Nel 2022 cade l’anniversario di nascita o di morte di cinque stelle del cinema: Ingrid Bergman (1915-1982), Marlene Dietrich (1901-1992), Marilyn Monroe (1926- 1962), Romy Schneider (1938-1982), Elizabeth Taylor (1932-2011).
Dive che, al di là della patina luminescente, si sentirono intrappolate in realtà alle quali non sentivano di appartenere: ebbero vite complicate, segnate da solitudini, scandali, sconfitte.
Ma non è tutto oro quello che luccica: per celebrarne talento, bellezza e fortuna abbiamo cercato su di loro notizie poco note.
Per esempio, sapete che Frank Sinatra ebbe relazioni con molte di loro, che Taylor fece arrabbiare Monroe, che Dietrich e Schneider erano amiche, che di alcune sono stati avvistati i fantasmi?
Da Marilyn Monroe a Ingrid Bergman, da Marlene Dietrich a Romy Schneider e a Elizabeth Taylor: le ricordiamo con un sorriso, ancora una volta abbagliati dalla loro luce.
1. Marilyn Monroe predisse esattamente la sua morte
Splendida, ilare, tenera, secondo il biografo Norman Mailer, e istintiva, ingenuamente spregiudicata, insofferente alle regole, Norma Jeane Mortenson ebbe un’infanzia infelice.
A 16 anni sposò Jim Dougherty e quando lui partì per la guerra iniziò a fare la modella.
Nel 1946 firmò il primo contratto cinematografico e divenne Marilyn (nome suggerito dai produttori così come cambiare i denti, ossigenare i capelli, ancheggiare, tenere la bocca socchiusa, parlare sottovoce) Monroe (convinta di discendere dal presidente americano).
I suoi primi successi furono Come sposare un milionario, Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde.
Nel 1954 sposò il campione di baseball Joe DiMaggio, ma finì per la gelosia di lui. Poi vennero lo scrittore Arthur Miller, Yves Montand, il presidente Kennedy e suo fratello Bob.
Profondamente insicura, non ricordava le battute: sul set di A qualcuno piace caldo ripeté trenta volte “Dov’è il bourbon?” e 47 “Sono io, Sugar”.
Disse di lei il regista Billy Wilder: «Era sempre in ritardo. Al contrario mia zia è sempre puntuale, ma chi pagherebbe per vederla? Sullo schermo emetteva radiosità».
E Jack Lemmon: «La cinepresa rivelava qualcosa di lei che sfuggiva all’occhio umano. Sapeva di essere limitata e ritardava finché non era Marilyn».
Varie furono le ipotesi sulla sua morte, ma i familiari soffrivano di varie psicopatie: nonna (cercò di soffocarla quando aveva 13 mesi), nonno, zio (suicida) e madre morirono in manicomio.
Predisse: «Ero il tipo di ragazza che viene trovata sul letto con un tubetto di sonnifero vuoto». Dopo la sua scomparsa nacque l’industria della celebrazione: i suoi cimeli andarono all’asta, iniziò la vendita di oggetti “marilynizzati” e ci furono libri, quadri, film, balletti, commedie ispirati a lei.
Il giornalista Claudio Masenza notò: «L’immagine sopravvisse al culmine del suo splendore fisico. Non vedremo mai odiosi raffronti fotografici tra bellezza di ieri e devastazione di oggi». C’è però un’orribile foto che la ritrae morta sulla barella.
Disse di sé: «Per la gente sono uno specchio. Rivede i suoi pensieri più immorali riflessi nella mia immagine».
NORMA JEANE MORTENSON
1 giugno 1926 - 4 agosto 1962
Premi: 3 Golden Globe, 1 David di Donatello
Dissero di lei: “Un nulla coi capezzoli” (Otto Preminger)
2. Marlene Dietrich era irascibile e anaffettiva: sparò a un reporter e non amò sua figlia
Nata vicino Berlino, dopo gli studi di pianoforte, iniziò a lavorare in teatro e in film muti.
Nel 1923 sposò l’aiuto regista Rudolf Seiber da cui ebbe la figlia Maria.
Quando nel 1930 Josef von Sternberg la scelse per L’angelo azzurro era solo una florida attrice di 28 anni, con bellissime gambe.
Ma poi dimagrì, tolse i molari per sfinare il viso, corresse il naso con polvere d’argento, tirò la pelle con un nastro dietro i capelli e diventò Marlene Dietrich: misteriosa,sfrontata, replicata all’infinito in eroine come Lola Lola, Amy Jolly, la spia X 27, Shanghai Lily.
Rifiutò l’invito di Hitler a tornare in Germania e, divenuta cittadina americana, si esibì per le truppe al fronte. La sua immagine seducente nascondeva pessimo carattere, mania per l’igiene, alcolismo.
Ebbe molti amanti di entrambi i sessi (fu la prima a baciare una donna in un film), era anaffettiva e irascibile (sparò a un reporter salito sul cancello della villa).
Della figlia disse: «Mi detesta. Non le lascerò soldi ma l’esclusiva dei miei eccessi. Con quel mucchio di letame nascosto se è furba potrà arricchirsi».
Per l’ultimo film, Gigolò (1978), ricevette 250mila dollari per due giorni di riprese: il regista David Hemmings raccontò di averla corteggiata come per portarla a letto.
In Dizionario di buone maniere e cattivi pensieri dispensò consigli insoliti per un sex symbol: come cuocere le melanzane, correggere una minestra salata, evitare che le pietanze brucino.
Dopo una caduta trascorse 13 anni chiusa in casa rispondendo alle lettere dei fan che per 500 dollari potevano parlarle al telefono. Disse: «Per una ragazza bruttina è facile essere modesta».
MARIE MAGDALENE DIETRICH
27 dicembre 1901 - 6 maggio 1992
Premi: David di Donatello, German Film Award
Dissero di lei: “Una vera patacca, bugiarda, egocentrica, noiosa!” (Cecil Beaton)
3. Ingrid Bergman soffriva perché era troppo alta
Svedese, si affermò col film Intermezzo (1939). Altissima (un produttore le chiese di togliere i tacchi che non aveva) e bellissima, a Hollywood rifiutò di cambiare il cognome dal suono tedesco.
Il suo film più famoso è Casablanca che non voleva girare.
Una sera assistette a un film di Roberto Rossellini e gli scrisse: «Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese e in italiano sa dire solo ti amo, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei».
La lettera, scampata a un incendio, sembra ammiccante, ma cita una sua battuta. Ingrid, interessata al regista più che al film da girare (Stromboli) di cui ignorava la trama, divorziò dal marito svedese e per gli americani divenne “cultrice del libero amore, distillatrice di depravazione”.
Rossellini per lei lasciò l’attrice Anna Magnani, che in quel momento stava girando il film Vulcano alle isole Eolie e si dice inveisse contro Stromboli dove si trovavano i due amanti. Il caso volle che Ingrid Bergman partorì durante la prima del film di Anna Magnani, e la sala si svuotò.
Ingrid fu diretta dal marito Roberto Rossellini in Europa ‘51, Siamo donne, Giovanna d’Arco, Viaggio in Italia e La paura. Avrebbe dovuto essere la protagonista di Senso di Luchino Visconti ma Rossellini non volle.
Nell’ultimo film, Sinfonia d’autunno di Ingmar Bergman, rivisse il dramma dell’abbandono dei figli (Pia, Isabella, Isotta e Roberto) che dopo i divorzi vennero affidati ai mariti.
Secondo il critico Tullio Kezich «in quel film confessò più cose di quante ne abbiamo colte, confermandosi un’anima orgogliosamente imperfetta». Il suo motto era: “Felicità è buona salute e cattiva memoria”.
INGRID BERGMAN
29 agosto 1915 - 29 agosto 1982
Premi: 3 Oscar, 4 Golden Globe, 1 Bafta, 2 David di Donatello, 2 Emmy, 1 Tony
Dissero di lei:
“Parla cinque lingue e non riesce a recitare in nessuna!” (John Gielgud)
“Così bella e così stupida!” (Alfred Hitchcock)
4. Liz Taylor: subì 40 operazioni chirurgiche
Famosa fin da bambina, per tutti era Liz. Celebri i suoi diamanti, gli otto matrimoni e soprattutto gli occhi viola.
Occhi che per lei furono anche un problema perché aveva la distichiasi, mutazione genetica che provoca una doppia fila di ciglia e disfunzioni cardiache.
Fu afflitta da problemi di salute: dalla caduta da cavallo sul set di Torna a casa Lassie (1943) alle oltre 40 operazioni (cancro della pelle, tracheotomia, polmoni, anca, cervello) fino alle cure per disintossicarsi da alcol e sedativi.
Nacque in Inghilterra, da una ricca famiglia americana. A 16 anni era già una diva: i suoi film più noti sono Piccole donne, L’ultima volta che vidi Parigi, Il gigante, La gatta sul tetto che scotta, Improvvisamente l’estate scorsa, Venere in visone (Premio Oscar ‘61).
Per Cleopatra ricevette l’esorbitante somma di un milione di dollari. Se a questa cifra si aggiungono 195mila dollari per i costumi è comprensibile che la 20th Century Fox rischiò la bancarotta.
Negli ultimi anni interpretò Identikit (1974, regia di Patroni Griffi), Il giovane Toscanini (1988, regia di Zeffirelli) e Flintstones (1994) e sfruttò la sua popolarità impegnandosi nella raccolta fondi per la lotta all’AIDS.
Anche se affermò “Non faccio finta di essere una casalinga qualunque”, i suoi registi dissero: “Non si dà arie, tratta gli elettricisti come se fossero Rothschild” (Daniel Mann), “Un’anima democratica” (Mike Nichols), “Possiede la rara virtù della gentilezza” (George Cukor).
Per la scrittrice Gloria Steinem non era “mai malevola nei confronti delle altre attrici”. A proposito di Richard Burton disse: «So che mi aspetta da qualche parte, oltre l’arcobaleno!»
ELIZABETH TAYLOR
23 febbraio 1932 - 23 marzo 2011
Premi: 2 Oscar, 4 Golden Globe, 2 Bafta, 3 David di Donatello
Dissero di lei:
“Ha il doppio mento, le gambe corte e la pancetta” (Richard Burton, quinto e sesto marito)
“Un gran talento oscurato dalla bellezza” (Larry King)
5. Romy Schneider era figlia di un nazista
Rosemarie Albach Retty in arte Romy Schneider era figlia di Wolf, fervente nazista austriaco, e di Magda Schneider, stella del cinema tedesco, forse amante di Hitler.
Le due attrici furono madre e figlia anche nella trilogia sulla principessa Sissi. Romy rifiutò un quarto film su Sissi che, però, interpretò ancora in Ludwig di Luchino Visconti (1973).
Trasferitasi a Parigi divenne amica di Marlene Dietrich e Coco Chanel che le insegnò a vestirsi con stile. Lavorò in Francia (La piscina e La morte in diretta), in Italia (Fantasma d’amore, La califfa) e a Hollywood (Ciao Pussycat).
Era spiata dai servizi segreti della Germania dell’Est e sospettata di raccogliere fondi contro la dittatura.
I suoi ultimi anni furono difficili: un tumore al rene e la morte del figlio la spinsero verso alcolismo e depressione. Venne trovata morta seduta in poltrona, tra le mani una penna e una lettera incompiuta.
Nonostante due matrimoni, l’uomo della sua vita fu l’attore Alain Delon che al primo incontro trovò insopportabile. La loro storia è racchiusa in due biglietti di lui. Il primo è del 1964: “Mi dispiace. So che ti avrei resa infelice. Parto con Nathalie. Ti auguro ogni bene!”.
Il secondo scritto mentre la vegliava morta: “Ti guardo dormire e penso che sei bella e che forse non lo sei mai stata così tanto. (...) Sembra che una mano abbia dolcemente cancellato dal tuo viso tutte le angosce. (...) Ti amo, mia Puppelé”.
Molti sospettano che si sia suicidata anche se l’autopsia stabilì che aveva avuto un infarto. Altri sono convinti che sia ancora viva. Disse all’amico Michel Piccoli: «Non sono Sissi ma un’infelice donna di 42 anni».
ROSEMARIE ALBACH RETTY
23 settembre 1938 - 29 maggio 1982
Premi: 3 Cesar, 1 David di Donatello
Dissero di lei:
“Come eravamo giovani e come siamo stati felici” (Alain Delon)