Ma chi l’ha detto che i veleni sono sempre al sicuro, facili da riconoscere ed evitare? Forse non sapevate che tutti i giorni consumiamo diversi alimenti, considerati comuni, ma che racchiudono sostanze tossiche oppure sono prodotti da piante che contengono veleni mortali.
Sembrerebbe una favola metropolitana, ma la ricerca scientifica ha attestato in molte occasioni, che tanti veleni alloggiano tranquillamente nelle nostre dispense di casa, senza renderci conto nemmeno dei rischi che potremmo correre se non adottassimo un minimo di cura nel riconoscerli. Consumare frutta e verdura fa bene, si sa, ma è giusto anche saper riconoscere quale sia la parte ritenuta "sbagliata e dannosa" di questi alimenti, in modo da evitarla, per scongiurare spiacevoli intossicazzioni, avvelenamenti e, nei casi più gravi, persino la morte.
Ecco la lista di 5 alimenti velenosi, presenti nella nostra cucina, che adoriamo mangiare.
1. Le patate
La patata la conosciamo tutti, non ha bisogno di presentazioni. E' un alimento antichissimo che già dal II millenio a.C. veniva consumato dai popoli residenti negli altipiani andini del Sud America (Perù, Bolivia, Ecuador). Ma non tutti sanno che le patate contengono anche delle tossine velenose e pericolose per l'uomo.
E' veramente sbalorditivo venire a sapere come, questo cibo così appetitoso, buono, invitante e saporito, in particolari condizioni possa risultare tossico, persino mortale. L'avvelenamento provocato dalle patate è raro, ma succede di tanto in tanto. Può causare emorragie, in particolare alla retina.
“Le patate”, spiega Antonio Malorni, direttore dell’Istituto di scienza dell’alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino, “contengono i glicoalcaloidi solanina e chaconina, inibitori della colinesterasi e teratogeni (in grado cioè di indurre malformazioni qualora una donna venga esposta a esse durante la gravidanza o prima), presenti mediamente in una proporzione di cinque milligrammi per cento grammi (ossia lo 0,005%). Le maggiori concentrazioni di solanina si trovano nella buccia delle patate inverdite per esposizione alla luce, nei germogli e zona circostante, negli steli e ‘genericamente’ nelle patate infestate o ammaccate, mal conservate, immature. In questi casi, i glicoalcaloidi possono raggiungere livelli letali per l’uomo. Fortunatamente i nostri sensi ci avvisano: al di sopra dei 14 mg/100g le patate assumono un sapore amarognolo e intorno a 20 mg/100g, limite di concentrazione oltre il quale diventano pericolose, generano una sensazione di bruciore nella bocca e nella gola”.
Purtroppo la solanina non è eliminata dalla cottura perche può essere eliminata solo a temperature superiori ai 243 °C. Tuttavia, per evitare lo sviluppo della solanina, è bene conservare le patate in un luogo fresco e ombreggiato e tagliar via le zone verdi prima di consumarle. Altra buona norma è quella di non mangiarle se il sapore risulta sgradevolmente amaro in bocca.
2. Le ciliegie
Anche la ciliegia è un frutto antichissimo, originaro dell'Asia Minore, da dove si diffusero in Egitto sin dal VII secolo a.C., presente nell'alimentazione umana da tempi remoti. E' un frutto molto salutare, con poche calorie, ideale per una dieta ipocalorica ricco di vitamine A-B1 e B, contiene anche proteine, zucchero, sali minerali di potassio, calcio, magnesio, ferro, fosforo, oltre ai principi disintossicanti e depurativi. Una tira l'altra, si dice.
Una cosa, però, che poche persone conoscono su questo irresistibile frutto è che il loro nocciolo contiene acido cianidrico (detto anche acido prussico) , una sostanza moto tossica. Questo acido, insieme ai suoi derivati, sono tra i veleni più forti esistenti in natura sia per la pericolostà sia per la celerità delle manifestazioni venefiche.Se inalato risulta letale in pochissimi minuti.
In ogni caso non c'è da preoccuparsi perchè la tossicità nel nocciolo di ciliegia si manifesta solo se danneggiato nella masticazione e se ingerito in dosi eccessive.
3. I funghi
I funghi sono organismi vegetali di ampia varietà di dimensioni, colori, consistenza e forma. Essendo sprovvisti di clorofilla, devono vivere come parassiti di altre piante o animali (funghi parassiti) o in simbiosi con le piante (funghi micorrizici) oppure su sostanze organiche in decomposizione (funghi saprofiti).
Alcuni funghi producono delle sostanze chimiche tossiche le cosiddette micotossine, causa principale di tutti quei casi di avvelenamento da funghi prodotti ogni anno, non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo.
La gente poco esperta dovrà adottare una maggiore cautela e attenzione nel raccogliere e consumare funghi spontanei. I sintomi determinati dall’ingestione di funghi velenosi o non commestibili, sono vari. In casi lievi si riscontrano problemi digestivi o allergici e allucinazioni ma in alcuni gravi casi, il fegato subisce danni irreparabili rendendo necessario, quando possibile, il trapianto dell’organo e anche la morte.
4. I pomodori
E' risaputo che la coltivazione della pianta del pomodoro era diffusa già in epoca precolombiana in Messico e in Perù e che furono gli Spagnoli a portarla in Europa nel XVI secolo. Quello che la maggior parte della gente ignora è che fu introdotta come pianta ornamentale e non come ortaggio commestibile, perchè ritenuta velenosa e dannosa per l'uomo. In una lista delle piante pericolose compilata nel 1544 si legge che, la pianta del pomodoro viene inclusa fra le specie velenose in quanto contiene una sostanza chiamata solanina considerata tossica.
Ma le cose non vanno proprio così. Il pomodoro appartiene alla categoria delle solanacee, esattamente come la patata. E le solenacee racchiudono un alcaloide tossico, la solanina, ma l’alcaloide del pomodoro si chiama tomatina, dalla tossicità piuttosto bassa. La tomatina è largamente presente nei pomodori verdi (e nelle foglie), con una quantità calcolata tra i 90 a 300 mg per kg, mentre i quelli rossi maturi i suoi livelli scendono notevolmente e oscillano tra l'1 e i 5 mg per kg di TGA.
Per questo motivo i pomodori verdi vanno evitati. Anche le foglie di pomodoro vanno evitate o, nel caso in cui si deve fare uso in cucina, vanno consumate in quantità irrisorie.
5. Le mandorle amare
Le mandorle amare sono il frutto di un piccolo albero (quasi identico al mamdorlo comune) dal sapore molto amaro e apprezzato tantissimo all'industria dolciaria e cosmetica. Questo sapore amaro è dovuto alla presenza di amigdalina (2-4%), sostanza naturale che per idrolisi (grazie alla presenza di un enzima) dà origine ad acido prussico, meglio noto come acido cianidrico. Lo stesso processo prodotto in laboratorio, avviene anche all'interno del organismo umano quando vengono ingerite delle mandorle amare, grazie agli enzimi presenti nella nostra flora intestinale, che fanno quindi delle mandorle amare un potenziale e pericoloso veleno per l'uomo.
Si calcola che 6-10 mandorle sono sufficienti a provocare la morte per avvelenamente a un bambino, mentre per un adulto la dose mortale si conferma alle 50 mandorle circa. I sintomi dell'avvelenamento da acido cianidrico sono: mal di testa, vomito, stato confusionale, aumento della frequenza e della profondità degli atti respiratori, perdita di coscienza, convulsioni e morte.
Note
Altri articoli tematici nel nostro sito: