Spopolano i falsi miti sul cibo. L’ossessione salutista ci rende tutti più creduloni.
Ma a furia di escludere alimenti additati come pericolosi e fissarci su quelli “miracolosi”, stiamo impoverendo la nostra dieta. Con gravi rischi.
Davvero bandire il glutine dalla propria dieta fa dimagrire e ringiovanisce la pelle?
I succhi di frutta detox hanno proprietà disintossicanti, capaci di depurare dalle tossine?
Le bacche di Goji sono quel formidabile concentrato di antiossidanti che è valso loro il nome di “frutto della longevità”?
Si sa, la Rete è il luogo dell’accesso all’informazione, ma è anche il luogo delle bufale. Grazie al meccanismo del passaparola virale offerto dai social network, le leggende metropolitane si diffondono a macchia d’olio.
E, anche se non risparmiano nessun ambito – si va dal falso sbarco sulla luna a Obama musulmano, dal metodo Stamina alla dannosità dei vaccini –, è sul cibo che trovano un terreno d’elezione, dal momento che è sull’alimentazione che si concentrano maggiormente le nostre ossessioni salutiste.
Riusciamo a liberarci a fatica dalle bufale sia perché le nostre opinioni prima che in maniera razionale si formano per via emozionale, sia perché siamo ormai imbevuti da un’idea di estrema personalizzazione di ciò che fa bene: ci piace pensare che sappiamo fare la scelta giusta e ci conforta pensare che esista una scelta giusta.
Poco importa se questa si è formata con l’inganno. Ma vediamo alcune bufale sul cibo cercando anche ci capire perché ci caschiamo.
1. Dieta senza glutine
Cresce la tribù dei “noglu”, quelli che hanno bandito il glutine dalla loro dieta.
Non lo fanno perché sono celiaci né perché gli è stata diagnosticata una sensibilità al glutine, ma perché credono alla bufala secondo cui un’alimentazione senza glutine aiuti a tenere sotto controllo il peso e faccia funzionare meglio l’intestino, disintossichi e migliori l’aspetto della pelle.
Falsi miti, che alimentano il business milionario degli alimenti gluten free: paste speciali, prodotti da forno e tantissimo altro ancora.
Sì, perché il glutine non è solo in pane, pizzette e grissini, ma è aggiunto dai produttori in molte lavorazioni che riguardano alimenti industriali tra i più disparati: zuppe pronte, prodotti dietetici, salse, carne e pesce impanati...
Chi decide di fare la guerra a una tale quantità di alimenti ha di fronte a sé un percorso non facile e soprattutto dispendioso: infatti se non si è celiaci non si accede ai rimborsi del Ssn e si pagano i prodotti gluten free a carissimo prezzo.
Ma se fosse solo costosa e impegnativa, sarebbe solo un problema economico e di forza di volontà. Ciascuno coltiva i propri interessi e spende i soldi come crede.
Ciò che invece non va sottovalutato sono i rischi per la salute di questa scelta, perché può condurre a un regime dietetico molto restrittivo, quasi privo di carboidrati, che sono la nostra fonte principale di energia.
Insomma, se la scelta non è obbligata, come purtroppo lo è per i celiaci (la cui unica cura è l’astensione totale dal glutine), meglio non dare credito ai vantaggi della dieta “noglu”.
2. Olio di palma e i succhi detox
L’olio di palma, concentrato di grassi saturi, è ormai considerato la bestia nera tra gli oli vegetali.
La sua demonizzazione, soprattutto in Rete, ha contribuito a mettere in guardia i consumatori.
In realtà va detto che non è peggiore di altri grassi. Anzi è preferibile al burro, all’olio di cocco e ai grassi idrogenati. Non tutti però lo sanno.
Concentrare tutti gli anatemi contro questo ingrediente, non solo ha spostato l’attenzione da altri ingredienti nutrizionalmente non meno problematici dell’olio di palma, ma rischia che non si dedichi la giusta attenzione alla materia grassa con cui l’industria alimentare intende sostituirlo.
L’olio di palma è onnipresente negli alimenti trasformati, soprattutto in biscotti e prodotti di pasticceria. È usato dalle aziende perché economico e in grado di dare la giusta consistenza ai prodotti cui viene aggiunto, senza ulteriori processi (idrogenazione).
Il suo problema è che contiene una grande quantità di grassi saturi, che possono incidere negativamente sul nostro sistema cardiovascolare. La sua messa al bando costituisce un piccolo vantaggio per la salute, a patto che venga sostituito con una sostanza più sana.
"Depurarti dalle tossine sarà un po’ come rinascere". È uno degli slogan più amati dai produttori dei succhi detox, l’ultima moda in fatto di regimi disintossicanti, tanto amati dalle celebrità hollywoodiane, che ne diventano testimonial a suon di stratosferici cachet.
Ingaggi che i produttori si possono sicuramente permettere, perché saranno ampiamente ripagati dalle vendite. I succhi sono arrivati anche in Italia e spopolano sui social network.
Si tratta di centrifugati (o estratti) di frutta e verdura, in genere costituiti da elementi di uno stesso colore (verdi, rossi, arancio, viola, gialli) che vanno a sostituire i pasti per qualche giorno. Fanno perdere peso (che scoperta!) se nel frattempo non si sarà stramazzati al suolo per la fame.
I succhi detox ingrassano le illusioni (di esservi depurati, di aver rafforzato il sistema immmunitario, di aver perso qualche chilo), ma prosciugano il portafoglio: per nutrirsi (si fa per dire) di succhi si arriva a spendere fino a 70 euro al giorno.
3. Sono a dieta: scelgo solo cereali integrali?
Maledetti e benedetti carboidrati. Fanno ingrassare. Contrordine: aiutano a tenere il peso sotto controllo.
Sui carboidrati la confusione regna sovrana. State tranquilli: pane, pasta e riso non fanno ingrassare. È una convinzione diffusa, ma sbagliata.
Questi alimenti sono ricchi di carboidrati complessi, che forniscono all’organismo la “carica”: dovrebbero costituire circa il 60% delle calorie quotidiane. Certo, occorre evitare gli eccessi, come porzioni eccessive e condimenti molto grassi.
È errata anche l’idea che debbano essere evitati di sera. Ciò che conta non è il momento in un cui un alimento viene consumato, bensì il bilancio complessivo di calorie a fine giornata.
Quanto ai cereali integrali consigliati a chi è a dieta, perché non farebbero ingrassare, questa sì è una bufala bella e buona. Il vantaggio rispetto alla pasta “bianca” sta nel maggiore contenuto di fibra (le calorie sono solo di poco inferiori).
La fibra contribuisce al miglioramento dell’attività dell’intestino e all’aumento del senso di sazietà. Se le finalità sono queste, oltre che consumare più pasta e pane integrali, bisognerebbe mangiare più frutta e verdura, che sono particolarmente ricche di fibra.
Negli ultimi anni sono tutti pazzi per l’indice glicemico. Questo è il caso di come un parametro scientifico, da valutare insieme ad altri parametri, se assolutizzato dai guru del benessere, possa diventare l’ossessione per perdere peso.
Alla base di questa misura c’è la felice intuizione di David Jenkins e Tom Wolever, due ricercatori di Toronto: ciò che è importante in un alimento non è tanto il numero di calorie, quanto la risposta che, una volta ingerito, genera nel nostro corpo in termini di produzione di insulina.
In pratica come influenza il livello di zuccheri nel sangue (glicemia). La misura va da uno a cento: secondo alcuni gli spinaci dovrebbero avere un indice glicemico 15, mentre le patatine fritte 95. Più alto l’indice, peggio è.
Il vero problema è che non esiste un’unica lista di indici glicemici validata dalla comunità scientifica e che proliferano app e siti che calcolano indici glicemici diversi per uno stesso alimento.
Alcuni studi in effetti evidenziano che una dieta basata su alimenti con indici glicemici tendenzialmente bassi (IG) è in grado di giocare un ruolo nella prevenzione di malattie come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, obesità, tumore del colon e della mammella.
Ma nulla ancora è definitivo: il nostro consiglio è di non diventare schiavi dell’indice glicemico. E se un giorno vi doveste stufare dei numeri, rispolverate la piramide alimentare.
Promuove gli alimenti (frutta, verdura, legumi, cereali e prodotti lattiero-caseari) della dieta mediterranea, preferibilmente freschi e di stagione. In più fornisce informazioni sui rapporti tra alimenti e quantità da consumare per assicurarsi una alimentazione varia, equilibrata e sana. Tutte cose che tanti indici sommati tra loro non possono rivelarvi.
4. Super cibi e le Bacche di Pinocchio
Mirtilli, barbabietole, melograno, cacao e salmone: cos’hanno in comune (e di speciale) questi alimenti?
Sono tutti e cinque nella lista dei cosiddetti super cibi, un termine con cui non si può fare a meno di familiarizzare, visto che i media – un giorno sì e l’altro pure – ci bombardano con notizie sul tema.
Stuzzicando così la nostra voglia di trovare scorciatoie per stare bene e di assicurarci l’alimento ideale, che ci garantirà salute e lunga vita.
Così in internet, in tv e sui giornali è tutto un fiorire di servizi sui benefici della curcuma, sui vantaggi dei mirtilli, sulla salubrità del tè verde.
Non si tratta di vere e proprie bufale, ma spesso di esagerazioni, che enfatizzano i risultati di ricerche sulla cui scientificità ci sarebbe molto da discutere (perché non riflettono il reale consumo umano) o che sono state condotte in vitro oppure solo su animali.
Quindi, anche se chi divulga i risultati si guarda bene dal dirlo, per non diminuire la loro portata emozionale, la maggior parte delle volte si tratta di benefici solo potenziali. Del resto è difficile studiare l’impatto di un singolo nutriente, dato che molto dipende dai geni, dalla dieta e dallo stile di vita, che cambiano da persona a persona.
Conosciute come “frutto della longevità”, sono al centro di un successo inarrestabile. Stiamo parlando delle bacche di Goji. Il marketing le ha trasformate in un elisir per ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, rinforzare le difese immunitarie, prevenire l’invecchiamento e le malattie cardiovascolari.
Tutte bufale, dal momento che l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non ha approvato nessuno di questi claim. La Commissione europea ha poi bocciato indicazioni come “contiene antiossidanti”, “contribuisce alla protezione delle cellule contro i radicali liberi” e protegge le cellule e i tessuti dall’ossidazione”.
Mancano prove scientifi che adeguate. Insomma, le bacche di Goji sono una fonte naturale di vitamine e minerali, come qualsiasi altra frutta e verdura. Non c’è altro modo per stare bene se non concentrarsi su un’alimentazione equilibrata e varia, associata a uno stile di vita salutare.
5. Un nemico chiamato latte?
Sul bianco latte se ne dicono di tutti i colori.
Tradizionalmente considerato un alimento essenziale per la crescita e il mantenimento di un buono stato di salute, è diventato il bersaglio di accuse di ogni genere: buono per i bambini, diventerebbe per gli adulti il più temibile tra i nemici alimentari.
Favorirebbe l’osteoporosi, provocherebbe disturbi gastrici e intestinali e poiché, attraverso alcuni meccanismi a livello cellulare, porterebbe a un maggiore rischio per alcuni tumori.
E ci sono medici, primo fra tutti il francese Jean Seignalet, che si sono addirittura spinti a sostenere che la maggior parte delle malattie croniche moderne abbiano come fattore scatenante un’alimentazione a base di latte.
Tesi subito raccolte da pseudo-scienziati che in blog, post e forum invitano all’abbandono totale del latte dopo lo svezzamento.
La verità è che si tratta di affermazioni che anche quando arrivano da esperti qualificati sono sempre discutibili, perché si concentrano sempre sugli svantaggi e non sui vantaggi del consumo di latte. Il latte fa bene alle ossa e ai denti, alla salute di muscoli, pelle e capelli.
Consumato in una dieta che contempli cinque porzioni di frutta e verdura e l’assunzione limitata di sale, può contribuire all’abbassamento della pressione arteriosa, a diminuire il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, e avrebbe un’azione protettiva contro diversi tumori (in primis quelli del colon).
Chi invece demonizza il latte e i formaggi cita studi che hanno evidenziato un’associazione negativa con i tumori dell’intestino e quelli, molto controversi, su una possibile associazione con tumori legati agli ormoni (ovaio e prostata).
Così come va detto che gli studi epidemiologici non hanno mai dimostrato che le donne che bevono molto latte sono più a rischio delle altre. Insomma, mancano dati sicuri.
Sul suo sito, l’Istituto europeo di oncologia afferma a chiare lettere che “gli alimenti di origine animale, consumati all’interno di una dieta sana e ricca di prodotti vegetali, rappresentano un apporto di nutrienti e possono rientrare in una dieta salutare e preventiva. Per quanto riguarda le uova, il latte e i suoi derivati, le carni bianche e il pesce, non esistono a oggi evidenze che il loro consumo influisca sullo sviluppo delle patologie oncologiche”.
Cosa fare allora? Continuare a bere latte se se ne ha voglia, senza esagerare: escludere latte e latticini non è consigliabile se si consumano con moderazione. E chi decide di farlo per motivi etici (vegani e animalisti), sappia che il calcio è in molti alimenti vegetali: tra cui semi di sesamo e di lino, cavoli, spinaci, legumi, mandorle.