Siamo già all'inizio dell'autunno… e nel giardino di campagna pochi colori rallegrano le dolci giornate di questo periodo.
Molte specie provate cal caldo, si presentano stremate; alcune hanno ancora qualche fiore, altre stanno portando a termine la formazione dei semi.
Le specie più delicate, come per esempio aceri giapponesi o alcune ortensie, possono anche presentare vistosi danni causati dalla canicola estiva , come scottature alle foglie e/o dissecamenti ai germogli più giovani e teneri.
Le stesse piante mediterranee (per esempio cisto, mirto, corbezzolo) durante l'estate si sono rifugiate in una sorta di riposo vegetativo, al fine di superare indenni le settimane più calde e aride di questa stagione.
Esistono tuttavia alcune specie arbustive che cominciano a fiorire proprio in questo momento, o altre che continuano imperterrite a fiorire, sfoggiando colori piuttosto insoliti in natura, l'azzurro e il blu. Ci riferiamo all'agnocasto, al ceratostigma, al gelsomino azzurro, alla salvia russa e alla spirea blu.
Queste specie si possono mettere a dimora, nonostante siamo in fioritura, anche in questo periodo di inizio autunno, e, dove il clima lo permette, sino a fine autunno. Vediamole insieme.
1. L'agnocasto
L'agnocasto (Vitex agnus-castus, famiglia Verbenacee), è una specie ampiamente diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo.
Si trova spesso a vegetare insieme alle tamerici poiché, come queste, manifesta un'elevata resistenza al salmastro.
Deve parte del suo nome all'usanza, in auge nell'antica Grecia, di cospargere con le sue foglie i letti delle vergini durante le feste in onore di Cenere, dea delle messi.
E' un arbusto di grandi dimensioni; se non potato assume una forma irregolare, raggiungendo i 3-4 metri di altezza. Le foglie, sempreverdi, sono costituite da 5-7 foglioline di colore verde-grigio; se stropicciate, emanano un profumo molto aromatico.
I fiori, raccolti in infiorescenze a pannocchia erette lunghe fino a 15 cm, sono di un colore che varia dall'azzurro lavanda al blu-viola intenso. La fioritura, che comincia a metà estate, si protrae fino a meta ottobre (nel meridione anche fino alla fine di ottobre)!
Per favorire l'emissione di nuovi germogli fioriferi e per mantenere un aspetto compatto, l'agnocasto si deve potare energicamente a inizio primavera, accorciando i rami di un terzo o due terzi.
Pur resistendo bene anche al Nord, l'agnocasto trova il suo ideale ambiente di vita nei giardini costieri de Centro-sud, presentando un'elevata tolleranza sia ai terreni salmastri che ai venti provenienti dal mare.
Per quanto riguarda la concimazione, la specie è assai frugale e non necessita di particolari interventi. L'agnocasto va irrigato moderatamente in fase giovanile, lasciando asciugare il terreno fra un intervento e l'altro.
Da adulto ci si può limitare a irrigazioni estive di soccorso.
2. Il ceratostigma
Chi vive in ambienti freschi e non vuole rinunciare al fascino del blu nel proprio giardino può mettere a dimora Ceratostigma plumbaginoides o Ceratostigma willmottianum, arbusti di origine asiatica della famiglia delle Plumbaginacee.
Si tratta di due specie dai fiori e dal fogliame molto simili; si differenziano l'una dall'altra solo per il portamento.
Ceratostigma plumbaginoides, grazie al suo sviluppo contenuto (raggiunge a malapena i 30 cm di altezza), è ottimo per giardini rocciosi, per colorare muretti a secco e come tappezzante per zone assolate, in pendenza, non calpestabili.
Ceratostigma willmottianum, invece, essendo eretto (raggiunge i 70-80 cm di altezza) e un po' scapigliato a maturità, è ideale per realizzare aiuole isolate e bordure, magari abbinato a graminacee ornamentali, quali per esempio penniseto e Miscanthus.
Le foglie di questi due arbusti sono caduche, piuttosto ruvide e un po' tomentose (pelose); in autunno prima di cadere, assumono una bella tonalità bronzea.
I fiori, raccolti in piccoli grappoli, sono a forma di imbuto, di colore blu elettrico. La fioritura, che comincia a metà estate, si protrae sino ad autunno inoltrato.
Di buona rusticità, i ceratostigma crescono in qualsiasi tipo di terreno, purché ben drenato; per dare un'abbondante fioritura vanno posti in una posizione di pieno sole.
Poche le cure necessarie. Siccome la vegetazione di Ceratostigma plumbaginoides in inverno si secca completamente, a fine febbraio-inizi marzo occorre eliminare tutta la parte disseccata sino a circa 5 cm dal suolo, in modo da stimolare la pianta a emettere nuovi germogli.
Ceratostigma willmottianum va invece solo ripulito dai rami secchi a fine inverno. Periodicamente, se necessario, si deve potare energicamente, sempre a fine inverno, tagliando i rami a 10 cm da terra, al fine di rinnovare la vegetazione.
Per quanto riguarda la concimazione e l'irrigazione, trattandosi di specie frugali valgono le stesse regole suggerite per l'agnocasto.
3. Il gelsomino azzurro
Il gelsomino azzurro (Plumbago capensis, famiglia Plumbaginacee) è una specie assai ammirata, protagonista indiscusso dei giardini mediterranei insieme a buganvillea, lantana e ibisco, che da fine primavera (maggio-giugno) autunno inoltrato (ottobre-novembre) regala una miriade di fiori azzurri.
Al Sud e nelle isole non è raro ammirarlo in fiore anche in pieno inverno.
E' un rampicante dalla vegetazione esuberante; se trova un ambiente di vira ideale, i suoi tralci possono raggiungere nuovi germogli vigorosi, che andranno a ricostituire la chioma dell'arbusto.
Ha fusti sottili, semilegnosi, che possono raggiungere lunghezze prossime ai 1,5-2 metri, ma che solitamente vengono mantenuti più compatti con potature autunnali.
Le foglie sono ovali, abbastanza piccole, appuntite, di colore verde chiaro, sottili.
Per quanto riguarda il terreno, il gelsomino azzurro vuole suoli ben drenati e moderatamente fertili. Non richiede concimazioni, salvo nel caso in cui il terreno sia molto povero.
Se coltivato in vaso, va invece concimato nel periodo della fioritura due volte al mese, somministrando concime liquido per gerani con l'acqua d'irrigazione secondo i dosaggi consigliati in etichetta.
Resiste bene alla siccità, anche se gradisce irrigazioni di soccorso in presenza di aridità prolungata; nel caso di coltivazione in vaso, occorre invece innaffiarlo 2-3 volte la settimana in primavera e ogni giorno in estate.
4. La salvia russa
La vasta famiglia delle Labiate annovera anche una graziosa specie originaria dell'Asia centrale, Pevovskia atriplicifolia, universalmente nota come salvia russa.
Questa pianta forma folti cespi alti circa 1 m e larghi 50-60 cm.
Le foglie, lanceolate e profondamente incise e frastagliate, sono di colore grigio argento, lunghe 5 cm, provviste di un odore pungente, tra la canfora e la menta.
I fiori di colore blu-violetto sono portati da infiorescenze a spiga lunghe circa 30 cm. La fioritura avviene dalla tarda estate sin quasi a fine autunno.
E' una specie molto rustica. Richiede posizioni di pieno sole e tollera egregiamente, oltre ai freddi intensi, anche l'aridità estiva. Si adatta a tutti i tipi di terreno, da quelli calcarei a quelli gessosi, basta che siano ben drenati.
In inverno la parte aerea della pianta, che è erbacea, si secca completamente, pertanto a inizio primavera occorre tagliare la vegetazione esaurita sino a 4-5 cm da terra; l'emissione dei nuovi germogli avverrà dalla base, unica parte lignificata della pianta.
Per la sua rusticità, la salvia russa è particolarmente adatta ai giardini rocciosi e a quelli di mare.
E' ideale per realizzare bordure miste con piante erbacee perenni dai fiori color cremisi (come per esempio la gaura o la Verbena bonariensis) e piccoli arbusti a fioritura giallo-arancio (come per esempio lantana ed euryops), che contrastano piacevolmente con il blu delle sue spighe.
5. La spirea blu
La spirea blu (Caryopteris clandonensis, famigli a Verbenacee) è un arbusto originario dell'Asia centrale poco conosciuto nei nostri giardini.
Raggiunge l'altezza di 1-1,5 metri e si sviluppa altrettanto in larghezza.
Le foglie sempreverdi (semi sempreverdi al Nord), di colore verde glauco (verde grigio), sono lanceolate, lunghe fino a 5 cm, e, se stropicciate, emanano un aroma pungente.
I fiori, riuniti in infiorescenze, sono di colore blu o azzurro intenso. La fioritura avviene sul finire dell'estate.
La pianta è assai rustica, potendo resistere fino a -10-15°C; se sottoposta a freddi intensi e prolungati la parte aerea si secca, per poi germogliare dal legno più vecchio nella primavera successiva.
Poco esigente in fatto di terreno, si accontenta anche di suoli poveri, non tollera tuttavia i ristagni d'acqua.
Sfugge alla calura estiva difendendosi grazie al colore grigiastro della chioma, che riflette la luce, e accartocciando leggermente le foglie se si presenta una siccità prolungata.
Quando nuovamente irrigata, tuttavia, torna a ridistendere la vegetazione e riacquista la sua vigoria.
Come quasi tutte le specie tipiche di ambienti caldo-aridi, esige un'esposizione in pieno sole, pena una scarsa fioritura.
Occorre potarla energicamente a fine inverno asportando tutti i rami dell'anno precedente e lasciando solo 1-2 coppie di gemme alla base.
Una mancata o leggera potatura gli farà perdere compattezza, senza tuttavia pregiudicarne la fioritura; a settembre si ricoprirà comunque di fiori, che saranno però più piccoli e radi.
Sono piante perfette, nei giardini di campagna, per realizzare siepi miste, o anche disposte in gruppi davanti a specie a foglia scura, che faranno così risaltare la colorazione argentea del suo fogliame.