Il nostro pianeta nel corso dei secoli ha visto la nascita e la caduta di molte civiltà, popoli di filosofi, guerrieri, agricoltori, nomadi e tanti altri. Per la maggior parte di noi, la storia antica coincide con le 3 grandi civiltà e cioè quella egiziana, quella greca e, infine, quella romana, dando l'impressione che, al di fuori di queste tre, la nostra mappa del mondo antico sarebbe, per lo più, solo uno spazio vuoto.
Ma scorrendo il tempo all'indietro scopriamo che sono esistite anche altre importanti culture, magari meno conosciute rispetto alle 3 grandi sopracitate, ma non per questo meno rilevanti.
Oggi parleremo in particolare di 5 antiche civiltà di grande interesse, che pochi conoscono. Popolazioni molto importanti e potenti, cancellate e dimenticate per sempre dal tempo.
1. Impero Maurya
L'impero Maurya (325 – 185 a.C.), governato dalla dinastia Maurya, fu il primo e il più grande e potente impero politico - militare dell'antica India. Fondatore di questa dinastia fu, nel 320, Candragupta, che salì al potere abbattendo la dinastia Nanda e nei dieci anni che seguirono estese la sua sovranità a gran parte del subcontinente, riuscendo ad unificare tutta l’India del nord. Dalla sua capitale Pataliputra ha controllato e padroneggiato tutto il nord dell’India, dalPakistan al Bengala, e l’Afghanistan, dove nel 305 assoggettò persino i regni nord-occidentali che si erano formati in seguito alla spedizione di Alessandro Magno, vincendo contro Seleuco I Nicatore il "Vittorioso", il quale fu costretto alla pace, dandogli una figlia in sposa.
L’impero di Candragupta sopravvisse alla sua morte e gli successe al trono suo figlio, Bindushara, noto anche come Amitocrate ("sterminatore di nemici"). Morì nel 272 a.C., e gli succedette il figlio Ashoka (273-232 a.C), il quale, per salire al trono dovette uccidere il fratello Susima, primo in linea successoria, assieme ad altri 5 fratelli. Egli fu il più grande sovrano della dinastia, famoso sia per le sue campagne militari sia per la sua simpatia per il Buddhismo favorendo l’espansione. Durante il suo rengo, infatti, il buddismo divenne religione dominante. Alcuni hanno voluto vedere in Ashoka il Costantino Indiano,che vide la religione come un mezzo per rafforzare il suo regno.
Un suo editto scolpito su pietra, straordinariamente civile e moderno per la sua epoca, relativo alle fedi religiose e alla rispettiva tolleranza, è arrivato integro fino ai giorni nostri e vale la pena ricordarlo: "Sua Maestà il re santo e grazioso rispetta tutte le confessioni religiose, ma desidera che gli adepti di ciascuna di esse si astengano dal denigrarsi a vicenda. Tutte le confessioni religiose vanno rispettate per una ragione o per l'altra. Chi disprezza l'altrui credo, abbassa il proprio credendo d'esaltarlo". Fra le altre cose Ashoka provvide assistenza medica per gli uomini e per gli animali e dispose varie provvidenze afavore dei pellegrini e dei pellegrinaggi.
Durante il suo regno fiorirono anche l’arte pittorica e la scultura. Il sigillo del sovrano (la dharmachakra a 24 raggi, rappresentazione della Ruota del Dharma) è stato scelto per rappresentare il simbolo dello” Stato” dell’India odierna. Dopo la sua morte, avvenuta nel 232 a. C., l’impero si disintegrò rapidamente e infine crollò nel 184 a.C.
2. Regno di Mitanni
Il Regno di Mitanni (o anche Mittanni) è sorto intorno al 1600 a partire da una popolazione barbarica proveniente dal Caucaso ed arrivata nella regione dell’Assiria e della Siria introno al XVIII e XVI secoli, gli Hurriti o Kurriti. Fu situato nel Nord dell'antica Mesopotamia che si estese, al massimo della sua ampiezza, dai monti Zagros, al lago Van e ai confini con l' Assiria. La sua capitale fu Washukanni, identificata oggi con Tell Fekheriye, un sito archeologico siriano.
Raggiunse il massimo splendore tra il 1450 a.C. e il 1350 a.C. (fase terminale dell'Età del Bronzo). La sconfitta per parte dell'esercito ittita (un popolo dell'Asia Minore vissuto nel II millennio a.C.), guidato da Piyassili di Karkemish e dal re Suppiluliuma I, segnò la fine della potenza di Mitanni anche se il principato visse ancora per un certo tempo. Il regno fu, infine, definitivamente conquistato dagli assiri. Purtroppo non sono state trovate fonti originali per la storia del regno dei Mitanni e le poche testimonianze che abbiamo ci si basano soprattutto su racconti assiri, ittiti ed egizi e su iscrizioni provenienti principalmente dalla Siria.
Ancora oggi resta un mistero l'origine di Nefertiti, la bellissima moglie del faraone Amenhotep IV - Akhenaton. Secondo l'opinione prevalente, suggerita dalla maggior parte degli Egittologi, tale regina fu prima del suo matrimonio, una principessa mitannica. Essa fu la principessa Tadu-Heba, inviata in sposa dal padre, il re Tushratta, al re Amenhotep III (1433 – 1394 a.C.) verso la fine del suo lungo regno. Sappiamo con certezza che il suo nome Nefertiti (un secondo nome dato a una principessa straniera) significa “La bella è giunta” e questo potrebbe essere un’esclamazione per il suo arrivo a corte da una terra lontana. Ma la prova definitiva dell’origine straniera della bella regina ci viene offerta da una statuetta, esposta al Louvre, dove osservando attentamente il suo copricapo, si evince chiaramente che esso sia di origine asiatica, caratteristico delle regine di Mitanni.
3. Popolo Xiongnu
Gli Xiongnu sono un popolo nomade dell'Asia centrale, di lingua forse proto-turca, che diede vita, verso la fine del III secolo a.C., a una grande federazione di tribù in grado di esercitare il proprio dominio sui vasti territori dell'Asia
centrale. L'impero creato nel 209 a.C. dagli Xiongnu è il primo impero nomade riconosciuto storicamente come tale e si ritiene fosse localizzato nelle odierne Mongolia e Cina. La parte prevalente delle informazioni sugli Xiongnu ci viene da fonti cinesi. Si conoscono solo una ventina di parole che appartengono alla lingua atlaica, e un'unica frase contenuta in documenti cinesi.
Doveva trattarsi, in ogni caso, di una imponente massa di abili guerrieri, dal momento che i documenti cinesi, databili tra I secolo a.C. e I secolo d.C. ci parlano spesso di un grande impero Xiongnu, già ben conosciuto dal IV o III secolo a.C. che controllano un vastissimo territorio di steppe esteso verso ovest sino al Caucaso. Sono attivi nelle aree della Siberia meridionale, della Manciuria occidentale e nelle attuali province cinesi della Mongolia interna, Gansu e Xinjiang. Le relazioni tra i cinesi Han e i Xiongnu erano complicate e comprendevano conflitti militari, interscambi di tributi e commerciali, e trattati di matrimonio. Per circa cinque secoli costituirono una seria minaccia per l'impero cinese.
Per ostacolare le loro scorrerie il primo imperatore Qin, Qin Shi Huangdi, intorno alla metà del III secolo a.C. iniziò la costruzione della Grande muraglia che in effetti le ostacolò ma non le bloccò (la Grande Muraglia era costituita da una serie di piccole fortificazioni indipendenti costruite nel periodo dei Regni Combattenti, ma Qin Shi Huangdi unì questi nuclei separati per formare un solo corpo). Durante il regno del sovrano Kumite (noto anche come Laoshang Kumite Chanyu), che regnò tra il 174 a.C e il 160 a.C., gli Xiongnu aumentarono notevolmente la loro forza e riuscirono a penentrare in profondità nella Cina centrale, arrivando nel 166 da.C con un esercito di 100.000 cavalieri vicino (160 km) a Chang'an (capitale Han).
In seguito ad alterne vicende, tra cui una battaglia persa contro gli Xianbei nel 156 d.C. (in seguito alla quale furono costretti a migrare verso il lago d'Aral), le tracce degli Xiongnu finirono per scomparire dai documenti intorno al V secolo d.C. Tantissimi storici hanno identificato gli Hsiung-nu con gli Unni nel senso che fanno derivare gli Unni dall'etnia degli Xiongnu. Gli Xiongnu del I secolo, infatti, dopo aver interagito culturalmente con popolazioni autoctone non mongole nell'Asia interna, si mossero verso Ovest e attorno al IV secolo giunsero sui monti Urali.
4. Impero Aksum (o Axum)
La leggenda narra che Menelik, figlio di Salomone e della regina di Saba, si sarebbe rifugiato nella città di Axum, e vi avrebbe fondato nel 986 a.C. il cosiddetto "Regno di Axum" o axumita. Tale regno, situato nell'Africa centro-orientale, fu il primo regno importante dell'Etiopia di cui si abbiano notizie. Sorto nel IV secolo a.C. ca., esso raggiunse l'apice della sua potenza e ricchezza verso il I secolo d.C. Lo storico greco Erodoto, infatti, accenna alla presenza di un già solido impero africano in Etiopia, quando riporta la notizia di un'ambasceria persiana che era rimasta impressionata dalla fiera bellicosità dei popoli che lo abitavano. Il regno di Aksum, il cui nome significa "Giardino verdeggiante", fu il compendio di 3 civiltà, l'Egiziana, l'Etiopica e l'Araba, e assurse in un certo momento a grande potenza, possedendo l'antico regno di Etiopia, conquistando l'Arabia e minacciando l'Egitto romano.
Gli intensi scambi commerciali con l’estero furono cruciali per l’economia di Aksum, come dimostrato dalle testimonianze relative alle esportazioni provenienti da Aksum durante tutta la storia del suo Regno. Il regno nacque probabilmente dall'unificazione di regni minori e in seguito si iniziò a espandere, soprattutto verso sud. A quel tempo dominava un territorio che si estendeva dalla costa del Mar Rosso alle pianure occidentali del Sudan, fino alle regioni ad ovest del fiume Tekeze e persino fino all’Arabia sud-occidentale. All’incirca tra il 50 a.C. e il 700 d.C. il Regno di Aksum si sviluppò come potenza regionale ed interregionale; dal I secolo a.C. fino al I secolo d.C., la regione di Aksum divenne progressivamente parte dell‘asse commerciale stabilito da Roma lungo il Mar Rosso e la parte settentrionale dell’oceano Indiano, fino all’India.
All’apice della sua civiltà, Aksum era ben nota ai Greci ed ai Romani, ai Bizantini, agli Arabi ed ai Persiani. Gli echi della sua fama raggiunsero addirittura la Cina. Tra la fine del III e IV secolo d.C., gli scambi commerciali di Aksum raggiunsero la Siria Romana, mentre l’Egitto mantenne un ruolo dominante nel commercio del Mar Rosso. Nel III secolo d.C. il regno iniziò a battere moneta ed in seguito alla conversione di re Ezana da parte del primo vescovo d'Etiopia Frumenzio, Axum divenne cristiano, e fu il primo Stato a usare la croce cristiana come simbolo sulle monete.
Ma dopo la diffusione dell’Islam nell’Africa nord orientale, il regno cristiano venne progressivamente escluso dal commercio nel Mar Rosso e inizia il suo lento declino, anche se le cause di questo declino non sono note. Aksum venne distrutta nel X secolo da invasori provenienti da sud guidati da una regina ebrea o pagana, Gudit. Nei secoli successivi emerse una nuova dinastia reale Axumita, la dinastia Zagwe, che non riuscì comunque a riportare il regno ai livelli del millennio precedente Dell’antico e glorioso passato, restano solo le Steli di Aksum, la più alta delle quali misura 23 m. Il sito archeologico di Aksum venne iscritto nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO nel 1980.
5. Regno indo-greco o Regno greco-indiano
Il Regno indo-greco occupò diversi territori situati a nord e a nord-ovest del subcontinente indiano tra il 180 a.C. e il 10 d.C. Sorse in seguito all’invasione dell’India del nord da parte del re greco-battriano Demetrio I nel 180 a.C., sostenuto e appoggiato dalle truppe dei generali Apollodoto e Menandro. Demetrio I, mentre era impegnato nelle operazioni militari, fu privato del suo trono in Battriana da un usurpatore, e fu costretto così a fondare un nuovo regno nei territori da poco conquistati, in seguito alla caduta della dinastia Maurya, quello che passerà alla storia con il nome di Regno indo-greco. Grazie ai luogotenenti, Menandro e Apollodoto, che conquistarono Phataliputra e il Katiawar, egli ricostruì Tassila che divenne capitale del suo regno.
Alla sua morte governò Menandro il quale, fonti storiche narrano che fu tra i primi occidentali a convertirsi al buddhismo. Già prima della conquista di Alessandro Magno esistevano in Battriana, in Sogdiana e nella valle del Kabul colonie greche. Nel II secolo a.C., dunque, esistevano due regni distinti: quello greco-battriano a ovest e quello indo-greco a est. Sotto la guida del generale Menandro, considerato il più vittorioso sovrano indo-greco, conquistatore di un vasto territorio, che governò dal 155 al 130 a.C, il nuovo regno fondato da Demetrio vide la sua massima espansione; comprendeva, infatti, l’intera valle dell’Indo e buona parte del bacino gangetico, collegata ai contingenti di altri stati indiani.
Le conquiste sul basso corso dell'Indo e nella valle del Gange si rivelarono effimere, ma per i quarant'anni successivi alla morte di Menandros il regno indo-greco si conservò incontestabilmente come la maggiore potenza dell'India settentrionale. Dopo la morte di Menandro, avvenuta attorno al 130, le vicende del regno indo-greco sono avvolte da una nebbia fitta e inizia la decadenza del regno indo-greco, la cui estensione si riduce progressivamente, sotto la pressione di popolazioni esterne quali gli Sciti (chiamati Saka) e gli Yue-zhi. Un'invasione, appunto degli Shaka, iniziatasi verso il 70 a. C., causò il frantumarsi dello stato. Durante il I secolo a.C., gli Indo-Greci persero progressivamente terreno nei confronti degli Indiani a oriente e dei Saka, gli Yuezhi e i Parti a occidente.
Hermaios, ultimo dei re indo-greci, per salvare gli ultimi pezzi di territorio del suo stato, si alleava con Kujula Kadphises, fondatore della dinastia Kushnana, che alla morte di Hermaios, prendeva pacificamente possesso del regno, concludendo il ciclo indo-greco ed iniziando quello dell'impero Kushano. L’eredità degli Indo-Greci fu notevole: coniarono monete secondo una tecnica magistrale; svilupparono gli studi di astrologia e medicina; la loro arte contribuì a fondare la Scuola di Gandara che ci lasciò le prime raffinate immagini di Buddha. La pace che accompagnò il loro governo favorì lo sviluppo commerciale e le comunicazioni marittime. Lo studio dell'arte degli Indo-greci è reso particolarmente arduo dal fatto che, all'infuori delle loro monete, virtualmente nulla ci è rimasto della loro opera.