Era il 19 marzo 1905 quando a Mannheim, in una famiglia della media-alta borghesia, nacque Albert Speer.
Seguendo le orme professionali del nonno e del padre – come allora era consuetudine – nel 1927 si laureò in architettura e l’anno successivo divenne uno dei più giovani assistenti del Politecnico di Berlino.
Qui, nel 1931, ascoltò per la prima volta Adolf Hitler, restandone affascinato: «Qui c’è una speranza, ci sono degli ideali nuovi, una nuova visione delle cose, nuovi scopi e nuovi compiti», si disse Speer e s’iscrisse al partito nazionalsocialista.
Anni dopo, rievocando la giornata nel suo Memorie del Terzo Reich, scrisse: «Del suo programma politico non sapevo quasi nulla; egli mi aveva preso prima che io avessi compreso».
Dai banchi dell’università alla stanza dei bottoni del Terzo Reich: il passo è stato breve per questo architetto tedesco che, puntando su uno stile imponente, si guadagnò la stima del Führer.
Autore del restyling di tutta Berlino, fu coinvolto nelle atrocità del regime. Finse di non esserne a conoscenza al processo di Norimberga, dove venne condannato per crimini di guerra.
1. I primi lavori e il raduno del partito
Essere membro del partito gli permise di conoscere Karl Hanke (futuro viceministro della Propaganda), che allora dirigeva la sezione del partito di Berlino Ovest.
Qui cominciò la sua scalata professionale, al culmine della quale sarebbe diventato architetto ufficiale del Terzo Reich, nonché intimo di Hitler.
Hanke gli chiese infatti di ristrutturare una villa per farne la sede della sua sezione; quindi, lo propose a Joseph Goebbels per trasformare la sede del GAU (la circoscrizione politico-amministrativa del partito).
Nel 1933, dopo l’ascesa al potere del nazismo, con la nomina di Hitler a cancelliere del Reich, Speer fu incaricato sempre da Goebbels di ridisegnare la sede del suo ministero della Propaganda e di arredare l’appartamento di rappresentanza.
I tempi erano strettissimi, ma furono rispettati, grazie a squadre di operai che lavorarono giorno e notte. Speer si guadagnò così la fama di grande organizzatore, attirando l’attenzione di Hitler.
A Norimberga, intanto, si stava organizzando il primo raduno del partito, che doveva celebrare la conquista del potere e consacrare il suo leader. Il giovane architetto ideò una trionfale tribuna d’onore di stampo classico, dalla quale il Führer avrebbe parlato a una folla oceanica (l’area poteva contenere oltre 250mila persone); e poi giganteschi stendardi, bandiere, sapienti fasci di luce, un’aquila con un’apertura alare di 30 metri.
Insomma, una cattedrale al nazismo, nella quale gli occhi di tutti convergevano su un solo uomo. Nello stesso anno Speer fece un ulteriore passo avanti quando Hitler volle affiancarlo al suo storico architetto, Paul Ludwig Troost, nei lavori di ristrutturazione e arredamento della propria residenza; dovevano essere svolti nel più breve tempo possibile e lo stesso Hitler si recava quasi giornalmente nel cantiere.
L’edificio, che impegnò 4.500 operai, fu pronto addirittura in anticipo e impressionò moltissimo il Führer, che apprezzò soprattutto la “lunga marcia di avvicinamento” che ospiti e diplomatici avrebbero dovuto compiere per arrivare alla sala di ricevimento.
Anni dopo, confesserà a Speer: «Stavo cercando un architetto al quale affidare i miei piani di costruzioni edili. Doveva essere giovane perché i miei piani sono lanciati nel futuro. Avevo bisogno di un architetto che potesse continuare il lavoro da solo, dopo la mia morte, in virtù dell’autorità che gli avevo conferito. In lei vidi questo architetto».
2. Nella cerchia ristretta diventa il numero 1
A nemmeno 28 anni, Speer aveva trovato il più potente committente che potesse sperare.
Affittò uno studio a poche centinaia di metri dalla Cancelleria e si dedicò ai tanti piccoli lavori urgenti ordinati da Hitler. Nel giro di qualche mese, entrò a far parte della sfera più intima del Führer, venendo invitato a colazione e cena con altri fedelissimi.
Nelle sue Memorie, Speer raccontò di essersi spesso chiesto il motivo di tanta simpatia nei suoi confronti, e di supporre che Hitler, attraverso lui, rivivesse il sogno giovanile di diventare un grande architetto.
Infatti, quando il 21 gennaio 1934 morì Troost, Hitler decise di occuparsi personalmente dei lavori in corso: discuteva progetti, correggeva, disegnava schizzi quasi fosse a capo di uno studio di architettura. Poi, il 2 agosto, scomparve il presidente del Reich, Paul von Hindenburg, aprendo a Hitler la via del potere senza limiti.
Nello stesso anno Hitler nominò Albert Speer architetto ufficiale del Reich. Un ruolo che gli portò molti vantaggi personali, facendogli accumulare una notevole fortuna.
Nelle sue Memorie Speer ammise di avere imparato molto da Troost, dal suo stile architettonico classicheggiante, grandioso ma insieme sobrio, perché si limitava a pochi e semplici elementi formali.
Hitler, dal canto suo, voleva lasciare ai posteri “qualcosa” di indelebile ed era convinto che solo le grandi costruzioni monumentali fossero eterne. Proprio da questa aspirazione, nacque il progetto “Ghermania”, cioè l’imponente trasformazione di Berlino a capitale nazista del mondo.
Il piano urbanistico, messo a punto da Speer – nel frattempo nominato dal Führer Ispettore capo dell’edilizia della città – prevedeva la costruzione di colossali monumenti lungo la Grande Strada (che doveva essere larga 120 m e lunga 6 km).
Per fare spazio ai cantieri, furono demolite decine di migliaia di abitazioni, con conseguenze drammatiche: almeno 50mila ebrei tedeschi vennero sfrattati per dare casa agli sfollati.
Tra i tanti edifici in progetto, c’era la Volkshalle (Sala del popolo), con la sua immensa cupola (ispirata al Pantheon di Roma), alta 300 metri e capace di contenere fino a 180mila persone, in cima alla quale Speer aveva progettato di collocare un’aquila con il mondo intero tra i suoi artigli.
Altro faraonico progetto fu quello di un Grande Arco: Speer disegnò una struttura così mastodontica (larga 170 metri, profonda 119, alta 117) da temere che sarebbe sprofondata nel terreno. Ma anche l’Arco, come gran parte di quel progetto, non fu mai realizzato.
Nella foto sotto, Hitler conferisce ad Albert Speer, successore di Fritz Todt, l'onorificenza Anello di Fritz Todt.
3. Ministro degli armamenti
Nel febbraio 1942, morì in un incidente aereo Fritz Todt, ministro degli Armamenti e del munizionamento.
A sorpresa, Hitler nominò come successore Albert Speer, che non sapeva nulla di armamenti e armi.
Nelle sue Memorie Speer scrisse che «era tipico del dilettantismo del Führer scegliere i collaboratori non tra gli esperti della specifica materia».
Di fatto, Speer si trovò in una posizione chiave e concentrò nelle sue mani un enorme potere su ogni comparto che avesse a che fare con gli armamenti. Volle che ogni fabbrica producesse un unico oggetto o pezzo, però con continuità e in quantità elevatissime.
Da abile organizzatore qual era, in pochi mesi riuscì ad aumentare del 60 per cento la produzione di armi e a raddoppiare quella delle munizioni.
Dapprima coinvolse nello sforzo produttivo anche donne, studenti, insegnanti, poi, quando vennero chiamati alle armi 700mila lavoratori, Speer prelevò la “manodopera” nei lager: schiavi che lavorarono in condizioni disumane, andando spesso incontro a una morte atroce.
Ancora nell’agosto 1944 la produzione di armamenti fece registrare numeri record, ma Speer, che pure teneva discorsi motivazionali nelle fabbriche, conosceva la condizione disperata dei fronti, le conseguenze degli incessanti bombardamenti sulla popolazione e sulle industrie.
Inviò vari memoriali a Hitler per dirgli che il collasso economico era vicino e che la Germania stava per perdere la guerra, ma nel marzo del 1945 si rifiutò di eseguire l’ordine di “terra bruciata” (il cosiddetto “decreto Nerone”), cioè di distruggere quanto si trovava nei territori che sarebbero caduti in mano al nemico.
Speer incontrò Hitler nel suo bunker pochi giorni prima del suo suicidio, confessò di non avergli obbedito, poi si recò a Flensburg, dove al termine del conflitto fu arrestato dalle forze alleate.
Qua sotto, Welthauptstadt Germania (it. "Capitale mondiale Germania"): modellino dei progetti di Albert Speer per la nuova Berlino - si osservi l'asse principale (largo 120 metri e della lunghezza di 5 chilometri), la Große Halle e l'Arco di Trionfo (che, in tutta la loro monumentalità, si attestano alla fine di tale strada).
4. A processo
A Norimberga, che aveva visto l’alba del nazismo, il 20 novembre 1945 iniziò lo storico processo a 24 tra i principali gerarchi e ufficiali di Hitler.
Tra questi, vi era Albert Speer, sul quale gravavano pesanti capi d’accusa. Chiamati alla sbarra, uno dopo l’altro tutti si dichiararono innocenti.
Non Speer, che rinnegò le idee naziste e si disse all’oscuro delle atrocità del regime e del piano di sterminio degli ebrei.
Prendendo le distanze dagli altri imputati, produsse prove contro il Reich e si dichiarò colpevole di avere commesso un “grave errore di valutazione”.
Confessò anche che negli ultimi giorni di vita del Führer aveva pianificato di assassinarlo, introducendo del gas nervino negli impianti di aerazione del bunker, per porre fine alla guerra e risparmiare ai tedeschi altri giorni di morte e distruzione.
Il 1° ottobre 1946 arrivò il verdetto. Speer venne condannato per crimini di guerra e contro l’umanità a 20 anni di carcere, che sconterà interamente nella prigione di Spandau a Berlino ovest, salvandosi così dalla pena capitale.
Era riuscito nel suo intento: convincere i giudici di Norimberga che si era fatto trascinare dagli eventi mentre avrebbe voluto solo fare l’architetto. Dunque era un semplice servitore dello Stato, che nulla c’entrava con i crimini nazisti.
Di ciò convinse anche l’opinione pubblica e alcuni storici, tanto che il suo rilascio, il 1° ottobre 1966, fu un evento mediatico, con fotografi e giornalisti accorsi da tutto il mondo.
Nel 1970 pubblicò le Memorie del Terzo Reich, una preziosa testimonianza dall’interno del regime, che divenne un best seller milionario e rafforzò il suo personaggio di testimone oculare della più tragica storia recente; tra interviste, partecipazioni a convegni e comparsate televisive, la versione dei fatti di Speer fu negli anni ascoltata con interesse e partecipazione.
Morì il 1° settembre 1981, colpito da un ictus mentre stava per partecipare a una trasmissione della BBC.
Speer era coinvolto nei crimini nazisti? Oggi, grazie a tanti documenti venuti alla luce, sappiamo che Speer, già dal 1938 era perfettamente a conoscenza delle atrocità del regime e spesso ne fu coinvolto direttamente.
Sapeva delle condizioni disumane dei prigionieri nei campi di Auschwitz-Birkenau (e non solo) e nel 1942 diede l’ordine di ampliare i lager, con locali per i “trattamenti particolari”, riferendosi chiaramente a camere a gas e crematori.
Anche della “soluzione finale della questione ebraica” era bene informato; oggi sappiamo che il 6 ottobre 1943 era presente (anche se in seguito tentò di negarlo) al castello di Posen, nella Polonia occupata, quando Heinrich Himmler parlò con chiarezza a una ristretta cerchia di funzionari tedeschi locali della “necessità di eliminare il popolo ebraico” e di “uccidere anche donne e bambini”.
Di Speer fu anche l’idea di sfruttare i prigionieri per le fabbriche sotterranee di Mittelbau-Dora – dove si costruivano i missili V2 – e dove migliaia di deportati trovarono una morte orrenda.
Sotto, Albert Speer nel 1946 al processo di Norimberga.
5. Classicheggianti e grandiose: 5 opere firmate Speer
Albert Speer ebbe uno stile classicheggiante, ispirato all’architettura greco-ellenistica, ma adattato alle manie di grandezza del regime.
Progettò edifici dalle dimensioni titaniche e lavorò alla costruzione della nuova Berlino, capitale del Reich e futura capitale del mondo.
Molte opere rimasero sulla carta per via della guerra; altre, realizzate, furono poi totalmente o in parte distrutte. Ecco le più “grandiose”.
- Campo di Zeppelin
Era un complesso di edifici e spazi aperti, vicino a Norimberga, per le adunate del partito che si tennero dal 1933 al 1938.
Oggi è in stato di degrado. Una curiosità: si vede bene com’era nel film di propaganda Il trionfo della volontà diretto da Leni Riefenstahl nel 1935.
- Stadio olimpico di Berlino
Il progetto originario era in realtà dell’architetto Otto March e risale agli inizi del ‘900. Speer, incaricato dal Führer di “rivederlo”, lo rese più imponente e ne ampliò le tribune, fino a contenere oltre 110mila persone.
Fu inaugurato da Hitler all’apertura dei giochi olimpici del 1936. Rinnovato e ridimensionato, oggi è aperto al pubblico.
- Stadio di Norimberga
Progettato presso l’area dei raduni del partito, doveva essere una monumentale struttura a forma di ferro di cavallo e contenere oltre 400mila persone. La sua costruzione ebbe inizio nel 1937, ma si interruppe con la guerra. Oggi restano solo rovine.
Sotto, Speer nel 1934 in compagnia di Hitler e dell'architetto Ruff mentre fa visionare i propri progetti per lo stadio di Norimberga.
- Padiglione della Germania
Presentato all’Esposizione internazionale di Parigi del 1937, era un imponente e altissimo parallelepipedo in marmo bianco, con in cima una grande aquila e una svastica.
- Nuova Cancelleria del Reich
Sede ufficiale di Hitler, fu realizzata a tempo di record tra il 1938 e il 1939. Sobria all’esterno, vi si accedeva da una grande corte d’onore; aveva una galleria di ricevimento lunga 145 metri, oltre a enormi sale. Fu bombardata dai sovietici nell’aprile del 1945.