L’Akita Inu (anche se molti usano il nome tutto unito ‘akitainu‘) è il cane nazionale giapponese, un cane docile, dal carattere coraggioso e leale. Riservato e silenzioso, non che sia freddo ma semplicemente tende a mantenere sempre il suo atteggiamento nobile e fiero. Rimane imperturbabile di fronte alle piccole provocazioni, ma qualsiasi sfida seria trova subito una pronta risposta.
Cane di razza nordica, l’Akita Inu condivide con l’Husky e l’Alaskan Malamute uno spiccato senso dell’indipendenza. Presenta anche analogie con i cani da traino, il più conosciuto dei quali è certamente il Samoiedo.
L’Akita può essere paragonato ai cani da caccia nordici, tra i quali figura in particolare il cane da orso della Carelia, incredibilmente potente, coraggioso e dotato di acutissimi sensi. I cani più affini all’Akita sono comunque quelli giapponesi. Il primo è lo Shiba Inu, originario della Cina e utilizzato per la caccia alla piccolo selvaggina; gli somiglia molto ma è più piccolo ed è un buon cane da guardia. Poi il Hokkaidoken (un cane da traino che seguì le tribù Ainu a Hokkaido nel X secolo a.C.) ed, infine, il Karafuto Ken (imparentato con il Malamute, reso celebre per aver fatto parte della spedizione polare nell’Artico narrata nel film Antartica).
Molti conosceranno questa razza grazie al famoso cane Hachiko, diventato molto conosciuto per la sua enorme fedeltà nei confronti del suo padrone umano, il professore Hidesaburō Ueno.
Ma vediamo più da vicino questo magnifico, sensibile e leale fino all’estremo, cane nipponico.
FCI Standard N° 255/ 02.04.2001 AKITA INU
ORIGINI: Giappone
DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 13.03.2001
UTILIZZAZIONE: Cane da compagnia
CLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 5 cani tipo Spitz e tipo primitivo
Sezione 5 spitz asiatici e razze affini
Senza prova di lavoro
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1. Akita Inu - L'Origine
L'Akita Inu è il cane nazionale giapponese. Incrociato probabilmente con le razze nordiche, deve il suo nome alla prefettura da cui proviene, quella di Akita, situata nel nord di Honshu, la principale isola nipponica. Inu e ken sono 2 parole che, in giapponese, significano cane, e per questo motivo è chiamato talvolta Akita Ken. Questo cane, imponente e fiero, di cui si sono occupati numerosi cinofili, vanta una storia ricchissima , al punto che la città di Odate, nella prefettura di Akita, gli ha dedicato un museo.
Dal 1931 l'Akita Inu è ufficialmente considerato come facente parte del "patrimonio naturale nazionale", come le geishe e il sumo; ciò dimostra quale ruolo eccezionale questo animale svolga nelle isole nipponiche. Le prime, concrete testimonianze dell'esistenza dell'Akita, risalgono a circa 300 anni fa, all'inizio del periodo Edo (1616 - 1868), ma le sue origini sono molto più antiche, anche se è difficile stabilire con esattezza. La storia di Akita Inu, infatti, come quella del Giappone, ha conosciuto molte peripezie.
Pare che abbia avuto inizio circa 4.000 anni fa, se ci si basa sul ritrovamento dei resti di uno scheletro avvenuto nel nord del paese. Confutando la tesi americana, secondo la quale l'Akita Inu discende dal Chow-Chow e dal Molosso cinese, alcuni studiosi giapponesi hanno l'intima convinzione che l'antenato di questo cane sia cinese, e basano la propria ipotesi sull'attuale esistenza, nel nord della Cina, di una razza simile, con esemplari fulvi alti circa 60 cm.
2. Akita Inu - La Storia
Nell'VIII secolo, nella regione montagnosa di Odate, viveva un cane da caccia, il Matagi Inu. Nei villaggi di montagna, difficilmente raggiungibili, non ci fu alcuna mescolanza di razze, e si è così conservata intatta la sua purezza. Il Matagi Inu era particolarmente dotato per la caccia all'orso, al cinghiale e alla selvaggina in generale. Vero amico dell'uomo, è stato fino a poco tempo fa il solo cane ammesso vicino al focolare delle stanze senza "tatami", quegli ambienti, cioè, che non debbono essere calpestati né da scarpe, né da zampe di animali. In seguito, un periodo di instabilità contrassegnato da insurrezioni popolari e da guerre intestine, così come dall'invasione della regione di Odate da parte dei cercatori d'oro, spinse gli abitanti ad addestrare i loro cani alla difesa delle proprietà.
Gli Akita si trasformarono allora in ottimi cani da guardia. Questi animali non sarebbero però rimasti a lungo semplici cani di contadini. Verso il 1700 uno shogun, il generale Tsunayoshi, si appassionò a questa razza. Venne allora approvata una legge che vietava di uccidere o ferire un cane, pena la prigionia e persino la morte. L'Akita Inu cominciò a partecipare alle feste religiose e a prendere parte alle parate. Divenne il cane dei nobili, che gli offrirono una vita insolita per un cane: certi Akita avevano i loro appartamenti privati, i loro domestici; si narra persino che uno shogun abbia riservato al suo compagno 530.000 mq della sua proprietà. Un linguaggio speciale, le cosiddette "parle del cane", fu creato per rivolgersi a quegli Akita che avevano il privilegio di vivere presso le famiglie più ricche del paese. Questo periodo d'oro terminò con l'era Meiji (1868 - 1912) e con la diffusione dei combattimenti dei cani organizzati per stimolare l'ardore guerriero dei samurai.
Si utilizzava allora il Tosa, discendente del Kochi, ma a questo cane, successivamente incrociato con i Bulldog - ne abbiamo parlato qui (bulldog inglese) e qui (bulldog francese) - con gli Alani tedeschi, con i San Bernardo e con i Mastiff, venne opposto presto l'Akita; in seguito si incrociarono le 2 razze. Alcuni discendenti dalle orecchie pendenti vennero chiamati Shin Akita (nuovo Akita). L'apporto di queste razze diverse condusse a una vera e propria degenerazione del ceppo originario. Nel 1910 vennero vietati i combattimenti tra cani, ma, ennesima peripezia, venne fissata una nuova imposta su questi animali; ciò diede origine a una vera e propria decimazione, a cui si aggiunse un altro flagello, la rabbia, che causò molte vittime.
Soltanto verso il 1930 le autorità giapponesi presero adeguate misure per proteggere certe specie animali, tra le quali i cani e dunque l'Akita Inu. Questa razza vene considerata facente parte del patrimonio naturale giapponese. Fu creata un'associazione per la protezione della razza e un nobile, di nome Ichinoseki, iniziò attraverso una severa selezione a recuperare i caratteri originali dell'antico Akita Inu. Su sua richiesta fu vietata qualsiasi esportazione, mentre venne condotta una politica di selezione rigorosa che permise ben presto di ritrovare il ceppo originale, quello che tanto aveva affascinato il generale Tsunayoshi. Purtroppo questi sforzi furono vanificati dalla seconda guerra mondiale; come gli altri cani, l'Akita venne requisito per la sua carne e la sua pelliccia.
Nel 1946 gli esemplari di questa razza erano pochissimi. Fu ancora una volta il provvidenziale Ichinoseki a salvare l'Akita Inu dalla completa estinzione. In deroga agli ordini ufficiali, decise di nascondere alcuni esemplari, grazie ai quali, una volta terminato il conflitto, riprese l'allevamento. Parallelamente un certo signor Ito incrociò delle femmine di Akita con un Pastore Tedesco e vendette a caro prezzo i cuccioli ad alcuni soldati americani. Fu così che l'animale venne introdotto negli Stati Uniti. L'Akita "americano". come venne chiamato, si diffuse rapidamente, e oggi le 2 razze coesistono. Ciò malgrado gli studiosi di questa razza si augurano che tra breve il giapponese, più leggero e più vicino alla tipologia originale, soppianti quello americano.
3. Akita Inu - Carattere e Comportamento
Le origini asiatiche conferiscono all'Akita Inu un vantaggio su molti dei suoi simili, quello di non conoscere lo stress. Questa qualità non è certo il tratto dominante del suo carattere, ma è abbastanza rara e perciò merita di essere sottolineata. L'Akita Inu è infatti un cane capace di viaggiare per una ventina di ore, tra il Giappone e l'Europa per esempio, senza denunciare all'arrivo il benché minimo segno di inquietudine o di nervosismo. In generale, l'Akita Inu è al tempo stesso docile e coraggioso e la lealtà è certamente la sua più grande qualità. Riservato e silenzioso, rimane imperturbabile di fronte alle piccole provocazioni, ma qualsiasi sfida seria trova subito una pronta risposta.
Cane di razza nordica, l'Akita Inu condivide con l'Husky e l'Alaskan Malamute uno spiccato senso dell'indipendenza. Molto legato al padrone e alla sua famiglia, è per natura diffidente nei confronti delle persone estranee alla cerchia familiare, ma non dà mai prove di un'aggressività gratuita. Bisogna però riconoscere che non è affatto tenero nei confronti degli altri cani. Dotato di una forza prodigiosa, cerca sovente di imporre la propria volontà, ma attacca raramente per primo. Al di là del carattere, l'originalità dell'Akita Inu risiede nella sorprendente varietà di compiti che è in grado di svolgere, che lo contraddistingue dagli altri cani nordici ai quali è affine. E' tuttavia necessario evitare una confusione.
L'Akita Inu non è un cane da traino. Il suo peso e soprattutto l'angolazione molto dritta dei suoi arti lo penalizzano pesantemente e non gli permettono di partecipare alle corse di velocità. L'Akita continua d'altronde a essere utilizzato per la caccia al cerco e al cinghiale. Dettaglio assai importante, caccia in silenzio. Notevole cane da guardia, l'Akita Inu è impiegato dalla polizia nipponica, che l'ha destinato alla sorveglianza di alcune prigioni. E' stato inoltre utilizzato come cane da salvataggio e come cane guida per i ciechi. Queste attitudini testimoniano le sue notevoli capacità di adattamento. Negli Stati Uniti l'Akita Inu fa parte del gruppo di cani da lavoro. Vince ogni anno alcuni campionati e supera generalmente con successo i quattro gradi di obbedienza.
E' interessante osservare che la partecipazione degli Akita a questi concorsi di lavoro, permette di contrastare il diffondersi di esemplari troppo pesanti. Gli allevatori sono infatti costretti a creare soggetti nello standard, resistendo alla tentazione di allevare dei cani più grandi di tutti gli altri. Certi istruttori, abituati a lavorare con i Pastori Tedeschi o i Dobermann, hanno provato ad addestrare l'Akita Inu a scopo di difesa. Tutti si sono dichiarati stupefatti per
l'intelligente comportamento di questo cane. Non bisogna, tuttavia, imporgli sedute di istruzione troppo lunghe, per non annoiarlo.
L'Akita Inu presenta, infine, una caratteristica molto utile per chi abita in città. Questo cane, infatti, si adatta abbastanza bene alla vita in appartamento, a condizione tuttavia che gli vengano concessi, quali che siano le condizioni atmosferiche, da 10 a 20 minuti di moto quotidiano. L'Akita Inu è un caso eccezionale da questo punto di vista, come d'altronde per molti altri aspetti. La sua storia, la sua struttura fisica, il suo comportamento gli valgono un posto a parte tra tutti i cani originari del nord e costituiscono senza dubbio una delle ragioni del successo che riscuote presso tutti coloro che lo conoscono.
4. Hachiko - un esempio di fedeltà
La storia è notissima in Giappone: da molto tempo Hachiko si recava da solo alla stazione per attendere il suo padrone, un professore universitario, Hidesaburo Ueno, che insegnava presso il Dipartimento di Agricoltura dell’Università imperiale di Tokio. Ogni sera il cane si presentava all'appuntamento, in perfetto orario. L'uomo e l'animale ritornavano allora insieme a casa. E quando un giorno, colto da un infarto, il professore non potè più tornare il leale Hachiko con ostinata fedeltà continuò a mantenere il suo patto di amicizia. Dopo la morte del padrone, il cane ha continuato dal 1925 e per 10 anni ad andare alla stazione per attendere l'arrivo del treno. Non vedendo il suo amico, se ne andava solo e triste, e ritornava l'indomani.
Commossi per l'atteggiamento del cane, gli impiegati della stazione, grazie a una colletta popolare il 21 aprile 1934 gli fu dedicata una statua in bronzo opera dello scultore Teru Ando e alla cerimonia potè partecipare lo stesso Hachiko che morì un anno dopo. Durante la Seconda Guerra mondiale la statua venne fusa per recuperarne il metallo, ma già nel 1948 ne fu scolpita una copia da Takeshi Ando, figlio di Teru. Alla sua morte è stata eretta una statua davanti alla stazione di Shibuya, a Tokyo. In quella stessa stazione un Akita Inu è stato nominato per una intera giornata - quella del centenario di Yamamote (celebre linea ferroviaria giapponese) - capostazione onorario. Sonos stati editi alcuni libri per l'infanzia che narrano la storia del celebre cane e la sua fedeltà esemplare.
Nel 1987 il regista Seijiro Koyama realizzò il film Hachiko Monogatari e il suo remake hollywoodiano, con l'attore Richard Gere che interpreta il ruolo del professore, ha fatto conoscere e ricordare in tutto il mondo la storia di Hachiko. Il film ha scatenato una vera e propria moda per questi cani così come si era già verificato a suo tempo, per i cani di razza Dalmata, con il film “La carica dei cento e uno”. Queste situazioni provocano un'aumento nella domanda di cuccioli di queste razze e rendono il mercato molto interessante per allevatori e commercianti senza scrupoli. È quindi estremamente importante, per coloro che volessero comunque diventare proprietari di un Akita Inu, rivolgersi esclusivamente ad allevamenti di provata fiducia, associati ai club di razza e che sono in grado di fornire tutti i documenti necessari onde risalire all'origine del cucciolo.
5. Akita Inu - Lo Standard
ASPETTO GENERALE
Cane di grossa taglia, di robusta costruzione, ben proporzionato e con molta sostanza; le caratteristiche del sesso sono fortemente marcate. Ha grande nobiltà e dignità anche se modesto. Corporatura robusta.
COMPORTAMENTO – CARATTERE
Il temperamento è composto, fedele, docile e recettivo.
TESTA
REGIONE DEL CRANIO
Cranio la misura è in proporzione al corpo. La fronte è ampia, alta con solco mediano più marcato con stop ben definito, distinta sutura metopica e guance adeguatamente sviluppate. Nessuna ruga.
REGIONE DEL MUSO
Tartufo largo e nero. Una leggera e diffusa mancanza di pigmento è accettata solo nei cani bianchi, ma il nero è sempre preferito. Muso moderatamente lungo e forte con ampia base; si assottiglia ma non è appuntito. La canna nasale è diritta. Denti forti, con chiusura a forbice. Labbra aderenti. Guance moderatamente sviluppate. Occhi relativamente piccoli, nella forma quasi triangolare dovuta al rialzarsi dell’angolo esterno dell’occhio; posizionati moderatamente distanziati, marrone scuro; più sono scuri, meglio è. La posizione obliqua, la forma e il colore dell’occhio sono fondamentali nell’espressione, la sua forma è quella di un triangolo scaleno con la sua base posta in orizzontale, l’angolo interno è profondo, la palpebra inferiore risale dolcemente e l’angolo esterno dell’occhio è situato verso la parte bassa dell’orecchio, ogni spostamento della posizione dell’occhio ( o troppo ravvicinati o troppo distanti) fa perdere l’espressione “maestosa e dignitosa”, gl’occhi devono essere “orientali” ma non a fessura, essi devono essere ben evidenti. Orecchi relativamente piccoli, spessi, triangolari, leggermente arrotondati alle punte, posizionati moderatamente distanziati, eretti e inclinati in avanti.
COLLO
Spesso e muscoloso, senza giogaia, proporzionato alle testa
CORPO
Garrese alto e lungo. Dorso diritto e forte. Rene ampio e muscoloso. Torace profondo, petto ben sviluppato costole moderatamente cerchiate. Ventre ben retratto
CODA
Inserita alta, spessa, portata vigorosamente arrotolata sul dorso; la punta arriva quasi al garretto quando è lasciata pendere
ARTI ANTERIORI
Spalle moderatamente oblique e sviluppate
Gomito aderente
Avambraccio diritto e con ossatura pesante
ARTI POSTERIORI
Ben sviluppati, forti e moderatamente angolati
PIEDI
Spessi, rotondi, arcuati e compatti
ANDATURA
Elastica e movimento possente
MANTELLO
PELO
Mantello esterno duro e diritto, sottopelo soffice e fitto; il garrese e il rene sono ricoperti con un pelo leggermente più lungo; il pelo della coda è più lungo che su tutto il resto del corpo.
COLORE
Rosso fulvo, sesamo (peli rosso fulvi con punte nere), tigrato e bianco. Tutti i suddetti colori, meno il bianco, devono avere l’“urajiro” (Urajiro = pelo biancastro ai lati del muso, sulle guance, sotto la mascella, collo, petto, tronco e coda e nell’interno degli arti)
TAGLIA E PESO
Altezza al garrese: Maschi 67 cm, Femmine 61 cm (c’è una tolleranza di 3 cm in più o in meno).
Peso ideale : Maschi 30-45 kg, Femmine 20-30 kg.
DIFETTI
Tutto quanto si discosta da quanto sopra deve essere considerato difetto e la severità con cui viene penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità.
- Femmine mascoline e maschi effeminati
- Enognatismo o prognatismo
- Mancanza di denti
- Lingua con macchie blu o nere
- Iride di colore chiaro
- Coda corta
- Timidezza
DIFETTI ELIMINATORI
- Orecchi non eretti
- Coda che pende
- Pelo lungo (arruffato)
- Maschera nera
- Macchie su fondo bianco
N.B. I maschi devono avere due testicoli apparentemente normali, completamente discesi nello scroto
Note
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