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5 grandi compositori Italiani

Secondo un vecchio detto, quello italiano sarebbe un popolo di “santi, eroi, poeti e navigatori”.

In effetti, come talvolta capita con i luoghi comuni, l’affermazione contiene un pizzico di verità, soprattutto se si considera un dato assolutamente peculiare del nostro popolo: la sua capacità, a dispetto di conflitti e catastrofi, di essere sempre all’avanguardia della creatività e dell’innovazione.

Nel suo libro “Gli Italiani” Luigi Barzini dichiara: “Non si può negare che l’Italia sia stata resa grande da tutti i suoi geni”.

Oggi, infatti, vedremo 5 grandissimi compositori italiani che hanno segnato la storia della musica: Antonio Vivaldi, Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini.

1. Antonio Vivaldi (1678 - 1741)

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Antonio Lucio Vivaldi nacque a Venezia il 4 marzo del 1678.

Il padre era un barbiere e un musicista dilettante e probabilmente fornì al figlio i primi rudimenti di violino.

Quando Antonio da giovane abbracciò il sacerdozio divenne noto come Il Prete Rosso a causa dei suoi capelli di un rosso acceso.

Venne ordinato a venticinque anni e trascorse all'incirca i trentacinque successivi insegnando, facendo il direttore d'orchestra e componendo musica, principalmente nella sua
città.

Sebbene fosse stato enormemente popolare per gran parte della sua vita, improvvisamente il suo lavoro non incontrò più il favore del pubblico durante gli anni Trenta del Settecento.

Quando morì a Vienna il 28 luglio del 1741, gli fu celebrato un funerale che oggi alcuni esperti sostengono avesse le caratteristiche di una cerimonia resa a un indigente.

Dopo la morte, la sua musica venne essenzialmente dimenticata fino alla metà del diciannovesimo secolo, quando vennero intraprese delle ricerche per compilare un catalogo definitivo delle opere di Johann Sebastian Bach.

Questi aveva talmente ammirato i concerti per archi del compositore veneziano che ne trascrisse dieci per strumenti a tastiera. Quando i musicologi scoprirono questa circostanza, furono spinti a dare una nuova occhiata a Vivaldi.

Molti dei suoi lavori dimenticati vennero per così dire "rispolverati" e godettero di una nuova ondata di popolarità.

I quattro concerti per violino noti collettivamente come Le quattro stagioni, per esempio, sono forse attualmente alcune delle musiche più riconoscibili al mondo.

L'allegro di apertura del concerto della "Primavera" ha oggi la stessa riconoscibilità delle battute della Quinta Sinfonia di Beethoven.

In anni recenti le stazioni radiofoniche di musica classica che cercavano di accrescere il numero dei loro ascoltatori si sono rivolte in maniera crescente alla musica di Vivaldi e nel 1981 Alan Alda scrisse, diresse e prese parte a The Four Seasons, un intero film basato sulle sezioni delle Quattro Stagioni, utilizzando la musica come colonna sonora.

Per quanto concerne la sua eredità musicale, Vivaldi ebbe un'enorme influenza sullo sviluppo (e sul perfezionamento) della forma del concerto e condizionò notevolmente la musica del diciottesimo secolo.

L'insieme di lavori di Vivaldi è stupefacente; secondo il biografo Walter Kolneder compose almeno 825 opere musicali accertate durante i suoi anni creativi: 78 sonate, 21 sinfonie, 457 concerti e altri lavori strumentali, 48 allestimenti teatrali e opere, approssimativamente 100 arie distinte, 59 cantate profane, 2 oratori e 60 opere vocali sacre.

È una produzione impressionante, specialmente quando si tiene conto dell'opinione dei musicologi secondo cui ci sono probabilmente molte altre composizioni di Vivaldi sepolte in archivi, biblioteche, musei e collezioni private in tutto il mondo.

Supponendo che abbia iniziato a comporre nel 1703, quando era venticinquenne (le sue prime composizioni stampate, raccolte di trii e sonate per violino, apparvero negli anni tra il 1705 e il 1710) e che abbia continuato fino a poco prima della morte nel 1741, Vivaldi produsse una media di un'opera importante al mese per almeno quattro decenni.

Questo sarebbe già abbastanza sorprendente in circostanze normali, ma nel caso del compositore c'erano dei fattori aggiuntivi che resero la sua produttività e il suo impegno verso la musica davvero notevoli.

 

2. Gioacchino Rossini (1792 - 1868)

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Gioacchino Antonio Rossini nacque a Pesaro il 29 febbraio del 1792.

Il padre, Giuseppe, era un i trombettista con una certa fama locale e la madre, Anna, era una cantante.

Le attitudini musicali di Gioacchino emersero in giovane età. Già nella prima adolescenza era esperto nell'utilizzo di vari strumenti inclusi il piano, la viola e il corno francese, e aveva una bella voce da soprano.

Non molto tempo dopo cominciò a comporre musica, comprese delle arie e dei duetti per corno che eseguiva con il padre.

Nella tarda adolescenza frequentò il Liceo Comunale a Bologna. Là acquistò una vasta conoscenza del contrappunto mentre studiava con Padre Mattei, perfezionò il canto con Gibelli, studiò il violoncello con Cavedagna e il pianoforte con Zanotti.

Lasciò il Liceo a diciotto anni e poco tempo dopo venne incaricato di scrivere la sua prima opera, La cambiale di matrimonio. Questo lavoro ebbe un'ottima accoglienza e Rossini fu incoraggiato a creare la sua prima opera seria intera, Tancredi, basata sulla tragedia di Voltaire Tancrède.

L'opera ebbe un enorme successo a Venezia, al punto che una delle sue arie, "Di tanti palpiti," fu cantata dalla gente per le strade in tutta la città il giorno successivo alla prima.

Rossini fece seguire a Tancredi una serie di lavori enormemente popolari tra cui L'italiana in Algeri (1813), Elisabetta, regina d'Inghilterra (1815), e quello che viene attualmente considerato il suo capolavoro, Il barbiere di Siviglia (1816).

In rapida successione continuò per produrre Otello (anch'esso del 1816), La cenerentola (1817), La gazza ladra (1817), Mosè (1818), La donna del lago (1819) e Maometto II (1820). La sua ultima opera del periodo veneziano fu Semiramide, eseguita per la prima volta nel 1823.

Nel 1824 Rossini divenne direttore del Théâtre-Italien di Parigi. Cinque anni dopo produsse l'opera che contiene probabilmente la sua melodia più riconoscibile. Guglielmo Tell fu rappresentata per la prima volta a Parigi il 9 agosto del 1829.

Dopo il successo del Guglielmo Tell Rossini, ormai ricco, smise di comporre opere. Aveva solo trentasette anni e il perché di questa decisione non è chiaro. Si ritiene che in origine intendesse prendersi una lunga vacanza che semplicemente poi si protrasse per quarantanni.

In questo periodo compose tuttavia una varietà di canzoni e di pezzi per pianoforte, in aggiunta allo Stabat Mater (1842) e a una finale manifestazione di brillantezza, la Petite Messe solemnelle del 1863.

Durante tutta la sua vita il superstizioso musicista ebbe sempre paura del giorno di venerdì 13. Per ironia della sorte morì il 13 dicembre - un venerdì - del 1868.

Sarà sempre ricordato per i due brillanti decenni in cui compose delle opere che deliziarono i suoi appassionati, influenzarono i contemporanei e ispirarono generazioni di compositori che seguirono.

Le sue opere sono tuttora ampiamente rappresentate, segno certo della sua influenza duratura e importante nel mondo musicale. Nella città natale di Pesaro, in Via Rossini 34, si trova ancora la sua casa, un piccolo museo che conserva i memorabilia della vita e della carriera del grande compositore.

Inoltre il Teatro Rossini di Piazza Lazzarini ospita in agosto un festival annuale operistico in suo onore.

 

3. Gaetano Donizetti (1797 - 1848)

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Il nome di Gaetano Donizetti è spesso citato simultaneamente con quelli di Giuseppe Verdi e di Gioacchino Rossini.

A loro va il merito di aver definito l'opera italiana nel diciannovesimo secolo e di aver influenzato generazioni di compositori che seguirono.

L'opera di Donizetti Don Pasquale (1843) è universalmente considerata uno dei tre capolavori dell'opera buffa del diciannovesimo secolo; gli altri due sono Il Barbiere di Siviglia di Rossini e il Falstaff di Verdi.

Il compositore nacque a Bergamo il 29 novembre del 1797. (Durante il diciottesimo e il diciannovesimo secolo per un certo periodo persisté la voce che suo nonno fosse un soldato scozzese di nome "Don Izett" che si era trasferito in Italia e aveva trasformato il nome in "Donizetti" per integrarsi coi nativi.)

Gaetano era uno di sei figli ma solo lui e il fratello Giuseppe intrapresero la carriera musicale. A soli otto anni le sue doti erano talmente evidenti che fu mandato a studiare con il compositore tedesco Johannes Simon Mayr, allora residente a Bergamo, Mayr, che all'epoca in Italia godeva di un grande consenso, riconobbe nel giovane Gaetano un vero talento musicale.

Nel corso della sua vita Donizetti ammise l'influenza fondamentale che il musicista ebbe sul suo lavoro e sullo sviluppo delle sue capacità di compositore. A diciotto anni si recò a Bologna, dove studiò contrappunto con l'insegnante di Rossini, Padre Mattei.

Fece ritorno a Bergamo tre anni dopo con la speranza di diventare un compositore d'opera professionista. Ebbe la sua occasione nel 1818, quando fu incaricato di scrivere la sua prima opera completa, Enrico di Borgogna, che debuttò a Venezia in novembre.

Enrico ebbe un'accoglienza abbastanza buona e consentì a Donizetti di continuare la carriera del compositore. Quattro anni dopo, nel 1822, l'opera che segnò una svolta, Zoraide, debuttò a Roma.

Donizetti ebbe presto più lavoro di quanto avrebbe potuto immaginare. Negli otto anni tra il 1822 e il 1830 compose 26 opere, in media più di tre all'anno. Solo nel 1830 ne compose cinque, una delle quali, Anna Bolena, fu un enorme successo.

Persino il leader risorgimentale Giuseppe Mazzini la lodò in una recensione eccezionalmente lusinghiera. Due anni dopo il compositore completò L'Elisir d'amore, uno dei suoi lavori più amati. Quest'opera venne accolta da un consenso unanime ed è tuttora rappresentata con regolarità.

I suoi lavori successivi sfiorarono un'ampia varietà di argomenti, comprese la storia italiana (Lucrezia Borgia), quella inglese (Rosamonda d'Inghilterra e Maria Stuarda, entrambe del 1834), e l'opera di Sir Walter Scott (Lucia di Lammermoor, 1835, ritenuta la sua opera migliore).

In aggiunta alla sua vasta produzione operistica (che ammontava a più di sessanta lavori in tutto), scrisse musica da chiesa, musica da camera, pezzi per pianoforte e canzoni.

Le caratteristiche del suo ampio repertorio includono melodie scorrevoli ed esuberanti che hanno affascinato dei cantanti moderni notevoli come la soprano Joan Sutherland e il tenore Luciano Pavarotti. (Le interpretazioni della Sutherland nel ruolo principale nella Lucia di Lammermoor hanno caratterizzato la sua carriera.)

Le precise linee melodiche di Donizetti, richiedendo un'agilità vocale sofisticata, si collocano come esempi eminenti dello stile raffinato del bel canto e manifestano una purezza lirica apprezzata dai cantanti e dal pubblico a partire dal secolo scorso.

Anche se il musicista dominò l'incanto umoristico dell'opera buffa, la sua vita fu spesso rovinata dalla sventura. La moglie diede alla luce due bambini morti e morì lei stessa dopo il secondo parto.

Donizetti soffrì di una serie di malattie e all'inizio del 1843 fu chiaro che era affetto da sifilide terziaria. Diventava periodicamente incoerente e all'improvviso esplodeva in collere violente.

Tentò di continuare a lavorare ma nel giro dei due anni seguenti il suo stato di salute peggiorò a tal punto che non riuscì più a comporre. Nel 1846 ebbe un colpo apoplettico che lo lasciò paralizzato. Rimase in coma fino alla morte che sopraggiunse l'8 aprile del 1848, a cinquantanni.

 

4. Giuseppe Verdi (1813 - 1901)

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Giuseppe Fortunino Francesco Verdi nacque a Roncole il 10 ottobre del 1813. (Anche se il compositore sostenne ripetutamente di essere nato in realtà il 9 ottobre, dei certificati di nascita esistenti confermano il 10 come sua reale data di nascita. 

Suo padre faceva il droghiere e l'oste, ed era troppo povero per dare al figlio un'istruzione adeguata.

Tuttavia un insegnante e organista del posto di nome Pietro Baistrocchi prese in simpatia il giovane Peppino (com'era chiamato da familiari e amici), e acconsentì a insegnargli latino, italiano, aritmetica e musica.

Il giovane Verdi sembrava essere stato un ragazzo particolarmente serio, e le sue abilità musicali si manifestarono molto presto, intorno ai sei o sette anni, quando il suono di qualsiasi strumento lo ipnotizzava.

A diciotto anni fu mandato a Milano nella speranza che potesse studiare al Conservatorio di Musica, ma la sua domanda venne rifiutata perché era troppo grande. Tuttavia passò tre anni in quella città, studiando con il compositore Vincenzo Lavigna, le cui opere erano state presentate alla Scala.

Nel 1836, a ventitré anni, Verdi tornò a casa, sposò Margherita Barezzi e diventò maestro di musica della banda municipale di Busseto. La coppia ebbe due figli, ma tra il 1838 e il 1840 la figlia, il figlio e la moglie del compositore morirono tutti.

Né i documenti storici né gli scritti di Verdi (le lettere, la sua narrazione autobiografica o simili) rivelano cosa causò la morte dei suoi figli. Tuttavia sappiamo che la moglie morì in seguito a un'encefalite acuta poco dopo la morte dei loro bambini.

Verdi aveva iniziato a comporre intorno ai tredici anni. Cominciò con pezzi per pianoforte e opere per strumenti solisti. Una delle più notevoli tra le prime composizioni di Verdi fu una nuova ouverture per l'opera di Rossini Il Barbiere di Siviglia.

Altre opere giovanili del compositore (pre-Oberto) includevano una cantata in otto movimenti dal titolo I deliri di Saul e un pezzo per orchestra, tenore e flauto solista, basato sul testo del Salmo 70.

Domenica 17 novembre del 1839 al Teatro alla Scala di Milano si svolse la prima dell'Oberto, la prima opera di Verdi. L'opera era nata grazie all'appoggio (sia finanziario che artistico) del suocero del compositore, e grazie agli sforzi di un suo amico, Pietro Massini, il quale gli diede il libretto dell'Oberto che era stato scritto da Antonio Piazza.

Anche se l'Oberto fu un successo di pubblico e di critica, il compositore si trovò impantanato in difficoltà finanziarie. Il suo lavoro successivo, l'opera buffa Un giorno di regno (composta quando Verdi era sconvolto per la morte della moglie e dei figli) fu accolta alla Scala da fischi.

Solo dopo il successo dell'opera seguente, il popolare Nabucco, il musicista poté sentirsi sicuro del fatto che le sue opere future sarebbero state ricercate e prodotte.

Nel corso dei cinquant'anni successivi la carriera di Verdi può essere suddivisa in tre parti distinte:
- Le opere giovanili: questo periodo comprende Oberto (1839), Nabucco (1842), I Lombardi (1843), Ernani (1844), I due Foscari (1844), Giovanna d'Arco (1845), Alzira (1845), Attila (1846), Macbeth (1847), I masnadieri (1847), Jérusalem (1847), Il corsaro (1848), La battaglia di Legnano (1849), Luisa Miller (1849) e Stiffelio (1850).
- Gli anni intermedi: Rigoletto (1851), Il trovatore (1853), La traviata (1853), I vespri siciliani (1855), Simon Boccanegra (1857), Aroldo (1857), Un ballo in maschera (1859), Inno delle nazioni (1862), La forza del destino (1862), Macbeth (1865), Don Carlo (1867), Aida (1871), Quartetto per archi (1873) e Messa da Requiem (1874).
- Le opere finali: Otello (1877), Falstaff (1893) e Quattro pezzi sacri (1898).

Verdi era volubile, intenso, irresistibile, energico, generoso, vigoroso e complesso. Con la sua musica stimolò il fervore nazionalista, e dopo la sua morte l'opera non ebbe mai più la portata epocale dei suoi lavori. Le sue lettere mostrano un uomo con una mente impetuosa e mutevole che dedicò il suo intero essere alla musica.

Verdi è stato indiscutibilmente il più grande compositore lirico che sia mai vissuto: con i suoi lavori l'opera raggiunse l'apice. Forse l'incapacità dei compositori successivi di superarne le opere costituisce il modo più semplice per spiegare la sua influenza.

Nel 1897, dopo la morte della seconda moglie, Giuseppina Strapponi, fondò a Milano una Casa di Riposo per anziani compositori, cantanti e musicisti. Il suo testamento dispose che tutti i diritti d'autore derivati dall'esecuzione delle sue opere andassero a sostegno della Casa.

La struttura è tuttora in attività, ospita un centinaio di musicisti ed è sovvenzionata quasi per intero dalla musica di Verdi.

 



5. Giacomo Puccini (1858 - 1924)

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Puccini nacque a Lucca il 22 dicembre del 1858 in una famiglia che vantava quattro generazioni di musicisti e di compositori a cominciare dal bisbisnonno, anch'egli chiamato Giacomo.

A dispetto di questa tradizione il giovane Giacomo non mostrò nessun interesse per la musica, né manifestò alcun talento nell'esecuzione o nell'arte del comporre.

Non andò granché bene neppure a scuola e non mostrò alcuna particolare ambizione. A un certo punto il suo primo insegnante di musica si arrese disperato, dichiarando che non esisteva la minima possibilità che il giovane continuasse la tradizione familiare.

Ma la sua devota madre si rifiutò di desistere e lo mandò all'Istituto Musicale di Lucca. Là venne istruito da Carlo Angeloni, un professore che ebbe una pazienza infinita e un costante entusiasmo nei suoi confronti.

Giacomo, che possedeva realmente un'affinità naturale con la musica, a dispetto della sua iniziale mancanza di motivazione e di disciplina, imparò in fretta e divenne presto un eccellente pianista e organista.

Nel 1875, a diciotto anni, prese il posto di organista nella chiesa del vicino paese di Mutigliano. Nel 1877 compose una cantata dal titolo Giunone che fece concorrere senza successo a una gara musicale a Lucca.

Nel 1880, grazie all'assistenza finanziaria di un prozio e della moglie del Re Umberto I, la Regina Margherita, Puccini si iscrisse al conservatorio di Milano, dove studiò per tre anni.

La sua composizione di diploma fu un pezzo chiamato Capriccio sinfonico, che incontrò lodi unanimi presso i critici. Il Capriccio mise in luce due dei suoi maggiori doni: l'abilità di comporre melodie affascinanti e il talento per l'orchestrazione drammatica.

All'epoca del suo diploma nel 1884 Puccini si iscrisse a un'altra gara, producendo in quell'occasione la sua prima opera in un atto, Le Villi. Di nuovo non riuscì a vincere ma l'opera venne comunque rappresentata al Teatro del Verme di Milano, debuttando il 31 maggio del 1883.

Successivamente scrisse un'opera intitolata Edgar. Tuttavia quel lavoro non fu un successo e non sopravvisse. Il compositore imputò il fallimento di Edgar alla debolezza del libretto, e decise che la sua opera successiva avrebbe avuto una storia avvincente ed efficace, degna delle sue capacità.

Trovò questa storia in Manon, il romanzo del 1731 dell'Abbé Prévost, che era già stato musicato nel 1884 da Jules Massenet. La versione di Puccini, intitolata Manon Lescaut, lo trasformò in un successo mondiale letteralmente nel giro di una notte.

Successivamente a Manon Lescaut, il musicista produsse le sue tre opere più popolari. Esse sono tuttora amate dagli appassionati e vengono rappresentate ovunque con regolarità.

La prima di questo trio di classici, La Bohème, debuttò al Teatro Regio di Torino il 1 febbraio del 1896, quando l'autore aveva trentasette anni. Unita ai proventi di Manon Lescaut, La Bohème fece di Puccini un uomo ricco. Nel 1900 costruì una meravigliosa villa a Torre del Lago.

Compose là su un pianoforte verticale Steinway di colore nero accatastato di manoscritti e di partiture, sedendo su una sedia girevole di legno anziché su una panca per pianoforte, e sempre là portò a termine la Tosca (che debuttò a Roma il 14 gennaio del 1900) e Madama Butterfly (la prima fu il 17 febbraio del 1904 a Milano), aumentando ulteriormente la sua immensa popolarità.

Nel 1909 la domestica dei Puccini, Doria, si suicidò perché la moglie del musicista riteneva (a torto) che lei e il marito avessero una relazione. (Uomo di notevole fascino, Puccini era notoriamente amante delle donne.)

Quel tragico avvenimento ritardò di un po' la sua opera successiva, ma nel 1910 La fanciulla del West, basata su un dramma di David Belasco intitolato The Girl of the Golden West, debuttò il 10 dicembre alla Metropolitan Opera di New York. (Belasco aveva anche scritto il dramma originale in un atto, Madam Butterfly, che Puccini trasformò nella sua popolare opera.)

Il compositore tentò successivamente di cambiare strada con Gianni Schicchi, un'opera buffa in un atto che debuttò al Metropolitan il 14 dicembre del 1918, insieme a due atti unici precedenti, Il Tabarro e Suor Angelica.

L'ultima opera di Puccini, Turandot, rimase incompiuta nel 1924 quando il compositore morì di cancro alla gola a Bruxelles, in Belgio, a sessantacinque anni. L'ultimo atto venne infine completato (su richiesta di Arturo Toscanini) dal compositore Franco Alfano e l'opera fu messa in scena per la prima volta nel 1926.

Puccini ebbe un'enorme influenza sullo sviluppo del teatro musicale moderno. Gli appassionati d'opera che fanno un'escursione a Lucca possono visitare la Casa di Puccini dove nacque il grande compositore, e che oggi funge da museo dedicato alla sua vita e al suo lavoro.

Gli oggetti ricordo nel museo variano dallo Steinway del musicista ad articoli personali, come il suo cappotto. In modo appropriato, la Casa di Puccini è anche una scuola di musica.

 






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