Da oltre un anno siamo costretti a una vita che non avremmo mai immaginato prima.
La pandemia ha stravolto il mondo così come lo conoscevamo.
I timori per il proprio posto di lavoro o le difficoltà di adattarsi allo smalto working, la fatica psicologica legata all’isolamento prolungato, l’ansia per la salute personale e dei propri cari, l’incertezza per un presente sospeso e un futuro incerto ci stanno mettendo a dura prova.
Sulla base di alcune ricerche, ecco cinque consigli che possono aiutarci a mantenere la rotta corretta fino a quando non saremo fuori dalla tempesta.
1. RICONOSCERE I DISAGI CAUSATI DALLA PANDEMIA
L'Italia è stato il primo Paese occidentale a essere colpito dalla pandemia e a subire un rigido lockdown sui cui effetti ci si è immediatamente interrogati.
“Il 33 per cento dei pazienti presi in carico da noi nell’ambito del progetto Fondo Nazionale per il Supporto Psicologico COVID-19, manifesta disturbi da stress post traumatico in forma grave (31 per cento) e molto grave (2 per cento)", ha dichiarato Damiano Rizzi, psicologo e Presidente di Fondazione Soleterre.
“Tra i sintomi trasversali più comuni si segnalano depressione (il 23 per cento in misura moderata e il 40 per cento in misura grave), ansia (il 37 per cento in misura moderata e il 32 per cento in misura grave), rabbia (il 25 per cento in misura moderata e il 23 per cento in misura grave), alterazioni del sonno (il 17 per cento in misura moderata e il 22 per cento in misura grave) e uso di sostanze (37 per cento in misura grave)".
Criticità rilevate anche dall’Agenzia italiana del farmaco, che ha pubblicato il “Monitoraggio dell’acquisto dei farmaci durante la pandemia Covid-19”, dal quale emerge come nel 2020 sia aumentata la vendita di ansiolitici rispetto al 2019. Ecco perché le persone meno resilienti devono valutare se è necessario chiedere un aiuto.
“Quando ci sentiamo soli e notiamo che in alcuni aspetti quotidiani ‘non stiamo funzionando’ come prima, dobbiamo iniziare a preoccuparci e a rivolgerci a un esperto”, assicura Rizzi. “Dare voce al proprio dolore è fondamentale, poiché affrontarlo in due è già un primo passo verso la risoluzione di molti aspetti problematici”.
2. IMPARARE A DORMIRE BENE
Lo sappiamo tutti: se al risveglio non siamo freschi e riposati l’intera giornata sarà compromessa.
Un problema ancora più evidente in questa pandemia, come emerge da uno studio dell’Ospedale San Raffaele, in base al quale le persone con difficoltà ad addormentarsi, che erano il 39 per cento prima del lockdown, sono diventate il 55 per cento successivamente.
Un’altra ricerca, guidata dall’Università di Parma e pubblicata su “Frontiers in Psychology”, ha certificato che il 55,32 per cento del campione analizzato ha modificato gli orari del riposo notturno e dorme di più di giorno durante i periodi forzati a casa. Tutti cambiamenti che peggiorano il benessere generale.
“Nel sonno il nostro cervello svolge delle funzioni come la ‘manutenzione’ delle sinapsi, la stabilizzazione della memoria, l’eliminazione di sostanze neurotossiche accumulate nella veglia e altre che riguardano l’intero organismo, in gran parte di tipo ormonale”, spiega Alessandro Cicolin, Direttore del Centro di Medicina del Sonno dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Torino.
“Dormire bene, quindi, ha un ruolo essenziale per il benessere psicofisico dell’individuo”.
Alcune semplici regole possono aiutare. Innanzitutto, bisogna continuare a mantenere una corretta routine giornaliera, poi è importante evitare bevande eccitanti, non appesantirsi durante i pasti, svolgere attività rilassanti prima di andare a letto, bere molta acqua, evitare pisolini serali e riposare in una stanza confortevole.
3. NON ECCEDERE NELL'ASSUNZIONE DI ALCOL
L'isolamento domestico e, per molti, il ricorso in maniera massiccia al telelavoro, hanno modificato le consuetudini anche in relazione al consumo di alcolici.
Lo certifica il rapporto 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che sottolinea come indagini di settore offrano dati eloquenti: il 42,34 per cento degli intervistati beve di più rispetto all'inizio del lockdown, il 39,78 per cento ha mantenuto un consumo costante e solo il 17,88 per cento ha diminuito l’apporto abituale.
Inoltre, on-line sono nati fenomeni che spingono, soprattutto i giovani, a bere il più velocemente possibile intere bottiglie di alcolici o a effettuare “sfide” grazie alle registrazioni delle proprie bravate alcoliche.
“È stato rilevato un aumento delle persone per cui è necessario un trattamento per un disturbo da uso di alcol nuovo o già noto”, precisa Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol.
“Oltre a un incremento di nuove richieste nell’ordine del 10/20 per cento, sono stati osservati fallimenti di anni di terapie di disassuefazione di alcolisti ripiombati nel loro problema a causa dell’isolamento, dal quale sono nati depressione, ansia, istinti suicidari, violenza familiare.
I single hanno manifestato episodi d’intossicazione sfociati in incidenti stradali, in violazione della quarantena e persino in episodi di aggressione alle forze dell’ordine”.
Un vero problema sanitario e sociale. Abusare degli alcolici, oltretutto, rischia di indebolire il sistema immunitario, rendendoci più vulnerabili anche al COVID-19.
“Esistono”, chiosa Scafato, "fake news che invitano all’uso del vino o della grappa come igienizzante del cavo orale per contrastare il coronavirus”. Non c’è nulla di scientifico in tutto questo, mentre è certo che un’eccessiva assunzione di alcol crea problemi veri.
4. PRATICARE ATTIVITA' FISICA
L'attività fisica, un toccasana per la salute, aumenta la sua importanza quando le limitazioni ci obbligano a una vita più sedentaria e a posture tanto prolungate quanto scorrette.
Lo prova anche una ricerca di Assosalute, l’associazione nazionale farmaci di automedicazione, che rileva come quasi la metà degli italiani durante la quarantena abbia sofferto maggiormente di dolori al collo e alle articolazioni, o di mal di schiena.
“Le restrizioni dovute alla pandemia hanno comportato una riduzione dei livelli di attività fisica nella popolazione, incidendo sullo stato di salute di ogni cittadino, indipendentemente dalla sua età”, ha affermato Fabio Pigozzi, Presidente della Federazione Internazionale di medicina dello sport (Fims).
“È ormai pienamente riconosciuto in ambito scientifico come l’esercizio fisico sia un importante fattore di prevenzione per varie patologie croniche, oltre a essere una vera e propria terapia per alcune di esse (diabete, ipertensione, aterosclerosi, obesità)”.
Quindi, con le dovute precauzioni e cautele, fondamentali per evitare indolenzimenti di varia natura o addirittura infortuni, è irrinunciabile un po' di movimento ogni giorno, anche in casa, con semplici esercizi di allungamento dei muscoli.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per 'attività fisica si intende 'qualunque movimento determinato dal sistema muscolo-scheletrico che si traduce in un dispendio energetico superiore a quello delle condizioni di riposo.
Inoltre, la letteratura scientifica ci ha dimostrato quanto sia importante ridurre i cosiddetti 'comportamenti sedentari' (quelli che non superano la spesa energetica del riposo) della vita quotidiana anche con esercizi di intensità lieve.
5. ESSERE BENE INFORMATI
Si chiama infodemia ed è quell’abbondanza di notizie, non sempre corrette, che può confondere e rendere difficile la conoscenza adeguata di un determinato argomento.
Un problema esploso durante la pandemia, con l’enorme diffusione di contenuti a tema pseudoscientifico, tanto che il governo italiano ad aprile del 2020 ha istituito una "Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network”.
Anche la Fondazione Bruno Kessler di Trento si è occupata dell’argomento con un lavoro pubblicato sulla rivista Nature Human Behaviour.
Analizzando oltre 100 milioni di messaggi postati su Twitter in 127 Paesi dal 22 gennaio al 10 marzo 2020, i ricercatori hanno rilevato un rischio di infodemia elevato. Secondo lo studio, le fake news sono aumentate rapidamente nelle prime fasi della pandemia, riducendosi poi man mano che questa dilagava.
“A quel punto è cresciuto l’interesse nei confronti delle notizie scientifiche sia dei media, con la conseguente riduzione di argomenti disinformativi, sia degli utenti che, spaventati dall’aumentare del pericolo, hanno dimostrato maggiore attenzione per comunicazioni autorevoli”, chiarisce Riccardo Callotti, uno degli autori della ricerca.
“Un fenomeno avvenuto in diversi paesi, ma che vede nell’Italia uno degli esempi più chiari di una dinamica che segue un movimento circolare: l’evolversi dell’epidemia influenza l’informazione, che condiziona il comportamento delle persone, capace a sua volta di plasmare lo sviluppo dell’epidemia”.
Solo informandosi correttamente è possibile conoscere le scoperte scientifiche sul COVID-19, contribuire al contenimento del contagio e proteggersi adeguatamente per tutelare la salute pubblica e personale. Quindi fate attenzione all’attendibilità delle fonti.