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5 decessi famosi avvenuti in circostanze non chiare

Da Giulio Cesare ed Alessandro Magno fino a John F. Kennedy, sono molti nella storia i personaggi morti in circostanze misteriose e non chiare.

In genere gli storici non sono favorevoli all'idea di indagare sulle circostanze misteriose che avvolgono la fine di molti illustri personaggi, per il timore di deviare l'attenzione dai fondamentali aspetti socio-economici della loro ricerca ai meno importanti fatti legati alla vita privata dei grandi della storia.

Ma il famoso storico e biografo inglese, Frank McLynn, attualmente "visiting professor" presso il dipartimento di letteratuta della Strathclyde University in Scozia, è assolutamente convinto del dovere di investigare ogni singolo aspetto, anche il più personale, specie se le circostanze della morte non sono chiare e documentate. Scrive a proposito: "Dobbiamo comportarci come se fossimo degli Sherlock Holmes della storia".

Oggi, in questo articolo, esamineremo alcuni decessi famosi, antichi e recenti, che lasciano, ancora oggi, molte domande aperte. Vediamoli insieme.

1. Alessandro Magno (356-323 a.C.) - Malaria o avvelenamento?

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Data del decesso: 13 giugno 323 a.C.
Età: 32 anni (morì pochi giorni prima del suo comleanno).
Luogo del decesso: Babilonia, Mesopotamia.

A Babilonia, nel 323 a.C., dopo aver partecipato ad una grande festa, Alessandro Magno si sentì male. In quel momento Alessandro governava un impero immenso, che comprendeva la Grecia, la Macedonia, la Turchia, l'Iran e tutto il medio Oriente fino all'attuale Afganistan.

I primi sitnomi che accusò furono un forte stato confusionale, tremori, rigidità del collo e fitte dolorosissime allo stomaco. Poco dopo comparvero sete intensa, febbre, delirio e, nella notte, convulsioni e allucinazioni interrotte da brevi mpmenti di calma. Alla fine non riuscì più a respirare e andò in coma, per morire dopo 10 giorni di agonie e tormenti.

La malaria, il tifo, un coma etilico e il virus del Nilo occidentale vennero tutte ipotizzate come possibili cause del decesso Il problema, però, è che nessuna di queste malattie è associabile ai sintomi manifestati dal sovrano. La zanzara anofele non vive nelle aree centrali dell'Iraq e comunque l'incubazione sarebbe stata troppo lunga. Il tifo avrebbe causato un'epidemia e non avrebbe attaccato un solo individuo, mentre la malaria non presentava i sintomi tipici del coma etilico.

Il virus del Nilo occidentale pare non esistesse nemmeno 2000 anni fa. Il corpo di Alessandro, anche dopo 6 giorni dalla morte, non presentava segni di decomposizione. Questo potrebbe suggerire la massiccia presenza di sostanze tossiche nel suo organismo così da suffragare la tesi dell'avvelenamento.

Plutarco, nel suo libro, ci racconta in modo molto accurato quello che successe dal banchetto di Medio alla morte del re, estrapolando le notizie dal diario di corte; quando parla della morte per avvelenamento, Plutarco fa riferimento a un veleno potentissimo che sgorga da una sorgente, a differenza di Arriano e di Diodoro Siculo che affermano che Antipatro abbia prodotto il veleno.

Sfortunatamente, i possibili colpevoli erano almeno una dozzina, molti dei quali diventarono successori del re nel governo dell'impero. Da tutte le fonti abbiamo notizia dell'inimicizia tra Olimpiade, madre di Alessandro, e Antipatro, luogotenente di Alessandro, uno dei nobili macedoni più importanti del seguito di Alessandro e sospettato numero 1. 

Questo contrasto si acuì dopo la morte di Alessandro, quando Antipatro non riconobbe Perdicca come successore voluto da Alessandro e rivendicò per sé e per la sua famiglia la Macedonia. In tempi più recenti, si è puntato il dito contro Tolomeo, antenato di Cleopatra, che diventò sovrano dell'Egitto, fondando così la dinastia tolemaica. Egli del resto comandava la guardia del corpo del re e, dunque, era tra i pochi che potevano avere facilmente accesso alle stanze del sovrano.

2. Giulio Cesare (100-44 a.C.) - Fu lui ad organizzare il suo assassinio?

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Data del decesso: 15 marzo 44 a.C.
Età: 55 anni
Luogo del decesso: Teatro di Pompeo, Roma

Nessuno mette in discussione che Cesare, venne ucciso alle Idi di marzo del 44 a.C., durante una seduta del Senato di Roma, da un numero compreso tra i 5 e i 10 cospiratori. Presero parte alla congiura più di 60 persone. A capo ne erano gli ex-pompeiani Caio Cassio, praetor peregrinus, e Marco Bruto, praetor urbanus.

Alla congiura aderirono anche alcuni cesariani, tra cui Decimo Bruto, console designato per l'anno seguente, e Trebonio, uno dei migliori generali di Cesare destinato al consolato nel 42. Cassio era il promotore e il vero capo della congiura. Marco Bruto aderì poco prima dell'assassinio, dando una parvenza di nobiltà all'azione. 

Infatti Marco Bruto era considerato un filosofo stoico, al di sopra degli interessi venali personali o di classe, benché facesse l'usuraio. Fu colpito da 23 pugnalate, di cui però solo 1 risultò mortale, si suppone quella del figlio Bruto. Ma perché un uomo come Cesare, intelligente e accorto, si sarebbe recato in Senato disarmato e senza guardie del corpo, nonostante fosse stato avvisato da molti, tra cui l'aruspice Spurinna, che gli assassini lo stavano aspettando?

Quando, nel corso della prima autopsia nota della storia, il medico Antistio esaminò il corpo, trovò tra le mani di Cesare una lettera minatoria. Lo storico romano Svetonio scrisse: "Cesare se ne andò lasciando il dubbio che lui stesso avesse scelto di morire e per questa ragione non aveva preso quelle precauzioni che lo avrebbero potuto salvare".

Una teoria moderna, avanzata dal professore Harold J. Bursztajn di Harvard e dal generale Luciano Garofano (ex capo del Ris di Parma), sostiene che Cesare sia andato incontro alla morte di sua volontà. L'epilessia del lobo temporale (che lo avrebbe portato alla perdita delle capacità fisiche e mentali), lo spinse a scegliere di morire nella maniera che più avrebbe tutelato la sua eredità.

Egli stesso decise quando e dove sarebbe avvenuto il suo decesso: avrebbe abbligato Bruto, Cassio e gli altri ad anticipare la cospirazione annunciando un viaggio in Persia. Uccidendo Cesare, i cospiratori gli assicurarono l'immortalità e la continuità della successione: egli aveva già indicato Ottaviano come successore in un testamento redatto 6 mesi prima di morire.

3. Napoleone Bonaparte (1769-1821) - Avvelenato lentamente da un agente francese?

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Data del decesso: 5 maggio 1821
Età: 51 anni
Luogo del decesso: Isola di Sant'Elena, Atlantico meridionale

Napoleone, si ammalò gravemente e ripetutamente nel corso dei quasi 6 anni che visse sull'isola di Sant'Elena. Alla sua morte, l'ufficiale che si occupava di lui dichiarò come causa del decesso un cancro. Sembrava un'ipotesi plausibile, dal momento che il padre di Napoleone era deceduto per la stessa malattia.

In realtà, analizzando più a fondo le circostanze, vi sono diverse ragioni che spingono a sospettare: il cancro non spiegherebbe il protrarsi delle coliche per un periodo così lungo; inoltre, molti dei sintomi non sembravano legati al tumore; infine, Napoleone morì obeso e non smagrito come avviene solitamente per chi soffre di questo male.

Francesco Antommarchi, uno dei medici di Napoleone ed esperto di anatomia che condusse l'autopsia, si rifiutò di firmare la relazione che parlava di cancro. Alcuni studiosi moderni si convinsero che l'imperatore era stato avvelenato lentamente da un agente francese che imputava a Napoleone i crimini contro la dinastia borbonica.

Se il movente fu davvero la vendetta, a compiere l'omicidio potrebbe essere stato il conte Charles de Montholon, un misterioso avventuriero, divenuto confidente di Napolerone a Sant'Elena. Si ritiene che la sua missione di avvelenare l'imperatore somministrandogli piccole dosi di veleno, si sia compiuta con una dose letale di cloruro di mercurio.

Questa teoria è giustificata dalla presenza massiccia di arsenico rinvenuto nei capelli di Napoleone. Qualcuno ha suggerito che Napoleone sia morto per aver assorbito arsenico dalla carta da parati. Se fosse andata così, si spiegherebbero le tracce di arsenico, ma non si potrebbe dire lo stesso per gli attacchi di dolore acuto durati per quasi 6 anni.

4. Joseph Stalin (1878-1953) - Avvelenato per evitare una terza guerra mondiale?

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Data del decesso: 5 marzo 1953
Età: 74 anni
Luogo del decesso: Mosca

Ufficialmente Stalin morì per un'emorragia celebrale, anche se sono in pochi a credere a questa versione. La sera del 28 febraio 1953, il leader solietico riunì i suoi fedelissimi, Beria, Malenkov, Bulganin e Kruschev. Prima guardarono un film al Cremlino, poi si recarono nella dacia di campagna di Stalin e bevvero per tutta la notte.

Quando gli ospiti se ne andarono, Stalin avvisò le guardie del corpo che l'indomani avrebbe dormito fino a tardi. Per non disturbarlo, nessuno entrò nella sua stanza da letto fino alle 22 della serra successiva, quando fu trovato in fin di vita. All'arrivo del medico Stalin era già morto.

Una tavola rotonda composta da storici e "testimoni" e tenuta nella biblioteca del Congresso americano nel 2003, concluse che il tiranno era morto per cause naturali. Solo il figlio di Kruschev, Sergej, dissentì e sembrò sul punto di accusare il padre dell'omicidio. Anche Klaus Larres, il moderatore della tavola rotonda, e Raymond Garthoff della CIA, si dimostrarono scettici sulla "morte naturale".

Molti scrittori si dichiararono d'accordo con la teoria dell'omicidio, sostenendo che il capo delle guardie del corpo di Stalin lo avesse avvelenato con una iniezione per ordine di Beria. Questa tesi si fonda sulla notizia data dallo stesso Stalin, della presunta intenzione di un medico ebreo di attentare alla sua vita e sulla conseguente decisione di interrompere ogni rapporto con Israele.

I suoi fedelissimi temettero che il dittatore avesse intenzione di perseguitare gli ebrei, fatto che avrebbe scatenato una guerra con gli Stati Uniti, centro del movimento Sionista. Sarebbero stati, quindi, gli uomini più vicini a Stalin ad avvelenarlo, per evitare una terza guerra mondiale e anche per salvarsi la pelle: si diceva che Stalin volesse purgare l'intero Politburo (ossia  l'ufficio politico, cioè un organo esecutivo presente in vari partiti politici, in particolare nei partiti comunisti).



5. John F. Kennedy (1917-1963) - Fu assassinato dalla mafia?

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Data del decesso: 22 novembre 1963
Età: 46 anni
Luogo del decesso: Dallas, Texas

E' famosa in tutto il mondo quella terribile immagine di John F. Kennedy mentre viene assassinato a bordo di una macchina che stava sfilando a Dallas. Lee Harvey Oswald fu arrestato per omicidio ma venne ucciso a sua volta, prima di essere interrogato, per mano di Jack Ruby. La Commissione Warren, che condusse l'indagine, nel 1964 concluse che Oswald aveva agito da solo e che erano stati sparati 3 proiettili, di cui il prima aveva mancato il bersaglio, mentre il secondo aveva colpito la testa del Presidente.

Pare poi che la terza pallottola gli sia entrata nella schiena, passata per il collo e uscita dalla gola, prima di essere ritrovata su una barella dell'ospedale. E' la cosiddetta "pallottola magica" che tanto ha fatto discuttere coloro che non credono alla teoria dell'assassinio solitario. Nel 1979 una commissione creata apposta per indagare sul caso (la US House Select Committee on Assassins), concluse che fosse plausibile ritenere che Kennedy fosse stato vittima di una cospirazione.

La mafia fu tra i principali sospettati, in quanto pareva che kennedy se ne fosse servito nel 1960 per vincere le elezioni presidenziali, per poi voltare le spalle una volta raggiunto il suo obiettivo. Venne anche fatto un nome: il noto capomafia Johny Roselli pareva fosse stato la mente dell'attentato. Questa versione ha trovato consensi anche tra i più scettici.

Infatti, il desiderio di trovare una soluzione definitiva al caso, ha spinto un numero sempre maggiore di storici ad abbracciare la teoria della cospirazione mafiosa. Gli scettici più incalliti sono coloro che affermano di volersi basare solo su prove certe, ma sappiamo che è molto difficile che un mafioso rilasci confessioni scritte.

Nonostante i molti dubbi, i teorici della cospirazione si basano su 4 punti chiave: la prova del video girato da Abraham Zapruder, nel quale si vede la testa di Kennedy inclinarsi all'indietro, come se il colpo fosse frontale; l'improbabilità della teoria della "pallottola magica"; l'assassinio di un personaggio ormai scomodo come Oswald per mano di un malavitoso legato alla mafia e le strane circostanze di morte di 21 testimoni dell'omicidio nei 3 anni successivi all'attentato.






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