Nell’epoca in cui furono compiuti, venivano reputati esperimenti significativi e di grande interesse, attuati in contesti scientifici e spesso gestiti da scienziati affermati ed apprezzati.
Oggi nessun comitato etico li acconsentirebbe, in quanto i 5 esperimenti che vi presentiamo nei nostri 5 punti, infatti, in nessun modo salvaguardano e/o tutelano i diritti degli esseri umani e degli animali coinvolti.
Escludendo, volutamente, la ferocia, gli orrori e le aberrazioni compiute nei laboratori dei lager nazisti, ecco che cosa accadeva nei “democratici” centri di ricerca, anche prestigiosi, meno di un secolo fa.
1. Guarire i gay (Anni ’70)
Tra il 1970 e il 1980 in Sudafrica il servizio di leva era obbligatorio.
Le autorità militari ritenevano però impensabile accettare soldati omosessuali nell’esercito.
Così chi veniva anche solo sospettato di essere gay veniva spedito nella famigerata “sezione 22” dell’Ospedale militare nei pressi di Pretoria.
Lì veniva sottoposto a varie terapie tra cui la castrazione chimica, l’elettroshock, massicce cure ormonali, shock elettrici ai genitali e la “terapia dell’avversione”.
Le stime dicono che, tra il 1971 e il 1989, furono effettuate almeno 900 operazioni forzate di riassegnazione sessuale, la maggior parte praticata su ragazzi tra i 16 e i 24 anni.
Alla guida di questo programma top secret per l’eradicazione dell’omosessualità nell’esercito era lo psichiatra Aubrey Levin (tuttora vivente).
Un trattamento simile era stato imposto qualche anno prima (nel 1952) ad Alan Turing (nella foto): lo scienziato inglese, per evitare il carcere (era stato arrestato per “atti di oscenità”), accettò di curare la propria “libido aberrata” con iniezioni di ormoni estrogeni.
Risultato: impotenza, femminilizzazione del fisico con crescita del seno e accumulo di grasso.
Stanco, deformato e depresso, Alan Turing si tolse la vita l’8 giugno 1954 come nella favola di Biancaneve: avvelenato da una mela intrisa di cianuro di potassio.
2. Lo studio di Tuskegee (1932-1972)
Nel 1932, durante un’epidemia di sifilide nelle comunità rurali degli Stati del Sud, le autorità sanitarie Usa inaugurarono un programma di trattamento speciale presso l’ospedale Tuskegee, in Alabama.
Lo studio coinvolse 399 inconsapevoli mezzadri afroamericani malati di sifilide e altri 201 senza la malattia.
L’obiettivo era studiare l’evoluzione della sifilide, raccogliendo anche i dati autoptici in caso di morte dei partecipanti.
A nessuno fu spiegato di cosa fossero malati (si parlò solo di “bad blood”, cioè “sangue cattivo”), né fu somministrato alcun trattamento, neppure dopo il 1940, quando fu provata l’utilità della penicillina contro la sifilide.
Le conseguenze furono la morte di numerosi uomini e la trasmissione della malattia attraverso i rapporti sessuali alle compagne e alla progenie.
Lo studio, definito in seguito “il più infame nella ricerca biomedica nella storia degli Stati Uniti”, finì dopo ben 40 anni e solo grazie alla denuncia di una giornalista, Jean Heller, che nel 1972 portò il caso alla ribalta.
3. Bikini esplosivo (1954)
Il primo marzo 1954 dall’atollo di Bikini, facente parte delle Isole Marshall (Oceania), si levò un fungo atomico enorme, equivalente a 1.000 bombe di Hiroshima.
Si trattava della detonazione di Castle Bravo, nome in codice del test nucleare più potente che gli Usa abbiano mai condotto.
Inspiegabilmente gli abitanti degli atolli di Rongerik e Utirik, sottovento rispetto a Bikini, non furono evacuati come era stato fatto per i test precedenti (tra il 1946 e il 1958 gli Stati Uniti testarono nelle Isole Marshall 66 armi nucleari).
Gli abitanti raggiunti dalla ricaduta radioattiva ne subirono le conseguenze. Molti furono ricoverati nel tentativo di curare forme tumorali (soprattutto alla tiroide), mentre le donne in gravidanza diedero alla luce bambini deformi e con problemi di apprendimento.
Nel 1975 ci fu il processo: le autorità americane sostennero che il vento era cambiato all’ultimo momento; sembra in realtà che l’esperimento fosse stato programmato per studiare gli effetti delle radiazioni su ecosistema e persone.
4. Armi psichedeliche (1953)
La molecola sintetizzata dal chimico svizzero Albert Hofmann nel 1943, un potente allucinogeno chiamato Lsd, aveva colpito molto la Cia.
Così, a dieci anni dalla sua scoperta, i servizi segreti Usa incaricarono l’allergologo Harold Abramson di condurre uno studio sulle sue applicazioni militari.
L’obiettivo era capire se l’Lsd fosse in grado di agire da “siero della verità”, permettendo di estorcere informazioni segrete al nemico, o provocare un “lavaggio del cervello” che ne facilitasse la sottomissione.
La sostanza chimica fu così somministrata (per decine di giorni consecutivi) a soldati, ma anche a gente comune, spesso senza consenso.
L’esperimento servì a poco poiché gli effetti dell’Lsd sono imprevedibili ed estremamente diversi da una persona all’altra: ci fu chi si limitò a ridere ininterrottamente, e chi (pare sia successo in almeno un caso) si buttò dalla finestra pensando di poter volare.
In ogni caso somministrare farmaci o droghe senza consenso è un atto contrario al codice di Norimberga (sottoscritto dagli Usa alla fine della Seconda guerra mondiale).
Proprio per questo motivo, il direttore della Cia Richard Helms, nel 1973, ordinò di distruggere tutti i documenti relativi a questi esperimenti.
5. Cosmonauta a quattro zampe (1957)
Durante la fase di addestramento era stata abituata a sopravvivere fino a 20 giorni consecutivi in una gabbia strettissima ed era stata sottoposta a simulazioni di lancio in una centrifuga.
Anche per questo il 3 novembre 1957 Kudrjavka (in russo “ricciolina”), una cagnolina di 3 anni, non si lasciò impressionare dall’angusta capsula spaziale sovietica Sputnik 2 in cui era stata fatta imbarcare.
Nella capsula c’erano cibo e acqua a sufficienza, oltre a particolari sensori che permettevano di monitorarle i parametri vitali.
In piena Guerra fredda, l’Unione Sovietica si apprestava a una missione senza precedenti – studiare il comportamento del corpo animale nello spazio – e Kudrjavka, che sarebbe passata alla Storia come Laika, ne era la protagonista.
Non è chiaro quanto a lungo Laika sopravvisse veramente: secondo le fonti ufficiali dell’epoca “oltre quattro giorni”, secondo altre fonti, oggi più accreditate, solo poche ore (sarebbe morta a causa degli sbalzi di temperatura oppure per asfissia).
Una cosa comunque è certa: il suo destino era già segnato fin dall’inizio della missione, infatti il rientro dello Sputnik non era previsto in ogni caso.