Altezza mezza bellezza, dice il proverbio. Così tutti i “diversamente alti” guardano con un po’ di invidia le modelle-gazzelle o i fusti dal metro e ottanta in su, con le donne che si issano sui trampoli per recuperare e gli uomini che nascondono rialzi nelle scarpe per aggiungersi qualche centimetro.
E se potessimo invece rispolverare un “orgoglio basso”? Di recente un editoriale sul New York Times ha acceso il dibattito, suggerendo che una taglia petit potrebbe essere un vantaggio almeno dal punto di vista della salute e perfino, un po’ a sorpresa, dell’ambiente.
L’autrice, Mara Altman, dal suo metro e cinquanta di altezza ammette di essere di parte, ma fa notare che la bilancia non pende sempre a favore degli spilungoni: poco tempo fa uno studio condotto su oltre 250.000 persone dal Rocky Mountain Regional Veteran Affairs Medical Center, negli Stati Uniti, ha indicato che «l’altezza potrebbe essere un fattore di rischio non modificabile e non ancora riconosciuto per svariate condizioni che possono compromettere la salute», come spiega il coordinatore dell’indagine, Sridharan Raghavan.
«Abbiamo trovato prove che l’altezza raggiunta da adulti può influenzare più di cento tratti clinici: l’alta statura per esempio si associa alla neuropatia periferica, che è provocata da danni ai nervi delle estremità, e alle infezioni cutanee, come le ulcere di piedi e gambe».
I brevilinei: siamo più sani e inquiniamo meno. I longilinei: siamo più belli e invecchiamo meglio. Ma quanto contano davvero i centimetri? Scopriamolo insieme.
1. LA FATICOSA RISALITA DEL SANGUE E LO SVANTAGGIO DI AVERE PIÙ CELLULE
La ricerca, per la quale è stata indagata la correlazione fra l’altezza e oltre mille condizioni e caratteristiche cliniche, a oggi è la più ampia sul tema e ha anche confermato quanto già era noto circa i guai di salute delle persone più alte: per esempio, hanno un maggior rischio di sviluppare le vene varicose, ovvero i vasi sanguigni delle gambe dilatati, tortuosi e ben visibili sotto la pelle.
È possibile che dipenda dalla maggior difficoltà di “risalita” dalla periferia verso il cuore da parte del sangue, che deve fare più strada, ma potrebbe esserci dell’altro a spiegare la fragilità della circolazione nelle gambe visto che l’American Heart Association ha segnalato che i più alti, soprattutto se hanno diversi chili di troppo, hanno una probabilità tripla di sviluppare una trombosi periferica, evento che si verifica quando nei vasi delle estremità si formano coaguli di sangue che ostruiscono il flusso ematico.
Secondo gli esperti, dovendo essere pompato dal cuore su una più lunga distanza, il sangue tende a rallentare di più e questo faciliterebbe i trombi. E negli spilungoni sembra pure assodato un maggior pericolo di fibrillazione atriale, una pericolosa aritmia cardiaca.
Le noie per le persone alte non finiscono qui: il mal di schiena è più frequente, probabilmente perché i legamenti della colonna sono più “tirati” e ciò aumenta la pressione sui dischi intervertebrali; e anche le fratture d’anca sono più comuni almeno nel sesso femminile, stando a uno studio della Harvard School of Public Health (Usa) condotto su oltre 92.000 donne seguite per dieci anni.
Secondo i ricercatori, il problema deriva dal baricentro più alto, che favorisce la perdita di equilibrio e porta le signore che superano il metro e settanta a cadere due volte più spesso rispetto alle donne che non arrivano al metro e sessanta e sono “ben piantate” per terra, col loro baricentro basso.
Quel che però forse potrebbe preoccupare ancora di più è l’associazione fra l’altezza e numerosi tipi di tumore, in entrambi i sessi: nelle donne, per esempio, per ogni dieci centimetri guadagnati in altezza cresce del 13% la probabilità di sviluppare 19 diversi tumori fra cui il melanoma, il cancro al seno, all’utero o all’ovaio, i tumori alla tiroide, al rene, al colon.
Gli uomini molto alti, dal canto loro, più spesso vanno incontro a carcinomi della prostata più aggressivi. Potrebbe essere colpa di mera statistica: più si è alti, più cellule abbiamo, più cresce il rischio che una o tante “impazziscano” provocando una neoplasia.
Uno studio olandese ha però puntualizzato che potrebbe dipendere da un’attivazione del fattore di crescita dell’insulina (o IGF-1) più precoce in utero rispetto a quella che si ha in chi è più piccolo: questa “accensione” ormonale relativamente prematura potrebbe attivare una tendenza delle cellule alla crescita incontrollata, favorendo la comparsa di alcuni tumori.
2. IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
Dovremmo allora augurarci tutti di essere bassi? Non c’è da essere precipitosi perché pure sul versante piccoletti si sono osservati guai.
Negli uomini è più frequente la calvizie, perché i geni che la favoriscono sono associati a una corporatura brevilinea, mentre nelle donne il fisico minuto si associa per esempio a gravidanze più brevi e a rischio, in cui la probabilità di diabete può aumentare fino a oltre il 50%, stando a un’indagine della City University di New York.
Non solo: gli spilungoni corrono meno pericoli di sviluppare il glaucoma, una malattia dovuta alla pressione intraoculare che parrebbe meglio controllata nelle persone alte.
Uomini e donne bassi hanno poi un maggior rischio di ipertensione, colesterolo alto e di problemi cardiovascolari come coronaropatie, infarti e ictus: Christopher Nelson dell’Università di Leicester, in Inghilterra, analizzando circa 200.000 persone ha scoperto che essere di 6,5 centimetri più bassi della media (che in Italia è di circa 178 cm per gli uomini e 165 per le donne) aumenta del 13,5 % il rischio di problemi alle coronarie.
Dei circa 180 geni che si associano alla bassa statura, infatti, parecchi regalano anche una maggiore suscettibilità alle malattie del cuore. Qualcosa di simile pare accada anche per l’ictus, visto che differenti ricerche su migliaia di britannici, giapponesi e israeliani hanno tutte confermato che essere bassi aumenta il rischio.
Genetica a parte, bisogna considerare il ruolo dell’ormone della crescita che tramite il suo mediatore IGF-1 interagisce con il sistema vascolare e regola il tono dei vasi.
Un deficit di ormone di crescita in età adulta si associa a un aumento della massa grassa, soprattutto a livello dell’addome dove è più pericolosa per il rischio cardiovascolare, e ad anomalie nel profilo dei grassi nel sangue, entrambi elementi che potrebbero contribuire ad aumentare il rischio e la mortalità cardiovascolare nei bassi.
3. GUAI COGNITIVI
Come se non bastasse, le persone basse avrebbero anche un maggior pericolo di demenza, probabilmente perché il fatto di non essere cresciuti potrebbe essere legato a deficit nutritivi durante l’infanzia, oppure a vaie malattie o a stress, o anche al fatto che l’ormone della crescita potrebbe avere effetti protettivi sulle funzioni cognitive.
Stando al PROMISE Study condotto in Canada, le persone basse hanno anche una minore sensibilità all’insulina, l’ormone che serve a gestire la glicemia, e questo si tradurrebbe in una maggiore probabilità di sviluppare prima o poi il diabete di tipo 2.
Secondo gli autori anche in questo caso l’origine starebbe in deficit nutritivi nell’infanzia, che da una parte non avrebbero consentito di esprimere il proprio potenziale in altezza, dall’altra avrebbero posto le basi per le alterazioni del metabolismo degli zuccheri.
Una dieta particolarmente povera di nutrienti fra cui proteine, calcio e zinco può ridurre lo sviluppo del potenziale di crescita effettivo e portare a non raggiungere l’altezza programmata dai geni. Gli alimenti infatti forniscono micro e macro nutrienti indispensabili all’accrescimento e per questo è importante una dieta bilanciata nell’infanzia.
Raggiungere il proprio target genetico di crescita, cioè l’altezza teorica che si può avere da adulti, è importante e oltre all’alimentazione conta l’attività fisica, che può stimolare la produzione dell’ormone della crescita. Nuoto e tennis, per esempio, sono fra gli sport che più favoriscono l’accrescimento.
L’ormone della crescita peraltro viene prodotto durante il sonno, perciò è necessario che bambini e ragazzi dormano un numero di ore adeguato alla propria età per consentire uno sviluppo corretto. È bene infatti esprimere al massimo il proprio potenziale di crescita, qualsiasi esso sia.
4. SEMPRE PIÙ IN ALTO
Sviluppare il potenziale di altezza significa aver fatto del nostro meglio per assecondare il corpo e il suo benessere: non a caso, il cosiddetto secular trend – che negli ultimi 100-150 anni ha portato a un aumento significativo dell’altezza media nei Paesi industrializzati – dipende dalle migliori condizioni igieniche e di salute (si riescono a curare meglio per esempio malattie che incidono sullo sviluppo come quelle endocrine, infettive, infiammatorie, autoimmuni, oncologiche, ndr).
Oggi sono gli olandesi a essere i più alti al mondo, ma il benessere sanitario e sociale ha allungato anche gli italiani, che nel 1900 in media toccavano appena 161 cm.
Per non angosciarsi troppo sulla propria statura, tuttavia, è bene ricordare che questa è solo uno dei tanti fattori coinvolti nello sviluppo delle malattie: un corretto stile di vita in altri termini può controbilanciare egregiamente la tendenza a sviluppare tumori di uno spilungone o la facilità alle malattie cardiovascolari di chi è basso.
Meglio alti o bassi, allora? Il futuro un po’ a sorpresa potrebbe essere dei brevilinei: è la provocazione di studiosi come Thomas Samaras, secondo cui gli statunitensi potrebbero risparmiare milioni di tonnellate di cibo all’anno se fossero del 10% più bassi, o di artisti come Arne Hendricks, che sostiene la maggior sostenibilità ambientale dei bassi, perché mangiano e inquinano di meno.
E occupano anche meno spazio: in un mondo sempre più sovrappopolato e povero di risorse, forse il segreto sarà davvero restringersi.
5. Un comune pregiudizio. Lunga vita ai piccoli
L’endocrinologa Adda Grimberg del Growth Center all’ospedale pediatrico di Philadelphia (Usa) lo chiama “altismo” ed è il pregiudizio positivo nei confronti di chi è alto: in molti pensano che l’altezza sia sinonimo di successo, ma non è così perché secondo uno studio olandese, per esempio, chi non svetta cerca di compensare lo svantaggio della “mancata visibilità” con una migliore capacità di strategia e di relazioni sociali.
Va detto però che agli uomini fin dalla notte dei tempi piacciono le gambe lunghe femminili e il motivo dipende dall’evoluzione: lo sviluppo si conclude con la pubertà e così donne con le gambe lunghe segnalano all’altro di essere cresciute in un buon ambiente, che ne ha favorito la crescita e quindi la fertilità.
Bisogna poi ammettere che in qualche caso l’altezza è effettivamente un criterio di selezione, per esempio negli atleti: gambe lunghe aiutano chi salta in alto, gioca a basket o a pallavolo a saltare meglio, oppure i ciclisti ad avere leve più efficienti sui pedali.
Anche nello sport però ce n’è per tutti: il controllo di palla dei calciatori è favorito dal baricentro basso, e le gambe corte sono più utili anche nella ginnastica, perché aiutano l’equilibrio.
Lunga vita ai piccoli! Sopravvivere può essere questione di taglia: nel suo libro Sapiens, lo storico Yuval Noah Harari racconta della popolazione oggi estinta della remota isola di Flores, in Indonesia (nella foto sotto, bambine di oggi), che rimpicciolì per non soccombere a causa delle scarse risorse del luogo, colonizzato in un momento di bassa marea eccezionale, ma poi rimasto isolato dal resto del mondo.
Con poco cibo a disposizione, chi era alto e aveva bisogno di più energia era più fragile. Qualcosa del genere è forse vero in generale: il “gene di Matusalemme”, che nei topolini aumenta del 40% l’aspettativa di vita e si ritrova nel Dna di molti centenari, si associa a una minor sensibilità ad alcuni ormoni della crescita.
Perciò chi è geneticamente predisposto a vivere a lungo tende a essere di taglia small. Un dato confermato da vari studi epidemiologici, secondo cui essere un po’ più bassi rende più longevi: un’indagine su militari statunitensi over 70, per esempio, ha verificato che non superare i 163 cm di altezza significa vivere in media due anni di più.