Cocktail è un termine di origine inglese che si usa per indicare una bevanda a base di una miscela di vari liquori uniti al ghiaccio, composta da una base alcolica o da più parti di prodotti alcolici (o non), che si beve dopo che è stata ben agitata dentro un recipiente detto shaker. Creare un cocktail non è sicuramente una cosa semplice: si devono seguire regole ben precise che tengano in considerazione le caratteristiche di ciascun ingrediente.
L'origine del termine risulta molto incerto e misterioso: l'usanza di mescolare fra loro liquori risale a tempi molto antichi e sembra proprio sia nata in Italia, diffusa successivamente in Francia, in Inghilterra e poi, infine, in America.
Esistono 3 versioni molto curiose e divertenti circa la nascita del concetto di 'cocktail'.
La prima è ambientata nell'area del Golfo del Messico e precisamente nel Campeche e risale ai tempi del popolo dei Maya. Dove un ragazzo innamorato, chiese aiuto a un sacerdote affinchè gli preparasse un filtro, mescolando diverse bevande, per farlo bere ai genitori della sua innamorata e conquistare il loro affetto. La ragazza si chiamava Cochtil, nome affibbiato poi alla famosa e miracolosa bevanda che fece sposare i 2 innamorati.
Una seconda leggenda vuole che il nome cocktail derivi dal fatto che, nel miscelare diversi liquori (prima quelli alcolici pesanti, poi i più leggeri), si creava una moltitudine di colori, che ricordavano la variopinta coda di gallo ('gallo' in inglese si dice cock, 'coda' si dice tail).
E la terza leggenda è legata ad una bevanda inglese del XVIII secolo, chiamata Cock-Ale (birra del gallo). Tale bevanda veniva decorata con tante penne di gallo quanti erano i liquori usati per il composto. Tale bevanda veniva somministrata ai galli che dovevano combattere e, pare che veniva consumata anche dagli scommettitori che vincevano.
Recentemente si è trovata un’altra (quarta) leggenda ambientata a New Orleans nel 1793 circa dove viveva una tale Antonietta Peychaud (secondo un’altra versione si tratterebbe invece di un uomo), di origine francese, la quale vendeva nella propria drogheria una miscela di sapore amaro, molto alcolica, alla quale attribuiva anche una qualità curativa. Questa bevanda era generalmente servita in un bicchiere che, per la sua forma particolare, la signora Peychaud chiamava “coquetier”. Col passare del tempo la parola in “cocktay”,con un semplice cambiamento, ha preso la forma di “cocktail”.
La prima descrizione di cosa fosse un cocktail risale al 1806, apparve sul periodico americano The Balance e suonava così: «Una bevanda stimolante composta da diversi alcolici, zucchero, acqua e bitter». Leggende a parte, l'uso di questo drink oggi è particolarmente diffuso in tutto il mondo. E per prepararli bisogna seguire certe regole. Innanzitutto si usa lo shaker quando i componenti del cocktail sono costituiti da sciroppi di frutta, crema di latte, succhi di frutta, uova, zucchero e liquori dolci. Mentre si usa il mixing-glass quando i componenti da miscelare non sono densi, come vermouth, distillati ecc. mescolando molto bene ed usando il cucchiaino miscelatore.
Sia lo shaker sia il mixing-glass non debbono mai essere riempiti, al fine di permettere una perfetta emulsione degli ingredienti. Preparare un cocktail non è difficile, ma per realizzarlo si devono comunque conoscere alcune regole fondamentali e soprattutto i prodotti che si possono miscelare.
Oggi vi presentiamo 5 intramontabili, classici ed immortali cocktail che non passano mai di moda. Vediamoli insieme
1. Negroni
1/3 gin, 1/3 vermut rosso, 1/3 bitter campari
Il Negroni nasce a Firenze, probabilmente una sera di marzo del 1926, in piena Belle Epoque, per mano del barman Fosco Scarelli al Caffè Casoni, luogo storico di ritrovo dell’aristocrazia fiorentina (attualmente il caffè Giacosa), in Via de Tornabuoni.
E' lui un giorno a proporre al conte Negroni, fiero ed incallito bevitore, un "Americano" addizionato di gin. E' stato il conte a proporre al barman di "potenziare" l’aperitivo, togliendo il selz e aggiungendo il gin, liquore che il Negroni aveva scoperto nei suoi viaggi a Londra.
Il cocktail piacque molto al conte e ben presto altri clienti del bar lo richiesero. Ma il nome "Americano con gin" è troppo lungo, così Scarelli decide di battezzare il cocktail con il nome del Conte che tanto lo amava. Il cocktail Negroni negli anni ha ottenuto un successo sempre più vasto e ancora oggi è il cocktail da aperitivo per eccellenza!
2. Americano
5/10 bitter, 5/10 vermut, soda, mezza fetta d’ arancia e una scorza di limone.
Creato a quanto pare, in omaggio all'arrivo degli americani in Europa, nel 1917, questo long drink ammette ampie variazioni nelle proporzioni rispettive di vermut e di campari, a seconda del grado di amaro preferito.
Esistono diversi racconti sulla sua origine. Oltre a quello collegato all'arrivo degli americani in Europa, secondo altri il nome di questo cocktail era stato dato in onore di Primo Carnera che divenne campione mondiale dei pesi massimi al Madison Square Garden di New York nel 1933. Si dice che per festeggiare il suo ritorno in Italia, hanno creato l'"Americano", come ricordo a colui che strappò il titolo agli americani.
È stato il primo cocktail italiano ad essere servito come aperitivo. Fu creato a Milano, presso il Bar Camparino in Galleria del Duomo. Indubbiamente, una cosa certa su questo drink riguarda il suo nome completamente fuori luogo, in quanto tra gli ingredienti non c’è nulla di americano! Pensate che, proprio per i suoi ingredienti nazionali, era stato imposto dal regime fascista come cocktail nazionale italiano.
3. Bellini
7/10 prosecco spumante, 3/10 pesca frullata
Il Bellini è stato creato nel 1948, grazie alla fantasia di Giuseppe Cipriani, titolare dell’Harry’s bar di Venezia, che ha dedicato questa composizione al pittore Giovanni Bellini in occasione di una mostra dedicata all’artista, tenutasi nella città lagunare e diventato presto il cocktail per antonomasia del celebre locale.
Deve il suo nome al famoso pittore veneziano Giovanni Bellini e non, come molti credono, al musicista catanese Vincenzo Bellini. Il suo colore, infatti, ricorda le tinte purpuree-rosate tipiche del pittore.
Del Bellini esistono delle “variazioni” a seconda della stagione: Mimosa = arancia; Tiziano = uva fragola; Puccini = mandarino; Fragolino o Rossini Sparkling = fragole. Il Bellini era il cocktail preferito di Ernest Hemingway, Sinclair Lewis, Orson Welles e migliaia di visitatori alla città lagunare.
La ricetta originale prevedeva gocce di purea di lampone per dare alla bevanda una luce rosa, pesca bianca e Prosecco.
4. Alexander
1/3 crema di latte o panna liquida, 1/3 crema di cacao bruna, 1/3 brandy, una grattugiata di noce moscata.
Questo celeberrimo cocktail, il più studiato nelle scuole alberghiere, è stato creato a Londra nel 1922 da Henry Mc Elhone, barista al Ciro's Club, in onore di una sposa famosa. Una sua variante è l’Alexandra,che prevede polvere di cacao al posto della noce moscata.
Non è indicato come aperitivo. E' uno dei cocktail storici ed il suo nome, secondo alcuni, si ispira al conquistatore greco Alessandro Magno. Secondo altri, invece, il suo nome è riferito al maresciallo Alexander, che divenne conte di Tunisi dopo la vittoria ad El Alamein sulle truppe dell’Asse, nel 1943.
Le sue caratteristiche fondamentali sono la cremosità, il suo profumo evidenziato dalla noce moscata ed un discreto grado alcolico. Molti sostengono che la prima versione di questo cocktail si chiamasse "Panamà", dove al posto del cognac si era soliti mettere il gin.
5. Martini dry
8/10 gin, 2/10 vermut dry
E' il cocktail dei cocktail, la bevanda miscelata più discussa al mondo, il drink cult negli Stati Uniti e più imitato e con molteplici varianti. Contrariamente a quanto si crede questo cocktail non prende il nome dalla casa Martini & Rossi.
Sembra che l'origine del nome sia diversa. Secondo alcuni la sua origine sia dovuta ad un barista di San Francisco, un certo Jerry Thomas, il quale avrebbe servito questa sua creazione a base di gin e vermut a un cercatore d'oro che si recava a Martinez, in California, dando poi al cocktail il nome della località (che oggi si è autonominata la "culla del Martini").
Secondo un'altra leggenda, invece, l'inventore si dice sia stato un barman di nome Martinez che, nel suo locale di New Orleans, fece sposare il blasonato Gin con l'aromatico vermut italiano.
Ma la più autorevole, documentata da John Doxan in "Stirred - Not Shaken", afferma che, un barista ligure di nome Martini, emigrato negli Stati Uniti, avesse creato il cocktail attorno al 1910 presso il Knickerbocker Hotel di New York in onore di John D. Rockefeller.
Esistono diverse varianti, come lo Sweet Martini, il Medium Martini, oltre al Vodkatini ma la più conosciuta è la Extra Dry, o versione Heminway. Al di là di tutto, oggi il Dry Martini è il re dei cocktail, che vanta innumerevoli varianti e metodi di preparazione.