Il termine «allergia» deriva da due parole greche: allos che significa diverso, ed ergon che significa effetto. Tale parola fu coniata in quanto termine specialistico esattamente 100 anni fa (1906). Inizialmente, solo i medici interessati sapevano cosa significasse, oggi è invece sulla bocca di tutti.
Le allergie fanno parte di un disturbo del sistema immunitario che provoca una reazione di ipersensibilità verso sostanze di per sé innocue (allergeni), che il sistema immunitario identifica come nemiche. Gli allergeni, a dipendenza delle modalità di introduzione si distinguono vari tipi:
• allergeni introdotti tramite la respirazione – allergeni respiratori (o inalatori) (pollini, acari della polvere domestica, pelo di animali, spore di funghi, polvere della farina,ecc.)
• allergeni che penetrano nel corpo tramite l’alimentazione – allergeni alimentari (questi vengono trattati qui in seguito)
• allergeni che diventano attivi tramite il contatto con la pelle – allergeni da contatto (nickel, cemento, cosmetici, ecc.)
• allergeni speciali: medicinali, veleni di insetti
Gli allergeni più comuni sono il polline, il pelo di animale, la polvere domestica, le penne degli uccelli, gli acari della polvere, i medicinali, le sostanze chimiche, alcuni metalli (per esempio il nichel) e gli alimenti. In un soggetto allergico il contatto con tali sostanze determina una risposta spontanea ed esagerata da parte del proprio sistema immunitario ( reazione allergica ), mentre nell’80% della popolazione il contatto con queste sostanze “ allergeni ” risulta innocuo. Sarebbe però sbagliato definire tutte le intolleranze come «allergie».
Le allergie alimentari, in particolare (e contrariamente al «raffreddore del fieno» e affezioni simili), non sono così frequenti come molti sono propensi a credere. Esiste una lunga serie di altre forme e cause di intolleranze. Tutte queste complesse questioni al confine fra alimentazione e medicina, nel punto di intersecazione fra panettiere, dietista e medico vengono discusse qui in seguito in modo semplice e succinto. La reazione allergica è dovuta al fatto che una persona forma degli anticorpi contro la proteina estranea. Questo fenomeno è detto sensibilizzazione. Quando si incontra nuovamente l’antigene si scatena un vero e proprio «finimondo» che può interessare diversi sistemi di organi singoli (le vie respiratorie, il tubo digerente, la pelle) o attraverso reazioni generali (collasso circolatorio, svenimento, choc, event. morte).
La reazione allergica può prodursi dopo pochi minuti o addirittura dopo pochi secondi dal contatto con l’allergene – si tratta della cosiddetta reazione immediata. Talvolta possono però trascorrere anche da 2 a 4 ore. Se le reazioni patologiche sopravvengono solo con ritardo e progressivamente si parla di reazione tardiva. La gravità della reazione dipende meno dalla quantità dell’allergene che dalla quantità di anticorpi presenti, nonché dalla condizione fisica e psichica del momento. In caso di stress la reazione può essere più violenta. Le allergie, infine, possono insorgere con ogni età, ma sono tuttavia decisamente più frequenti nei bambini e nei giovani adulti. Esse durano generalmente tutta la vita, con una sola eccezione: le allergie al latte e alle uova contratte da lattanti guariscono quasi sempre.
Attenzione: le reazioni allergiche non vanno mai prese alla leggera! In determinate circostanze possono avere un decorso gravissimo: con svenimento, choc e, in casi estremi, addirittura la morte (si parla in questo caso di shock anafilattico).
Oggi parleremo di allergie ed in particolare di intolleranze alimentari. Cercheremo di capire, in modo semplice, le cause responsabili dell'insorgenza di una reazione allergica, ed individuare i sintomi e le diverse cure (terapia convenzionale, alimentazione, omeopatia, fitoterapia e integratori alimentari.) Si ricordi, tuttavia, che i suggerimenti offerti non sostituiscono in alcun modo il medico che, solo, è in grado di emettere una diagnosi, di valutare le condizioni generali del paziente e di prescrivere esami o trattamenti.
LEGENDA:
CH= diluizione centesimale di Hahnemann
1. Allergie e intolleranze alimentari
Le allergie e intolleranze alimentari fanno parte di un gruppo di malattie e disturbi che la Società statunitense di allergologia ha definito come "reazioni avverse ai cibi". All'interno del gruppo si riconoscono diverse categorie:
- le allergie alimentari, che si manifestano con una reazione immediata o quasi (per esempio orticaria) al cibo ingerito, reazione dovuta a una risposta errata del sistema immunitario;
- le pseudoallergie, determinate da deficit enzimatici, cioè da carenza di enzimi specifici per digerire alcune sostanze: un esempio è la mancanza della lattasi, enzima necessario per la digestione del latte, che si manifesta con vomito e diarrea;
- le ipersensibilità, determinate dalla reazione ad alcuni alimenti (per esempio cioccolato, vino, formaggi fermentati) che provocano il rilascio di istamina, lo stesso mediatore chimico che si libera nelle manifestazioni di allergia: provocano mal di testa e altri disturbi;
- le reazioni tossiche, veri e propri stati di avvelenamento dovuti all'ingestione di alimenti che contengono veleni (come alcuni tipi di funghi) o che sono diventati tossici perché avariati (come i cibi contaminati dal batterio Clostridium botulinum, che provocano un'intossicazione gravissima chiamata "botulismo");
- le intolleranze alimentari, che hanno sintomi meno specifici di quelli delle intossicazioni e delle allergie (mal di testa, senso di debolezza o al contrario iperattività, disturbi digestivi, cistiti ricorrenti, artriti, eczemi, depressioni o labilità dell'umore) e che si individuano solo quando, eliminando completamente un cibo dall'alimentazione quotidiana, i sintomi scompaiono. Tra le intolleranze alimentari vi sono l'intolleranza al lattosio, al saccarosio, al fruttosio e al glutine (celiachia).
La diagnosi di allergia si formula tramite i comuni test allergologici (Prick Test, dosaggio delle immunoglobuline IgE, esame Rast). Inoltre, vi sono test diagnostici per le determinazione delle intolleranze alimentari che non sono riconosciuti come metodi scientifici. Un sistema semplice per individuare una reazione alimentare avversa, è la dieta a rotazione, che consiste nel mangiare solo alcuni cibi cambiandoli ogni 3 o 4 giorni e ripetendo l'intero ciclo 2 o 3 volte: in questo modo si riesce in molti casi a collegare i sintomi con un determinato cibo.
2. Sintomi e cause
Di allergie alimentari ne sarebbero colpite solo 1-2 persone su 10, mentre le intolleranze alimentari avrebbero una percentuale più alta: 5-6 persone su 10, si capisce bene quindi l’enorme differenza.
- I sintomi delle allergie alimentari comprendono:
- Sistema nervoso centrale: cefalee, scarsa concentrazione, depressione, umore variabile, torpore.
- Genito-urinario: cistiti, irritazioni parti genitali
- Respiratorio: congestione nasale, rinite, asma, otite, bronchite ricorrenti
- Pelle: orticaria, eczema, pallore facciale, acne
- Muscolo scheletrico: dolenzia articolare ricorrente, crampi muscolari, mialgia
- Gastrointestinale: nausea, meteorismo, colon irritabile, morno di chron
- Generali: fatica cronica, attacchi di panico, obesità o anoressia
Essi sono causati dalla quantità imponente di anticorpi IgE (immunoglobuline E) che l'organismo produce reagendo agli allergeni. Le allergie alimentari possono anche dare luogo a malattie croniche quali asma, ipertrofia linfonodale, sinusite, diarrea, otite, eczema, affaticamento cronico, febbre da fieno, cefalea, irritabilità, rinorrea cronica, alterazioni dell'umore, disturbi del sonno, difficoltà a mantenere la concentrazione, irritazione e gonfiore dell'intestino (che possono interferire nel processo di assorbimento di vitamine e minerali). Gli alimenti che più spesso causano l'insorgere di una reazione allergica sono il sedano, le carote, il latte, il formaggio, le uova, i pesci, i frutti di mare, la farina di frumento, la farina di lupini, la soia, le mele e altra frutta, le noci, le nocciole, le mandorle, le arachidi e tutti gli altri frutti oleosi esotici, il cioccolato, il sesamo, la senape; solfiti (E 220–224, 226–228).
Qualche volta un'allergia alimentare può essere causata da un'infezione da parassiti o da lieviti nell'intestino. Le allergie possono svilupparsi improvvisamente anche nei confronti di alimenti che sono stati assunti senza problemi fino a quel momento. Può esistere anche una predisposizione genetica nei confronti delle suddette allergie; se uno o entrambi i genitori ne sono affetti, probabilmente anche i figli soffriranno di questo disturbo. Guarire dalle Intolleranze alimentari non è difficile, una volta individuati con precisione i cibi responsabili del fenomeno è sufficiente eliminarli completamente dall’alimentazione quotidiana per un periodo variabile da 4 a 6 settimane per poter poi reintrodurre l’alimento responsabile e se l’organismo è completamente disintossicato e non riconoscerà più quegli alimenti come estranei e dannosi e li accetterà senza problemi.
3. Le cure
a) Terapia convenzionale
Qualsiasi trattamento è subordinato all'identificazione degli alimenti che provocano la reazione avversa. A tale scopo è utile effettuare alcuni esami diagnostici. A volte, eliminando per alcuni mesi tutti i cibi a cui si è allergici, l'allergia alimentare può scomparire.
- in primo luogo, una volta stabiliti gli alimenti che scatenano una reazione allergica, è fondamentale eliminarli dalla dieta per almeno 6 mesi;
- in caso di allergie a diversi alimenti, il medico può prescrivere il sodio cromoglicato, un composta affine ai bioflavonoidi, dotato di limitati effetti collaterali e scarsa tossicità;
- se si è affetti da periodiche reazioni allergiche, potrebbe essere utile assumere un antistaminico.
b) Alimentazione
- seguire una dieta di eliminazione oppure una dieta a rotazione per scoprire quali sono i cibi che determinano l'insorgere della sintomatologia. E' consigliabile evitare, comunque, i prodotti che causano più facilmente reazioni allergiche come i latticini, il frumento, gli agrumi, la frutta secca, il mais, i derivati della soia, lo zucchero di canna e le uova;
- i cibi confezionati contengono in genere coloranti ed esaltatori di sapidità che possono determinare reazioni allergiche.
c) Integratori alimentari
- l'assunzione di un integratore multivitaminico e multiminerale può essere utile per colmare un eventuale deficit di vitamine e minerali;
- l'allergia può essere provocata da una ridotta funzionalità della tiroide o del surrene. In questo caso potrete trarre beneficio dall'assunzione di estratti surrenalici o tiroidei. Gli estratti surrenalici sono particolarmente efficaci se l'allergia è associata ad affaticamento;
- il calcio e il magnesio riducono l'ipersensibilità e il nervosismo associati alle allergie;
- alcune allergie alimentari sono esacerbate da un'alterazione dei processi di assorbimento. Per aiutare l'assimilazione delle sostanze nutritive è utile assumere un integratore alimentare a base di enzimi digestivi: lipasi, amilasi, proteasi e pancreatina;
- l'olio di semi di lino e l'olio di pesce contengono acidi grassi essenziali, assenti in molti cibi, che possono attenuare le reazioni allergiche;
- la glutammina è un amminoacido che tutela l'integrità delle cellule della mucosa del tratto gastrointestinale ed è in grado di attenuare le reazioni allergiche;
- il metilsulfonilmetano (MSM) è una buona sorgente di zolfo, un oligoelemento che può ridurre l'intensità della reazione allergica;
- le vitamine del gruppo B migliorano la funzionalità delle ghiandole surrenali. Si consiglia assumere un preparato che fornisca ciascuna delle principali vitamine del gruppo B insieme con un supplemento di acido pantotenico;
- la vitamina C rinforza la funzionalità del sistema immunitario, mentre i bioflavonoidi hanno proprietà antiallergiche e antinfiammatorie.
d) Omeopatia
- in caso di cattiva digestione e/o di dolore nella regione addominale superiore, si può assumere una dose di Carbo vegetabilis 15 o 30 CH secondo il bisogno;
- Nux vomica 15 o 30 CH è utile se si è diventati maggiormente sensibili a certi cibi in seguito all'assunzione di farmaci o se si ha la propensione ad assumere troppi zuccheri, grassi o alcol. Si assume una dose del rimedio secondo il bisogno;
- il Medhorrinum può essere utile per coloro che soffrono di allergie alimentari.
e) Fitoterapia
- l'unghia del gatto stimola la funzionalità del sistema immunitario e ha proprietà antinfiammatorie;
- il cardo mariano contiene la silimarina, un composto che favorisce la depurazione del fegato ed è benefico per chi soffre di allergie alimentari;
- gli estratti di corteccia di pino e di semi d'uva sono antinfiammatori naturali e contengono elevate quantità di bioflavonoidi;
- il ginseng siberiano è un'erba tonica che rafforza tutto l'organismo.
4. Intolleranza al lattosio
Il lattosio è uno zucchero contenuto nel latte e latticini. L'intolleranza al lattosio, che si manifesta con disturbi digestivi, è dovuta alla mancata produzione dell'enzima lattasi, necessario alla digestione del lattosio. Non si tratta, quindi, di una reazione allergica, ma di un deficit enzimatico che non permette la digestione del latte. Questa carenza non è una malattia, ma rappresenta la regola nei paesi del Sud (colpisce in particolare la popolazione del Sud e di pelle scura, ma anche in Svizzera circa 1 abitante su 8 potrebbe esserne colpito). Da lattanti e bambini in tenera età tutte quelle persone possedevano questo enzima (altrimenti come avrebbero potuto essere nutrite?), ma nel corso dell’infanzia l’attività enzimatica è andata persa perché il latte – come è il caso dei mammiferi – non rientra più negli alimenti correnti dell’individuo adulto. La razza bianca nordeuropea rappresenta in questo caso l’eccezione.
I sintomi della mancanza di lattasi sono eruttazione, crampi addominali, meteorismo e talora anche diarrea, dal momento che il lattosio non digerito fermenta a livello del sistema digerente. L'intolleranza al lattosio può dare luogo a diverse patologie, quali la malattia di Crohn, le gastroenteriti, le parassitosi e altri disturbi dell'intestino tenue. La diagnosi di intolleranza al lattosio si formula in base all'anamnesi familiare e osservando se i sintomi della malattia regrediscono in seguito all'esclusione di latte e latticini dalla dieta
La terapia convenzionale consiste in compresse a base di lattasi, che devono essere assunte prima di consumare latte e latticini, poiché forniscono all'organismo adeguate quantità di enzima. Nel campo alimentare occorre, innanzitutto, limitare l'assunzione di latte e latticini; non sempre è necessario eliminarli completamente. Ricordate, inoltre, che non tutti i latticini sono nocivi allo stesso modo: il latte, i formaggi a fiocchi e i gelati contengono elevate quantità di lattosio, mentre i formaggi stagionati ne contengono in misura minore. Esiste in commercio un "latte ad alta digeribilità", contenente lattasi, che può essere assunto anche dalle persone prive dell'enzima.
Il Lactobacillus acidophilus è un saprofita specifico dell'intestino tenue e può aiutare il processo di digestione. Scegliete un preparato che non contenga lattosio. Qualora si riducano in maniera drastica o si eliminano i latticini dalla dieta, è utile assumere un supplemento a base di calcio, magnesio e vitamina D.
Nel campo della fitoterapia, lo zenzero favorisce il corretto funzionamento dell'apparato digerente (si consiglia bere una tazza durante i pasti che comprendono anche latticini).
Validi rimedi omeopatici sono i seguenti:
- l'Aethusa cynapium 5 CH, se l'incapacità di digerire il latte è associata a scarsa circolazione e difficoltà a concentrarsi. Il paziente può presentare una tendenza alla stitichezza dopo aver assunto latticini. Si assume una dose di rimedio 3 volte al giorno, fino a un massimo di 3 giorni;
- la Calcarea fluorica 15 o 30 CH è utile in caso di meteorismo addominale e di indigestione acuta accompagnata da senso di affaticamento. Si assume una dose del rimedio dopo i pasti;
- il Carbo vegetabilis 15 o 30 CH è utile in caso di dolore dello stomaco, accompagnato da gonfiore addominale. Si assume una dose del rimedio dopo i pasti.
5. La Celiachia
La celiachia è una grave malattia cronica infiammatoria dell’intestino (denominata anche morbo celiaco), causata, nelle persone che vi sono predisposte, da un intolleranza al glutine contenuto in varie specie di cereali (grano, riso, avena e orzo). Quando una persona affetta da celiachia assume uno di questi alimenti, la "gliadina" (una sostanza presente nel glutine) provoca una reazione che causa una lesione della parete intestinale. Ciò determina l'incapacità dell'organismo di assorbire molte sostanze nutritive e, quindi, l'insorgere di uno stato di malnutrizione. In passato la malattia era difusa esclusivamente fra i bambini. Negli ultimi decenni si è però capito che anche gli adulti ne sono colpiti praticamente con la stessa frequenza. Si calcola con un’incidenza di circa 3 a 5 casi su 1000 persone.
Nei casi più gravi, i sintomi della celiachia sono: perdita di peso, gonfiore, diarrea con feci grasse, dolore addominale e vomito, accompagnati da anemia, debolezza muscolare e da altri disturbi che derivano da una condizione di deficit nutritivo. Inoltre, si può verificare un accumulo di liquidi nelle gambe e nei piedi e i bambini possono subire gravi rallentamenti nella crescita per il mancato assorbimento da parte dell'organismo di calcio e vitamina D. In fase avanzata la malattia può causare uno stato di debolezza ossea. La diagnosi si effettua sottoponendo il paziente, a digiuno, a una biopsia intestinale, che evidenzia un deficit di assorbimento degli alimenti nella zona dell'intestino. La celiachia può essere considerata una malattia autoimmune a carattere familiare, anche se alcune persone manifestano i primi sintomi della malattia solo dopo aver subito un intervento chirurgico allo stomaco.
La terapia convenzionale riguarda i seguenti punti:
- seguire una dieta priva di glutine è di estrema importanza;
- se le limitazioni dietetiche risultano insufficienti, potete iniziare una terapia a base di prednisone, uno steroide che blocca la risposta infiammatoria dell'organismo. Questo farmaco va assunto a dosi molto basse e per un breve periodo, poiché può causare numerosi effetti collaterali soprattutto sul sistema immunitario e sulle ghiandole surrenali. Nel caso in cui la malattia non migliori, è possibile ricorrere a una terapia a base di farmaci immunosoppressori.
La celiachia si cura principalmente adottando una dieta priva di glutine. Il frumento, il farro, l’orzo e la segale devono per principio essere sostituiti con cereali privi di glutine o con farine speciali alle quali il glutine sia stato sottratto mediante lavaggio industriale. E' una malattia cronica che va tenuta sotto controllo per tutta la vita. Gli integratori probiotici, Lactobacillus acidophilus e Bifidobacterium bifidum, contenuti in molti yoghurt, contribuiscono a mantenere sano il tratto intestinale, riducendo la formazione di gas e migliorando il processo digestivo e l'assimilazione degli alimenti.
Nel campo della fitoterapia, l'aloe vera, assunta in piccole dosi, può ridurre l'infiammazione dell'intestino. Anche la corteccia d'olmo dà sollievo all'apparato digerente e ha un sapore molto delicato. Può essere assunta sotto forma di capsule o di infuso oppure con un po' di acqua può essere mescolata con il cibo.
La cura omeopatica più efficace per la celiachia è un rimedio costituzionale che l'omeopata potrà prescrivere dopo una visita. Altri rimedi utili sono i seguenti:
- per alleviare i disturbi acuti dovuti alla presenza di gas nell'addome e migliorare il processo di digestione degli alimenti, si può assumere una dose di China 5 CH 3 volte al giorno per 3 giorni
- per eliminare rapidamente il gas presente nella parte bassa dell'intestino, si può assumere una dose di Lycopodium 5 CH 3 volte al giorno per 3 giorni.