L'arrivo della primavera che annuncia l'avvento della bella stagione, non viene accolta con molto entusiasmo da parte di coloro che soffrono di manifestazioni dovute ad allergie ai pollini. La primavera, infatti, è il periodo in cui la concentrazione aerea di pollini è più alta, e perciò la stagione in cui la maggior parte delle allergie raggiungono il culmine.
Il termine allergia deriva dal greco àllos ed èrgos che significano "reazione fuori dal comune" (il termine fu coniato nel 1906 da Clemens von Pirquet, famoso medico austriaco di origine belga e pioniere degli studi sull'allergia).
Infatti, l'allergia è una particolare condizione di ipersensibilità verso sostanze di per sé innocue, come i pollini di molte piante, gli acari domestici, le forfore animali, ecc., che è causata dalla produzione da parte del sistema immunitario di anticorpi IgE (quelli che originariamente dovevano difenderci dai parassiti) specifici per queste sostanze e quindi capaci di legarsi a esse, le quali conseguentemente vengono chiamate allergeni. La scienza che studia le reazioni e le malattie allergiche si chiama allergologia. Oggi è una disciplina medica di grande importanza, insegnata all'università e nelle Scuole di Specialità post-universitarie.
Negli ultimi 20-30 anni, l'incidenza delle malattie allergiche ha subito un'ulteriore accelerazione: oggi sono un vero e proprio problema sanitario, coinvolgendo il 15-20% della popolazione dei Paesi a stile di vita occidentale. Infatti, è stato dimostrato che è proprio lo stile di vita occidentale, con il suo elevato standard igienico sanitario, a favorire l'insorgenza delle allergie, facendo mancare all'organismo quella stimolazione da parte delle
infezioni, soprattutto batteriche e virali intestinali, che contrastano l'insorgenza delle allergie.
Secondo la definizione medica ufficiale, per allergeni si intendono tutte quelle sostanze estranee all'organismo che sono in grado di indurre uno stato di allergia, cioè di ipersensibilità (uno stato causato dalla comparsa degli anticorpi IgE), e che sono in grado di reagire con tali anticorpi scatenando le reazioni allergiche, e conseguentemente i sintomi delle malattie allergiche.
Gli allergeni sono sostanzialmente delle sostanze innocue ed appartengono sia al mondo vegetale (pollini, funghi, alimenti) che animale (acari, forfore, veleni di insetti, alimenti). Gli allergeni, che per le loro caratteristiche dimensionali (diametro molto piccolo, che consente loro di penetrare nei bronchi) penetrano nell'apparato respiratorio causando episodi di broncospasmo e di asma, vengono definiti "inalanti". Essi sono la maggioranza di quelli che vengono presi in considerazione quando si studiano le malattie allergiche.
Esistono anche allergeni "non inalanti", ad esempio da contatto diretto con la cute. Un esempio molto famoso di allergene da contatto è il nichel, contenuto nella bigiotteria e altri manufatti, che provoca reazione limitate al contatto cutaneo. Esse sono reazioni non immediate, come quelle degli "inalanti", ma ritardate di alcune ore rispetto all'avvenuto contatto.
Oggi cercheremo di analizzare in maniera semplice e comprensibile, le 5 cause principali che causano le fastidiose allergie. Vediamole insieme.
1. I pollini, allergeni volanti
I pollini sono gli elementi riproduttivi maschili delle piante superiori (Fanerogame, ovvero le piante con i fiori), destinati a "impollinare" e quindi a fecondare gli ovuli di una pianta analoga. Sostanzialmente, essi possono essere considerati agli analoghi degli spermatozoi degli animali.
Più precisamente, le piante si distinguono, per quanto riguarda l'impollinazione, in 2 categorie:
- Piante entomofile (dal greco, "amanti degli insetti"), che utilizzano gli insetti per propagare il polline e consentire l'impollinazione. Molto raramente i pollini delle piante entomofile sono allergenici (talvolta, raramente, possono provocare dermatiti da contatto nei coltivatori).
- Piante anemofile (dal greco, "amanti del vento"), che utilizzano non gli insetti, ma il vento per propagare il polline e permettere la fecondazione. I fiori di queste piante sono piccoli e poco appariscenti, proprio perché non hanno la necessità di attirare gli insetti. La produzione di polline di queste piante è enorme, perché la gran parte di esso va dispersa sul terreno. Le piante anemofile sono anche le piante allergeniche, perché il loro polline provoca l'allergia, che in questo caso è denominata "pollinosi".
I pollini sono delle strutture sostanzialmente sferiche e sono in grado di percorrere anche distanze di 20-30 km dalla pianta che li ha prodotti. Misurano mediamente 30-40 micron (bisogna metterne in fila 25-30 per fare 1 millimetro!!). Quindi sono sostanzialmente invisibili, soprattutto quando volano nell'aria. Tutti i pollini possono essere allergenici, ma alcuni lo sono più degli altri, come dimostrano le statistiche, che naturalmente variano a seconda delle diverse aree geografiche.
In Italia le piante che producono i pollini più importanti come causa di malattie allergiche sono le seguenti:
- Graminacee. Sono le piante più importanti come allergeni in quasi tutti i continenti. Hanno i fiori molto piccoli e insignificanti. Nei prati ben curati le pianticelle delle graminacee vengono solitamente tagliate prima che possano raggiungere la fioritura ma, lungo le bordure o nei prati incolti, possono crescere e produrre grandi quantità di polline: ciò avviene, nelle nostre latitudini, in primavera, precisamente alla fine di aprile, per tutto il mese di maggio e parte di giugno.
- Parietaria (erba muraiola). Questa pianta cresce anche nel terreno, ma predilige mettere radici nei vecchi muri e ruderi. E' presente nel sud Europa, mentre è praticamente assente nei paesi del centro nord. Il periodo di fioritura, e conseguentemente la presenza del polline nell'aria, varia a seconda della latitudine: in nord Italia è presente in aprile-giugno, in Liguria in marzo-settembre, nel sud (Calabria, Sicilia) è presente per quasi tutti i mesi dell'anno, con una pausa in agosto, per la siccità, e in dicembre, per l'abbassamento della temperatura.
- Ambrosia. Il polline di questa pianta è considerato un polline emergente, perché fino ad alcuni anni fa era un allergene raro, sia in Italia che in Europa, mentre oggi sta diventando uno dei pollini più importanti. In realtà, questo polline è da sempre un allergene molto importante negli USA, dove contende alle Graminacee il primo posto nelle classifiche. Per questi motivi si ritiene che questa pianta sia stata importata involontariamente insieme alle merci provenienti dagli USA, negli anni del dopoguerra. La pianta cresce soprattutto lungo le bordure incolte e fiorisce da fine agosto a tutto settembre. L'Artemisia appartiene alla stessa famiglia botanica e ha caratteristiche simili all'Ambrosiana; anch'essa è responsabile di pollinosi tardo-estive.
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Alberi:
a) Le Betulle producono un polline altamente allergenico, causa di gran parte delle malattie allergiche in Europa del nord, Germania e Paesi Scandinavi. Anche nel nord Italia è un importante causa di sensibilizzazioni allergiche. Curiosità: circa il 50% degli allergici al polline di Betulla lo sono anche alla mela che provoca loro fastidiosi disturbi orali alla masticazione. Ontano e Nocciolo sono anch'essi allergenici e, essendo botanicamente appartenenti alla stessa famiglia delle Betulle, vengono considerati come un'entità unica.
b) il Cipresso è allergenico e in alcune regioni, come la Toscana, provoca sintomi allergici molto gravi. Il periodo di fioritura di tutti questi alberi è invernale, con centralità a febbraio.
c) L'olivo è un allergene rilevante soprattutto in quell, numerose, regioni italiane dove viene coltivato per la raccolta delle olive. Il periodo di fioritura è posticipato rispetto agli altri alberi, ed è sovrapposto a quello delle Graminacee, cioè aprile-giugno.
2. Gli acari
I pazienti allergici ai pollini soffrono i loro disturbi durante la stagione di fioritura (e quindi produzione di polline) delle piante cui sono allergici: inverno per quasi tutti gli alberi, primavera per le Graminacee e l'olivo, tarda estate per l'Ambrosia e l'Artemisia, primavera-estate per la Parietaria. Per tutto il resto dell'anno essi stanno bene (almeno per quanto riguarda l'allergia).
Molti pazienti allergici, invece, hanno i loro disturbi per lunghi periodi dell'anno, alcuni praticamente per tutto l'anno. In questi casi i sintomi clinici sono anche di tipo respiratorio, cioè asma bronchiale, oltre che rinite e congiuntivite, che sono i più comuni delle pollinosi. Questi pazienti hanno i loro disturbi soprattutto in ambienti chiusi, di solito nella loro abitazione.
Fino a 50 anni fa questi casi venivano etichettati come "allergia alla polvere di casa", perché si riteneva che la polvere di casa "di per sé" fosse un allergene. Nel 1961 un medico allergologo e un biologo olandesi (Voorhorst e Spieksma) dimostrarono che nella polvere di casa vivono ingenti quantità di acari, i quali sono gli unici responsabili delle malattie allergiche fino ad allora erroneamente attribuite alla polvere di casa. Negli anni successivi, questi acari furono coltivati in laboratorio e utilizzati per fare estratti diagnostici e vaccini per curare le allergie. Il nome del più importante di questi acari è Dermatophagoides.
Gli acari appartengono al Phylum degli Artropodi (non sono insetti), e sono tra i gruppi più numerosi degli animali viventi. Infatti ne esistono bel 50.000 specie diverse anche se secondo alcuni esperti esse potrebbero addirittura essere circa 1 milione. Sono animali antichissimi (i primi reperti fossili risalgono a 80 milioni di anni fa). Ma quelli che interessano a noi sono una decina di specie, quelle domestiche. Queste specie vengono chiamate sinantropi, dal greco συν (con) e ανθρωπος (uomo), proprio perché convivono con l'uomo e, insieme all'uomo e alle sue migrazioni nel corso dei millenni, hanno colonizzato tutti i continenti.
Essi sono lunghi circa 250-280 micron (1 micron = 1 millesimo di millimetro), e quindi, più o meno, un quarto di millimetro. Gli allergeni degli acari sono delle proteine con funzioni digestive che ricoprono le feci prodotte dagli acari in numero di 6-40 al giorno, le quali hanno delle dimensioni così piccole (10-40 micron, cioè circa 1/50 di millimetro) da essere facilmente sollevate in aria dalle correnti convettive presenti in casa, soprattutto quando vengono accesi i caloriferi e, quindi inalate, causando i sintomi dell'allergia.
Oltre al Dermatophagoides, gli altri acari più importanti sotto l'aspetto allergologico sono: Acarus siro, Tyrophagus putrescentiae, Glycyphagus domesticus, Lepidoglyphus destructor.
Il luogo preferito dove vivono gli acari domestici è rappresentato dai materassi, dove trovano le condizioni ideali di nutrimento (la forfora umana) e di umidità. Oltre ai materassi, gli acari possono albergare anche in altre suppellettili casalinghe, come i divani, i tendaggi pesanti, i peluches, oltre che naturalmente in tutti quegli anfratti del pavimento che sono difficilmente raggiungibili dalle pulizie domestiche.
Per quanto riguarda la periodicità annuale, diversamente dai pollini, gli acari sono allergeni perenni, presenti tutto l'anno. E' importante tenere presente che gli acari prediligono gli ambienti poco arieggiati, ove riescono a crearsi un ecosistema ideale per la loro biologia. Le case di villeggiatura, che per lunghi periodi dell'anno rimangono chiuse e disabitate, sono un habitat perfetto per questi piccoli animali.
La principali misura per la diminuzione della popolazione degli acari domestici (l'eliminazione, detto francamente, è difficile) è costituita da un'accurata e sistematica pulizia della casa: assai utili sono gli aspirapolvere, sia con
filtrazione dell'aria con filtro o sacchetto che ad acqua.
3. I funghi microscopici, altri allergeni volanti
I funghi microscopici, noti anche come micofiti (detti anche "micetti"), sono una naturale componente dell'aria che respiriamo, o meglio della sua componente biologica, detta anche "aeroplancton".
I micofiti sono strane creature che condividono alcune caratteristiche con i vegetali (aderiscono al loro supporto, si riproducono sia sessualmente che asessualmente) e altre con gli animali (come riserva di energia non usano l'amido ma il glicogeno). Come gli animali, essi hanno un'alimentazione detta eterotrofica (cioè costituita da sostanze organiche) e non autotrofica come le piante (che sono in grado di nutrirsi di sostanze elementari inorganiche presenti nella terra).
Sono circa 100.000 le specie di micofiti identificate. Le specie allergeniche sono relativamente poche. I nomi delle specie principali sono: Alternaria, Aspergillus, Botrytis, Candida, Cladosporium, Fusarium, Monilia, Mucor e Penicillium.
L'apparato vegetativo dei micetti è costituito dal micelio, che è la parte ben visibile, spesso suddiviso in un reticolo di fibre, dette ife, che formano le spore, che sono le unità deputate alla riproduzione e quindi alla diffusione della specie. Sono quindi le spore le "unità volanti" dei micofiti; esse possono essere presenti nell'aria con concentrazioni di migliaia o decine di migliaia di spore per metro cubo di aria, e possono percorrere, trascinate dalle correnti aeree, molti chilometri lontano dal micelio che le ha prodotte.
Possiamo, semplificando, riassumere i 3 tipi di substrati ove possono crescere i micofiti:
- Il terreno, particolarmente nelle zone agricole, ove si verificano quei processi di decomposizione dei vegetali e altri materiali organici che costituiscono il nutrimento dei micofiti.
- Gli ambienti domestici, ove possono attecchire sui muri con infiltrazioni di acqua, sulle carte da parati, nei sistemi di condizionamento e umidificazione dell'aria.
- Gli alimenti, ad esempio la Monilia cresce sul pane, il Penicillium sugli agrumi e sui salumi.
Il primo "micofito più allergenico" in classifica è certamente l'Alternaria, che provoca rinite e asma nei soggetti allergici, molto spesso bambini. L'asma può essere particolarmente insidiosa, perché in certi luoghi di campagna le concentrazioni di spore di Alternaria possono raggiungere delle concentrazioni altissime, con serio rischio per la salute degli allergici. Anche il Cladosporium è un allergene importante, soprattutto nel nord Europa e negli USA, anch'esso potenziale causa di seri episodi asmatici.
E' stato dimostrato da importanti studi epidemiologici in Europa, USA e Nuova Zelanda che i ricoveri ospedalieri per asma grave si verificano in corrispondenza delle massime concentrazioni nell'aria delle spore fungine di Alternaria e Cladosporium.
Diversamente dai pollini, che hanno una perfetta "puntualità" e quindi prevedibilità, le spore fungine hanno degli andamenti irregolari, con picchi altissimi intervallati da basse concentrazioni. In linea di massima, possiamo identificare le stagioni più ricche di spore fungine come quelle estivo-autunnali, e una discreta presenza dell'Alternaria anche in periodo primaverile.
4. Le forfore degli animali
Tra gli allergeni che abbiamo sopra descritto, alcuni sono tipicamente stagionali come i pollini, che hanno dei periodi di comparsa nell"aeroplancton" ben precisi; altri come i micofiti sono stagionali, ma senza un calendario preciso e prevedibile; altri come gli acari sono non-stagionali ma perenni, cioè presenti tutto l'anno.
Tra questi allergeni perenni, ve ne sono altri che possono essere molto importanti, le forfore degli animali domestici. Infatti, gli animali liberano particelle epidermiche (denominate tecnicamente "derivati epiteliali", comunemente forfore) che contengono proteine specifiche che possono essere allergeniche. Il principale animale domestico causa di malattie allergiche, rinite e asma, è senz'altro il gatto, che secondo studi epidemiologici condotti in Europa pare che colpisca ben il 10% della popolazione.
Comunemente si attribuisce la allergenicità del gatto al suo pelo, che come tutti i proprietari di gatti sanno molto bene, riempie di ciuffi i locali dove il nostro amico vive. La realtà è un po' diversa. L'allergene principale del gatto (detto "allergene maggiore") si chiama, secondo la nomenclatura internazionale, Fel d1 (derivato dal nome latino Felis domesticus) ed è una proteina abbondantemente presente sulla cute del gatto.
Poiché è ben nota l'abitudine del gatto a una intensa cura di sé, con abbondanti e prolungati leccamenti, si è inizialmente ritenuto che la sorgente principale dell'allergene fosse la saliva, e che da essa l'allergene andasse a depositarsi su cute e pelo. In realtà non è proprio così, o meglio lo è solo in parte. Sono stati condotti in Francia degli studi sperimentali molto rigorosi per determinare se l'allergene cutaneo derivi veramente dal leccamento, cioè dalla saliva, i quali hanno dimostrato che la cute produce l'allergene anche senza il leccamento, quindi è un importante fonte di allergene oltre la saliva.
Indubbiamente anche la saliva è stata dimostrata come un'importante sorgente di allergene, ma non solo. Anche i fluidi lacrimali e le ghiandole sebacee (quelle che producono il grasso della cute) contengono allergene, ma la massima concentrazione allergenica è stata rilevata nelle ghiandole anali. Le ghiandole anali del gatto (anche il cane le ha) sono 2 piccoli sacchi situati lateralmente e vicino all'orifizio anale.
Esse producono un fluido che serve ai gatti per marcare il territorio e per riconoscersi l'un l'altro, essendo il suo odore unico per ogni gatto. Se il gatto è sano, le ghiandole anali sono assolutamente inodori per l'uomo. In sostanza, la produzione di allergene è ampiamente distribuita su tutta la superficie del gatto. Essa ha delle ampie differenze individuali, per cui alcuni gatti possono essere più o meno allergenici di altri.
Anche il cane può essere allergenico, ma l'incidenza di questa sensibilizzazione è molto minore che nel gatto (l'allergene specifico si chiama Can f1, dal latino Canis familiaris). Tutte le razze di cani possono essere allergeniche, anche se alcuni pazienti sostengono di essere sensibili ad alcune razze più che ad altre.
Altri animali allergenici sono il cavallo, che può sensibilizzare fantini, chi pratica l'equitazione, stallieri e veterinari, il bovino e il coniglio. Di quest'ultimo, che oggi è di moda come animale domestico anche in case di città, sono allergeniche soprattutto le urine.
Una curiosità: uno studio epidemiologico condotto nel nord Italia ha dimostrato che l'animale che provoca la più alta incidenza di allergie in chi lo ospita in casa è il criceto, anche se ovviamente il numero assoluto di questo animale nelle nostre case è enormemente inferiore ai gatti e ai cani.
5. Altri allergeni, meno famosi ma sempre pericolosi
L'elenco delle sostanze che possono rappresentare un allergene responsabile di sensibilizzazione specifiche, e quindi di malattie allergiche, è molto lungo, virtualmente quasi infinito. Ecco alcuni degli altri allergeni di più importante rilevanza clinica.
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Lattice di Hevea brasiliensis. Com'è noto, la gomma naturale viene ottenuta dalla polimerizzazione del lattice ottenuto, per incisione della corteccia, dall'albero della gomma, cioè l'Hevea brasiliensis. Questo lattice contiene delle proteine allergeniche, che quindi contaminano i manufatti da esso ottenuti, spesso di impiego sanitario come i guanti. Nei soggetti allergici il contatto con questi manufatti può provocare rinite, asma e reazioni dermatologiche. La principale causa di reazioni allergiche al lattice naturale è rappresentata dall'uso dei guanti monouso in ambienti sanitario, da parte del personale che li indossa e anche dei pazienti nel corso della visita, che spesso comporta contatto con le mucose. Negli anni 90 questa sensibilizzazione allergica ha raggiunto incidenze dei circa l'1% nella popolazione generale adulta e del 2% nei bambini. Nel personale ospedaliero ha raggiunto incidenze di circa il 3%, con punte del 6% nel personale che opera nei blocchi operatori. Oggi il problema dell'allergia al lattice è sensibilmente ridimensionato. Infatti, sono stati presi a livello mondiale 2 provvedimenti per ridurre queste reazioni allergiche:
1) selezionare, per la produzione di guanti sanitari, lattici a basso contenuto proteico e quindi allergenico;
2) istituire negli ospedali dei percorsi privi di lattice per i pazienti allergici, a cominciare dalle camere operatorie che sono l'ambiente di maggiore rischio. Anche altre piante, oltre all'albero della gomma, producono un lattice allergenico. E' questo il caso del Ficus benjamina, comune pianta d appartamento, in cui l'allergene trasuda dalle foglie e può venire inalato - Moscerini (Chironomidi). Nei tramonti estivi, spesso si osservano nei campi delle strane colonne nerastre, alte qualche decina di metri. Osservate meglio, queste colonne si rivelano costituite da moscerini, della specie Chironomidi (Chironomus salinarius). Visti da vicino questi moscerini sembrano piccole zanzare, ma non hanno apparato pungitore, quindi sotto questo aspetto sono innocui. Non lo sono invece sotto l'aspetto allergologico, perché sono degli allergeni che possono provocare vere e proprie epidemie di asma in svariate regioni (l'allergene è costituito dalla loro emoglobina). Il motivo di questo fenomeno è l'inquinamento delle acque. Il ciclo vitale dei Chironomidi prevede che gli adulti nascano da larve acquatiche, che normalmente vengono per la gran parte divorate dai pesci, mentre se le acque si depauperano di pesci a causa dell'abbassamento della concentrazione di ossigeno, le larve, in assenza di predatori, crescono a dismisura e danno origine alle suddescritte invasioni di moscerini.
- Esche da pesca. Alcune larve di insetti, come quella di mosca carnaria usate comunemente come esca nella pesca sportiva, possono causare problemi allergici, soprattutto asma. Il rimedio più semplice è evidentemente cambiare tipo di esca, ma sorprendentemente molti pescatori oppongono un rifiuto a questo cambiamento, preferendo affrontare il controllo farmacologico della loro malattia, con tutti i problemi connessi. Evidentemente la passione sportiva supera la paura degli interventi medici.
- Scarafaggio. E' un animale praticamente ubiquitario, quello più comune nelle nostre case appartiene al genere Blattella. Esso è segnalato come un allergene importante negli USA, mentre in Italia e in Europa la sensibilizzazione a questo animale è molto rara, con l'eccezione di alcune segnalazioni cliniche dalla Sardegna.
- Farina e frumento. Oltre che un allergene alimentare, il frumento è anche un allergene "inalatorio", soprattutto per i panettieri e i pasticceri che sono quotidianamente esposti alla sua polvere. i sintomi possono essere rinite e asma e spesso sono di tale gravità da costringere il soggetto colpito da questa allergia ad abbandonare il lavoro. Ottimi risultati vengono ottenuti con la vaccinazione antiallergica che ha consentito a molti pazienti di riprendere la loro attività lavorativa senza problemi.
- Semi vegetali. In alcuni grandi porti europei, importanti per lo scarico delle merci, si sono verificate improvvisamente delle vere e proprie epidemie di asma, che hanno colpito centinaia o migliaia di persone. Inizialmente queste epidemie rimasero circondate dal mistero riguardo alla loro causa, poi si accertò che solitamente le persone colpite erano abitanti nelle vicinanze del porto, più precisamente "sottovento" rispetto al porto stesso. Si accertò, quindi, che gli episodi asmatici erano correlati con lo scarico, avvenuto nei porti stessi, di sementi allergeniche, soprattutto semi di soia, semi di ricino, caffè crudo. Per quanto riguarda quest'ultimo, è importante segnalare che diversamente dal caffè tostato, usato per preparare la bevanda, in cui gli allergeni vengono completamente neutralizzati dalla tostatura, il caffè crudo, detto anche "caffè verde", è un potente allergene. Il rimedio a questi incresciosi episodi è consistito nell'introdurre, sulle navi e nei silos di raccolta, i dispositivi atti a ridurre o eliminare l'emissione di polveri allergeniche.
- Farmaci. Il problema delle reazioni avverse da allergia ai farmaci è un problema molto vasto e complesso. Qua ci limiteremo a segnalare quali sono i principali farmaci di cui è stato dimostrato un potenziale allergenico: antibiotici (soprattutto penicillina), sulfamidici, insuline di origine animale, sieri eterologhi, miorilassanti, anestetici e preanestetici, streptochinasi e chimopapaina.