Una difesa a base di aculei può sicuramente scoraggiare molti predatori.
Per tale ragione, nella storia della vita sul Pianeta, questa “tecnologia animale” è comparsa a più riprese in gruppi molto diversi, tra loro non imparentati.
Parecchie specie di dinosauri erano dotate di placche spinose o aculei, che anche negli animali viventi vanno di gran moda.
Nei mammiferi quelli dell’istrice, tra i più micidiali, sono peli modificati, irrigiditi con una dose generosa di cheratina, la sostanza che compone le unghie. Per questo vengono regolarmente sostituiti, come avviene con i nostri capelli.
Anche negli altri gruppi animali queste appendici sono molto diffuse, specie tra gli Artropodi (insetti, ragni, crostacei ecc.) come parti dei loro esoscheletri rigidi, ma anche nei rettili.
In quest’ultimo caso, le spine più grandi si devono a squame modificate che non vengono cambiate nel corso della vita dell’animale.
Come tra le piante, anche tra gli animali c’è chi nel corso dell’evoluzione ha pensato di ricorrere a spine e aculei per difendersi dai nemici.
1. Il pesce istrice, l'ursone o porcospino americano e i ricci
- Il pesce istrice (Diodon holocanthus)
GONFIARE IN CASO DI PERICOLO
A vederlo quando è a riposo, il pesce istrice Diodon holocanthus sembra un facile bersaglio: lento e confidente, non ha certo il fisico da grande nuotatore di molti suoi simili.
Ma appena è minacciato comincia a inghiottire acqua, fino a quadruplicare le dimensioni.
Dalla sua pelle si solleva una distesa di spine cornee, che rendono molto difficile avvicinarsi e inghiottirlo.
Come ulteriore difesa, questa specie è tossica: il fegato e le uova sono ricche di tetrodotossina, uno dei veleni più potenti del mondo animale, prodotto da batteri
che vivono nel corpo del pesce.
- L’ursone o porcospino americano (Erethizon dorsatum)
UNA PETTINATURA SPINOSA
Anche se ci assomiglia, l’ursone o porcospino americano (Erethizon dorsatum) non è un parente stretto dell’istrice che vediamo in Europa e Africa.
Le sue difese, comunque, non scherzano: è protetto da aculei semirigidi che possono scoraggiare un puma o un orso e si arrampica bene sugli alberi.
I peli più lunghi e chiari presenti sul corpo (con l’effetto “parrucca bionda” di quest’immagine) servono a proteggerlo dal freddo nei mesi più rigidi, perché l’ursone può spingersi molto a nord.
- I ricci (Erinaceus europaeus)
IL PICCOLO E' DISARMATO
Una delle caratteristiche più affascinanti dei ricci (Erinaceus europaeus) è che anche alla nascita hanno il dorso coperto di aculei, che però sono flessibili e immersi nella pelle per proteggere la madre durante il parto.
Nei due o tre giorni successivi si sollevano, si irrigidiscono, diventano più scuri e contribuiscono a creare una vera protezione.
La mamma nella foto sta trasportando uno dei suoi cuccioli, nato da appena una decina di giorni, in un rifugio nel sottobosco.
2. Gli istrici, i ragni spinosi Gasteracantha e i ricci di mare
- Gli istrici (Hystrix cristata)
NEPPURE IL LEONE RIESCE A PREDARLI
Gli istrici (Hystrix cristata) sono talmente ben protetti che possono permettersi di andare in giro impunemente nella savana africana.
Le strisce bianche e nere e il rumore che producono facendo oscillare gli aculei quando sono minacciati, ricordano a tutti i predatori che è meglio stare alla larga.
Nonostante questo, alcuni leoni, e ancor più spesso i leopardi, imparano a uccidere gli istrici rovesciandoli e colpendoli al ventre o sul capo, dove non sono protetti.
Si tratta di un’impresa rischiosa, e spesso i predatori preferiscono lasciar perdere.
- I ragni spinosi Gasteracantha
SEGNALI DI ALLARME
Diffusi in tutta la fascia tropicale, i ragni spinosi Gasteracantha stendono tele di circa mezzo metro di diametro tra una pianta e l’altra.
Di giorno attendono in piena vista che gli insetti volanti cadano nella trappola, confidando nelle vistose colorazioni di avvertimento e nelle robuste spine sul corpo per scoraggiare i predatori.
Diversamente da quanto accade negli altri ragni, il loro addome non ha parti morbide, ma è rigido per sostenere le armi difensive.
- I ricci di mare
L’IMPORTANTE È NON FARSI RIBALTARE
Anche se appaiono immobili, i ricci si spostano lentamente sul fondale, usando appendici tentacolari (pedicelli) nascoste sotto il corpo.
Il resto dell’animale è protetto da una foresta di aculei, rivolti contro i possibili aggressori.
Un grande pesce balestra titano (Balistoides viridescens) non si è fatto scoraggiare e sta tentando di ribaltare questo riccio Diadema setosum, dagli aculei lunghissimi, per poi aggredirlo da sotto, dove non è ben protetto.
3. La stella di mare Acanthaster planci e il Panacanthus cuspidatus dell’Amazzonia
- La stella di mare Acanthaster planci
CORONA DI SPINE
La stella di mare Acanthaster planci è un invertebrato marino che raggiunge i 35 cm di diametro e ha una ventina di braccia ricoperte di spine velenifere, che possono provocare dolorose irritazioni anche all’uomo.
Chiamata spesso “stella corona di spine”, presenta tinte rosse e viola, ben visibili nelle acque poco profonde, che mettono in guardia chi si avvicina.
A volte la popolazione di queste stelle marine aumenta a dismisura, provocando gravi danni ai coralli dei quali si nutre.
- Il Panacanthus cuspidatus dell’Amazzonia
ATTACCO E DIFESA
Non tutti i grilli sono completamente erbivori.
Ai tropici e, in misura minore, anche in Europa, diverse specie consumano anche piccoli animali, cacciando all’agguato, come le mantidi religiose.
Il Panacanthus cuspidatus dell’Amazzonia è onnivoro e si protegge con una spessa corazza ornata di spine; con le zampe, equipaggiate allo stesso modo, cattura altri insetti.
4. Il pesce scorpione e l'echidna (Tachyglossus aculeatus)
- Il pesce scorpione (Inimicus didactylus)
UNA “ROCCIA” PERICOLOSA
I fondali coperti di sedimenti del Sud-Est asiatico possono nascondere predatori come questo pesce scorpione (Inimicus didactylus), capace di seppellirsi parzialmente tra i detriti.
Oltre alle invidiabili capacità mimetiche, questa specie, imparentata con il temibile pesce pietra, è dotata di raggi della pinna dorsale collegati a ghiandole velenifere.
Nei nostri mari gli scorfani gli assomigliano molto, sono anch’essi velenosi ma più mobili e meno camuffati.
- L'echidna (Tachyglossus aculeatus)
NESSUNA PARENTELA
Sembra un istrice con il naso lungo, ma è un echidna (Tachyglossus aculeatus), uno degli animali più strani al mondo, diffuso in Australia.
Si muove lentamente, affidandosi alla protezione degli aculei per non essere mangiato, e appartiene a un gruppo primitivo di mammiferi, i monotremi, che producono uova e non piccoli vivi.
Non ha quindi alcun legame con gli altri mammiferi spinosi, e ha sviluppato queste difese per conto proprio.
5. Polyrhachis armata, il diavolo spinoso e la larva di Acharia stimulea
- Polyrhachis armata
CORAZZA DI CHITINA
Le formiche sono dappertutto e per non farsi mangiare hanno inventato ogni possibile sistema: pungiglioni velenosi, addomi ricchi di acido formico e corpi rivestiti di terribili spine di chitina, la sostanza che compone il loro esoscheletro.
In queste Polyrhachis armata del Sud-Est asiatico, le operaie si proteggono così dagli attacchi dei vertebrati, che sicuramente non amano rischiare un brutta ferita sulla lingua e la gola.
- Il diavolo spinoso (Moloch horridus)
PELLE MULTIUSO
Nessuna lucertola ha una pelle più impressionante di quella del diavolo spinoso (Moloch horridus).
Anche se è lungo solo una ventina di centimetri e si muove lentamente, è al riparo dalla maggior parte degli attacchi.
Vive negli aridi deserti del cuore dell’Australia, nutrendosi di formiche.
La pelle gli è utile anche per bere, perché presenta microscopici canali in grado di raccogliere la poca acqua che si deposita sul corpo con la condensa del mattino e portarla verso la bocca.
- La larva di Acharia stimulea
DOPPIA DIFESA
I bruchi sono lenti, morbidi e succosi, e se non fossero in qualche modo protetti avrebbero una vita molto breve.
Questa larva di Acharia stimulea, una falena del Centro America, è rivestita di lunghi aculei urticanti su appendici laterali che partono dal corpo, per renderli ancora più efficaci.
Le due macchie gialle sono falsi occhi, presenti sull’estremità posteriore del bruco per distogliere gli attacchi dalla testa, che è più vulnerabile.