Da Internet a Google, il più famoso motore di ricerca; dal telefono di Meucci all’iPhone di Steve Jobs; dagli antibiotici di Fleming ai vaccini di Jenner e Pasteur…
Ecco le 13 grandi invenzioni grazie alle quali la qualità della nostra vita è migliore rispetto a quella delle generazioni precedenti!
1. Il World Wide Web, il microchip e il taglia e cuci del DNA
- 1989: il World Wide Web
L’informatico britannico Tim Berners-Lee sta lavorando al CERN di Ginevra quando presenta un progetto rivoluzionario: un sistema per riorganizzare la miriade di dati, ognuno su formati diversi e su computer diversi, legati agli esperimenti scientifici condotti dai circa 17.000 scienziati del principale laboratorio europeo di ricerche nucleari: una specie di ragnatela digitale che consente di accedere da un computer a un altro, scambiare informazioni, scaricare software, visualizzare testi, immagini e video grazie ai link, con i quali gli utenti possono spostarsi da un ipertesto all’altro in una frazione di secondo.
Al geniale Tim Berners-Lee va riconosciuta anche una grande generosità: su sua richiesta, il 30 aprile 1993, il CERN permette che la tecnologia del Web sia utilizzata liberamente da tutti, facendo sì che tutto il mondo usufruisca gratuitamente dei contenuti disponibili su Internet.
Timothy John Berners-Lee (1955):
L’inventore del web, al quale nel 2017 è stato assegnato il Turing Award, considerato da tutti come il premio Nobel per l’Informatica, oggi dirige il World Wide Web Consortium.
Si tratta di un’organizzazione non governativa internazionale che ha come scopo quello di sviluppare tutte le potenzialità della rete. Rete che, nelle intenzioni del suo inventore, deve essere un luogo dove ognuno può decidere dove e come conservare le proprie informazioni e dove le false notizie non devono essere di casa.
- 1971: il microchip
Emigrato negli USA nel 1968, l’italiano Federico Faggin mette a punto per la Intel il primo microprocessore, l’Intel 4004: un super circuito integrato che riunisce in un unico oggetto le funzioni di diversi chip.
Il 4004 era costituito da una scaglia di silicio di 4 per 3 millimetri contenente 2.250 transistor, la cui capacità di elaborazione di 60mila operazioni al secondo lo rendeva superiore al gigantesco calcolatore ENIAC a valvole che occupava una superficie di 180 m2, pesava 30 tonnellate e permetteva solo modeste operazioni di calcolo.
Quel primo microprocessore fu seguito solo un anno dopo da un’altra creazione di Faggin: l’8008, il primo chip da 8 bit con la prima memoria statica, in grado di conservare i dati sino a quando non veniva interrotta l’alimentazione elettrica.
Su questo chip gli ingegneri Nat Wadsworth e Robert Findley realizzarono nel 1974 il primo microcomputer, prodotto in serie dalla Scelbi in scatola di montaggio e venduto per corrispondenza a 440 dollari.
Seguiranno il 4040 e l’8080, architetture tecnologiche tutte con le stesse iniziali incise su un angolo, quelle del loro ideatore: FF, Federico Faggin.
L’8008 troverà immediatamente applicazioni nei più disparati settori, dal controllo dei semafori stradali a quello delle emissioni di gas di scappamento delle auto, dagli strumenti scientifici ai giochi elettronici e alle macchine “intelligenti” di tutti i tipi.
Federico Faggin (1941):
Lasciata Intel dove ha creato il primo microprocessore, il fisico italiano si è impegnato nei più svariati campi dell’elettronica.
Nel 1982 fonda la Cygnet Technology, con la quale progetta e produce il Communication Co-System: un apparecchio che permette di collegare personal computer e telefono per la trasmissione di voce e dati.
È poi tra i fondatori della Synaptics dove mette a punto i primi touch-pad e touch-screen.
- 2013: il taglia e cuci del DNA
La biochimica americana Jennifer Anne Doudna e la microbiologa francese Emmanuelle Charpentier mettono a punto il CRISPR-Cas9, una tecnica che permette di attivare, disattivare o sostituire i geni del DNA con precisione e facilità.
Questa specie di nanochirurgia genetica agisce come una “forbice molecolare” in grado di tagliare l’elica del DNA nel punto desiderato e sostituirne un tratto in modo da inattivare selettivamente uno specifico gene.
La metodica, che consente di eseguire più manipolazioni genetiche per volta, è oggetto di esperimenti nei laboratori di tutto il mondo: alcuni puntano sulla riprogrammazione delle cellule staminali da utilizzare nel campo della medicina rigenerativa, altri si dedicano a ottenere varietà di vegetali adatte al consumo umano, più facilmente coltivabili e in grado di garantire ottime rese.
Per quanto riguarda l’uomo, oltre ai possibili rischi biologici, il CRISPR-Cas9 pone un serio dilemma etico. Infatti, se la nuova tecnica permette di agire direttamente sul DNA correggendo le sequenze “errate” causa di malattie genetiche senza speranza, potrebbe un giorno essere usato per “plasmare” un embrione fecondato in vitro introducendovi le caratteristiche desiderate per il futuro nascituro.
È caso del ricercatore cinese He Jiankui che ha annunciato di aver fatto nascere due gemelline con il DNA modificato per renderle resistenti al virus dell’HIV. Vero o no, sono molti i rischi che si profilano.
La riscrittura del codice genetico potrebbe per esempio aprire la via a un futuro popolato da superuomini e bambini su misura, ma soltanto per chi se li potrà permettere.
Jennifer Anne Doudna (1964) ed Emmanuelle Charpentier (1968):
Biochimica che si occupa di RNA la prima, una vita passata a studiare i batteri la seconda, quando si incontrano per la prima volta nel 2011 non immaginano che solo quattro anni dopo sarebbero finite nella lista delle cento personalità più influenti del mondo secondo la rivista Time.
Né che la comune scoperta della tecnica del CRISPR-Cas9 avrebbe rivoluzionato completamente la genetica, aprendo scenari eccitanti quanto eticamente problematici.
A entrambe è stato conferito il premio Principessa delle Asturie 2015 per la ricerca scientifica e tecnologica.
2. Il telefono e l'IPhone
- 1876: il telefono
Nel 1928 è l’inventore statunitense Alexander Graham Bell a depositare il brevetto di un dispositivo destinato a “trasmettere la voce o altri suoni per mezzo di ondulazioni elettriche”.
Ma il primo ad avere avuto l’idea di realizzare un apparecchio del genere è stato l’italiano Antonio Meucci.
Il suo primo prototipo è stato infatti concepito nel 1857 in una fabbrica di candele che lui ha aperto con l’amico Giuseppe Garibaldi a Staten Island, il sobborgo di New York dove si è traferito nel 1850.
Nella cantina della fabbrica, durante il tempo libero, Meucci si dedica a ricerche sull’elettricità e soprattutto a realizzare un apparecchio che consenta alle persone di parlare tra loro anche a grandi distanze.
Ottiene il primo risultato nel 1864 quando, per far comunicare la cantina con la stanza da letto della moglie malata, realizza il primo apparecchio funzionante: un diaframma vibrante e un magnete elettrizzato avvolto da un filo a spirale.
Vibrando, il diaframma altera la corrente del magnete. Queste alterazioni di corrente, trasmesse all’altro capo del filo, imprimono analoghe vibrazioni al diaframma ricevente e riproducono la parola.
L’invenzione è rivoluzionaria, ma la fabbrica di candele fallisce e Meucci rimane vittima di un grave incidente che lo costringe per mesi a letto.
Nel 1871 cerca in tutti i modi di brevettare il suo apparecchio che ha chiamato “teletrofono”, ma la cifra necessaria è troppo alta per le sue finanze. Approfittando delle sue difficoltà, Bell presenta allora una domanda di brevetto per un telefono del tutto simile a quello di Meucci e ottiene il successo invano sperato dall’italiano.
La battaglia legale che ne segue termina solo l’11 giugno del 2002, quando il Congresso degli Stati Uniti finalmente riconosce l’italiano come primo inventore del telefono.
Antonio Meucci (1808-1889):
Noto soprattutto per il suo fondamentale contributo al “trasferimento elettrico della voce”, inventa molti altri strumenti basati su processi chimici e meccanici.
Ideatore del sistema di fabbricazione delle candele ancora oggi usato, è titolare e depositario di ben 22 brevetti.
Tra i più curiosi, quelli relativi a diverse bevande frizzanti a base di frutta e vitamine, condimenti per la pasta e altri cibi, oli per vernici e pitture e fogli di carta bianca particolarmente resistenti.
2007: l'IPhone
Al Moscone Center di San Francisco l’imprenditore informatico Steve Jobs mostra il primo telefono targato Apple che rivoluzionerà tutti i mercati toccati dalle sue funzioni: musica, software, fotografia, video, internet e pubblicità. Alla base del
prodotto c’è l’idea che i cellulari possono diventare più utili per le persone se viene data loro la possibilità di accedere rapidamente a informazioni di vario tipo. È maturato così il progetto di unire in un unico dispositivo mobile le funzionalità
del lettore di musica digitale iPod, quelle del telefono e quelle di un PC, con particolare riguardo alla connessione a Internet. Chiave di tutto, il display multi-touch che elimina la tastiera tipica di tutti gli altri smartphone di allora. Il
primo iPhone è un dispositivo di 115 x 61 x 11,6 millimetri e pesante 135 grammi, che dispone di uno schermo di 3,5 pollici, il più grande della sua categoria, ed è dotato di una fotocamera posteriore da 2,0 MP con una risoluzione di 320x480 pixel e
soli 163ppi, poco performante ma un vero portento per l’epoca.
La solidità del programma operativo, la bellezza estetica e la comodità di sincronizzare mail, calendari, contatti e, soprattutto, collegamenti web finalmente performanti con Safari mobile, decretano all’iPhone un successo immediato cambiando per
sempre il mondo della telefonia.
Steve Jobs (1955-2011):
Il creatore di Apple passa alla storia come un geniale innovatore. Sua, per esempio, l’idea di un sistema che permettesse di controllare il computer attraverso semplici menu a icone gestendole, oltre che con la tastiera, con un nuovo congegno, il mouse.
Trovate che hanno reso il computer un elettrodomestico alla portata anche degli utenti meno esperti. E non è tutto.
Fra le sue vittorie si annoverano l’iPod, il lettore portatile di musica, iTunes, il negozio virtuale dove si possono scaricare le canzoni preferite e l’iPad, che introduce nel mercato una nuova categoria di prodotti, i tablet.
Memorabile il suo discorso tenuto nel 2005, davanti a una platea di laureati della Stanford University: «Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecate la vostra vita vivendo quella di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi. Non permettete che il fracasso delle opinioni degli altri smorzi la vostra voce interiore. E soprattutto, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. Siate affamati. Siate folli».
3. I vaccini, gli antibiotici e i raggi X
- 1796: i vaccini
La scoperta della vaccinazione si deve a Edward Jenner, un medico di campagna di Berkeley, nel Gloucestershire, che in Inghilterra, alla fine del Settecento, lotta contro il vaiolo, una piaga che sta mietendo in Europa decine di migliaia di vittime e lascia i superstiti con cicatrici deturpanti per tutta la vita.
Jenner aveva osservato che le donne addette alla mungitura contagiate dal vaiolo bovino, superata la malattia, non si ammalavano della sua variante umana, molto più grave.
Decide
allora di effettuare un esperimento. Estrae del materiale da una pustola di una mungitrice colpita dal vaiolo bovino e lo inocula a James Phipps, un bambino sano di 8 anni.
Dopo una settimana, il piccolo comincia a lamentare dolori all’ascella, poi sensazioni di freddo e mal di testa. In capo a pochi giorni però tutti i disturbi scompaiono.
Un mese e mezzo dopo, per verificare se si è immunizzato, Jenner gli inocula del materiale preso da una pustola di una persona malata di vaiolo umano. James non ha alcuna reazione. Ripetuta più volte, la prova dà sempre lo stesso risultato negativo.
Se Jenner è il primo a sperimentare con metodo scientifico l’efficacia di un vaccino, solo un secolo dopo Louis Pasteur riesce a capire che tale pratica si può generalizzare mediante l’inoculazione di germi opportunamente attenuati per debellare altre malattie infettive come difterite, tetano, rabbia, poliomielite.
Edward Jenner (1749-1823):
Oltre a essere un buon medico, ha condotto studi di geologia e paleontologia. Nel 1784, in seguito a una dimostrazione pubblica di palloni ad aria calda e a idrogeno fatta da Joseph M. Montgolfier in Francia, si dedica allo studio delle mongolfiere e ne costruisce una che fa volare per 12 miglia.
Appassionato naturalista, è il primo a documentare il peculiare comportamento del pulcino di cuculo che, deposto abusivamente dalla propria madre nel nido di un’altra specie, ne spinge fuori le uova e i pulcini “legittimi” al fine di essere l’unico a ricevere il cibo.
Questa sua osservazione gli vale la nomina a membro della Royal Society nel 1789.
- 1928: gli antibiotici
La scoperta del primo antibiotico della storia si deve ad Alexander Fleming, medico scozzese del Saint Mary’s Hospital di Londra, grazie alle sue ricerche sullo Staphilococcus aureus, presunto agente patogeno dell’influenza che solo in seguito si scoprirà essere di natura virale e non batterica.
Assentatosi dal suo laboratorio per una vacanza, aveva dimenticato di distruggere le colture del batterio fatte crescere su delle piastre per poi, al suo ritorno, scoprire che in mezzo si erano formate delle muffe.
«Se quel giorno fossi stato di cattivo umore», racconta poi, «avrei buttato via tutto».
Ma non lo fa e a una più attenta osservazione nota che negli aloni chiari provocati dalla muffa le colonie di stafilococchi diventano sempre più trasparenti fino a scomparire.
Da quella muffa chiamata penicillium, cioè “a forma di pennello”, sarebbe stata estratta la penicillina, il primo antibiotico usato in medicina: una sostanza assolutamente “naturale”.
Passano però 11 anni prima che i ricercatori Howard Walter Florey ed Ernst Boris Chain riescano a dare valore alla scoperta di Alexander Fleming e inizino a produrre la penicillina su scala industriale.
Il nuovo farmaco, usato dai soldati alleati durante la Seconda Guerra mondiale, alla fine del conflitto si diffonde nel mondo salvando milioni di vite umane.
Alexander Fleming (1881-1955):
Dopo aver dedicato ogni sforzo come medico e batteriologo alla ricerca di un modo per curare le infezioni che insorgono sulle ferite, nel 1922 scopre che un enzima contenuto nelle lacrime è in grado di bloccare la crescita di alcune colture di batteri.
Battezza questa sostanza lisozima. Si tratta però di un blando antibatterico, che non distrugge i microrganismi più aggressivi. Ma è questa esperienza a permettergli di dare la giusta importanza alla scoperta della penicillina.
- 1895: i raggi X
Il fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen scopre una radiazione sconosciuta (che indica provvisoriamente con la lettera X), mentre conduce degli esperimenti facendo passare dei fasci di elettroni in un tubo a vuoto.
Con sua sorpresa il ricercatore vede che un pannello ricoperto di sale di platino e bario situato a pochi metri da lui brilla fiocamente.
Pensando che quella luminosità sia un riflesso indotto dal tubo a vuoto lo riveste con fogli di cartoncino nero e prova a lavorare al buio. Il fenomeno però si riproduce e Röntgen deduce che qualunque cosa stia illuminando il pannello è in grado di penetrare lo strato di carta.
Cerca allora di bloccare il misterioso raggio con oggetti diversi e scopre che solo il piombo è efficace: ha scoperto che, in determinate condizioni, gli elettroni emessi dai tubi con cui sta lavorando si trasformano in una radiazione elettromagnetica penetrante.
Röntgen capisce che, inserendo degli oggetti tra l’emettitore dei raggi e una lastra fotografica, ottiene immagini fisse e conservabili nel tempo. Così chiede alla moglie Bertha di porre la sua mano davanti alla lastra.
L’immagine sviluppata mostra, circondati dalla penombra della carne, lo scheletro della mano e l’anello che adornava una delle dita: è la prima radiografia della storia.
Wilhelm Conrad Röntgen (1845-1923):
È stato il primo studioso in grado di dimostrare, con un termometro fatto in casa, che è più facile riscaldare l’aria umida che l’aria secca. Nel 1901 la scoperta dei raggi X gli vale il premio Nobel per la fisica.
Röntgen dona le 50.000 corone del premio all’Università di Wurzburg e, come Pierre Curie avrebbe fatto alcuni anni più tardi, rifiuta di brevettare la sua scoperta, convinto com’è che “ogni scoperta o invenzione appartiene all’Umanità intera...”. Nemmeno vuole che le nuove radiazioni prendano il suo nome.
4. Il GPS e Google
- 1994: il GPS
Diventa operativo il sistema di posizionamento globale creato dal Ministero della Difesa Americano a fini militari e in seguito utilizzato anche per scopi civili.
Si basa su una costellazione di satelliti, il primo dei quali è stato lanciato nel 1978. In orbita a 26.560 km dal baricentro della Terra, i satelliti sono disposti su sei piani orbitali inclinati di 55° sul piano dell’Equatore.
Da ogni punto della Terra ne sono visibili almeno 5, fino a un massimo di 8. Ogni satellite ha a bordo almeno 3 orologi atomici, alcuni a fascio di cesio, altri a gas di rubidio, e trasmette su diverse frequenze una serie di segnali di tempo.
Gli orologi consentono di conoscere alla perfe- zione l’ora e di misurare l’istante in cui lo stesso segnale orario arriva a un punto della Terra dal satellite.
Il sistema di controllo è costituito da una rete di antenne distribuite su tutto il globo per conoscere in ogni momento la posizione di ciascun satellite e le più piccole variazioni della sua
orbita.
Un complesso sistema di calcoli consente di identificare la posizione di qualunque obiettivo con la precisione di 4 metri. I satelliti del sistema GPS lanciati finora sono 73: 31 sono operativi, 9 in riserva, 1 in fase di test, 30 “in pensione” e 2 persi al momento del lancio.
L’Europa lavora al Progetto Galileo:
Per offrire una maggior precisione di rilevamento, dell’ordine di un metro invece dei 10 metri del Gps americano, l’Europa sta lavorando al progetto Galileo: un sistema di 30 satelliti orbitanti a una quota di circa 24.000 km. Iniziato ufficialmente nel 2003 con oltre 10 miliardi di euro spesi, questo progetto ha visto la collaborazione di molti stati sia europei sia extracomunitari.
Al termine dei lavori, cioè entro la fine del 2020, i satelliti operativi saranno 27 più 3 di scorta pronti a essere posizionati sull’orbita giusta in caso di eventuali guasti.
- 1997: Google
Il 15 settembre appare su Internet uno dei tanti motori di ricerca sperimentali che popolano il web agli albori.
A svilupparlo sono stati Larry Page e Sergej Brin, due dottorandi della californiana Stanford University, con lo scopo di “organizzare le informazioni mondiali e renderle disponibili e utili universalmente”.
A far funzionare il motore di ricerca è un algoritmo in grado di catalogare risultati non solo in base al numero di volte che il termine cercato compare in una pagina, ma anche in base alla rilevanza e importanza della pagina stessa.
Per dargli un nome che rappresentasse la capacità di organizzare l’immensa quantità di informazioni disponibili sul Web avevano optato per googol: un termine già esistente coniato nel 1938 dal nipote del matematico statunitense Edward Kasner per riferirsi al numero rappresentato da 1 seguito da 100 zeri.
Al momento della registrazione però, non sapendo come si scriva esattamente, decidono per “Google”. Un collega li avverte solo il giorno dopo dell’errore, ma il dominio è ormai registrato e non viene più modificato.
Oggi Google reperisce e gestisce le informazioni presenti su internet grazie a una potenza di calcolo che nessun’altra azienda al mondo possiede.
Secondo le statistiche, indicizza 130 trilioni di pagine web, viene usato da 1,17 miliardi di persone e gestisce più di 100 miliardi di ricerche al mese.
Larry Page (1973) e Sergej Brin (1973):
I due informatici iniziano la loro ricerca in un garage a Menlo Park, non lontano dall’università di Stanford dove si sono conosciuti.
Il garage apparteneva a una certa Susan Wojiciki che aveva deciso di affittarlo a 1.700 dollari al mese per pagarsi l’affitto della casa in cui viveva. §
Ricevuti i primi finanziamenti, i due giovani la assunsero, arrivando, nel 2014, a nominarla amministratore delegato di YouTube.
Oggi, secondo la rivista Forbes, Page è la nona persona più ricca al mondo con un patrimonio personale di 54,9 miliardi di dollari, mentre Brin, al tredicesimo posto, ha un patrimonio personale di 50,6 miliardi di dollari.
5. Il cinema, la plastica e l'aereo
- 1895: il cinema
Al Salon Indien du Grand Café sul Boulevard des Capucines, a Parigi, i fratelli Auguste e Louis Lumière proiettano per la prima volta a pagamento il cortometraggio L’uscita dalle officine Lumière.
Mostra al pubblico un ampio gruppo di operai, perlopiù donne, mentre escono da un edificio come se avessero appena terminato una giornata di lavoro.
Ma a fare più scalpore è un altro breve filmato della durata di 55 secondi proiettato pochi mesi dopo. Si intitola L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat e mostra una locomotiva come un punto nero che si ingrandisce rapidamente e, correndo verso lo spettatore, occupa in breve quasi l’intero schermo.
Subito dopo le carrozze del treno si fermano lungo il marciapiede, le portiere si aprono, alcuni viaggiatori salgono, altri scendono, molti si avvicinano.
Non tutti gli spettatori arrivano a però a vedere la conclusione del filmato. Le cronache del tempo riferiscono di come, durante le prime proiezioni, si verificasse un fuggi fuggi generale: l’impressione di essere travolti dalla locomotiva che avanza suscitava infatti in molti una reazione di vero terrore.
L’immediato successo di quei primi cortometraggi segna in modo indelebile l’immaginario collettivo, aprendo la via a un nuovo modo di raccontare, ricordare e immaginare la vita, quello del cinematografo.
Auguste Lumière (1862-1954) e Louis Lumière (1864-1948):
Considerati i primi cineasti della storia, i due fratelli brevettano parecchie invenzioni tra cui il “foro di trascinamento” nella pellicola cinematografica che permette lo scorrimento della stessa attraverso il proiettore e il “cinematografo”, uno strumento con la duplice funzione di camera e di proiettore.
Poco propensi a credere nel futuro della loro invenzione, preferiscono dedicarsi ad altri progetti in ambito fotografico, tra i quali il processo “Autochrome Lumière” che è alla base del celebre marchio di pellicole Kodachrome.
- 1906: la plastica
Il chimico statunitense Leo Baekeland brevetta la bakelite, la prima resina sintetica che inaugura l’era del nylon e delle materie plastiche.
L’invenzione trae origine dalla necessità di trovare un rivestimento per i cavi elettrici per dinamo e motori, d’impiego sempre più frequente ai primi del Novecento.
Il materiale impiegato in origine è la gommalacca, sostanza resinosa scarsa e costosa perché prodotta nel subcontinente indiano dai rami di alcune piante in seguito alla puntura di una cocciniglia, la Laccifera lacca, che va a deporvi le uova.
Cercando un’alternativa sintetica, Baekeland si ricorda di un composto sintetizzato dal tedesco Adolf von Baeyer: un residuo resinoso e appiccicoso ottenuto dalla combinazione del fenolo, liquido derivato dalla distillazione del catrame di carbone, con la formaldeide, sottoprodotto della distillazione secca del legno.
La resina fenolo-formaldeide è un buon isolante elettrico e, miscelata con farina fossile, genera un materiale solido, stampabile a caldo.
Chiamata bachelite, si rivela resistente, leggera ma indistruttibile e resistente al calore e agli agenti chimici. Grazie a teli proprietà viene largamente impiegata fino alla metà del 900 quando viene soppiantata da altri materiali.
Leo Hendrik Baekeland (1863-1944):
Di origine belga, si trasferisce negli USA nel 1889, dove quattro anni dopo fonda a Yonkers, presso New York, la Nepera Chemical Company.
Il suo primo successo in campo industriale non è la creazione della bachelite, ma la fabbricazione del Velox, una carta fotografica che rivoluziona il procedimento di stampa della fotografia in quanto si può sviluppare con la luce artificiale.
La rivista Time lo classifica fra i cento più grandi personaggi del XX secolo.
- 1903: l'aereo
Due ingegneri USA, Wilbur e Orville Wright, fanno volare il Flyer, il primo aeromobile auto-alimentato e pilotabile, il 17 dicembre a Kitty Hawk, Carolina del Nord, USA, una spiaggia battuta da un vento con raffiche di 40 km/h.
È una specie di aliante sul quale i due fratelli hanno installato un motore a scoppio progettato da loro e realizzato dal meccanico di fiducia Charlie Taylor.
Ai comandi dell’aereo, un biplano in legno con ali in tela, c’è Orville, sdraiato a pancia in giù. Un vero e proprio carrello sarebbe stato pesante e a rischio di infossarsi nella sabbia, così per lanciare il Flyer i Wright sviluppano una rotaia su cui l’aereo rulla con poco attrito fino a raggiungere la velocità di decollo.
Quando il cavo che lo trattiene viene sganciato, l’aereo è catapultato in avanti con il motore al massimo. Grazie al vento contrario si stacca da terra e rimane in volo per 12 secondi a un’altezza media di 3 metri dal suolo coprendo una distanza di 36.
Quello stesso giorno i due fratelli si alzano in volo altre tre volte: per 12 secondi Wilbur, per 15 Orwell e per quasi un minuto ancora Wilbur che vola per quasi 2 km.
L’ultima volta l’aereo è investito dal vento e si capovolge. Non volerà mai più ma aprirà la via alla conquista dei cieli.
Wilbur Wright (1867-1912) e Orville Wright (1871-1948):
A suscitare in loro l’interesse per il volo pare sia stato un modellino di elicottero ricevuto in dono dal padre nel 1878.
Il piccolo velivolo, propulso da una banda elastica attorcigliata secondo gli studi del pioniere dell’aviazione francese Alphonse Pénaud, attira per la prima volta l’attenzione dei due ragazzi sul tema del volo.
Studiatolo attentamente, ne fabbricano per conto proprio diverse copie, considerando per la prima volta la possibilità di costruirne una versione ingrandita capace di sollevare un essere umano.