Davanti a molti di noi si stende finalmente un mare di tempo libero: l’agosto italiano. Dovremo scegliere i libri in cui tuffarci.
Quelli che ci porteranno via, quelli che non vediamo l’ora di riabbracciare, quelli che illumineranno il mondo di una nuova luce, quelli che ci turberanno, quelli che ci cambieranno o che ci risveglieranno le emozioni.
È il momento privilegiato per i libri di intrattenimento, ma anche per quelli che, prima o poi, sappiamo di dover leggere.
L’estate, si sa, è da sempre sinonimo di relax e letture. Sarebbe il periodo ideale per invitare chi legge poco o non legge affatto a dedicare parte di questo tempo al piacere della lettura.
Se non hai ancora scelto quali libri mettere in valigia ecco i nostri consigli per belle letture in viaggio o sotto gli ombrelloni (e non solo).
1. "Ogni piccola cosa interrotta" di Silvia Celani
Sono le nostre imperfezioni a renderci più forti. Sono loro a tracciare la strada delle nostre cose interrotte.
«L’amore che ognuno di noi riceve ha la stessa funzione delle stelle per i navigatori. Ci indica la rotta. Rimane in fondo alle nostre tasche, così, ogni volta che lo desideriamo, ogni volta che ne sentiamo la necessità, possiamo accertarci che sia sempre lì affondandovi una mano».
Silvia Celani ha scritto un esordio che lascerà il segno. Un esordio con la forza di un romanzo maturo e potente. Chi lo ha letto in anteprima lo ha paragonato al bestseller dell’anno Eleanor Oliphant sta benissimo. Una storia che ci dimostra come siano le nostre imperfezioni a renderci più forti. Sono le nostre fragilità a renderci quello che siamo. Sono loro a rendere la nostra vita davvero perfetta. Sono loro a tracciare la strada delle nostre cose interrotte.
Mi chiamo Vittoria e la mia vita è perfetta.
Ho una grande casa e tanti amici. Non mi interessa se mia madre si comporta come se io non esistessi. Se mio padre è morto quando ero piccola. Se non ricordo nulla della mia infanzia.
Se, anche circondata da persone e parole, sono in realtà sola. Io indosso ogni giorno la mia maschera, Vittoria la brava figlia, la brava amica, la brava studentessa. Io non dico mai di no a nessuno. Per me va benissimo così. È questo senso di apnea l’unica cosa che mi infastidisce.
Quando mi succede, quello che ho intorno diventa come estraneo, sconosciuto. Ma è solo una fase. Niente potrebbe andare storto nel mio mondo così impeccabile. Ero convinta che fosse davvero tutto così perfetto.
Fino al giorno in cui ho ritrovato i pezzi di un vecchio carillon di ceramica. Non so cosa sia. Non so da dove provenga. Non so perché mi faccia sentire un po’ spezzata e interrotta, come lui.
Ma so che, da quando ho provato a riassemblarlo, sono affiorati ricordi di me bambina. Della voce di mio padre che mi rassicura mentre mi canta una ninnananna.
Momenti che avevo sepolto nel cuore perché, come quel vecchio carillon, all’improvviso si erano spezzati per sempre. Eppure ora ho capito che è l’imperfezione a rendere felici. Perché le cose rotte si possono aggiustare e diventare ancora più preziose.
Silvia Celani è nata a Roma, ma da sempre vive in provincia, in una casa immersa nel verde, dove ama invitare gli amici per pranzi e cene che, di solito, si prolungano all’infinito. Adora i libri, il mare e le facce impiastricciate di Nutella dei suoi bambini a colazione. È sicura che Walt Disney avesse ragione: «Se puoi sognarlo, puoi farlo». Ogni piccola cosa interrotta (Garzanti, 2019) è il suo romanzo d’esordio.
2. "Quel che sa la notte" di Arnaldur Indriðason
Tra gli effetti del riscaldamento globale c’è anche lo scioglimento dei ghiacciai, come spiega una guida islandese a un gruppo di turisti tedeschi durante un’escursione sul gigantesco Langjökull.
Tra la sorpresa e l’orrore, i turisti vedono emergere un corpo congelato e perfettamente conservato, che ben presto si scopre essere quello di un imprenditore scomparso misteriosamente trent’anni prima.
Il medico legale che procede all’identificazione si ricorda ancora del caso, sul quale aveva investigato un poliziotto suo amico, Konrað, ora in pensione.
All’epoca i sospetti erano ricaduti sul socio in affari dell’imprenditore, che però in mancanza di cadavere era stato rilasciato.
Ora questo ritrovamento rimette tutto in discussione e Konrað, dopo un iniziale tentennamento, decide di riprendere il filo delle indagini. Il sospettato di un tempo potrebbe essere definitivamente inchiodato, ma l’intuito di Konrað punta in un’altra direzione e una nuova testimonianza sembra aprire scenari inattesi...
Arnaldur Indriðason è uno scrittore islandese di romanzi polizieschi che hanno come protagonista il personaggio di Erlendur Sveinsson. Ha lavorato come giornalista indipendente e come critico cinematografico.
Laureato in storia, ha scritto il suo primo romanzo nel 1997. Ha vinto numerosi premi fra i quali il Glasnyckeln e Gold Dagger.
Ha scritto i seguenti romanzi, tutti pubblicati da Guanda: Sotto la città (2005), La signora in verde (2006), La voce (2008), Un corpo nel lago (2009), Un grande gelo (2010), Un caso archiviato (2010), Un doppio sospetto (2011), Cielo Nero (2012), Le abitudini delle volpi (2013), Sfida cruciale (2013), Le Notti di Reykjavík (2014), Una traccia nel buio (2015), Un delitto da dimenticare (2016).
3. "M. Il figlio del secolo" di Antonio Scurati
Vincitore Premio Strega 2019, il primo romanzo sul fascismo raccontato attraverso Benito Mussolini: il figlio di un secolo che ci ha reso quello che siamo.
"Io sono lo sbandato per eccellenza, il protettore degli smobilitati, lo sperduto alla ricerca della strada. Ma l'azienda c'è e bisogna portarla avanti. In questa sala semivuota, dilatate le narici, fiuto il secolo, poi tendo il braccio, cerco il polso della folla e sono sicuro che il mio pubblico ci sia."
Lui è come una bestia: sente il tempo che viene. Lo fiuta. E quel che fiuta è un'Italia sfinita, stanca della casta politica, della democrazia in agonia, dei moderati inetti e complici.
Allora lui si mette a capo degli irregolari, dei delinquenti, degli incendiari e anche dei "puri", i più fessi e i più feroci.
Lui, invece, in un rapporto di Pubblica Sicurezza del 1919 è descritto come "intelligente, di forte costituzione, benché sifilitico, sensuale, emotivo, audace, facile alle pronte simpatie e antipatie, ambiziosissimo, al fondo sentimentale".
Lui è Benito Mussolini, ex leader socialista cacciato dal partito, agitatore politico indefesso, direttore di un piccolo giornale di opposizione. Sarebbe un personaggio da romanzo se non fosse l'uomo che più d'ogni altro ha marchiato a sangue il corpo dell'Italia.
La saggistica ha dissezionato ogni aspetto della sua vita. Nessuno però aveva mai trattato la parabola di Mussolini e del fascismo come se si trattasse di un romanzo. Un romanzo – e questo è il punto cruciale – in cui d'inventato non c'è nulla.
Non è inventato nulla del dramma di cui qui si compie il primo atto fatale, tra il 1919 e il 1925: nulla di ciò che Mussolini dice o pensa, nulla dei protagonisti – D'Annunzio, Margherita Sarfatti, un Matteotti stupefacente per il coraggio come per le ossessioni che lo divorano – né della pletora di squadristi, Arditi, socialisti, anarchici che sembrerebbero partoriti da uno sceneggiatore in stato di sovreccitazione creativa.
Il risultato è un romanzo documentario impressionante non soltanto per la sterminata quantità di fonti a cui l'autore attinge, ma soprattutto per l'effetto che produce.
Fatti dei quali credevamo di sapere tutto, una volta illuminati dal talento del romanziere, producono una storia che suona inaudita e un'opera senza precedenti nella letteratura italiana.
Raccontando il fascismo come un romanzo, per la prima volta dall'interno e senza nessun filtro politico o ideologico, Scurati svela una realtà rimossa da decenni e di fatto rifonda il nostro antifascismo.
Ricercatore allo IULM di Milano, Antonio Scurati coordina il Centro studi sui linguaggi della guerra e della violenza e insegna all'Università di Bergamo Teorie e tecniche del linguaggio televisivo.
Editorialista della «Stampa» è anche columnist di «Internazionale».
Nel 2005 ha vinto il Campiello con il romanzo Il sopravvissuto. Nel 2011 pubblica La seconda Mezzanotte e nel 2013 Il padre infedele. Nel 2015 arriva tra i finalisti al Campiello con Il tempo migliore della nostra vita, edito come sempre da Bompiani.
Nel 2018 esce M. Il figlio del secolo, un romanzo sul fascismo raccontato attraverso Benito Mussolini, vincitore del Premio Strega 2019.
I suoi libri sono stati tradotti in varie lingue.
4. "La donna senza memoria" do Anthony Mosawi
Una protagonista fuori dal comune, un romanzo ipnotico, enigmatico e misterioso.
Non ho un passato. Non ho un'identità. Ricordo solo il mio nome: Sara Eden. E ho una sola certezza: non devo fidarmi di nessuno
La bambina ha soltanto dieci anni. Quando la trovano, è immersa in una vasca di deprivazione sensoriale: non sente niente, non vede niente ma indossa delle cuffie collegate a un registratore che le trasmette sempre lo stesso messaggio: «Il mio nome è Sara Eden».
I suoi ricordi non esistono più, il passato è un enigma. Le resta soltanto il suo nome e qualche indizio frammentario: una vecchia collana e una polaroid che ritrae uno sconosciuto, con un appunto scritto a mano: «Non ti devi fidare di quest’uomo».
La bambina ora è una donna e ha qualche certezza in più. Sa che qualcuno le sta dando la caccia, ma non sa chi. Sa soltanto che non si fermeranno mai.
Sa che l’unica possibilità che le resta è trovare l’uomo della polaroid, lo sconosciuto di cui non dovrebbe fidarsi, per tentare di ricomporre i frammenti del suo passato. E sa che c’è qualcosa di oscuro, in quel passato, che la rende pericolosa.
Perché Sara Eden potrebbe essere una vittima, ma potrebbe essere anche un’assassina. L’unica cosa che sa per certo è che non può credere a nessuno.
Una protagonista assolutamente inedita e affascinante, ispirata a una figura reale, un ritmo cinematografico che non dà tregua, dalla prima all’ultima pagina.
Anthony Mosawi ha lavorato alla Paramount Pictures, per otto anni per poi aprire una sua azienda di produzione cinematografica. È sposato e ha un figlio, e divide il suo tempo tra Los Angeles e Londra. La donna senza memoria (Longanesi, 2019) è il suo primo romanzo.
5. "Il Detective Selvaggio" di Jonathan Lethem
Lethem torna al noir per la prima volta dopo il bestseller Brooklyn senza madre, vincitore del National Book Critics Circle Award.
«"Il Detective Selvaggio" indaga la nostra America infestata in tutte le sue forme contemporanee – al confine della città, nelle profondità del deserto, quella della porta accanto. È una esibizione agile e incredibile che trabocca di verve e acume, marchio di fabbrica di Lethem» – Colson Whitehead, Premio Pulitzer 2017
«Lethem cattura la floridezza dell’orrore e la bizzarra, la nichilistica sensazione di possibilità che ha raggiunto gli americani il giorno dopo l’elezione di Trump: il suo tono è carico di battute acute e umoristiche, serio e comico al tempo stesso» – The New Yorker
«"Il Detective Selvaggio" è un libro irriverente e incredibilmente spiritoso, su cosa significa vivere nel bel mezzo di un trauma postelettorale. Come al solito, Lethem scrive di un’America grottesca, anticonformista e spietata con sapienza e acume straordinari» – Dana Spiotta
«Un viaggio irresistibile nella valle che divide i privilegiati dai diseredati» – Kirkus Review
Phoebe Siegler incontra il Detective Selvaggio, ovvero Charles Heist, per la prima volta in una roulotte trasandata all’estrema periferia est di Los Angeles. Lei sta cercando Arabella, la figlia di una sua amica, che è scomparsa e ingaggia Heist per aiutarla.
Heist, un solitario di poche parole che tiene il suo animale da compagnia – un opossum – nel cassetto della scrivania, conquista subito la esuberante, sarcastica e logorroica Phoebe. Controvoglia, Heist decide di aiutarla.
Questa strana coppia inizia così un viaggio tra i vagabondi che abitano nel deserto per scoprire che Arabella si trova in guai seri – intrappolata in una situazione di stallo e potenzialmente violenta cui solo Heist, incredibilmente, può mettere fine.
Il viaggio di Phoebe nel deserto si prospettava bizzarro sin dall’inizio, ma nessuno poteva immaginare che fosse anche pericoloso...
Jonathan Lethem è figlio di un pittore e di una militante della sinistra radicale, ma anche e soprattutto, in senso appena più lato, di una Brooklyn divisa fra italiani, neri ed ebrei, dei classici del cinema di fantascienza, dei cartoni animati della Warner Bros., della grande letteratura europea e della cultura hippy.
È cresciuto leggendo Calvino e la Highsmith, Dostoevskij e Ray Bradbury, e se fino all’adolescenza da grande voleva fare il pittore, a vent’anni si è ritrovato sulla West Coast a lavorare fra gli scaffali di una libreria – e alle prime versioni dei suoi romanzi.
La lunga parentesi californiana dura più di dieci anni, che comprendono un breve matrimonio (con la scrittrice Shelley Jackson) e la pubblicazione dei suoi primi romanzi: nel 1994 Gun with Occasional Music (Concerto per archi e canguro) nel 1995 Amnesia Moon (che verrà pubblicato in Italia da minimum fax ad aprile 2003), e di una raccolta di racconti, The Wall of the Sky, the Wall of the Eye (L’inferno comincia nel giardino, minimum fax 2001). Del 1997 è As She Climbed across the Table (Oggetto d’amore non indentificato), del 1988 Girl in Landscape.
A questo punto critica e pubblico sono già d’accordo nel riconoscerlo come uno dei talenti più interessanti della nuova narrativa americana: il dono più straordinario della sua scrittura è la mescolanza geniale, smaccatamente esibita e perfettamente controllata, fra i generi ormai codificati – e quanto mai distanti fra loro – della letteratura popolare contemporanea: il noir hard-boiled, la fantascienza, il western classico, il campus novel (Girl in a Landscape, per fare un esempio, è un omaggio a Sentieri selvaggi ambientato su Marte: un mix di John Ford e Philip K. Dick).
Ma il vero successo è arrivato nel 2000, con il romanzo Motherless Brooklyn (Testadipazzo), un omaggio commosso alla sua Brooklyn (riscoperta nel 1996, quando è tornato a viverci) travestito da detective story.
Ai premi prestigiosi, alla massiccia attenzione dei media (la rivista «Rolling Stone» lo ha definito «lo scrittore più cool dell’anno») Lethem ha reagito con una mossa anticommerciale da vero cult-writer, pubblicando un volumetto dalla raffinata veste tipografica, il racconto The Shape We’re In, per la McSweeney’s Books del suo amico Dave Eggers, il nuovo enfant terrible dell’editoria indipendente americana.
Nel 2002 minimum fax ha pubblicato A ovest dell'inferno, una raccolta di racconti e saggi autobiografici creati appositamente per minimum fax, in esclusiva mondiale.
Autore, nel corso della sua carriera, di decine di racconti e articoli apparsi tanto su riviste letterarie sui generis come l’«Isaac Asimov Science Fiction Magazine» o «McSweeney’s» che su quotidiani prestigiosi come il «New York Times»; fiction editor, insieme a Rick Moody, della rivista letteraria «Tin House»; curatore di un curioso Vintage Book of Amnesia in cui ha raccolto il meglio della letteratura contemporanea sul tema dell’amnesia, l’infaticabile Lethem vive al momento a New York ed ha appena terminato il suo ultimo romanzo, The Fortress of Solitude, in cui racconta vicende di infanzia e adolescenza ambientate a Brooklyn.
I giardini dei dissidenti è stato nominato miglior romanzo dell'anno (2013) da The New Republic.