I racconti fiabeschi ed incantati, le illustrazioni fantastiche, le grosse copertine fatate, l’odore caldo caratteristico della carta: piccoli dettagli capaci di aggiungere ulteriore magia alla già stregata atmosfera delle feste di Natale.
Fin dalla nostra infanzia, sentivamo parlare spesso di Ebenezer Scrooge, il personaggio principale del racconto di Charles Dickens “Canto di Natale“, oppure della Regina delle nevi di Hans Christian Andersen, mentre evocavamo scene impossibili durante uno dei tanti viaggi compiuti con la nostra fantasia in terre lontane ed immaginarie…
E alla fine, quello che restava sempre nel profondo dei nostri cuori (fino al Natale successivo), come una preziosa lezione, era un po di quel dolce sentimento che si chiama Amore.
Fortunatamente, questo rito natalizio, si ripete sempre ogni anno: raccontando ai nostri piccoli cari queste straordinarie storie, oppure, rileggendole e tornando ancora una volta bambini, perdendoci così senza limiti o regole nella magia natalizia.
Ecco allora 5 libri che hanno accompagnato molte generazioni di giovani e meno giovani con il loro fantastico viaggio, consolidati attraverso gli anni e che vengono considerati tra i migliori libri di Natale di sempre! Vediamoli insieme!
1. "Canto di Natale" di Charles Dickens
Una grande storia sulla possibilità di cambiare il proprio destino. Una riflessione sull'equilibrio difficile fra il presente, il passato e il futuro. Una denuncia dello sfruttamento minorile e dell'analfabetismo. Ma soprattutto una favola, una delle più commoventi che siano mai state scritte. Protagonista è il vecchio e tirchio finanziere Ebenezer Scrooge - personaggio che servirà da modello per il Paperon de' Paperoni disneyano - che nella notte di Natale viene visitato da tre spettri.
Lo indurranno a un cambiamento radicale, a una conversione che ne farà uno dei più grandi personaggi letterari di tutti i tempi. Ma forse parte del segreto, della magia ineludibile di questo romanzo è nella ricomposizione dei ricordi, nella restituzione di senso alla storia, nella ridefinizione del posto dell'uomo nel tempo.
"Fidatevi di me. Ci sono almeno tre buoni motivi per leggere, o rileggere, 'Canto di Natale'. Il primo è che è un bel libro. Il secondo è che è un libro divertente. E il terzo è che l'uomo che l'ha scritto, Charles Dickens, non è stato solo uno dei maggiori scrittori di ogni tempo e di ogni paese, ma anche un uomo che, da adulto, non ha mai dimenticato cosa vuol dire essere un bambino o un ragazzo." (dall'introduzione di Alberto Melis)
Charles Dickens (Portsmouth, 1812 – Gadshill, 1870) crebbe nelle difficoltà, lavorò in fabbrica, poi divenne stenografo e fu assunto da un giornale. Nel 1836 esordì come scrittore con Il circolo Pickwick. Tra i suoi romanzi, tutti di grande successo, Oliver Twist, David Copperfield, Nicholas Nickleby, Grandi speranze.
2. "La leggenda della rosa di Natale" di Selma Lagerlöf
Una foresta innevata che si trasforma a Natale in un meraviglioso giardino, impervie montagne che rivelano miniere d'argento, schiere di anime perdute che penano tra i ghiacci eterni, accudite da una vecchietta abbandonata che non si rassegna alla solitudine: è la Svezia delle antiche fiabe che rivive in questi racconti di Selma Lagerlöf, quella dei miti e delle leggende, delle storie tramandate al lume di candela nelle lunghe notti nordiche.
Ma come nei suoi grandi romanzi, lo sfondo fantastico serve a raccontare i desideri, le passioni, le grandi domande morali. La fede nella bellezza di un vecchio abate che fa nascere un fiore nel buio inverno del Nord, la giovane che perde il suo amore in mare e trova nei sogni come riportarlo in vita, il violinista presuntuoso che impara l'umiltà dalla musica di un ruscello.
Dietro un'apparente semplicità emerge una sottile indagine dell'animo umano: non c'è mai un "vissero felici e contenti" nelle sue storie, ma il lieto fine è segnato da una redenzione, l'accettazione di un limite, il superamento di una paura, una ritrovata fiducia nella fantasia.
E quasi sempre il "miracolo" avviene attraverso un racconto nel racconto, quell'inesauribile potere dell'immaginazione di far vedere la realtà con altri occhi o di ricrearla, di trasformare uno scrigno nascosto nel tesoro dell'imperatrice Maria Teresa, e di insegnare a re Gustavo come il valore degli uomini superi ogni ricchezza.
Nata a Mårbacka nel Värmland nel 1858 e morta nel 1940, destinata a diventare, da maestra elementare, prima donna Premio Nobel nel 1909 e prima donna a essere nomintata fra gli Accademici di Svezia nel 1914, Selma Lagerlöf è forse la scrittrice svedese più nota e amata nel mondo.
Dalla Saga di Gösta Berling (1891), censurata aspramente dalla critica positivista, al Viaggio meraviglioso di Nils Holgersson (1907), indiscusso capolavoro e grande successo editoriale che le valse una fama mai concessa ad alcun connazionale, le sue opere sono state tradotte, filmate, illustrate ovunque. Legata alla tradizione orale della sua terra, come a quella delle saghe e delle leggende värmlandesi raccontatele dalla nonna paterna negli anni dell’infanzia, resta uno dei più vivi esempi dell’arte scandinava per eccellenza: quella del raccontare.
3. "La notte prima di Natale" di Clement C. Moore
Nella più dolce notte, la notte della vigilia di Natale, nell'ovattato silenzio di un mondo imbiancato dalla neve qualcuno sbircia alla finestra...
Siamo di fronte a una poesia pubblicata per la prima volta nel 1823 in forma anonima, ufficialmente attribuita a Clement Clarke Moore.
Dobbiamo a lei la concezione americana contemporanea di Babbo Natale, incluso l'aspetto fisico, lo svolgimento delle visite notturne, il mezzo di trasporto, il numero e il nome delle renne e la consegna dei regali.
"Era la notte di Natale e nulla in casa si muoveva, nemmeno un topolino;
Le calze appese al camino con cura,
Nella speranza che San Nicola sarebbe arrivato con premura;
I bambini accoccolati nei propri letti
E nelle loro teste zuccherosi e danzanti dolcetti,
Mamma con il suo foulard ed io con il mio cappellino
Pronti per un invernale lungo riposino.
Quando fuori, sul prato, ci fu uno stridore
Saltai fuori dal letto per vedere cosa fosse quel rumore.
Dritto verso la finestra volai come un lampo,
Spalancando imposte e finestre sul campo.
La luna sul petto dell'ultima neve sinuosa,
Regalava splendore mattutino a ogni cosa;
Così davanti ai miei occhi incuriositi avvenne,
Che una minuscola slitta e otto piccole renne,
Con un gioioso guidatore, nella notte volava sola.
Capii subito: era San Nicola!
Più veloci di aquile i suoi corsieri andavano,
E fischiando e cantando i loro nomi echeggiavano:
"Ora! Saetta, ora! Ballerino, ora! Schianto e Guizzo,
Su! Cometa, andiamo! Cupido, su! Tuono e Lampo,
Verso il portico! Sui Tetti!
Correte via! Correte tutti!
Come le foglie secche prima di un forte uragano aleggiano,
All'incontro di un ostacolo, le renne verso il cielo sfrecciano.
E così i corsieri volavano sui comignoli,
Con San Nicola e la slitta piena di ninnoli:
Poi in un istante ho avvertito sul tetto
Zampe e zoccoli come in un trotto.
Ciò che avevo immaginato, stava accadendo
San Nicola giù dal camino arrivava balzando:
Una pelliccia da capo a piedi lo copriva
E la fuliggine a macchie lo anneriva.
Una grande sacca pendeva sulla sua schiena:
Quanti giocattoli! Ne era piena!
I suoi occhi brillavano! E le fossette così briose,
Il suo naso come una ciliegia e le guance parevan rose.
Aveva una piccola bocca spiritosa e arcuata
E sul mento, come neve, una barba imbiancata.
Stringeva tra i denti il cannello di una pipa
E il fumo come una ghirlanda gli cingeva il capo.
Un grande viso e un rotondo pancino
Che, ridendo, ballonzolava come un budino,
Era grassoccio e paffuto, un allegro vecchio folletto
E risi quando lo vidi al mio cospetto,
Mi fece capire con un occhiolino e un cenno lieve
Che non avrei avuto nulla da temere.
Tornò subito al lavoro senza dire una parola,
Riempì tutte le calze e si voltò di scatto.
Con il dito lungo sul naso annuì
E su per il camino sparì.
Saltò sulla slitta, fece un fischio alle sue renne
E volarono via insieme, come dai fiori il polline.
Ma lo sentii esclamare, prima che sparisse con le sue flotte,
"Felice Natale a tutti, e a tutti buonanotte!"
(Traduzione di Luisa Ponzi).
4. "La vita e le avventure di Babbo Natale" di L. Frank Baum
Abbandonato nella magica foresta di Burzee, Santa Claus è un bambino come tutti gli altri. Ma ninfe, elfi e fate lo adottano e, sotto la tutela di Ak, il Signore delle creature dei boschi, Claus impara che tutte le vite umane sono sacre, meritano rispetto e vanno premiate.
Scritto da uno dei più famosi e importanti autori per l'infanzia di sempre, padre de "Il meraviglioso Mago di Oz", è la narrazione di come Babbo Natale è diventato Babbo Natale.
Il tutto attraverso una serie di avventure che ricordano le pagine più celebri dell'autore di Oz, il suo immaginario sgangherato e creativo, i suoi personaggi malinconici e positivi.
Perché si appendono le calze? Come sono state arruolate le renne? Perché Babbo Natale scivola giù dal camino? E come è stato creato il primo albero di Natale? Il libro, oltre ai personaggi della tradizione, è costellato da numerose altre figure di perdenti che qui trovano un riscatto.
Baum trasmette in queste pagine tutto il suo amore per la natura e per la pace. La sua è una storia rivolta ad adulti e bambini, perché imparino a lasciare il mondo in condizioni migliori di quelle in cui lo hanno trovato.
L. Frank Baum (15 maggio 1856 – 6 maggio 1919), giornalista, commesso viaggiatore e scrittore, nacque a Chittenango, nello stato di New York.
Fin da giovanissimo, Frank dimostrò di amare la carta stampata e la scrittura. Suo padre gli comprò una piccola pressa tipografica, che Frank, con l'aiuto del fratello minore Harry Clay Baum, usò per realizzare un giornale, The Rose Lawn Home Journal. All'età di 17 anni, Frank aveva dato inizio a un secondo giornale amatoriale, The Stamp Collector ("Il Collezionista di Francobolli").
Baum pubblicò questo romanzo (The Life and Adventures of Santa Claus (1902) - Vita e avventure di Babbo Natale) nel 1902. Il libro vendette 10 mila copie in due settimane, 90 mila in un anno: un successo che continua anche ai nostri giorni.
A questo scrittore, oltre alla "Vita e avventure di Babbo Natale", si deve il romanzo più celebre della letteratura per bambini americana, "Il meraviglioso mago di Oz".
5. "Le lettere di Babbo Natale" di John R. R. Tolkien
"Quest'anno sono più tremolante del solito. Tutta colpa dell'Orso Polare! È stato il più grosso scoppio che mai si sia visto al mondo, e il più pazzeco fuoco d'artificio. Adesso il Polo Nord è Nero, le stelle sono finite tutte fuori posto, la Luna è stata spaccata in quattro, l'Uomo della Luna è piombato nel giardino sul retro di casa mia..."
Il 25 dicembre 1920 J.R.R. Tolkien cominciò ad inviare ai propri figli lettere firmate Babbo Natale. Infilate in buste bianche di neve, ornate di disegni, affrancate con francobolli delle Poste Polari e contenenti narrazioni illustrate e poesie, esse continuarono ad arrivare a casa Tolkien per oltre trent'anni, portate dal postino o da altri misteriosi ambasciatori.
Una scelta di questi messaggi annuali, trascritti a volte in forma di colorati logogrifi, formano questa fiaba intitolata "Le lettere di Natale", scritta a puntate da un Tolkien non tanto in vena di paterna e didattica allegria, quanto in groppa all'ippogrifo della sua fantasia filologica e ironica.
John R. R. Tolkien è uno scrittore inglese. Autore di notevoli opere filologiche sulle leggende medievali sassoni e celtiche, docente di lingua e letteratura inglesi a Oxford (1925-1959), ha scritto alcuni famosi romanzi ispirati a motivi della letteratura fantastica medievale: "Lo Hobbit" (1937) e la trilogia de "Il signore degli anelli" (1954-55). Il successo di questi romanzi, che nel loro insieme costituiscono un'unica saga, è stato tale da costituire un fenomeno socioculturale molto importante.
Tolkien è riuscito, nonostante la complessità degli intrecci, a creare una mirabile fusione tra motivi apparentemente disparati che, in realtà, interpretano sia le
inquietudini, sia i sogni del nostro tempo.
Se da un lato lo scrittore costruisce con deliziosa e ricca inventiva un racconto di pura evasione, dall'altro evidenzia nel comportamento dei protagonisti non i lati erotici e cavallereschi, ma virtù quotidiane, quali il buonsenso, la perseveranza, la pazienza.