Le prime illustrazioni “scientifiche” potrebbero risalire alla Preistoria: si ipotizza infatti che le pitture rupestri di Lascaux (Francia) e Altamira (Spagna) siano un esempio di come i nostri antenati annotavano i comportamenti degli animali.
Un’ipotesi suggestiva, ma pur sempre ipotesi. Indubbio invece il contributo all’illustrazione scientifica di Leonardo da Vinci (1452-1519).
Nel Trattato della pittura scriveva che l’occhio è “principe delle matematiche, le sue scienze sono certissime”. Il genio toscano mise al servizio dello studio della natura la sua doppia anima di artista e studioso, realizzando schizzi di una accuratezza stupefacente.
Sia nelle scienze naturali (disegnando fossili, è stato il primo a capire che erano resti di organismi viventi e non tracce del Diluvio universale), sia nella medicina, con la riproduzione di ciò che vedeva durante le dissezioni di cadaveri.
Leonardo purtroppo fu riscoperto soltanto nell’Ottocento. Dopo di lui, si dovette aspettare la rivoluzione scientifica del Seicento per vedere fiorire la stagione dei grandi illustratori, naturalisti con notevoli doti artistiche, capaci tanto di scoperte importanti quanto di saperle raccontare per immagini.
A cominciare da Ulisse Aldrovandi, protagonista del risveglio delle scienze naturali e fra i primi a studiare la natura dal vivo e non sui libri. Dal 1620, la diffusione del microscopio offrì agli artisti-scienziati nuove opportunità. Così fu per l’inglese Robert Hooke, che usò questo strumento per studiare gli insetti (a lungo considerati “bestie diaboliche”).
Gli insetti furono il soggetto anche delle illustrazioni di Maria Sibylla Merian, botanica, entomologa e pittrice: nel Seicento, un’assoluta rarità. Dalla metà dell’Ottocento un altro salto in avanti: la fotografia. A usarla per la prima volta fu Anna Atkins (è suo il primo libro scientifico illustrato con fotografie, del 1843), seguita da John James Audubon.
Questa rivoluzione toccò l’apice con Ernst Haeckel, che non solo propose nella seconda metà del XIX secolo teorie che unificarono tutte le osservazioni precedenti, ma ebbe addirittura un’influenza sull’arte dei primi del Novecento.
1. Ulisse Aldrovandi (1522-1605)
Di famiglia nobile, e con un carattere tanto indipendente da scappare da Bologna a Roma a soli 12 anni, fu tra i primi a realizzare un suo museo di scienze naturali e ad applicare il metodo scientifico allo studio della natura, lasciando un’enorme quantità di manoscritti con disegni e xilografie, in gran parte ricavati da osservazioni sul campo.
Aldrovandi si avventurò in viaggi ed escursioni per raccogliere campioni per il proprio museo. Famosa quella al Monte Baldo, nelle Prealpi Gardesane, alla ricerca di campioni di piante allora poco conosciute.
Tra i suoi libri, quasi tutti pubblicati postumi, spiccano diversi testi di ornitologia, ma anche due curiosità, sui bestiari medievali: Serpentum et Draconum Historiae, dove descrive il ritrovamento di presunti draghi, e Monstrorum Historia, con la descrizione di immaginari abitanti mostruosi di terre lontane e ancora inesplorate.
Aldrovandi morì all’età allora veneranda di 82 anni, dopo tutti i suoi figli, lasciando i suoi beni all’Università di Bologna.
L’ateneo, ancora oggi conserva tutto il suo patrimonio scientifico, compresi gli esemplari botanici e zoologici.
2. Robert Hooke (1635-1703)
Robert Hooke (1635-1703) è stato uno dei più grandi scienziati inglesi del Seicento: naturalista, ma anche fisico, biologo, geologo e architetto.
Quest’ultima professione gli procurò di che vivere, visto che realizzò la metà dei rilievi architettonici di Londra dopo il grande incendio del 1666.
Inventò o perfezionò diversi strumenti scientifici, come il barometro, il microscopio e, forse, il telescopio a riflessione (primato che si contende con Isaac Newton, con il quale ebbe anche una controversia scientifica che lo amareggiò molto).
Pietre miliari. Le illustrazioni di ciò che vedeva al microscopio, e le sue interpretazioni, hanno segnato la storia della scienza. Sue sono diverse scoperte sull’anatomia degli insetti, sui microrganismi e sul concetto di cellula vivente, che Hooke elaborò dopo aver osservato una sottile sezione di sughero nella quale notò un reticolato di camere vuote divise da pareti che chiamò cells.
Contribuì alla nascita della cristallografia, elaborando i primi modelli per dedurre la posizione degli atomi (concetto sviluppato solo due secoli più tardi) dalla forma dei cristalli.
Fu tra i fondatori della Royal Society e quando morì, solo e ormai cieco, nella sua stanza venne trovata una cassa con 8.000 sterline, che forse avrebbe voluto fossero impiegate per finanziare una biblioteca, un laboratorio e un ciclo di conferenze in suo nome. Ma non si trovò il testamento e la somma andò a una cugina.
3. Maria Sibylla Merian (1647-1717)
Per Aristotele gli insetti adulti nascevano dal fango. La piccola Maria, però, sapeva che la realtà era ben diversa.
Fin da quando aveva 13 anni, infatti, aveva cominciato a dipingere piante e bachi da seta, e aveva osservato che questi si trasformavano in farfalle, sia diurne sia notturne.
Quando pubblicò il suo secondo libro, nel 1679, descrisse in dettaglio, con testi e soprattutto bellissime illustrazioni, queste metamorfosi e le rese note a un pubblico ben più vasto dei pochi eruditi che fino ad allora conoscevano le diverse trasformazioni che portano agli insetti adulti.
Esponente del ramo tedesco dell’importante famiglia svizzera dei Merian, la sua passione per l’arte gli fu trasmessa dal patrigno, Jacob Marrel, pittore di fiori e nature morte, del quale sposò nel 1665 un apprendista.
Nelle sue bellissime tavole, molte a colori, raffigurò non soltanto diverse specie di coleotteri, le loro metamorfosi e i frutti dei quali si cibano, ma anche piante, serpenti, iguane e altri animali esotici, frutto di un suo lungo viaggio di studio in Suriname (una rarità in quell’epoca per una donna).
I suoi lavori sono ancora oggi ricercati dai collezionisti di tutto il mondo.
4. John James Audubon (1785-1851)
John James Audubon (1785-1851) era figlio illegittimo di un ufficiale della marina francese e di una cameriera, che morì quando lui aveva pochi mesi.
Le sue origini “irregolari” alimentarono la leggenda secondo la quale dietro il giovane Audubon si celasse addirittura Luigi XVII di Francia, l’erede al trono del re ghigliottinato durante la Rivoluzione francese (il principe in realtà visse prigioniero e morì ancora piccolo).
Dopo essersi trasferito nel 1808 nel Kentucky (Usa) sposò Lucy Bakewell, con la quale condivideva l’interesse per la natura. Insieme ebbero quattro figli, due maschi e due femmine.
Coniugando gli interessi per la pittura e l’ornitologia, studiate da autodidatta, Audubon realizzò, tra il 1827 e il 1839, il suo capolavoro: il libro The Birds of America, nel quale cercava di descrivere e illustrare tutte le specie di uccelli del continente.
Prese così seriamente il suo progetto che identificò 25 nuove specie di uccelli e ne riclassificò altri, attribuendo loro nuovi nomi scientifici, impiegati ancora oggi.
Le sue illustrazioni, realizzate dopo avere impagliato e messo in posa in posizioni “naturali” il soggetto da ritrarre, riproducevano l’uccello immerso nel suo habitat, a differenza della moda del tempo che preferiva immagini in pose rigide e artificiose.
Anche se recentemente si è scoperto che non si fece scrupolo a inventare e pubblicare dati scientifici falsi, identificando addirittura nuove specie senza fornire prove della loro esistenza, complessivamente il valore enciclopedico del suo progetto rimane intatto.
5. Anna Atkins e Ernst Haeckel
- Anna Atkins (1799-1871)
Figlia di John George Children, un importante chimico, mineralogista e zoologo inglese, venne introdotta alla scienza fin da bambina, al contrario di quanto succedeva normalmente alle donne in quel periodo.
Sposò nel 1825 John Pelly Atkins, mercante londinese nelle Indie Occidentali.
Imparò da un amico del padre, Henry Fox Talbot, pioniere della fotografia, la tecnica della stampa a contatto (cianotipia) e la applicò prima alla sua raccolta di erbe (oggi al British Museum di Londra) ma soprattutto alle alghe, realizzando così il primo libro scientifico illustrato con fotografie, Photographs of British Algae: Cyanotype Impressions, del quale realizzò tre volumi tra il 1843 e il 1853.
Del libro esistono oggi solo 17 copie, in gran parte depositate in istituzioni come la British Library. I pochi esemplari sul mercato antiquario (alcuni incompleti) sono stati battuti all’asta per cifre di centinaia di migliaia di sterline.
- Ernst Haeckel (1834-1919)
È ricordato come uno dei più importanti scienziati tedeschi. Ma le sue raffinate tavole a colori che riproducono fedelmente creature marine sono talmente belle da avere avuto un’influenza sullo sviluppo dell’Art Nouveau dell’inizio del XX secolo.
Ernst Haeckel nel 1865 scoprì una nuova specie di medusa, che chiamò Desmonema annasethe per ricordare l’amatissima moglie Anna Sethe, morta l’anno prima.
Ironia della sorte, proprio il giorno in cui lui compiva trent’anni e l’Accademia delle scienze tedesca gli conferiva la prestigiosa medaglia Cothenius per le sue ricerche.
Classificatore e divulgatore. Nell’ambito delle scienze naturali, oltre a coniare diversi termini, come “ecologia”, “phylum” e “filogenesi”, Haeckel fu il primo a raccogliere tutte le specie viventi allora conosciute in un “albero della vita” con tre rami principali, con alla radice un antenato comune.
Un concetto che, anche se oggi superato dalle descrizioni basate sul patrimonio genetico dei singoli organismi, permise all’epoca di divulgare la teoria dell’evoluzione di Darwin a un pubblico più vasto di quello accademico.