto in latino, lingua della scienza, e in tedesco, equiparato a lingua scientifica solo a fine secolo, il libro ebbe molta risonanza.
Nel 1655 un incendio le distrusse casa e appunti. Ma la Cunitz non fu scordata: a lei sono dedicati un cratere su Venere e un asteroide.

2. MARY ANNING E LAURA BASSI

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- MARY ANNING (1799-1847)
Paleontologa
La cenerentola dei fossili
Diversamente da altre scienziate, Mary Anning era di famiglia povera ed ebbe una scarsa istruzione.
Nacque a Lyme Regis, nel Dorset, Inghilterra Meridionale, in una zona di scogliere ricche di fossili che i locali vendevano ai visitatori.
Fu il padre a insegnarle a cercarli e, morto lui (1810), la giovane proseguì l’attività. Nel 1811 scoprì il primo scheletro di ittiosauro, un rettile marino, seguito poi dal primo plesiosauro, da uno pterosauro (primo rettile volante d’Inghilterra) e nuove specie di fossili di pesci.
Ispiratrice. Riuscì a ricostruire un intero scheletro, imparando l’anatomia dalle dissezioni di seppie e pesci e studiando articoli scientifici che chiedeva ai visitatori.
Ebbe grandi intuizioni, come quella sulla natura dei coproliti (feci fossili), e il suo rigore scientifico influenzò molto la paleontologia, disciplina allora nascente.

 

- LAURA BASSI (1711-1778)
Fisica
La prima docente
Bolognese, Laura Bassi fu la seconda laureata d’Europa (dopo Elena Lucrezia Corner, filosofa, nel 1678). Versata in tutte le materie, studiate a casa, fu accolta nel 1732 all’Accademia delle scienze.
Lo stesso anno discusse all’università bolognese due tesi, ottenendo una cattedra onoraria di filosofia per 500 lire annue – ma poteva insegnare solo in certe occasioni.
“Casalinga”. Famosa in tutta Europa, intraprese studi di fisica sperimentale e matematica con il medico Giuseppe Veratti, che sposò nel 1738.
Con lui organizzò in casa un laboratorio e un salotto culturale, e qui dal 1749 iniziò a insegnare la disciplina a universitari, aggirando il divieto per le donne; l’ateneo le raddoppiò lo stipendio.
Ogni anno Laura Bassi teneva dissertazioni all’Accademia delle scienze sugli argomenti più svariati. Nel 1766 ebbe infine una cattedra, questa volta effettiva.

3. M.GAETANA AGNESI E ADA LOVELACE

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- M.GAETANA AGNESI (1718-1799)
Matematica
Pia divulgatrice
Nata a Milano da una famiglia ricca, Maria Gaetana Agnesi era tanto brillante che il padre, docente di matematica all’Università di Bologna, le fece dare un’istruzione privata.
Dopo aver imparato sette lingue passò ad altri interessi, sfoggiando le proprie competenze nel salotto culturale di casa.
Capolavoro. A 17 anni pubblicò il primo saggio, ma l’opera summa arrivò nel 1748: Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana. Scritta in italiano (non in latino, com’era d’uso), fu tradotta in inglese e francese.
Era il primo libro di matematica di una donna e la prima opera divulgativa del genere: in mille pagine la Agnesi esponeva i principi basilari di algebra e geometria analitica, calcolo differenziale e integrale.
E descriveva, per prima, la versiera, un tipo di curva matematica. A un certo punto, però, accantonò gli studi per dedicarsi alla beneficenza.

 

- ADA LOVELACE (1815-1852)
Matematica
La nerd dei computer
Nata a Londra, era figlia del poeta Byron e di una nobile studiosa di matematica, che però non formarono mai una coppia. Temendo “derive poetiche” della figlia, la madre la avviò allo studio della matematica.
Geniale. A 17 anni Ada Lovelace (il cognome è del marito, che avrebbe sposato nel 1835) conobbe Charles Babbage, che lavorava a una macchina analitica per svolgere qualsiasi tipo di operazioni.
Per lui tradusse un testo in cui l’ingegnere italiano Luigi Menabrea illustrava le proprie teorie per lo sviluppo della macchina.
Ada aggiunse molte brillanti note. Descrisse un algoritmo per il calcolo dei numeri di Bernoulli, il primo programma informatico della Storia.
Ebbe l’intuizione che in futuro la macchina non avrebbe fatto solo calcoli ma anche “composto” musica. Nel 1979 le fu dedicato il linguaggio informatico Ada.

4. EVA MAMELI CALVINO E CÉCILE VOGT

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- EVA MAMELI CALVINO (1886-1978)
Botanica
I segreti delle piante
Altro che “moglie di” (Mario Calvino, noto agronomo) e “madre di” (Italo, lo scrittore)! Nata a Sassari, Eva conseguì due lauree: la prima in matematica, a Cagliari, a soli 19 anni; la seconda due anni dopo in scienze naturali, a Pavia, dove per le sue ricerche divenne assistente nel 1911-12.
Si concentrò allora sulla fisiologia e patologia vegetale, guadagnandosi tre anni dopo (1915), prima donna in Italia, la libera docenza.
Nel 1920 altro incarico, e nozze. Mario Calvino, direttore della stazione sperimentale agronomica di Cuba, che già la conosceva per i suoi studi, la invitò a dirigere il dipartimento di botanica della stazione... e a sposarlo.
I due rimasero a Cuba fino al 1925. L’anno dopo Eva vinse un concorso all’università di Sassari, ottenendo la cattedra di botanica e la direzione dell’orto botanico – due cariche mai detenute da una donna.
Dal 1928 proseguì la sua attività a Sanremo, riordinando tra l’altro i suoi numerosi lavori dedicati a fisiologia, fitopatologia, floricoltura, genetica vegetale e crittogamologia.

 

- CÉCILE VOGT (1875-1962)
Neurologa
La “mamma” delle neuroscienze
Di origine francese, Cécile Mugnier Vogt fu tra le poche laureate in medicina a Parigi. Intraprese poi studi di neurologia all’Ospedale di Bicêtre dove conobbe il futuro marito, il tedesco Oskar Vogt, con cui proseguì le ricerche a Berlino per sessant’anni.
I due volevano capire le basi dei processi della coscienza e dei disordini mentali come nevrosi e psicosi.
Vedova. Verso fine carriera la coppia si concentrò sulla terapia genica – ancora oggi all’avanguardia.
Cécile svolse inoltre ricerche di neuropatologia avanzata e fu una pioniera nella neuroanatomia del talamo, una struttura del cervello. Ebbe però riconoscimenti limitati.
Per una ventina d’anni ottenne un posto ufficiale come insegnante retribuita al Kaiser Wilhelm Institut. Dopo la morte del marito non le vennero più riconosciuti meriti scientifici.





5. CAROLINE HASLETT E ROSALIND FRANKLIN

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- CAROLINE HASLETT (1895-1957)
Ingegnere
Lady Dinamo
Nata in una modesta famiglia inglese, mentre lavorava si dedicò a studi di ingegneria elettrica a Londra. L’intento era liberare le donne dalla schiavitù dei lavori domestici, permettendo loro di coltivare i propri interessi fuori casa.
Vide lontano: la corrente elettrica doveva ancora raggiungere le case, ma già era presente nell’industria. Così aprì alle donne un campo, quello dell’ingegneria, fino ad allora prerogativa maschile.
Elogiata. Cominciò nel 1919 come prima segretaria della Women’s Engineering Society; in seguito fondò e diresse due riviste di ingegneria femminile e varie associazioni di categoria.
Dopo la Seconda guerra mondiale, unica donna, fu l’esperta della sicurezza in un comitato di 20 professionisti incaricati di valutare le necessità per le istallazioni elettriche nelle case.
Ebbe anche incarichi governativi e rappresentò l’Inghilterra all’estero. Le andò meglio che ad altre donne: cambiati i tempi, i riconoscimenti non le mancarono.

 

- ROSALIND FRANKLIN (1920-1958)
Chimica, biochimica e cristallografa
La signora della cristallografia
Determinata e caparbia, liquidata dai colleghi come bisbetica, Rosalind Franklin
ricevette il giusto riconoscimento molto dopo la precoce morte per tumore, a 38 anni. Eppure fu lei, inglese laureata a Cambridge, a portare alla scoperta della struttura del Dna, per la quale vinsero il Nobel nel 1962 i colleghi Francis Crick e James Watson.
Il Dna. I due non le rubarono davvero il lavoro – documenti pubblicati in anni recenti rivelano che ci fu uno scambio reciproco di informazioni – ma non riconobbero il suo ruolo effettivo.
Perché fu grazie ai suoi studi sulla cristallografia a raggi X, che già le avevano consentito importanti scoperte sul carbone ai tempi del dottorato, che la scienziata arrivò all’immagine decisiva, che le fece comprendere l’enigma: la famosa foto 51, scattata nel 1952 al King’s College dal suo allievo Raymond Gosling, sotto la sua guida.
La Franklin compì anche ricerche sulla struttura di alcuni virus, tra cui quello della poliomielite.








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