La guerra è un'impresa dall'esito incerto, e incerta è la memoria storica cha la maggior parte di noi ha quando si tratta di capi militari. Nel corso dei secoli, i popoli che ebbero la fortuna di avere dei grandi capi e innovatori militari prosperarono, controllarono il proprio territorio e dominarono le popolazioni vicine. Le civiltà prive di leader militari forti, invece, furono soggiogate o annientate.
Helmut von Moltke diceva "Il commandante militare segna il destino di una nazione" e Napoleone Bonaparte scrisse: "I Galli non vennero conquistati dalle legioni romane, ma da Cesare. Roma non tremò davanti ai soldati cartaginesi, ma davanti ad Annibale. Non fu la falange macedone ad arrivare in India, ma Alessandro. Non fu l'armata francese che raggiunse il Weser e l'Inn; fu Turenne. La Prussia non fu difesa per sette anni dall'attacco delle tre più formidabili potenze europee dai soldati prussiani, ma da Federico il Grande".
Oggi parleremo di 5 tra i più grandi comandanti, innovatori e condottieri militari di tutti i tempi, accomunati tutti da una bizzarra coincidenza e cioè dal fatto, che nonostante la loro grandezza, restano tutt'oggi (quasi )sconosciuti alla maggior parte della gente. Scoprliamili insieme.
1. Chiang Kai-Shek - Nazionalista cinese (1887-1975)
Nazionalista e inesorabile anticomunista, Chiang Kai-Shek diresse l'unificazione militare della Cina negli anni Venti e partecipò come leader del suo paese alla sconfitta del Giappone da parte degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Quando, alla fine, perse la Cina contro i comunisti, Chiang mantenne la repubblica e la trasferì nell'isola di Taiwan (Formosa), promuovendone lo sviluppo economico, la stabilità politica e la riforma agraria.
Chiang nacque il 31 ottobre 1887 in una famiglia di contadini e piccoli commercianti del distretto di Fengshua, nella provincia dello Chekiang, vicino a Shanghai, ma abbandonò la tradizione familiare per dedicarsi alla carriera militare. Dopo un breve periodo di addestramento all'Accademia Nazionale di Baoding, Chiang andò a Tokyo, dove entrò nella Scuola Militare. Qua conobbe Sun Yat-sen e si unì alla sua Lega Rivoluzionaria della Cina, che mirava a rovesciare il governo imperiale e a unificare la Cina in una repubblica.
Con la morte di Sun nel 1925, Chiang assunse la leadership del KMT (Partito Nazionalista) e il 10 ottobre 1928 assunse la posizione di presidente del governo nazionale, a capo della Cina unificata. Nei primi anni Trenta rimaneva solo l'opposizione dei comunisti, sotto Mao Zedong. La resa del Giappone nel 1945, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, non portò la pace in Cina. I nazionalisti di Chiang e comunisti di Mao, infetti, ripresero immediatamente la lotta. Malgrado gli sforzi di mediazione degli Stati Uniti, la guerra continuò e i comunisti ottennero il vantaggio.
Nel 1949 Chiang trasferì il governo nazionalista sull'isola di Taiwan. Da allora, Chiang governò la "Cina nazionalista", facendo diventare Taiwan una potenza economica asiatica, fino alla morte, che lo colse all'età di 87 anni, il 6 aprile 1975, senza riuscire mai a mettere insieme una forza sufficiente per tentare la riunificazione del suo paese. Chiang era in grado di passare con facilità dal ruolo del leader politico a quello di capo militare. Contribuì direttamente alla sconfitta dei giapponesi nella Seconda Guerra Mondiale e, anche se alla fine fu sconfitto dai comunisti, si dimostrò efficiente nell'organizzare e mantenere il governo nazionalista a Taiwan.
2. Luigi di Borbone, Principe di Condé - Generale francese (1621-1686)
Luigi di Borbone, Principe di Condé fu uno dei più grandi comandanti francesi del diciassettesimo secolo e portò il suo paese alla superiorità militare in Europa. Nato con il titolo di duca di Enghien l'8 settembre 1621, Condé era un "principe di sangue", ovvero aveva legami diretti di parentela con la famiglia reale. Per diritto di nascita, il giovane Condé assunse il suo primo comando militare all'età di 19 anni e presto diede prova di coraggio e tenacia, oltre che di un'eccezionale capacità di individuare e sfruttare i punti deboli dei nemici.
In soli 3 anni Condé ottenne il comando dell'esercito francese e gli fu affidato il compito di difendere la Francia da un'invasione dai Paesi Bassi Spagnoli. Il 19 maggio 1643 concentrò l'artiglieria a Rocroi contro la fanteria spagnola che a buon diritto aveva la fama di essere la migliore al mondo. In un solo giorno Condé distrusse l'armata spagnola, uccidendo 20.000 uomini e perdendone solo 1000, mise fine al dominio spagnolo sull'Europa, che durava da più di 150 anni.
Tuttavia la sua carriera fu per certi versi contrastata, visto che si schierò con il movimento della Fronda, contro il re, dovendo così ripiegare in Spagna, grande rivale della Francia in quegli anni burrascosi della storia europea. Il gran perdono di Luigi XIV arrivò comunque nel 1660, quando il generale venne reintegrato come generale nell’esercito francese. Dopo la battaglia di Rocroi Condé riuscì per ben 2 volte a fare battere in ritirata anche le truppe bavaresi. Restano celebri le sue vittorie contro gli olandesi ad Arnheim (1672) e contro il principe d'Orange a Seneffe (1674) la quale è stata la sua ultima vittoria.
Vecchio, malato di gotta e pieno di acciacchi, Condé non poté più tornare in campo e, dopo più di 30 anni di comando militare, si ritirò e visse i suoi ultimi anni nella ricchezza e nei privilegi, dedicandosi alla famiglia e ad attività intellettuali. Morì a Fountainbleau l'11 dicembre 1686, all'età di 75 anni. Condé diede prova di essere un brillante tattico e più volte vinse in condizioni di assoluta inferiorità. Comandando i suoi uomini dalle prime linee, riportò numerose ferite e più volte i cavalli che montava vennero colpiti in battaglia.
3. Hernando Cortés - Conquistatore spagnolo (1485-1547)
Con una forza inferiore a 600 uomini, appoggiati da 20 cavalli e 10 piccoli cannoni, Hernando Cortés invase e occupò l'impero azteco, che contava una popolazione di più di 5 milioni di persone. Mai prima di allora un esercito tanto esiguo aveva conquistato un territorio così vasto e con ricchezze così enormi.
Nato a Medellín in una famiglia della piccola nobiltà nella Spagna sud-occidentale, Hernando Cortés studiò legge per un breve periodo, prima di salpare verso il Nuovo Mondo in cerca di fortuna all'età di 19 anni. Ha trascorso alcuni anni sull'isola caraibica di Hispaniola come proprietario terriero e nel 1511 prese parte alla spedizione militare di Diego de Velazquez che portò alla conquista di Cuba. Dopo la vittoria sposò la cognata di Velazquez. Nel 1518, Velazquez gli diede il permesso di radunare un piccolo esercito e condurre una spedizione in Messico, paese che gli Spagnoli avevano visitato per la prima volta l'anno prima.
Per impedire che i suoi pochi uomini disertassero (per paura di avventurarsi nell'entroterra) Cortés bruciò le proprie navi, eliminado ogni mezzo di fuga. Sfrutto a suo vantaggio il mito di Quetzalcoatl, un re-dio barbuto dalla pelle chiara che - secondo la leggenda, aveva insegnato al popolo azteco l'agricoltura e il governo- il cui ritorno doveva essere festeggiato con grandi cerimonie. Montezuma, il re degli aztechi, fece un tentativo di fermare Cortés, ma la sua difesa mancava di unità e tenacia, sia a causa della leggenda di Quetzacoatl - che imponeva che il popolo accogliesse con gioia il ritorno del "re bianco"- sia per il terrore che i cavalli e le armi da fuoco spagnole gettavano tra gli indigeni, che non avevano mai visto niente di simile.
Il 18 novembre 1519, il conquistatore spagnolo entrò nella capitale azteca di Tenochtitlàn e fece prigioniero Montezuma. Dopo molte peripezie e rivolte, il 13 agosto 1521 Cortés fece radere a suolo gli edifici originari della la capitale azteca e ricostruire, battezzandola Città del Messico. Morì nel 1547, all'età di 62 anni dopo essersi ritirato in una tenuta vicino a Siviglia dove visse nel lusso con la ricchezza accumulata in Messico. Cortés conquistò il Messico grazie alla brillante capacità di comandare e alla straordinaria abilità a stringere alleanze con i nemici appena sconfitti. Le sue imprese possono essere paragonate solo a quelle di Francisco Pizzarro contro gli Incas, in Perù.
4. Tamerlano - Conquistatore tartaro (1336-1405)
Tamerlano è stato il più influente capo militare medievale dell'Asia Centrale, il quale ha ricostituito l'Impero Mongolo di Gengis Khan. Durante la lunga carriera in campo, intraprese campagne militari pressoché continue per allargare i suoi confini e mantenere il suo enorme territorio, che si estendeva dal Mediterraneo a ovest all'India a sud, alla Russia a nord.
Nato nel 1336 in una famiglia militare poco influente a Kesh, l'odierna Shakhrisabz, in Uzbekistan, Tamerlano derivò il suo nome da Timur Lang (Timur lo Zoppo) a causa di una paralisi parziale del fianco sinistro. Malgrado i natali modesti e la menomazione fisica, l'intelligente Tamerlano fece carriera tra i ranghi politici e militari dei mongoli Jagatai, nella regione dellAsia Centrale che oggi costituisce il Turkestan e la Siberia centrale. Nel 1370, Tamerlano rovesciò il khan e assunse la leadership dei Jagatai dichiarandosi un mongolo e un diretto discendente di Gengis Khan, con l'obiettivo di ricostituire l'antico impero.
Durante i 35 anni che seguirono guidò offensive contro nuovi territori e soffocò ogni conflitto interno. A differenza di Gengis Khan, però, Tamerlano saccheggiava le terre che conquistava e accumulava le loro ricchezze nel suo palazzo a Samarcanda. Invece di unificare i nuovi stati come parte di un grande impero, lasciava dietro di sè rovine e devastazione e condusse operazioni belliche che incoraggiarono la barbarie e le atrocità. Conquistò la Persia e, tra il 1380 e il 1389 anche l'Iran, la Mesopotamia, l'Armenia e la Georgia.
Nel 1398 invase l'India massacrando gli abitanti di Delhi e facendo passare a fil di spada più di 100.000 soldati indiani, e 3 anni dopo conquisto anche la Siria, massacrando 20.000 abitanti di Damasco. Il 19 gennaio 1405 morì, all'età di 68 anni e la sua tomba, il Gur-e-Amir, è tuttora uno dei più grandi monumenti architettonici di Samarcanda. Tamerlano conquistò il potere e il territorio grazie alla dimensione e alla potenza del suo esercito e mantenne il controllo attraverso la pura spietatezza. Le sue imprese non andarono al di là dell'annientamento di popoli, la devastazione di territori e l'innalzamento di mucchi di teschi lucidi.
5. Saladino - Sultano musulmano (1138-1193)
Il capo musulmano Saladino fondò la dinastia degli Ayyubidi in Egitto, unificò con la forza il mondo arabo, sconfisse l'armata d'occupazione della Seconda Crociata e combatté la Terza Crociata fino a un punto di stallo. Divenne famoso nel mondo dell'Islam per le sue gesta e si guadagnò il rispetto degli occidentali per la sua nobiltà e la sua cultura. La leadership militare di Saladino rappresentò la più formidabile opposizione agli sforzi europei di conquistare la Terra Santa e lo rese il più influente capo musulmano del XII secolo.
Saladino, il cui nome arabo, Salah al-Din ibn Ayyub, significa "onore della fede", nacque a Tikrit, nell'odierno Iraq, nel 1138. Sua padre, di etnia curda, era un ufficiale di grado elevato nell'esercito del capo turco-siriano Nur-ed-din, che si opponeva ai tentativi dei cristiani europei di liberare la Terra Santa dagli "infedeli". Dopo aver studiato teologia a Damasco, Saladino seguì il padre nell'esercito. Nel 1164 Saladino combatté con l'esercito che cacciò i cristiani dall'Egitto e in 12 anno conquistò l'Iraq e la Siria, giurando solennemente di espellere i crociati dalla Palestina.
E così, il 4 luglio li attaccò alla battaglia di Hattin e in breve tempo i musulmani uccisero o catturarono gran parte dell'esercito crociato. Dopo la battaglia di Hattin, e precisamente il 2 ottobre 1187, entrò a Gerusalemme, ristabilendo il controllo musulmano sulla città per la prima volta dai tempi dell'occupazione crociata del 1099. A differenza del bagno di sangue che aveva seguito il trionfo dei crociati, Saladino trattò i nemici con leggendaria compassione. Il 4 marzo 1193 Saladino morì a 55 anni, dopo aver contratto la febbre gialla.
Fu il più grande capo militare musulmano dell'epoca, e la sua unificazione del mondo islamico rappresentò l'unica possibilità del suo popolo di opporsi con successo all'invasione dei cristiani europei. Inoltre, Saladino amministrò i paesi conquistati con giustizia, guadagnandosi la lealtà dei sudditi. In un periodo in cui il fervore religioso forniva l'impulso per diffusi conflitti, Saladino rimase altamente rispettato dai suoi nemici, che pure aborrivano la fede che rappresentava. Lodato per la sua nobiltà e per i suoi sforzi di salvaguardare la cultura, ispirò persino alcune opere letterarie occidentali, tra cui "Il Talismano", un racconto romanzato della Terza Crociata di Sir Walter Scott.