7 brillanti idee nate per caso

Esiste il Guinness dei Primati, ma circola anche un altro libro di record che rispetto al Guinness ha il pregio di essere discorsivo e leggibile, anziché semplicemente consultabile.

Si tratta di Eureka! Storia avventurosa delle scoperte, invenzioni e prime volte che hanno cambiato l’umanità (Il Saggiatore, 2021) e non racconta le invenzioni della storia recente, tipo Internet o l’aereo, e neanche quelle ormai classiche, come le macchine di Leonardo o gli specchi ustori di Archimede, ma le innovazioni della preistoria, tipo le frecce o la ruota.

Non conosciamo mai il nome dei protagonisti – con l’eccezione di uno, specialissimo – ma si arriva a identikit così precisi che il nome diventa superfluo.

Parecchie delle scoperte e invenzioni vengono attribuite non a uomini ma a donne, sulla scorta di prove documentali, e le ricerche di questo libro sono dettagliate in maniera stupefacente. Tecniche da CSI applicate alla storia.

Accendere e controllare il fuoco, mangiare ostriche, coltivare cereali, trapanare crani, firmare i documenti: sono azioni che i nostri lontani progenitori iniziarono a fare per caso. Solo in seguito si rivelarono sorprendentemente utili per la storia dell’umanità.

1. Il fuoco ha modificato il corpo umano (1 milione e 900 mila anni fa)

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La capacità di controllare e usare il fuoco ha cambiato corpo e cervello degli esseri umani.

Un milione e 900 mila anni fa si aggirava per l’Africa orientale Homo Habilis, che camminava su due gambe come noi, ma dormiva sugli alberi, aveva braccia lunghe e spalle da scimpanzé, era foderato di pelliccia e mangiava cibi crudi.

Pochissimo tempo dopo è comparso l’Erectus, che dormiva a terra, non aveva la pelliccia e mangiava alimenti cotti. Che cosa era successo nel frattempo? L’Habilis aveva scoperto il fuoco e ciò aveva indotto una selezione naturale accelerata.

Il primatologo Richard Wrangham dice che l’Erectus non ha più avuto bisogno della pelliccia per riscaldarsi di notte né di arrampicarsi sugli alberi per sfuggire ai predatori, visto che bastava il fuoco a tenerli lontano; così la morfologia di spalle e braccia è cambiata.

L’intestino, aggiungono i paleoantropologi Leslie Aiello e Peter Wheeler, è diventato più breve perché i cibi cotti sono più digeribili.

Cosa più importante di tutte: stretti attorno al fuoco, specialmente di notte, la socialità degli Erectus si è intensificata ed è stata premiata dall’evoluzione, producendo individui sempre più sofisticati dal punto di vista linguistico e con un cervello più voluminoso.

Charles Darwin disse che fuoco e linguaggio sono stati le maggiori conquiste dell’umanità, ma non sapeva quanto fossero connesse.

2. La prima fascia per neonati è stata una semplice foglia annodata (3 milioni di anni fa)

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L’invenzione più antica in assoluto ha 3 milioni di anni.

L’etologa Jane Goodall ha verificato che nei primi due mesi dalla nascita il 50 per cento dei piccoli scimpanzé muore perché non riesce ad aggrapparsi alla madre mentre questa si muove.

I neonati umani sono ancora più imbranati: la percentuale di chi non sa aggrapparsi è del 100 per cento. Com’è possibile allora che la nostra specie sia sopravvissuta?

Secondo altri due studiosi, Cara Wall-Scheffer e Timothy Taylor, 3 milioni di anni fa un’australopiteca (genere estinto di primati della famiglia degli ominidi) inventò la fascia per neonati. Si trattava di una semplice foglia con un nodo per legare il piccolo al petto della madre.

Le scimmie sanno fare i nodi, li usano per costruirsi dei nidi di foglie e rami, ma nessuna, prima di quella australopiteca, aveva mai pensato di utilizzarli per una fascia da neonati.

Da quel momento ci fu un rapido aumento delle dimensioni del cervello. Diventò possibile generare figli non del tutto sviluppati e incapaci di reggersi, tanto li sosteneva la fascia.

I bambini umani, a differenza dei cuccioli degli animali che devono cavarsela fin da subito, possono nascere immaturi e completare lo sviluppo del cervello per sette mesi dopo la nascita al ritmo di un miliardo di nuove sinapsi al minuto.

Non sarebbe possibile una gestazione così lunga nell’utero perché le dimensioni del cervello e del fisico del feto diventerebbero incompatibili con quelle del corpo della madre.

Quasi incredibile a dirsi, pare che l’invenzione della fascia da neonati (una foglia con un nodo) sia stata determinante per trasformarci da scimmie in esseri umani.

3. L’uomo divenne agricoltore soprattutto per avere birra e alcol da bere (15 mila anni fa)

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La Rivoluzione agricola non è cominciata per produrre più cibo ma per bere più birra.

Gli studiosi della preistoria sono unanimi su questo punto: i cacciatori/raccoglitori faticavano meno rispetto ai contadini e avevano una dieta più varia e più gustosa, non tutta pane e focacce; il passaggio da uno schema all’altro deve essere avvenuto con uno stimolo ben più forte di quello alimentare.

Secondo studi dell’archeologo Robert Braidwood poi corroborati dal paleobotanico Jonathan Sauer e dal genetista premio Nobel George Beadle, lo scintilla scoccò 15 mila anni fa in Mesopotamia, quando una donna per sbaglio fece andare a male una zuppa di cereali con miele o pezzetti di frutta (contenenti lievito).

Ne uscì una brodaglia fermentata e lievemente inacidita, simile alle attuali birre chiare, sia pure con metà della gradazione alcolica. Ebbe un grande successo.

A convincere gli uomini a sacrificarsi lavorando nei campi anziché divertirsi a caccia, come facevano da 2 milioni di anni, fu il desiderio di procurarsi fonti regolari di grano, orzo e segale per ricavarne alcol.

Una volta avviata la Rivoluzione agricola gli esseri umani se ne trovarono prigionieri anche per l’accesso al cibo. Addio età dell’oro e spassi venatori, si doveva lavorare col sudore nei campi. Ma con la consolazione di poterci bere sopra.

4. Mangiare ostriche e trapanare il cranio

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- Mangiare ostriche iniziò gli uomini al cibo marino e li rese liberi di partire alla ricerca di nuove terre (164 mila anni fa)
“Fu davvero un audace colui che per primo assaggiò un’ostrica”, scrisse l’inglese Jonathan Swift, scrittore e umorista (1667-1745).
In realtà si dovrebbe dire “colei”, perché nelle società primitive la divisione sessuale del lavoro era rigida e le attività di raccolta spettavano alle donne.
La prima documentazione paleontologica di consumo alimentare di ostriche risale a 164 mila anni fa ed è emersa da una grotta in Sudafrica.
Se si pensa a quanto sono numerose e varie (dai lombrichi alle cavallette) le cose mangiate dai nostri progenitori, può sembrare che le ostriche non aggiungano granché.
Invece sono importanti perché hanno allargato l’orizzonte alimentare e reso possibile, o fortemente accelerato, l’espansione fuori dall’Africa. S’ipotizza infatti che i nostri progenitori non abbiano conquistato l’Asia e l’Europa terra dopo terra, ma spiaggia dopo spiaggia.
Una volta cominciato a consumare molluschi e crostacei, i Sapiens avrebbero potuto espandersi lungo i bordi dei continenti extra africani, trovandovi ovunque coste ricche del cibo marino a cui ormai si erano abituati.
Solo in un secondo tempo avrebbero esplorato e occupato anche l’interno dei nuovi continenti.

 

- Trapanare il cranio salvava la vita già 7000 anni fa
La trapanazione del cranio è l’asportazione di un pezzo di osso per allentare la pressione di un ematoma sul cervello, potenzialmente letale.
Come testimoniano vari ritrovamenti, dall’Europa all’Oceania – il più antico è la tomba di Ensisheim (Francia) di 7000 anni fa – tale intervento era comune già nel Neolitico.
Molti crani mostrano segni di ricrescita ossea, il che significa che i pazienti sono sopravvissuti anche per anni.
Secondo lo storico della medicina Plinio Prioreschi, la trapanazione cranica “era una pratica radicata in esperienze e bisogni che accomunavano gli uomini preistorici in ogni luogo”.
Le ferite al cranio curate in questo modo erano state inferte a colpi di mazza. Quello che gli uomini hanno sempre fatto è combattere e uccidere, e farsi curare dai medici quando restano feriti.





5. La ruota e la firma

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- La ruota: prima che ai carri, fu applicata ai giocattoli (5400 anni fa)
La ruota è stata applicata per la prima volta ai carri 5400 anni fa nel Caucaso, ma già da qualche secolo veniva usata in Mesopotamia, non per la locomozione, ma per far girare i torni dei vasai.
Ci è voluto parecchio per fare il salto concettuale applicandola ai mezzi di trasporto; prima che ai grandi carri, però, la ruota è stata a lungo applicata ai giocattoli, piccole figure di animali semoventi, ed è lì che generazioni di inventori si sono fatti le ossa risolvendo i moltissimi problemi posti da questo marchingegno complicato: bisogna concepire l’asse, i raggi, i lubrificanti, ecc.
Così i giocattoli hanno svolto la funzione di prototipi. Tuttavia, un carro del peso di vari quintali non serve a niente se non ci sono grandi animali che lo trainano.
Un ulteriore salto concettuale, dice l’antropologa Sabine Reinhold, è stato necessario per “inventare” il bue, cioè il toro castrato da aggiogare.

 

- Fu un certo Kushim a firmare per primo i documenti (5 mila anni fa)
Di uno solo dei pionieri citati nel libro Eureka! conosciamo il nome: Kushim, che visse nella Mesopotamia di 5000 anni fa a Uruk, una città di case di fango, con grandi templi e edifici pubblici assortiti, dove abitavano 50 mila persone; la New York dell’epoca.
Kushim faceva il contabile, perché a quello serviva la scrittura ai suoi esordi, mica a scrivere poesie e romanzi, ma a tenere registri aggiornati di pecore, mucche e sacchi di cibarie nei magazzini, e a registrare compravendite, crediti e debiti.
Kushim fu il primo a cui venne in mente di personalizzare il suo lavoro firmando i documenti che incideva sulle tavolette di argilla.
Questa trovata fa di lui anche il primo essere umano in assoluto di cui si sia conservata memoria del nome.
E dato che la preistoria è tutto ciò che precede i documenti scritti, mentre la storia è tutto ciò che viene dopo, Kushim si colloca esattamente sul crinale.








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